834 resultados para Guidelines and good practices
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Oxacillin is an alternative for the treatment of Staphylococcus spp. infections; however, resistance to this drug has become a major problem over recent decades. The main objective of this study was to epidemiologically characterize coagulase-negative staphylococci (CoNS) strains recovered from blood of patients hospitalized in a Brazilian teaching hospital. Oxacillin resistance was analyzed in 160 strains isolated from blood culture samples by phenotypic methods, detection of the mecA gene, and determination of intermediate sensitivity to vancomycin on brain heart infusion agar supplemented with 4 and 6 μg/mL vancomycin. In addition, characterization of the epidemiological profile by staphylococcal cassette chromosome mec (SCC. mec) typing and clonal analysis by pulsed-field gel electrophoresis (PFGE) were performed. The mecA gene was detected in 72.5% of the isolates. Methicillin-resistant CoNS isolates exhibited the highest minimum inhibitory concentrations and multiresistance when compared to methicillin-susceptible CoNS strains. Typing classified 32.8% of the isolates as SCC. mec I and 50% as SCC. mec III. PFGE typing of the SCC. mec III Staphylococcus epidermidis isolates identified 6 clones disseminated in different wards that persisted from 2002 to 2009. The high oxacillin resistance rates found in this study and clonal dissemination in different wards highlight the importance of good practices in nosocomial infection control and of the rational use of antibiotic therapy in order to prevent the dissemination of these clones. © 2013 Elsevier Inc.
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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This study investigated the ability of weevils to transmit Aspergillus flavus and Fusarium verticillioides fungal spores and the consequent production of mycotoxins. For this purpose, corn grain samples were stored in flasks connected to a hose to form a closed system (flasks A and B). Flasks A were inoculated with the following groups: group 1 (corn + weevil); group 2 (corn + A. flavus); group 3 (corn + A. flavus + weevil); group 4 (corn + F. verticillioides); group 5 (corn + E verticillioides + weevil), and group 6 (corn + A. flavus + E verticillioides + weevil). Flasks B contained sterile grains. The samples were incubated for 10, 20 and 30 days, posteriorly, weight, water activity, mycoflora, aflatoxins and fumonisins. The corn grain samples were also submitted to scanning electron microscopy. Our results showed that weevils could enhance corn grains contamination by these fungi, hence, could increase mycotoxins production. These findings demonstrate the importance of weevils as fungal vectors and the need for good manipulation and storage practices of grains. (C) 2012 Elsevier Ltd. All rights reserved.
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Estimates of evapotranspiration on a local scale is important information for agricultural and hydrological practices. However, equations to estimate potential evapotranspiration based only on temperature data, which are simple to use, are usually less trustworthy than the Food and Agriculture Organization (FAO)Penman-Monteith standard method. The present work describes two correction procedures for potential evapotranspiration estimates by temperature, making the results more reliable. Initially, the standard FAO-Penman-Monteith method was evaluated with a complete climatologic data set for the period between 2002 and 2006. Then temperature-based estimates by Camargo and Jensen-Haise methods have been adjusted by error autocorrelation evaluated in biweekly and monthly periods. In a second adjustment, simple linear regression was applied. The adjusted equations have been validated with climatic data available for the Year 2001. Both proposed methodologies showed good agreement with the standard method indicating that the methodology can be used for local potential evapotranspiration estimates.
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The study aims to analyze the IT architecture management practices associated with their degree of maturity and the influence of institutional and strategic factors on the decisions involved through a case study in a large telecom organization. The case study allowed us to identify practices that led the company to its current stage of maturity and identify practices that can lead the company to the next stage. The strategic influence was mentioned by most respondents and the institutional influence was present in decisions related to innovation and those dealing with a higher level of uncertainties.
