975 resultados para Bacillus turingiensis serovar israelensis
Resumo:
The use of attractants and larvicides in oviposition traps is of practical interest for the surveillance and control of urban mosquitoes. In addition to increasing the safety of the traps, this combination is essential for an attract-and-kill control strategy based on trapping mosquito eggs. The combination of Bacillus thuringiensis var. israelensis (Bti) and grass infusion (GI) vs. GI alone were tested for their ability to attract in paired BR-OVT traps in the backyards of 10 houses in Recife, Brazil, for a period of 45 days. Results show that females prefer to oviposit in traps containing Bti (363 compared with 251 egg rafts over 45 days). Results from a one-year trial on the efficacy of BR-OVT traps loaded with GI and Bti as a sampling tool to monitor temporal fluctuations in the population densities of Culex quinquefasciatus in an urban environment are also reported. From December 2006-January 2007, one trap per home was installed and maintained for 348 consecutive days in 134-151 houses located in three urban blocks. Throughout the one-year field trial a total of 43,151 Culex egg rafts were collected in the traps. The data show that BR-OVT loaded with GI and Bti is sensitive enough to demonstrate continuous reproductive activity of Cux. quinquefasciatus in the study area throughout the year and to monitor temporal fluctuations in population density.
Resumo:
Em Cabo Verde, arquipélago situado na Costa Ocidental Africana, os primeiros casos de dengue ocorreram em 2009, com a notificação de mais de 21.000 casos, a maioria desses registrados na Ilha de Santiago. O mosquito Aedes aegypti foi identificado como vetor, e ações para seu controle, usando os inseticidas temephos (larvicida) e a deltametrina (adulticida), têm sido implementadas. Objetiva-se com esse trabalho avaliar o atual status de suscetibilidade a inseticidas e caracterizar os mecanismos de resistência nessa população. Amostras de A. aegypti da ilha de Santiago foram coletadas através de armadilhas de oviposição, para o estabelecimento de uma população a ser analisada. Foram realizados bioensaios do tipo dose diagnóstica, usando garrafas impregnadas com doses únicas dos adulticidas malathion (organofosforado), deltametrina (piretróide) e cipermetrina (piretróide), e bioensaios do tipo dose resposta, usando múltiplas concentrações dos inseticidas temephos (organofosforado), Bacillus thuringiensis sorovariedade israelensis (bactéria entomopatogênica) e diflubenzuron (inibidor de síntese de quitina). Para a investigação dos mecanismos de resistências, foram realizados testes bioquímicos com substratos específicos para quantificar a atividade das enzimas glutationa S-transferases, esterases (α, β e PNPA) e oxidases de função mista, ligadas a detoxificação de xenobióticos, e a taxa de inibição da acetilcolinesterase ligada a insensibilidade do sítio alvo. Pesquisou-se também a presença de mutaçõeso do tipo kdr (knock-down resistance) associadas à resistência a piretróides, pela análise da sequência dos exons 20 e 21 no gene do canal de sódio. Nos resultados dos bioensaios constatou-se que a população de A. aegypti investigada apresenta resistência aos piretróides deltametrina e cipermetrina (mortalidade <80%) e ao organofosforado temephos (RR90=4), mas é suscetível ao malathion (mortalidade ≥98%), Bacillus thuringiensis sorovariedade israelensis (RR90=0.8) e ao diflubenzuron (RR90=2,2). Em relação a atividade das enzimas ligadas ao processo de detoxificação, foram detectadas alterações nas glutationa S-transferases (25%), oxidases de função mista (18%), esterase-α (19%) e esterase- β (17%). A taxa de inibição da acetilcolinesterase (6%) e a atividade da esterase-PNPA (7%) mostraram que estas estão inalteradas. Nenhuma das mutações do tipo kdr pesquisadas foi detectada. Estes resultados permitem concluir que a população de A. aegypti da ilha de Santiago, Cabo Verde, é suscetível aos inseticidas, excetuando os piretróides testados e o temephos, usados no seu controle; e que ela apresenta alterações em enzimas detoxificadoras que poderão estar implicadas na resistência a esses compostos.
