982 resultados para Lean-ajattelu
Resumo:
La filosofia del lean thinking ha dimostrato in numerose occasioni, dalla sua nascita ad oggi, di poter apportare reali e consistenti benefici all’interno degli ambienti aziendali rivoluzionando a volte non solo il modo di produrre delle aziende ma anche quello di pensare, generando un profondo cambiamento culturale. La filosofia lean nasce come esigenza di riadattamento del sistema produttivo in contrapposizione a quello della mass production per questo molti dei testi di riferimento storici sul lean thinking citano prassi e casi aziendali che toccano esclusivamente l’ambito della produzione, tuttavia tale ambito rappresenta solamente uno dei tanti che si possono osservare in ambito aziendale. Successivamente si è compreso come il lean thinking rappresenti in realtà un sistema, composto da: principi, tecniche, metodi e strumenti in grado di garantire il miglioramento dei processi. Si tratta di fatto di un framework adattabile alle diverse funzioni aziendali e che per massimizzare la propria efficacia deve essere assimilato dall’intera organizzazione e non solo dall’ambiente produttivo. Negli anni infatti l’aggettivo “lean” è stato accostato agli ambiti più vari: lean sales, lean accounting, lean services, lean managment, lean organization, lean enterprise, lean office e molti altri. Tuttavia raramente ci si imbatte nel termine “lean warehousing” e ancora più raramente ci si imbatte in casi di applicazioni di strumenti lean in ambito logistico o a testi di riferimento che trattino l’argomento. In un mercato sempre più̀ competitivo è fondamentale per qualsiasi azienda avere una logistica efficiente e flessibile che consenta di offrire un alto livello di servizio per il cliente. Il magazzino rappresenta il punto di arrivo e di partenza per ogni flusso logistico e data la rilevanza che ancora oggi la sua funzione detiene per le aziende risulta fondamentale per il successo dell’interno sistema implementare anche in questa divisione la filosofia lean.
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Questa tesi vuole riassumere il percorso di tirocinio che ho intrapreso all’ interno dell’azienda Curti. L'azienda, situata a Castel Bolognese, nasce nel 1955 e opera in svariati settori. Si occupa della produzione di macchine automatiche per il packaging, per la produzione di cavi elettrici e per il settore tessile; inoltre produce componenti per l'industria aerospaziale. L’azienda è votata ad una filosofia kaizen e fonda il processo produttivo su due forti pilastri: il WCM e la Lean Production. In questa esperienza sono stato assegnato all’ ufficio di pianificazione della produzione della divisione TetraPak. Qui ho potuto osservare da vicino come funziona un’azienda e imparare diversi compiti tipici di questo ruolo. Fra le attività che ho svolto c’è la gestione delle distinte sul gestionale Alnus e su Excel e la preparazione della documentazione per la spedizione. Successivamente ho concentrato la mia attenzione su un progetto specifico, denominato “Tethered”, interfacciandomi con il reparto ricambi. Secondo una recente normativa europea, dal 2024 tutti i packaging per il beverage con capacità inferiore ai 3 litri avranno l’obbligo di mantenere i tappi attaccati al contenitore. Il reparto ricambi riceve quindi molti ordini VCK Tethered, ovvero casse con i componenti per attuare i cambiamenti necessari per conformarsi alla normativa. Qui si concentra il mio lavoro di analisi della situazione as-is e lo studio di possibili azioni migliorative. Le azioni individuate sono l’acquisto di strumentazione, la disposizione di una scaffalatura dedicata (studiando una disposizione efficiente dei componenti), l’adozione di etichette informative sui contenitori e l'ottimizzazione delle spedizioni. Sono stati creati due OPL riguardanti il prelievo e l’imballaggio dei componenti. Infine, non è stata possibile applicarla, ma è comunque stata individuata la possibilità di implementare il metodo delle 5s, in modo da ottenere postazioni di lavoro più ordinate e pulite.
