988 resultados para museo, Ravenna, San Vitale, Galla Placidia
Resumo:
Gli obiettivi principali che si è voluti raggiungere sono essenzialmente: - a livello urbano la realizzazione di un percorso continuo di collegamento tra il centro storico e l’area periferica della città, lasciando inalterata l’impostazione introversa della struttura claustrale, - la rivisitazione dell’apparato museografico del lapidario in modo che possa costituire un percorso didattico – narrativo della storia della città utile per conoscere la storia non solo della città di Ravenna, ma anche quella dei principali monumenti della città. La maggior parte di questi sono stati eretti durante il periodo bizantino sotto l’Impero di Teodorico per ospitare il culto ariano per essere poi convertiti al culto cattolico, - la scomposizione del complesso museale in ambienti comunicanti tra di loro, ma nello stesso gestibili in modo autonomo con ingressi indipendenti dall’esterno.
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El Museo de los Orígenes conserva una importante colección de materiales arqueológicos. En el artículo se describen los objetivos, recursos didácticos y la actividad que se realizan en los distintos talleres. Están dirigidos a estudiantes y público general. Tienen una duración de dos horas y constan de una parte teórica y otra práctica.
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Con formato de 'fichas de clase', se analizan y señalan las características más importantes de cuatro monumentos y conjuntos histórico-artísticos de carácter nacional que fueron reconocidos oficialmente en el año 1967. Se trata de las ciudades de Jerez de los Caballeros y Llerema, en la provincia de Badajoz; la villa de Pastrana, en Guadalajara y el antiguo edificio civil de Irache en Navarra. Además, la Iglesia de Santa María de Junco, en Ribadesella, Oviedo, adquirió interés provincial y la Ermita de San Antonio de la Florida en Madrid, se convirtió en Museo Goyesco.
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En este reportaje se explica la creación, historia y desarrollo de la Abadía de San Telmo, situada en el monte Urgull de San Sebastián. Se analizan las diversas dependencias con las que contaba la Abadía en los tiempos de la ocupación por la Orden de los Dominicos. No fue hasta 1835, con la Ley de Desamortización, que pasó a ser propiedad del Estado y desde ese momento se convierte en cuartel del ejército del que se conserva parte de la distribución y algunas muestras de municiones. Con la Ley de 14 de mayo de 1913, deja de ser cuartel para declararse Monumento Nacional, pasando a ser propiedad del Ayuntamiento de San Sebastián y convirtiéndose en Museo en el que se custodia las obras de arte representativas de Guipúzcoa, tanto arqueológicas, etnográficas, pictóricas y de folklore de esta región. Finalmente, se ofrece un recorrido detallado por las dependencias del citado Museo deteniéndose en todas las particularidades que alberga.
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Monogr??fico con el t??tulo: 'La educaci??n, factor de igualdad'. Resumen basado en el de la publicaci??n
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L’intenzione di questo progetto, all’interno di un’area complessa come la Darsena di città, è quella di comporre un nuovo museo per la città, un museo del mare. Perchè il museo del mare? A Ravenna esistono tanti musei che riguardano la cultura, l’arte, la scienza, l’archeologia ecc., ma tra tutti questi musei di funzione varia non c’è nessun’altro legato a quell’elemento fonte su cui si è basata tutta la storia e essenza di Ravenna – l’acqua. Per questo motivo, il nuovo progetto sulla Darsena e prima di tutto sul Canale Candiano vuole costruire un nuovo complesso per la città che comprende tutto quello che insieme all’acqua è diventato un patrimonio da conservare e mostrare.