Resumo:
Da 25 anni la letteratura scientifica internazionale riporta studi su varie specie di microcrostacei copepodi ciclopoidi dei generi Macrocyclops, Megacyclops e Mesocyclops predatori di larve di 1a e 2a età di culicidi. Si tratta di prove di predazione in laboratorio e in pieno campo, in diverse aree del pianeta nessuna delle quali riguarda l’Italia o il resto d’Europa, contro principalmente Aedes aegypti (L.), Ae. albopictus (Skuse) e altre specie del genere Anopheles e Culex. L’allevamento massale di copepodi ciclopoidi appare praticabile e questo, assieme alle buone prestazioni predatorie, rende tali ausiliari candidati assai interessanti contro le due principali specie di zanzare, Culex pipiens L. e Ae. albpopictus, che nelle aree urbane e periurbane italiane riescono a sfruttare raccolte d’acqua artificiali di volume variabile e a regime idrico periodico o permanente. Pertanto lo scopo dello studio è stato quello di arrivare a selezionare una o più specie di copepodi candidati per la lotta biologica e valutarne la possibilità applicativa nell’ambito dei programmi di controllo delle zanzare nocive dell’ambiente urbano. L’argomento del tutto nuovo per il nostro paese, è stato sviluppato attraverso varie fasi ciascuna delle quali propedeutica a quella successiva. •Indagine faunistica nell’area di pianura e costiera sulle specie di ciclopoidi associate a varie tipologie di raccolte d’acqua naturali e artificiali (fossi, scoline, canali, risaie e pozze temporanee). I campionamenti sono stati condotti con l’obiettivo di ottenere le specie di maggiori dimensioni (≥1 mm) in ristagni con diverse caratteristiche in termini di qualità dell’acqua e complessità biocenotica. •Prove preliminari di predazione in laboratorio con alcune specie rinvenute negli ambienti campionati, nei confronti delle larve di Ae. albopictus e Cx. pipiens. Le prestazioni di predazione sono state testate sottoponendo ai copepodi larve giovani di zanzare provenienti da allevamento e calcolato il numero giornaliero di larve attaccate. •Implementazione di un allevamento pilota della specie valutata più interessante, Macrocyclops albidus (Jurine) (Cyclopoida, Cyclopidae, Eucyclopinae), per i risultati ottenuti in laboratorio in termini di numero di larve predate/giorno e per le caratteristiche biologiche confacenti agli ambienti potenzialmente adatti ai lanci. Questa parte della ricerca è stata guidata dalla finalità di mettere a punto una tecnica di allevamento in scala in modo da disporre di stock di copepodi dalla primavera, nonchè da criteri di economicità nell’impianto e nella sua gestione. •Prove di efficacia in condizioni di semicampo e di campo in raccolte d’acqua normalmente colonizzate dai culicidi in ambito urbano: bidoni per lo stoccaggio di acqua per l’irrigazione degli orti e tombini stradali. In questo caso l’obiettivo principale è stato quello di ottenere dati sull’efficienza del controllo di M. albidus nei confronti della popolazione culicidica selvatica e sulla capacità del copepode di colonizzare stabilmente tali tipologie di focolai larvali. Risultati e conclusioni Indagine faunistica e prove di predazione in laboratorio L’indagine faunistica condotta nell’area costiera ferrarese, in quella ravennate e della pianura bolognese ha portato al rinvenimento di varie specie di ciclopoidi mantenuti in laboratorio per la conduzione delle prove di predazione. Le specie testate sono state: Acanthocyclops robustus (G. O. Sars), Macrocyclops albidus (Jurine), Thermocyclops crassus (Fischer), Megacyclops gigas (Claus). La scelta delle specie da testare è stata basata sulla loro abbondanza e frequenza di ritrovamento nei