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Il layout di un sistema di stoccaggio è un fattore caratteristico e cruciale nell’organizzazione del lavoro e dei flussi di materiale di un’azienda, se le condizioni di partenza non sono soddisfacenti è possibile passare da un layout AS-IS ad uno TO-BE che implementi alcune caratteristiche ricercate. Per intervenire sul layout AS-IS del magazzino in maniera funzionale, e poterne poi sviluppare uno in parte ex-novo, è stato necessario attraversare 3 diverse fasi che ridisegnassero il magazzino. Nella prima fase sono state applicate alcune tecniche di lean manufacturing con lo scopo di eliminare il superfluo e riorganizzare ciò che effettivamente fosse funzionale al lavoro eseguito quotidianamente. Lavorando assieme all’operatore addetto al magazzino è stato possibile raggiungere ottimi risultati sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Nella seconda fase si è affrontato il problema dello storage assignment che consiste nell’assegnare la diversa merce all’interno del magazzino. Il maggior spazio ottenuto dall’applicazione delle tecniche di lean manufacturing è stato determinante per la scelta di una politica class-based storage. Utilizzando questa politica è stato possibile definire con precisione il numero e la grandezza dei reparti di cui necessitava il magazzino. Le prime due fasi ed i loro risultati operativi tra cui: maggior ordine creato, incremento dello spazio disponile e definizione dei reparti nel magazzino; sono stati fondamentali per poter applicare alcuni algoritmi euristici risolutivi che sviluppassero delle soluzioni di layout TO-BE. Non avendo flussi di materiali costanti ma basandosi soprattutto su lavoro a commessa o lavorazioni di manutenzione su prodotti già consegnati sono stati utilizzati unicamente degli algoritmi costruttivi. Nello specifico sono stati utilizzati 4 diversi algoritmi TCR, Aldep, Corelap e RDM per rendere l’intera trattazione più esaustiva.
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L’attività di Tesi svolta presso l’azienda Magni Telescopic Handlers è stata finalizzata all’implementazione e l’ottimizzazione dei principi fondamentali della teoria della Lean Manufacturing. Lo scopo del percorso si è concentrato in prima battuta sulla valutazione e analisi delle previsioni dei consumi delle macchine, per poi proseguire con la realizzazione di un database aggiornato costituito esclusivamente dal materiale gestito a Kanban. In questa maniera è stato possibile predisporre la formulazione della mappatura dei componenti a Kanban lungo le tre linee di montaggio dell’azienda, per riuscire a verificare il corretto collocamento dei codici. Sono quindi successivamente sviluppate due metodologie di implementazione per il dimensionamento del Kanban al fine di ottimizzare i processi interni, in accordo con la filosofia Lean Thinking. Al termine dell'elaborato sono illustrati i risultati e i vantaggi che si sono ottenuti per consentire un miglior livello di ottimizzazione delle attività di montaggio lungo la linea e uno standard di efficienza produttiva più elevato.
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«La salute degli ecosistemi da cui dipendiamo, noi e tutte le altre specie, si sta aggravando più rapidamente che mai; stiamo compromettendo le stesse basi delle economie, della sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e della qualità della vita in tutto il mondo». Così il chimico R. Watson commentava un diffuso rapporto del 2019 delle Nazioni Unite sulla sconvolgente perdita di flora e fauna a livello globale. In questi anni sono stati infiniti gli appelli che citano l’astratto concetto delle «generazioni a venire», eppure, non tutte le aziende stanno agendo come dovrebbero. I rifiuti prodotti sono ancora molti, soprattutto quelli plastici da packaging. Alcune ideologie snelle, come il Lean Thinking, esistono da decenni e sono strettamente legate a quella che oggi chiamiamo Green Manufacturing. Entrambe propongono diversi strumenti per far fronte alla produzione di massa e agli sprechi: questi verranno trattati nella prima parte, e successivamente saranno impiegati, con il supporto del software «openLCA», per verificare il percorso dell’azienda protagonista dell’analisi, ovvero Lush Cosmetics. L’attenzione all’impatto ambientale che i propri prodotti possono provocare lungo l’intero ciclo di vita ha modellato la gestione interna di ciascun processo e, spontaneamente, si riflette sugli attori dell’intera supply chain: così, il comportamento di uno può ugualmente modificare, in questo caso positivamente, il lavoro di molti. Il seguente elaborato pone l’attenzione sulle problematiche migliorabili, proponendo diverse soluzioni alternative rispetto alla gestione attuale, seppur migliore di altre realtà. Infine, si vuole stimolare il consumatore verso una maggior consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni, in fase di acquisto prima ed al momento dello smaltimento poi. I provvedimenti normativi, nazionali ed europei, possono funzionare solo se sostenuti da un consumo responsabile e dalla diffusione di una chiara ed efficace educazione ambientale.