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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
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L’aumento dei costi in sanità, l’aumentata prevalenza delle patologie croniche, le disuguaglianze attuali, evidenziano la domanda crescente di una popolazione fragile che richiede una risposta globale ai bisogni della persona nel suo insieme, attraverso la costruzione di un sistema sanitario integrato che ne garantisca una presa in carico efficace. Riuscire a gestire le patologie croniche in modo appropriato è la sfida a cui sono chiamati i professionisti socio-sanitari; ma quali sono gli elementi per riuscirci? Le evidenze scientifiche dimostrano che è fondamentale l’integrazione tra i professionisti e lo sviluppo dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA). In quest’ottica, in Italia e in particolare in Emilia-Romagna e nell’Azienda USL di Bologna si sono succeduti, e ancora si stanno evolvendo, diversi modelli di organizzazione per migliorare la gestione appropriata delle patologie croniche e l’aderenza alle linee guida e/o ai PDTA. Il ruolo del medico di medicina generale (MMG) è ancora fondamentale e il suo contributo integrato a quello degli gli altri professionisti coinvolti sono imprescindibili per una buona gestione e presa in carico del paziente cronico. Per questo motivo, l’Azienda USL di Bologna ha sviluppato e implementato una politica strategica aziendale volta a disegnare i PDTA e incoraggiato la medicina generale a lavorare sempre di più in gruppo, rispetto al modello del singolo medico. Lo studio ha individuato nelle malattie cardiovascolari, che rimangono la causa principale di morte e morbilità, il suo focus prendendo in esame, in particolare,lo scompenso cardiaco e il post-IMA. L’obiettivo è verificare se e quanto il modello organizzativo, le caratteristiche del medico e del paziente influiscono sul buon management delle patologie croniche in esame valutando la buona adesione alla terapia farmacologica raccomandata dalle linee guida e/o PDTA dello scompenso cardiaco e post-IMA.
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For the past sixty years, waveguide slot radiator arrays have played a critical role in microwave radar and communication systems. They feature a well-characterized antenna element capable of direct integration into a low-loss feed structure with highly developed and inexpensive manufacturing processes. Waveguide slot radiators comprise some of the highest performance—in terms of side-lobe-level, efficiency, etc. — antenna arrays ever constructed. A wealth of information is available in the open literature regarding design procedures for linearly polarized waveguide slots. By contrast, despite their presence in some of the earliest published reports, little has been presented to date on array designs for circularly polarized (CP) waveguide slots. Moreover, that which has been presented features a classic traveling wave, efficiency-reducing beam tilt. This work proposes a unique CP waveguide slot architecture which mitigates these problems and a thorough design procedure employing widely available, modern computational tools. The proposed array topology features simultaneous dual-CP operation with grating-lobe-free, broadside radiation, high aperture efficiency, and good return loss. A traditional X-Slot CP element is employed with the inclusion of a slow wave structure passive phase shifter to ensure broadside radiation without the need for performance-limiting dielectric loading. It is anticipated this technology will be advantageous for upcoming polarimetric radar and Ka-band SatCom systems. The presented design methodology represents a philosophical shift away from traditional waveguide slot radiator design practices. Rather than providing design curves and/or analytical expressions for equivalent circuit models, simple first-order design rules – generated via parametric studies — are presented with the understanding that device optimization and design will be carried out computationally. A unit-cell, S-parameter based approach provides a sufficient reduction of complexity to permit efficient, accurate device design with attention to realistic, application-specific mechanical tolerances. A transparent, start-to-finish example of the design procedure for a linear sub-array at X-Band is presented. Both unit cell and array performance is calculated via finite element method simulations. Results are confirmed via good agreement with finite difference, time domain calculations. Array performance exhibiting grating-lobe-free, broadside-scanned, dual-CP radiation with better than 20 dB return loss and over 75% aperture efficiency is presented.
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BACKGROUND: Anaemia represents a common complication of inflammatory bowel disease (IBD). Most studies on anaemia in IBD patients have been performed in tertiary referral centres (RC) and data from gastroenterologic practices (GP) are lacking. We investigated the frequency and severity of anaemia in IBD patients from tertiary referral centres and gastroenterologic practices compared to the general population. METHODS: Data were acquired from patients included in the Swiss IBD Cohort Study. IBD activity was evaluated by CDAI and modified Truelove and Witts severity index (MTWSI). Anaemia was defined as haemoglobin ≤120g/L in women and ≤130g/L in men. RESULTS: 125 patients from RC (66 with Crohn's disease (CD) and 59 with ulcerative colitis (UC)) and 116 patients from GP (71 CD and 45 UC) were included and compared to 6074 blood donors. Anaemia was found in 21.2% (51/241) of the IBD patients and more frequently in patients from RC as compared to GP and healthy controls (28.8% vs. 12.9% vs. 3.4%; P<0.01). IBD patients from RC suffered more frequently from active disease compared to IBD patients in GP (36% vs. 23%, P=0.032). Supplementation therapy (iron, vitamin B12, folic acid) was performed in 40% of anaemic IBD patients in GP as compared to 43% in RC. CONCLUSIONS: Anaemia is a common complication in patients with IBD and significantly more prevalent in patients from referral centres as compared to patients from gastroenterologic practices. Physicians treating IBD patients should pay attention to the presence of anaemia and ensure sufficient supplementation therapy.