82 resultados para Raffaello (Sanzio)


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INTRODUCTION: Little is known about the early events in the interaction between Paracoccidioides brasiliensis and its host. To understand the effect of carbohydrates in the interaction between the fungus and epithelial cell in culture, we analyzed the influence of different carbohydrate solutions on the adhesion of P. brasiliensis yeast cells to CCL-6 cells in culture. METHODS: Fungal cells were cultivated with the epithelial cell line, and different concentrations of D-fucose, N-acetyl-glucosamine, D-mannose, D-glucosamine, D-galactosamine, sorbitol and fructose were added at the beginning of the experiment. Six hours after the treatment, the cells were fixed and observed by light microscopy. The number of P. brasiliensis cells that were adhered to the CCL-6 monolayer was estimated. RESULTS: The number of adhesion events was diminished following treatments with D-fucose, N-acetyl-glucosamine, D-mannose, D-glucosamine and D-galactosamine as compared to the untreated controls. Sorbitol and fructose-treated cells had the same adhesion behavior as the observed in the control. P. brasiliensis propagules were treated with fluorescent lectins. The FITC-labeled lectins WGA and Con-A bound to P. brasiliensis yeast cells, while SBA and PNA did not. CONCLUSIONS: The perceptual of adhesion between P. brasiliensis and CCL-6 cells decreased with the use of D-mannose, N-acetyl-glucosamine and D-glucosamine. The assay using FITC-labeled lectins suggests the presence of N-acetyl-glucosamine, α-mannose and α-glucose on the P. brasiliensis cell surface. An enhanced knowledge of the mediators of adhesion on P. brasiliensis could be useful in the future for the development of more efficient and less harmful methods for disease treatment and control.

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Report for the scientific sojourn carried out at the University of New South Wales from February to June the 2007. Two different biogeochemical models are coupled to a three dimensional configuration of the Princeton Ocean Model (POM) for the Northwestern Mediterranean Sea (Ahumada and Cruzado, 2007). The first biogeochemical model (BLANES) is the three-dimensional version of the model described by Bahamon and Cruzado (2003) and computes the nitrogen fluxes through six compartments using semi-empirical descriptions of biological processes. The second biogeochemical model (BIOMEC) is the biomechanical NPZD model described in Baird et al. (2004), which uses a combination of physiological and physical descriptions to quantify the rates of planktonic interactions. Physical descriptions include, for example, the diffusion of nutrients to phytoplankton cells and the encounter rate of predators and prey. The link between physical and biogeochemical processes in both models is expressed by the advection-diffusion of the non-conservative tracers. The similarities in the mathematical formulation of the biogeochemical processes in the two models are exploited to determine the parameter set for the biomechanical model that best fits the parameter set used in the first model. Three years of integration have been carried out for each model to reach the so called perpetual year run for biogeochemical conditions. Outputs from both models are averaged monthly and then compared to remote sensing images obtained from sensor MERIS for chlorophyll.

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Introducción: El síncope es un motivo frecuente de consulta en Urgencias, definir el estudio y el destino de estos pacientes es motivo de controversia. Se han diseñado varias escalas para estratificación del riesgo en pacientes con esta entidad. En este estudio se comparan las características operativas de 4 escalas para la decisión de hospitalizar pacientes con síncope que consultan a un servicio de urgencias de una institución de III y IV Nivel Métodos. Estudio analítico transversal, en el que se aplicaron las 4 escalas de riesgo a pacientes que consultaron por síncope al servicio de Urgencias durante un período de 6 meses y que fueron hospitalizados en la institución donde se realizó. Se evaluaron los resultados aplicando el programa Epidat 3.1 para sensibilidad y especificidad, índice de Youden. Resultados. Se incluyeron en total 91 pacientes. La sensibilidad de las escalas San Francisco, OESIL, EGSYS y la institucional para el requerimiento de hospitalización fue de 79%, 87%. 63% y 95% respectivamente y la especificidad fue de 52%, 40%, 64% y 14%. EL riesgo de mortalidad no fue adecuadamente detectado por la escala de San Francisco.. Conclusiones. Ninguna de las escalas aplicadas a los pacientes hospitalizados que consultaron por síncope a urgencias superó el juicio clínico para definir la hospitalización. Sin embargo, la escala OESIL y la institucional pueden ayudar a corroborar la decisión clínica de hospitalizar en esta población.