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L'elaborato proposto illustra l'implementazione della metodologia di Lean Manufacturing nella progettazione di una linea di assemblaggio destinata alla realizzazione di bruciatori residenziali. Vengono messi in evidenza i principali strumenti avanzati dal Toyota Production System e viene condotta un'analisi sull'influenza di tale approccio sulle maggiori aziende del settore Automotive degli ultimi decenni. Il caso di studio mette a confronto la linea di produzione in oggetto a monte e a valle dell'implementazione Lean presso l'azienda Riello S.p.a. di Legnago (VR). Si evidenziano i benefici apportati in termini di output produttivo giornaliero e riduzione dei costi di manodopera attraverso il miglioramento continuo del processo, l'adozione di nuovi utensili e l'applicazione del metodo Yamazumi nel ribilanciamento delle operazioni manuali.
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Con questo elaborato si è analizzata la situazione della Logistica di Produzione allo stato AS IS, dalla quale sono emerse una serie di criticità che provocano inefficienze e sprechi in termini di movimentazioni e risorse. A fronte delle criticità riscontrate, per prima cosa è stata eseguita una mappatura per quanto riguarda la modalità di alimentazione dei vari materiali presenti in azienda. Dopo aver definito una serie di criteri standard da seguire, si è proceduto al cambio dei vari codici nella modalità di alimentazione più appropriata ed alla eventuale ricollocazione dei materiali nell’area di magazzino specifica. In seguito, si è passati alla seconda parte delle attività richieste su direttiva aziendale: la mappatura di tutti i codici con due modalità di alimentazione specifiche (chiamate Kanb e Kit) ed il conseguente dimensionamento dei metri lineari necessari per l’eventuale realizzazione di un’area di magazzino ad hoc per questi materiali. In seguito, si è stabilito per ogni codice quale sia la tipologia di contenitore più adatta ad esso e di conseguenza la migliore collocazione nella nuova area di magazzino che verrà realizzata. Infine, si è realizzata una proposta di Layout del magazzino che comprenda anche la nuova area di dedicata alla tipologia di materiali sopra citati. Tutte queste attività sono state realizzate tenendo sempre conto dei principi e dei concetti della Lean Production in merito alla riduzione degli sprechi, in questo caso inerenti alla movimentazione e gestione dei materiali. L’obiettivo che si vuole raggiungere tramite la nuova area di magazzino è l’aumento dell’efficienza per quel che riguarda l’approvvigionamento delle linee produttive.