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Il mio lavoro di tesi è partito da uno studio approfondito del contesto in cui si trova la Darsena di Ravenna, la mia area di progetto. Tutta la storia dell’evoluzione di Ravenna è legata soprattutto a due fattori principali: la necessità di difendersi dalle incursioni esterne e il continuo adattarsi alle trasformazioni del territorio soprattutto per quanto riguarda la linea di costa e il corso dei due fiumi che la circondano, il Ronco e il Montone. Questi due fattori hanno fatto si che Ravenna sia apparsa, sin dai primi secoli d. C., una città cinta da grandi mura, circondate da fiumi. Il Ronco e il Montone, sono poi diventati, a metà del XVI sec. i protagonisti principali della storia di Ravenna. I diversi progetti che si sono susseguiti nel tempo per cercare di deviarli e allontanarli dalla città, dato che ormai rappresentavano solo un grosso pericolo di alluvione, hanno determinato l’abbandono del primo porto della città, voluto dall’imperatore Augusto e la nascita dell’attuale canale Candiano. Fin dall’inizio il nuovo porto di Ravenna ha presentato una serie di problemi legati alla scarsa profondità del fondale e ai costi di manutenzione, a tal punto che le attività del porto sono sempre state molto limitate. Oggi la Darsena di città è caratterizzata da una moltitudine di edifici di archeologia industriale, risalenti al boom economico degli anni ’50, che risultano per la maggior parte, in uno stato di degrado e abbandono, incominciato con la crisi petrolifera degli anni ’70. A partire dal P.R.G. del 1993, si sono messi in atto una serie di iniziative atte a rivitalizzare e reintegrare quest’area all’interno della città storica, in modo che non sembri più un’entità separata ma che possa diventare un grande potenziale di sviluppo per la città stessa. La politica di riqualificazione del waterfront non riguarda solo Ravenna, ma è una strategia che molte città del modo hanno adottato negli ultimi decenni per ridare lustro alla città stessa e, allo stesso tempo recuperare zone spesso lasciate al loro destino. Fra queste città ho scelto di approfondirne cinque, Baltimora, Barcellona, Genova, Amburgo e Bilbao, evidenziando le diverse situazioni ma soprattutto le diverse motivazioni che le hanno spinte a raggiungere la medesima conclusione, quella che l’area portuale rappresenta un grande fattore di sviluppo. La mia attenzione poi si è spostata su quale attività potesse essere più adatta ad assolvere questo obiettivo. Ho pensato di progettare un museo e una serie di edifici ad esso collegati, come un centro di ricerca con residenze annesse e una torre belvedere, che dessero all’area la possibilità di essere vissuta in tutto l’arco della giornata e per tutto l’anno. Prima di affrontare direttamente la parte progettuale ho cercato di capire quale fosse la tipologia di museo e quali fossero i principali elementi indispensabili che caratterizzano questi edifici. Durante lo studio di questi casi ho classificato i musei secondo 5 categorie diverse, la galleria, la rotonda, la corte, la spirale e la pianta libera, che rispecchiano anche lo sviluppo storico di questa particolare tipologia architettonica. In base a tutte queste considerazioni ho affrontato il mio progetto. L’area presa in esame è caratterizzata da un’ampia superficie su cui insistono tre imponenti edifici di archeologia industriale molto degradati e utilizzati come magazzini dalla società proprietaria dell’area. Due di questi presentano un orientamento parallelo alla tessitura dei campi, il terzo invece segue un orientamento proprio. Oltre a queste due trame nell’area se ne può rilevare una terza legata all’andamento del canale. Queste grandi cattedrali del lavoro mi hanno fatto subito pensare di poterle utilizzare come spazi espositivi per mostre permanenti e temporanee, mantenendo intatta la loro struttura portante. Ho deciso di immergere l’edificio più imponente dei tre, che si trova in asse con la strada veicolare di accesso dalla città, in una grande corte verde delimitata ai lati da due nuovi edifici