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Oggetto di studio in questa tesi è stato il ruolo modulatorio svolto dal neuropeptide nocicettina/orfanina FQ a carico della trasmissione nocicettiva. A scopo introduttivo, sono state illustrate le conoscenze attuali sul sistema nocicettina-NOP; sono state descritte le funzioni, la struttura e la distribuzione del recettore NOP, le azioni farmacologiche finora note e la distribuzione della nocicettina stessa al livello del S.N.C. e in periferia. Lo studio è stato condotto principalmente con due approcci differenti A) E’ stata studiata la capacità della nocicettina esogena o di suoi analoghi agonisti e antagonisti, di modificare la trasmissione nocicettiva. B) Sono state studiate le variazioni a carico del sistema endogeno nocicettina/recettore NOP in seguito a trattamenti di tipo farmacologico. A) E’ stata indagata la capacità della nocicettina e degli analoghi sintetici [Arg14, Lys15]N/OFQ e UFP-101 di modificare la soglia nocicettiva nel ratto, rilevata con il test del tail-flick, a seguito di somministrazione diretta nello spazio subaracnoideo, in confronto con la nocicettina stessa. La somministrazione intratecale del neuropeptide nocicettina (10 nmol/ratto) ha determinato un innalzamento statisticamente significativo delle latenze di risposta al test del tail-flick. L’analogo [Arg14, Lys15]N/OFQ è stato somministrato alla dose di 1 nmole/ratto i.t. provocando un innalzamento massimale delle soglie di latenza per tutto il periodo di osservazione, mentre alla dose 0,2 nmoli/ratto i.t ha provocato un effetto antinocicettivo sottomassimale pur dimostrandosi significativo rispetto ai controlli (p < 0,05 vs controlli a tutti i tempi di rilevazione). Il composto antagonista UFP-101 è risultato capace di antagonizzare l’azione sulla soglia analgesica sia della nocicettina sia dell’analogo [Arg14, Lys15]N/OFQ nel suo dosaggio minore, mentre contro la dose di 1 nmole/ratto i.t ha prodotto solamente una riduzione di effetto. Anche la somministrazione intratecale di MAP-N/OFQ si è dimostrata in grado di modificare la soglia nocicettiva determinata mediante il test del tail-flick, nel ratto, in modo dose dipendente. differentementeuna seconda somministrazione di MAP-N/OFQ dopo 24 ore, si è dimostrata totalmente inefficace nel modificare la soglia nocicettiva nei ratti precedentemente trattati, pur permanendo la loro suscettibilità all’azione analgesica della morfina, mostrando quindi il rapido sviluppo di tolerance al potente peptide nocicettinergico somministrato per via i.t.. Inoltre l’antagonista UFP-101 oltre ad essere ingrado di antagonizzare l’effetto della MAP-N/OFQ, ha mostrato la capacità di ridurre la tolerance sviluppata nei confronti del dendrimero. La somministrazione di MAP-N/OFQ per via i.c.v. ha prodotto variazione della soglia nocicettiva, producendo un innalzamento del volore soglia, dato contrastante con la maggior parte dei dati riguardanti la nocicettina in letteratura. Ha invece replicato l’effetto di antagonismo funzionale nei confronti della morfina, la quale dopo somministrazione di MAP-N/OFQ è risultata essere incapace di modificare la soglia nocicettiva nel ratto. Tale effetto perdura dopo 24 ore, quando una somministrazione di morfina produce un effetto analgesico inversamente proporzionale alla dose ricevuta di MAP-N/OFQ 24 ore prima. E’stato indagato il possibile ruolo neuromodulatorio del neuropeptide nocicettina esogeno, nell’analgesia prodotta da un farmaco di natura non oppiacea. In tal senso si è proceduto ad indagare l’eventuale capacità della nocicettina esogena, somministrata per via intracerebroventricolare e del suo analogo [Arg14, Lys15]N/OFQ, di antagonizzare l’analgesia prodotta dal farmaco paracetamolo. La nocicettina ha evidenziato la capacità di antagonizzare il potere antinocicettivo del paracetamolo fino a bloccarne completamente l’effetto al dosaggio più elevato, mostrando quindi proprietà antagonista dose-dipendente. Inoltre l’UFP-101, che di per se non altera l’analgesia indotta da paracetamolo, è ingrado di antagonizzare l’effetto della nocicettina sul paracetamolo in maniera dose-dipendente. Medesimo è risultato il comportamento dell’analogo della nocicettina, la Arg-Lys nocicettina. B) Sono state indagate le relazioni tra il sistema nocicettina/NOP e le proprietà farmacologiche di un noto farmaco oppiaceo quale la buprenorfina, le cui peculiari caratteristiche farmacodinamiche sano state recentemente collegate alla sua capacità di agire come agonista diretto al recettore NOP. In tal senso si è proceduto ad osservare l’effetto della somministrazione di buprenorfina sull’ assetto recettoriale di NOP, inseguito ad un trattamento prolungato con somministrazione sottocutanea mediante minipompe osmotiche nel ratto, rilevando successivamente, tramite uno studio di binding, le variazioni della densità recettoriale di NOP in alcune aree di interesse per la trasmissione nocicettiva. Sia nell’ippocampo che nel talamo e nella frontal cortex, la somministrazione prolungata di buprenorfina ha causato una riduzione significativa della densità recettoriale di NOP. Come ultimo aspetto indagato, al fine di determinare la presenza del neuropeptide nel liquido cerebrospinale e le sue eventuali modificazioni a seguito di manipolazioni farmacologiche e non farmacologiche, è stata messa a punto una metodica di perfusione dello spazio subaracnoideo nel ratto, che consentisse di ottenere materiale biologico su cui compiere la ricerca e quantificazione della presenza di nocicettina mediante dosaggio radioimmunologico. La perfusione di CSF artificiale arricchito di ione potassio ad una concentrazione pari a 60 mM ha evidenziato la possibilità di stimolare la liberazione della nocicettina nel liquido cerebrospinale di ratto, suggerendo quindi una sua provenienza da elementi eccitabili. E’ stato quindi possibile osservare l’andamento dei livelli di peptide a seguito della stimolazione nocicettiva prodotta da due agenti irritanti con caratteristiche differenti, la carragenina e la formalina. La somministrazione sottocutanea di carragenina (100 µl al 3 %) nella regione subplantare di entrambe le zampe posteriori del ratto non ha determinato alterazioni significative dei livelli di neuropeptide. Invece, la somministrazione di formalina (50 µl al 5 %), dopo un iniziale periodo di 30 minuti, ha causato un incremento significativo della liberazione di N/OFQ a partire dal terzo intervallo di raccolta seguente la somministrazione della sostanza. Questo rispecchia l’andamento di risposta al formalin test ottenuto anche mediante test di natura differente dagli analgesimetrici (es. comportamentale, elettrofisiologico), in quest’ottica l’aumento di nocicettina può essere interpretato come un evento dovuto alla sensibilizzazione centrale all’effetto pronocicettivo.