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Obesity is associated with development of the cardiorenal metabolic syndrome, which is a constellation of risk factors, such as insulin resistance, inflammatory response, dyslipidemia, and high blood pressure that predispose affected individuals to well-characterized medical conditions such as diabetes, cardiovascular and kidney chronic disease. The study was designed to establish relationship between metabolic and inflammatory disorder, renal sodium retention and enhanced blood pressure in a group of obese subjects compared with age-matched, lean volunteers. The study was performed after 14 h overnight fast after and before OGTT in 13 lean (BMI 22.92 ± 2.03 kg/m(2)) and, 27 obese (BMI 36.15 ± 3.84 kg/m(2)) volunteers. Assessment of HOMA-IR and QUICKI index were calculated and circulating concentrations of TNF-α, IL-6 and C-reactive protein, measured by immunoassay. THE STUDY SHOWS THAT A HYPERINSULINEMIC (HI: 10.85 ± 4.09 μg/ml) subgroup of well-characterized metabolic syndrome bearers-obese subjects show higher glycemic and elevated blood pressure levels when compared to lean and normoinsulinemic (NI: 5.51 ± 1.18 μg/ml, P < 0.027) subjects. Here, the combination of hyperinsulinemia, higher HOMA-IR (HI: 2.19 ± 0.70 (n = 12) vs. LS: 0.83 ± 0.23 (n = 12) and NI: 0.98 ± 0.22 (n = 15), P < 0.0001) associated with lower QUICKI in HI obese when compared with LS and NI volunteers (P < 0.0001), suggests the occurrence of insulin resistance and a defect in insulin-stimulated peripheral action. Otherwise, the adiponectin measured in basal period was significantly enhanced in NI subjects when compared to HI groups (P < 0.04). The report also showed a similar insulin-mediated reduction of post-proximal urinary sodium excretion in lean (LS: 9.41 ± 0.68% vs. 6.38 ± 0.92%, P = 0.086), and normoinsulinemic (NI: 8.41 ± 0.72% vs. 5.66 ± 0.53%, P = 0.0025) and hyperinsulinemic obese subjects (HI: 8.82 ± 0.98% vs. 6.32 ± 0.67%, P = 0.0264), after oral glucose load, despite elevated insulinemic levels in hyperinsulinemic obeses. In conclusion, this study highlights the importance of adiponectin levels and dysfunctional inflammatory modulation associated with hyperinsulinemia and peripheral insulin resistance, high blood pressure, and renal dysfunction in a particular subgroup of obeses.
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To assess body composition modifications in post-pubertal schoolchildren after practice of a physical activity program during one school year. The sample consisted of 386 students aged between 15 and 17 years and divided into two groups: the study group (SG) comprised 195 students and the control group (CG), 191. The SG was submitted to a physical activity program and the CG attended conventional physical education classes. Body composition was assessed using body mass index (BMI), percentage of body fat (%BF), fat mass (FM), and lean mass (LM). A positive effect of the physical activity program on body composition in the SG (p<0.001) was observed, as well as on the interaction time x group in all the variables analyzed in both genders. A reduction in %BF (mean of differences = -5.58%) and waist circumference (-2.33cm), as well as an increase in LM (+2.05kg) were observed in the SG for both genders, whereas the opposite was observed in the CG. The practice of programmed physical activity promotes significant reduction of body fat in post-pubertal schoolchildren.
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To evaluate the effects of acute exercise on the TRB3 protein levels and interaction between TRB3/Akt proteins in the hypothalamus of obese rats. In addition, we evaluated the relationship between TRB3 and endoplasmic reticulum stress (ER stress) and verified whether an acute exercise session is able to influence these processes. In the first part of the study, the rats were divided into three groups: control (lean) - fed with a standard rodent chow, DIO - fed with a high fat diet and DIO submitted to a swimming acute exercise protocol (DIO-EXE). In the second part of the study, we used other three groups: control (lean) receiving an intracerebroventricular (i.c.v.) infusion of vehicle, lean receiving an i.c.v. infusion of thapsigargin, and lean receiving an i.c.v infusion of thapsigargin and performing an acute exercise session. Four hours after the exercise session, the food intake was measured and the hypothalamus was dissected and separated for subsequent protein analysis by immunoblotting and Real Time PCR. The acute exercise session reduced the TRB3 protein levels, disrupted the interaction between TRB3/Akt proteins, increased the phosphorylation of Foxo1 and restored the anorexigenic effects of insulin in the hypothalamus of DIO rats. Interestingly, the suppressive effects of acute exercise on TRB3 protein levels may be related, at least in part, to the decrease of ER stress (evaluated though pancreatic ER kinase phosphorylation - pPERK and C/EBP homologous protein - CHOP protein levels) in the hypothalamus. In conclusion, the reduction of hypothalamic TRB3 protein levels mediated by exercise may be associated with the reduction of ER stress. These data provided a new mechanism by which an acute exercise session improves insulin sensitivity in hypothalamus and restores food intake control in obesity.