campionamenti nonché sulle loro dimensioni. Ciascuna prova è stata condotta sottoponendo a un singolo copepode, oppure a gruppi di 3 e di 5 esemplari, 50 larve di 1a età all’interno di contenitori cilindrici in plastica con 40 ml di acqua di acquedotto declorata e una piccola quantità di cibo per le larve di zanzara. Ciascuna combinazione “copepode/i + larve di Ae. albopictus”, è stata replicata 3-4 volte, e confrontata con un testimone (50 larve di Ae. albopictus senza copepodi). A 24 e 48 ore sono state registrate le larve sopravvissute. Soltanto per M. albidus il test di predazione è stato condotto anche verso Cx. pipiens. Messa a punto della tecnica di allevamento La ricerca è proseguita concentrando l’interesse su M. albidus, che oltre ad aver mostrato la capacità di predare a 24 ore quasi 30 larve di Ae. albopictus e di Cx. pipiens, dalla bibliografia risulta tollerare ampi valori di temperatura, di pH e alte concentrazioni di vari inquinanti. Dalla ricerca bibliografica è risultato che i ciclopoidi sono facilmente allevabili in contenitori di varia dimensione e foggia somministrando agli stadi di preadulto alghe unicellulari (Chlorella, Chilomonas), protozoi ciliati (Paramecium, Euplotes), rotiferi e cladoceri. Ciò presuppone colture e allevamenti in purezza di tali microrganismi mantenuti in parallelo, da utilizzare come inoculo e da aggiungere periodicamente nell’acqua di allevamento dei ciclopoidi. Nel caso di utilizzo di protozoi ciliati, occorre garantirne lo sviluppo che avviene a carico di flora batterica spontanea a sua volta cresciuta su di un substrato organico quale latte, cariossidi bollite di grano o soia, foglie di lattuga, paglia di riso bollita con cibo secco per pesci, lievito di birra. Per evitare il notevole impegno organizzativo e di manodopera nonché il rischio continuo di perdere la purezza della colonia degli organismi da utilizzare come cibo, le prove comparative di allevamento hanno portato ad un protocollo semplice ed sufficientemente efficiente in termini di copepodi ottenibili. Il sistema messo a punto si basa sull’utilizzo di una popolazione mista di ciliati e rotiferi, mantenuti nell'acqua di allevamento dei copepodi mediante la somministrazione periodica di cibo standard e pronto all’uso costituito da cibo secco per gatti. Prova di efficacia in bidoni da 220 l di capacità La predazione è stata studiata nel biennio 2007-2008 in bidoni da 220 l di capacità inoculati una sola volta in aprile 2007 con 100 e 500 esemplari di M. albidus/bidone e disposti all’aperto per la libera ovideposizione della popolazione culicidica selvatica. L’infestazione preimmaginale culicidica veniva campionata ogni due settimane fino ad ottobre, mediante un retino immanicato a maglia fitta e confrontata con quella dei bidoni testimone (senza copepodi). Nel 2007 il tasso di riduzione medio delle infestazioni di Ae. albopictus nei bidoni con copepodi, rispetto al testimone, è del 99,90% e del 100,00% rispettivamente alle dosi iniziali di inoculo di 100 e 500 copepodi/bidone; per Cx. pipiens L. tale percentuale media è risultata di 88,69% e di 84,65%. Similmente, nel 2008 si è osservato ad entrambe le dosi iniziali di inoculo una riduzione di Ae. albopictus del 100,00% e di Cx. pipiens del 73,3%. La dose di inoculo di 100 copepodi per contenitore è risultata sufficiente a garantire un rapido incremento numerico della popolazione che ha raggiunto la massima densità in agosto-settembre e un eccellente controllo delle popolazioni di Ae. albopictus. Prova di efficacia in campo in serbatoi per l’acqua irrigua degli orti La prova è stata condotta a partire dalla metà di agosto 2008 interessando 15 