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Chronic pain affects one in five adults, reducing quality of life and increasing risk of developing co-morbidities such as depression. Neuropathic pain results by lesions to the nervous system that alter its structure and function leading to spontaneous pain and amplified responses to noxious and innocuous stimuli. The Opioid System is probably the most important system involved in control of nociceptive transmission. Dynorphin and nociceptin systems have been suggested key mediators of some neuropathic pain aspects. An important role also for BDNF has been recently suggested since its involvement in the peripheral and central sensitization phenomena is known. We studied neuroplastic alterations occurring in chronic pain in mice subjected to the chronic constriction injury (CCI). We investigated gene expression alterations of both BDNF and Opioid System at spinal level at different intervals of time. A transient upregulation of pBDNF and pDYN was observed in spinal cord, while increasing upregulation of ppN/OFQ was found in the DRGs of injured mice. Development of neuropathic behavioral signs has been observed in ICR/CD-1 and BDNF+/+ mice, subjected to CCI. A different development of these signs was observed in BDNF+/-. We also studied gene expression changes of investigated systems in different brain areas fourteen days after surgery. We found pBDNF, pDYN, pKOP, ppN/OFQ and pNOP gene expression alterations in several areas of CCI mice. In the same brain regions we also determined bioactive nociceptin peptide levels, and elevated N/OFQ levels were observed in the amygdala area. Histone modifications studies have been performed in BDNF and DYN gene promoters of CCI animal spinal cord showing selected alterations in pDYN gene promoter. In addition, a preliminary characterization of the innovative NOP-EGFP mice was performed. Overall, our results could be useful to understand which and how neuropeptidergic systems are involved in neuroplastic mechanism occurring in neuropathic pain.

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La tesi analizza i principi di gestione sostenibile della risorsa meteorica attraverso la progettazione di una pavimentazione drenante, di un Rain Garden ed un impianto di raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana, con lo scopo di costituire un sistema integrato con il verde pensile già esistente. Nella prima fase di stesura della tesi si è dato importanza allo studio ed all'elaborazione dei dati di runoff provenienti dal sistema di monitoraggio dei tetti verdi installati sul laboratorio LAGIRN. In seguito si è dato risalto alla gestione sostenibile della risorsa idrica, dimensionando un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana al fine di irrigare il verde pensile e le altre zone verdi posizionate in prossimità del laboratorio. Si è dedotto che l’efficienza nel riutilizzo dell’acqua piovana dipende essenzialmente dal rapporto tra la disponibilità di superficie di raccolta e conseguente domanda del riuso da soddisfare, che potrebbe portare ad un dimensionamento errato del serbatoio di accumulo con il risultato di influenzare il costo complessivo del sistema. Sono state progettate due tipologie di BMP finalizzate alla riduzione dell’impermeabilizzazione del suolo per migliorare quantitativamente e qualitativamente la permeabilità. Il Rain Garden risulta un metodo molto economico per riqualificare il tessuto urbano tenendo conto anche dei cambiamenti climatici in continua evoluzione. Le BMP appaiono quindi una soluzione economica e facilmente attuabile sia dai singoli cittadini che da enti comunali al fine di migliorare le qualità delle acque, diminuire il rischio idraulico e smaltire all'interno dei corpi idrici acque di buona qualità.