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To analyze the main factors that influence bone mass in children and teenagers assessed by quantitative ultrasound (QUS) of the phalanges. A systematic literature review was performed according to the PRISMA method with searches in databases Pubmed/Medline, SciELO and Bireme for the period 2001-2012, in English and Portuguese languages, using the keywords: children, teenagers, adolescent, ultrasound finger phalanges, quantitative ultrasound of phalanges, phalangeal quantitative ultrasound. 21 articles were included. Girls had, in QUS, Amplitude Dependent Speed of Sound (AD-SoS) values higher than boys during pubertal development. The values of the parameters of QUS of the phalanges and dual-energy X-ray Absorptiometry (DXA) increased with the increase of the maturational stage. Anthropometric variables such as age, weight, height, body mass index (BMI), lean mass showed positive correlations with the values of QUS of the phalanges. Physical activity has also been shown to be positively associated with increased bone mass. Factors such as ethnicity, genetics, caloric intake and socioeconomic profile have not yet shown a conclusive relationship and need a larger number of studies. QUS of the phalanges is a method used to evaluate the progressive acquisition of bone mass during growth and maturation of individuals in school phase, by monitoring changes that occur with increasing age and pubertal stage. There were mainly positive influences in variables of sex, maturity, height, weight and BMI, with similar data when compared to the gold standard method, the DXA.
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Obesity is associated with insulin resistance and is known to be a risk factor for type-2 diabetes. In obese individuals, pancreatic beta-cells try to compensate for the increased insulin demand in order to maintain euglycemia. Most studies have reported that this adaptation is due to morphological changes. However, the involvement of beta-cell functional adaptations in this process needs to be clarified. For this purpose, we evaluated different key steps in the glucose-stimulated insulin secretion (GSIS) in intact islets from female ob/ob obese mice and lean controls. Obese mice showed increased body weight, insulin resistance, hyperinsulinemia, glucose intolerance and fed hyperglycemia. Islets from ob/ob mice exhibited increased glucose-induced mitochondrial activity, reflected by enhanced NAD(P)H production and mitochondrial membrane potential hyperpolarization. Perforated patch-clamp examination of beta-cells within intact islets revealed several alterations in the electrical activity such as increased firing frequency and higher sensitivity to low glucose concentrations. A higher intracellular Ca(2+) mobilization in response to glucose was also found in ob/ob islets. Additionally, they displayed a change in the oscillatory pattern and Ca(2+) signals at low glucose levels. Capacitance experiments in intact islets revealed increased exocytosis in individual ob/ob beta-cells. All these up-regulated processes led to increased GSIS. In contrast, we found a lack of beta-cell Ca(2+) signal coupling, which could be a manifestation of early defects that lead to beta-cell malfunction in the progression to diabetes. These findings indicate that beta-cell functional adaptations are an important process in the compensatory response to obesity.