a L adibiti a veri e propri musei. Se da una parte questi musei costituiscono i limiti della corte, dall’altra rappresentano le quinte sceniche di aree completamenti differenti. Il museo adiacente al canale si affaccia su una grande piazza pavimentata dove troneggia l’edificio di archeologia industriale più simile ad una basilica e che accoglie i visitatori che arrivano tramite la navetta costiera; l’altro invece guarda verso il centro di ricerca e le residenze universitarie legati tra loro da un grande campo lungo completamente verde. A concludere la composizione ho pensato ad una torre belvedere dalla pianta circolare che potesse assorbire tutte le diverse direzioni e che si trova proprio in asse con il terzo edificio di archeologia industriale e a contatto con l’acqua. Per quanto riguarda l’organizzazione interna dei musei ho scelto di proporre due sezioni dello stesso museo con caratteristiche ben distinte. Il primo museo riguarda la storia della civiltà marinara di Ravenna ed è caratterizzato da ambienti conclusi lungo un percorso prestabilito che segue un criterio cronologico, il secondo invece presenta una pianta abbastanza libera dove i visitatori possono scegliere come e su cosa indirizzare la propria visita. Questa decisione è nata dalla volontà di soddisfare le esigenze di tutta l’utenza, pensando soprattutto alla necessità di coinvolgere persone giovani e bambini. Il centro di ricerca è organizzato planimetrica mente come una grande C, dove le due ali più lunghe ospitano i laboratori mentre l’ala più corta rappresenta l’ingresso sottolineato da un portico aggettante sulla corte. Simmetricamente si trovano i sette volumi delle residenze. Ognuno di questi può alloggiare sei studenti in altrettanti monolocali con servizi annessi, e presenta al piano terra aree di relax e sale lettura comuni. La torre belvedere invece riveste un ruolo più commerciale ospitando negozi, uffici per le varie associazioni legate al mare e un ristorante su più livelli, fino ad arrivare alla lanterna, che, come il faro per le navi, diventa un vero segno di riconoscimento e di orientamento dell’area sia dal mare che dalla città.
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Gli scavi effettuati a Classe, a sud di Ravenna, presso i siti archeologici dell'area portuale e della Basilica di San Severo, hanno portato alla luce un numero abbondante di moneta, 2564 dall'area portuale e 224 dalla basilica, un totale di 2788 reperti monetali, di cui solo 863 sono leggibili e databili. La datazione dei materiali dell’area portuale, fondata agli inizi del V secolo, parte dal II secolo a.C. fino all’VIII secolo d.C.. La maggior parte dei reperti è relativa al periodo tra il IV e il VII secolo, il momento di massima importanza del porto commerciale, con testimonianza di scambi con altri porti del bacino mediterraneo, in particolare con l’Africa del Nord e il Vicino Oriente. La documentazione proveniente dalla Basilica di San Severo, fondata alla fine del VI secolo per la custodia delle reliquie del santo, mostra un trend diverso dal precedente, con monetazione che copre un arco cronologico dal I secolo a.C. fino al XIV secolo d.C.. La continuità dell’insediamento è dimostrato dall’evidenza numismatica, seppur scarsa, fino alla costruzione del monastero a sud della basilica, l’area dalla quale provengono la maggior parte delle monete. I quantitativi importanti di monetazione tardoantica, ostrogota e bizantina, in particolare di tipi specifici come il Felix Ravenna, ipoteticamente coniato a Roma, oppure il ½ e il 1/4 di follis di produzione saloniana emesso da Giustiniano I, hanno concesso uno studio dettagliato per quello che riguarda il peso, le dimensioni e lo stile di produzione di queste emissioni. Questi dati e la loro distribuizione sul territorio ha suggerito nuove ipotesi per quello che riguarda la produzione di questi due tipi presso la zecca di Ravenna. Un altro dato importante è il rinvenimento di emissioni di Costantino VIII, alcune rare e altre sconosciute, rinvenute solo nel territorio limitrofo a Classe e Ravenna.