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L'incisore Giovanni Volpato (1735 ca.-1803), allievo di Francesco Bartolozzi a Venezia e trasferitosi nel 1770 a Roma era un incisore che serviva due campi tra di loro molto diversi – da una parte era un'abile e fertile incisore di un genere di stampe che attingeva al genere popolare e al paesaggio di gusto veneziano ma la sua attività maggiormente notata si riferiva al repertorio classico di tradizione romano – riproducendo le opere di Raffaello, Michelangelo, degli Carracci e della loro scuola. La maggior fama del Volpato deriva soprattutto dalle 46 tavole che trasse dalle Logge di Raffaello pubblicate tra 1776 e 1777 delle quali esistono anche esemplari colorati a mano e che hanno profondamente influenzato il gusto della decorazione degli interni in tutta l'Europa oltre il 1800. Alessandro Verri nel 1776 scrisse a suo fratello Pietro a proposito di questa pubblicazione: "Dopo che si sono stampate in Roma le Loggie del Vaticano tutto ha cambiato di gusto. Le carrozze, i muri, gli intagli, le argenterie hanno preso gli ornamenti di quel fonte perenne di ogni varietà." La collaborazione con Gavin Hamilton per la Scholae Italia Picturae e le riproduzioni della Galleria Farnese e della Cappella Sistina come anche del Museo Pio Clementino e delle statue antiche in un repertorio per artisti rivelano il suo interesse per la formazione artistica. In un certo senso si può dire che Volpato era la contropparte di Piranesi e che ambedue effettuavano una precisa e ben meditata divisione dei compiti e di generi e interessi che comunque era al servizio del pubblico turistico che in numero crescente prendeva Roma come meta di viaggi e d'istruzione culturale e si serviva delle incisioni di facile portata di mano. L'importanza delle incisioni come merce di facile trasporto e diffusione è stata per la prima volta riconosciuta da Luigi Lanzi quando definì il Settecento "secolo di rame".

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The Early Miocene Bisciaro Fm., a marly limestone succession cropping out widely in the Umbria–Romagna–Marche Apennines, is characterized by a high amount of volcaniclastic content, characterizing this unit as a peculiar event of the Adria Plate margin. Because of this volcaniclastic event, also recognizable in different sectors of the central-western Mediterranean chains, this formation is proposed as a “marker” for the geodynamic evolution of the area. In the Bisciaro Fm., the volcaniclastic supply starts with the “Raffaello” bed (Earliest Aquitanian) that marks the base of the formation and ends in the lower portion of the Schlier Fm. (Late Burdigalian–Langhian p.p.). Forty-one studied successions allowed the recognition of three main petrofacies: (1) Pyroclastic Deposits (volcanic materials more than 90 %) including the sub-petrofacies 1A, Vitroclastic/crystallo-vitroclastic tuffs; 1B, Bentonitic deposits; and 1C, Ocraceous and blackish layers; (2) Resedimented Syn-Eruptive Volcanogenic Deposits (volcanic material 30–90 %) including the sub-petrofacies 2A, High-density volcanogenic turbidites; 2B, Low-density volcanogenic turbidites; 2C, Crystal-rich volcanogenic deposits; and 2D, Glauconitic-rich volcaniclastites; (3) Mixing of Volcaniclastic Sediments with Marine Deposits (volcanic material 5–30 %, mixed with marine sediments: marls, calcareous marls, and marly limestones). Coeval volcaniclastic deposits recognizable in different tectonic units of the Apennines, Maghrebian, and Betic Chains show petrofacies and chemical–geochemical features related to a similar calc-alkaline magmatism. The characterization of this event led to the hypothesis of a co-genetic relationship between volcanic activity centres (primary volcanic systems) and depositional basins (depositional processes) in the Early Miocene palaeogeographic and palaeotectonic evolution of the central-western Mediterranean region. The results support the proposal of a geodynamic model of this area that considers previously proposed interpretations.

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