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Ectopic fat is often identified in obese subjects who are susceptible to the development of type 2 diabetes mellitus (T2DM). The ectopic fat favours the decrease in insulin sensitivity (IS) and adiponectin levels. We aimed to evaluate the effect of biliopancreatic diversion (BPD) on the accumulation of ectopic fat, adiponectin levels and IS in obese with T2DM. A nonrandomised controlled study was performed on sixty-eight women: 19 lean-control (23.0 ± 2.2 kg/m(2)) and 18 obese-control (35.0 ± 4.8 kg/m(2)) with normal glucose tolerance and 31 obese with T2DM (36.3 ± 3.7 kg/m(2)). Of the 31 diabetic women, 20 underwent BPD and were reassessed 1 month and 12 months after surgery. The subcutaneous adipose tissue, visceral adipose tissue, epicardial adipose tissue and pericardial adipose tissue were evaluated by ultrasonography. The IS was assessed by a hyperglycaemic clamp, applying the minimal model of glucose. One month after surgery, there was a reduction in visceral and subcutaneous adipose tissues, whereas epicardial and pericardial adipose tissues exhibited significant reduction at the 12-month assessment (p < 0.01). Adiponectin levels and IS were normalised 1 month after surgery, resembling lean-control values and elevated above the obese-control values (p < 0.01). After 12 months, the improvement in IS and adiponectin was maintained, and 17 of the 20 operated patients exhibited fasting glucose and glycated haemoglobin within the normal range. After BPD, positive physiological adaptations occurred in grade I and II obese patients with T2DM. These adaptations relate to the restoration of IS and decreased adiposopathy and explain the acute (1 month) and chronic (12 months) improvements in the glycaemic control.
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Context: Bariatric surgery often results in remission of the diabetic state in obese patients. Increased incretin effect seems to play an important role in the glycemic improvements after Roux-en-Y gastric bypass, but the impact of biliopancreatic diversion (BPD) remains unexplored. Objective: To elucidate the effect of BPD on the incretin effect and its interplay with beta-cell function and insulin sensitivity (IS) in obese subjects with type 2 diabetes (T2DM). Design, Setting and Patients: Twenty-three women were studied: a control group of 13 lean, normal glucose-tolerant women (lean NGT) studied once and 10 obese patients with T2DM studied before, 1 and 12 months after BPD. Intervention: The ObeseT2DM group underwent BPD. Main Outcome Measures: The change in incretin effect as measured by the isoglycemic intravenous glucose infusion test. Secondary outcomes encompassed IS and beta-cell function. Results: At baseline, the incretin effect was lower in obese T2DM compared to lean NGT (p<0.05). One month after BPD, the incretin effect was not changed, but at 12 months it reached the level of the lean NGT group (p>0.05). IS improved (p<0.05) 1 month after BPD and at 12 months it resembled the levels of the lean NGT group. Insulin secretory rate and beta-cell glucose sensitivity increased after BPD and achieved levels similar to lean NGT group 1 month after BPD and even higher levels at 12 months (p<0.05). Conclusions: BPD has no acute impact on the reduced incretin effect, but 12 months after surgery the incretin effect normalizes alongside normalization of glucose control, IS and beta-cell function.
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Crohn´s disease (CD) is a chronic transmural inflammation of the gastrointestinal tract of unknown cause. Malnutrition associated with active CD has been reduced although obesity has increased. Dietary strategies such as those with high-protein have been proposed to reduce body fat. This study compares the effects of two supplements on the nutritional status of CD patients. 68 CD patients were randomized in two groups: whey protein group (WP) and soy protein group (SP). Using bioimpedance analysis, anthropometry and albumin and pre-albumin dosages the nutritional status was measured before starting the intervention and after 8 and 16 weeks. The disease activity was determined by Crohn's Disease Activity Index and serum C-reactive protein dosage and dietary intake by 24h dietary recalls. Forty-one patients concluded the study and both supplements changed body composition similarly. Triceps skin fold thickness (p< 0.001) and body fat percentage (p=0.001) decreased, whereas mid-arm muscle circumference (p=0.004), corrected arm muscle area (p=0.005) and body lean percentage (p=0.001) increased. For Crohn's disease patients undergoing anti TNF-alpha and azatioprine therapies, supplementation with whey and soy proteins changes body composition through reduction of body fat and thus contributes to control inflammation.