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Nell'ambito del processo di riordino e ampliamento del Museo Nazionale di Ravenna, si è sviluppata una riflessione progettuale capace di tenere in considerazione soprattutto le potenzialità che questo museo offre dal punto di vista culturale. Il museo tradizionale è spesso un magazzino sovraffollato di opere. Obiettivi importanti sono la creazione di percorsi di visita semplici e preordinati che migliorino la comprensione delle opere e del contesto. Si è deciso di conferire importanza al rapporto tra contenitore e contenuto musealizzando alcune parti del complesso. Con questo intervento, il museo acquista caratteri di modernità e di efficienza in grado di far fronte alle nuove esigenze museografiche.
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Prólogo.--Patriotismo y cultura de unas juntas: como se inicia un museo.--Adquisición de objetos.--Apuntes para un catálogo.--El edificio.--Los fundadores del museo.--Epílogo.--Láminas.
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El presente trabajo consistió en el desarrollo de una propuesta arquitectónica paisajista, que busca realzar el Museo Ferroviario de FENADESAL, dotando a sus espacios exteriores un aire al pasado ferroviario de El Salvador, mediante elementos arquitectónicos en fachadas, mobiliario urbano, señalización, a la vez que propone nueva infraestructura que optimice el uso de los recursos naturales para la manutención del proyecto, siguiendo la tendencia del rubro ferroviario, con el fin de salvaguardar el patrimonio cultural existente, promoviendo la riqueza cultural que el conjunto histórico representa, para que el parque temático pueda acoger a todas las personas que lo visiten
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This series will include all those people who, by means of their contributions, great and small, played a part in the consolidation of ichthyology in Argentina. The general plan of this work consists of individual factsheets containing a list of works by each author, along with reference bibliography and, whenever possible, personal pictures and additional material. The datasheets will be published primarily in chronological order, although this is subject to change by the availability of materials for successive editions. This work represents another approach for the recovery and revalorization of those who set the foundations of Argentine ichthyology while in diverse historical circumstances. I expect this to be the beginning of a major work that achieves the description of such a significant part of the history of natural sciences in Argentina.
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Esta serie tiene como finalidad dar a conocer las especies presentes en los diferentes estados provinciales. Tomando como base los trabajos de López et al., (2003); Reis et al., (2003); Liotta (2006) y Ferraris (2007) hemos actualizado el elenco ictiofaunístico en cada territorio provincial, siguiendo la macrosistemática de Nelson (2006). No se realizan, con excepción del nombre vulgar y localidad tipo, comentarios ni observaciones sobre las especies señaladas ya que estos se encuentran en la bibliografía adjunta. Se incluyen dos tablas que contienen información sobre especies introducidas y de aquellas de presencia dudosa o que requieren confirmación en el territorio provincial. En este último caso se cita el trabajo que las menciona por primera vez. Consideramos que este modesto aporte contribuirá a precisar el conocimiento ictiofaunístico regional ya que además de la lista de especies, presentamos el marco biogeográfico e hídrico correspondiente. Por otra parte, entendemos que la participación de autores involucrados en la región considerada, le da un verdadero sentido federal a esta contribución, además de reforzar vínculos entre los protagonistas de nuestra especialidad. En este nuevo número, presentamos la provincia de San Juan que se encuentra enclavada en el centro-oeste de nuestro territorio, limitada por las provincias de La Rioja, Mendoza y San Luis. Se presenta por primera vez una lista exhaustiva de la ictiofauna de la provincia de San Juan basada en la revisión bibliográfica y de material de referencia de las colecciones Ictiológicas de la Universidad Nacional de San Juan y del Museo de La Plata. Se citan 21 especies, de las cuales 15 no habían sido mencionadas con anterioridad (Arratia et al., 1983; Murúa y Acosta, 1997; Liotta, 2006). Ocho especies han sido introducidas principalmente con fines deportivos. Se menciona la presencia de Percichthys chilensis, lo que constituiría el primer registro formal de esta especie ya que López-Arbarello (2004) la menciona para el Río Tunuyán (Mendoza), sin material de referencia.