serbatoi di varia foggia e capacità, variabile tra 200 e 600 l, utilizzati per stoccare acqua orti famigliari nel comune di Crevalcore (BO). Ai proprietari dei serbatoi era chiesto di gestire il prelievo dell’acqua e i rifornimenti come da abitudine con l’unica raccomandazione di non svuotarli mai completamente. In 8 contenitori sono stati immessi 100 esemplari di M.albidus e una compressa larvicida a base di Bacillus thuringiensis var. israelensis (B.t.i.); nei restanti 7 è stata soltanto immessa la compressa di B.t.i.. Il campionamento larvale è stato settimanale fino agli inizi di ottobre. Dopo l’introduzione in tutti i serbatoi sono stati ritrovati esemplari di copepodi, nonostante il volume di acqua misurato settimanalmente sia variato da pochi litri, in qualche bidone, fino a valori della massima capacità, per effetto del prelievo e dell’apporto dell’acqua da parte dei gestori degli orti. In post-trattamento sono state osservate differenze significative tra le densità larvali nelle due tesi solo al 22 settembre per Ae.albopictus Tuttavia in termini percentuali la riduzione media di larve di 3a-4a età e pupe nei bidoni con copepodi, rispetto al testimone, è stata de 95,86% per Ae. albopictus e del 73,30% per Cx. pipiens. Prova di efficacia in tombini stradali Sono state condotte due prove in due differenti località, interessando 20 tombini (Marano di Castenaso in provincia di Bologna nel 2007) e 145 tombini (San Carlo in provincia di Ferrara nel 2008), quest’ultimi sottoposti a spurgo e pulizia completa nei precedenti 6 mesi l’inizio della prova. L’introduzione dei copepodi nei tombini è stata fatta all’inizio di luglio nella prova di Marano di Castenaso e alla fine di aprile e giugno in quelli di San Carlo, a dosi di 100 e 50 copepodi/tombino. Prima dell’introduzione dei copepodi e successivamente ogni 2 settimane per due mesi, in ogni tombino veniva campionata la presenza culicidica e dei copepodi con dipper immanicato. Nel 2007 dopo l’introduzione dei copepodi e per tutto il periodo di studio, mediamente soltanto nel 77% dei tombini i copepodi sono sopravvissuti. Nel periodo di prova le precipitazioni sono state scarse e la causa della rarefazione dei copepodi fino alla loro scomparsa in parte dei tombini è pertanto da ricercare non nell’eventuale dilavamento da parte della pioggia, quanto dalle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua. Tra queste innanzitutto la concentrazione di ossigeno che è sempre stata molto bassa (0÷1,03 mg/l) per tutta la durata del periodo di studio. Inoltre, a questo fattore probabilmente è da aggiungere l’accumulo, a concentrazioni tossiche per M. albidus, di composti organici e chimici dalla degradazione e fermentazione dell’abbondante materiale vegetale (soprattutto foglie) in condizioni di ipossia o anossia. Nel 2008, dopo il primo inoculo di M. albidus la percentuale di tombini che al campionamento presentano copepodi decresce in modo brusco fino a raggiungere il 6% a 2 mesi dall’introduzione dei copepodi. Dopo 40 giorni dalla seconda introduzione, la percentuale di tombini con copepodi è del 6,7%. Nell’esperienza 2008 è le intense precipitazioni hanno avuto probabilmente un ruolo determinante sul mantenimento dei copepodi nei tombini. Nel periodo della prova infatti le piogge sono state frequenti con rovesci in varie occasioni di forte intensità per un totale di 342 mm. Sotto questi livelli di pioggia i tombini sono stati sottoposti a un continuo e probabilmente completo dilavamento che potrebbe aver impedito la colonizzazione stabile dei copepodi. Tuttavia non si osservano influenze significative della pioggia nella riduzione percentuale dei tombini colonizzati da copepodi e ciò fa propendere all’ipotesi che assieme alla pioggia siano anche le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua a impedire una colonizzazione stabile da parte di M. albidus. In definitiva perciò si è dimostrato che i tombini stradali sono ambienti ostili per la sopravvivenza di M. albidus, anche se, dove il ciclopoide si è stabilito permanentemente, ha dimostrato un certo impatto nei confronti di Ae. albopictus e di Cx. pipiens, che tuttavia è risultato non statisticamente significativo all’analisi della varianza. Nei confronti delle larve di Culex pipiens il copepode non permette livelli di controllo soddisfacente, confermando i dati bibliografici. Nei confronti invece di Ae. albopictus la predazione raggiunge buoni livelli; tuttavia ciò non è compensato dalla percentuale molto alta di tombini che, dopo periodi di pioggia copiosa o singoli episodi temporaleschi o per le condizioni di anossia rimangono senza i copepodi. Ciò costringerebbe a ripetute introduzioni di copepodi i cui costi attualmente non sono inferiori a quelli per trattamenti con prodotti larvicidi. In conclusione la ricerca ha portato a considerare Macrocyclops albidus un interessante ausiliario applicabile anche nelle realtà urbane del nostro paese nell’ambito di programmi integrati di contrasto alle infestazioni di Aedes albopictus. Tuttavia il suo utilizzo non si presta a tutti i focolai larvali ma soltanto a raccolte di acqua artificiali di un certo volume come i bidoni utilizzati per stoccare acqua da impiegare per l’orto e il giardino familiare nelle situazioni in cui non è garantita la copertura ermetica, lo svuotamento completo settimanale o l’utilizzo di sostanze ad azione larvozanzaricida.
Resumo:
Verrallina funerea (Theobald) is a brackish water mosquito that is recognised as an important pest and vector in southeast Queensland, Australia. Immature development time and survival of Ve. funerea was defined in the laboratory in response to a range of temperatures (17-34 degrees C) and salinities (0-35 parts per thousand (p.p.t)). The expression of autogeny in this species was also assessed. Salinity only had a slight effect on mean development time from hatching to adult emergence (7.0-7.4 d at salinities of 0, 17.5 and 31.5 p.p.t) and survival was uniformly high (97.5-99.0%). Mean development times were shorter at 26, 29 and 32 degrees C (7.0, 6.8 and 6.8 d, respectively) and longest at 17 degrees C (12.2 d). The threshold temperature (t) was 5.8 degrees C and the thermal constant (K) was 142.9 degree-days above t. Survival to adulthood decreased from > 95% (at 17-29 degrees C) to 78% (at 32 degrees C) and 0% (at 34 degrees C). No expression of autogeny was observed. Immature development times of Ve. funerea, Ochlerotatus vigilax (Skuse) and Oc. procax (Skuse) were then determined under field conditions at Maroochy Shire. Following tide and rain inundation, cohorts of newly hatched larvae were monitored daily by dipping, and time until pupation was noted. Tidal inundation triggered hatching of Ve. funerea and Oc. vigilax larvae whereas Oc. procax larvae were found only after rain inundation. Estimates of Ve. funerea and Oc. vigilax field development times were similar (8-9 d) while Oc. procax development time was slightly longer (9-10 d). Based on these survey results, control activities targeting Ve. funerea must be initiated 4 d (if using Bacillus thuringiensis var. israelensis de Barjac) or 5 d (if using s-methoprene) after inundation. However, Casuarina glauca Sieber canopy and branchlets covering breeding habitats may present a problem for the penetration of such treatments.
Resumo:
Relata-se a importância da bactéria entomopatogênica Bacillus thuringiensis israelensis para o controle de Aedes aegypti. São abordados a utilização e potencial de B. thuringiensis israelensis contra o mosquito vetor da dengue. Outros aspectos são discutidos como a evolução da resistência dos insetos em relação aos inseticidas químicos e as vantagens e desvantagens do controle microbiano como estratégia de controle. É dada ênfase à importância da utilização desta bactéria no Brasil como alternativa para resolver o problema em questão sem afetar o ambiente, o homem e outros vertebrados nas áreas de risco.
Resumo:
Avaliou-se o efeito residual do temefos (apresentações comerciais A, B, C) e Bacillus thuringiensis israelensis (D e E) sobre larvas de Aedes aegypti, em recipientes com renovação de água. Utilizaram-se 44 béqueres de 1.000ml (8 para cada apresentação e 4 controles). Em cada béquer introduziram-se diariamente 25 larvas. Após 24 horas, contavam-se as larvas mortas, esvaziavam-se os béqueres até 200ml, repunha-se o volume original e acrescentavam-se novas larvas. A duração do efeito residual máximo (100% de mortalidade) foi: A-19; B-39; C-40; D-8; E-19 dias. A razão de mortalidade permaneceu equivalente entre todos os larvicidas durante 25 dias; B e C mostraram RM 2,40 vezes maior do que E entre 46-95 dias; B, comparado com A, mostrou RM 1,90-7,51 vezes maior entre 26-95 dias. Conclui-se pela maior eficácia de duas apresentações do temefos, mesmo em uma situação epidemiológica de longa exposição ao produto e com renovação de água dos recipientes.
Resumo:
Tesis (Maestría en Ciencias con Especialidad en Entomología Médica) UANL
Resumo:
The fate of Bacillus sphaericus spores in the aquatic environment was investigated by suspending spores in dialysis bags in fresh and seawater. Spore viability was lost more rapidly in seawater. Neither B. sphaericus nor B. thuringiensis israelensis (B.t.i.) spores mixed with pond sediment appeared to attach to the sediment. However, rapid decrease in B.t.i. toxicity suggested attachment of parasporal bodies to sediment. B. sphaericus toxin settled more slowly and less completely. B. sphaericus spores fed to larvae of four aquatic invertebrates were mostly eliminated from the animal gut in less than one week. An exception was the cranefly (Tipula abdominalis) where spores persisted in the posterior gut for up to five weeks.
Resumo:
Characterization of the insecticidal and hemolytic activity of solubilized crystal proteins of Bacillus thuringiensis (Bt) subsp. medellin (Btmed) was performed and compared to solubilized crystal proteins of isolates 1884 of B. thuringiensis subsp. israelensis (Bti) and isolate PG-14 of B. thuringiensis subsp. morrisoni (Btm). In general, at acid pH values solubilization of the Bt crystalline parasporal inclusions (CPI) was lower than at alkaline pH. The larvicidal activity demonstrated by the CPI of Btmed indicated that optimal solubilization of CPI takes place at a pH value of 11.3, in Bti at pH values from 5.03 to 11.3 and in Btm at pH values from 9.05 to 11.3. Hemolytic activity against sheep red blood cells was mainly found following extraction at pH 11.3 in all Bt strains tested. Polyacrylamide gel electrophoresis under denaturing conditions revealed that optimal solubilization of the CPI in all Bt strains takes place at the alkaline pH values from 9.05 to 11.3. An enriched preparation of Btmed crystals was obtained, solubilized and crystal proteins were separated on a size exclusion column (Sephacryl S-200). Three main protein peaks were observed on the chromatogram. The first peak had two main proteins that migrate between 90 to 100 kDa. These proteins are apparently not common to other Bt strains isolated to date. The second and third peaks obtained from the size exclusion column yielded polypeptides of 68 and 28-30 kDa, respectively. Each peak independently, showed toxicity against 1st instar Culex quinquefasciatus larvae. Interestingly, combinations of the fractions corresponding to the 68 and 30 kDa protein showed an increased toxicity. These results suggest that the 94 kDa protein is an important component of the Btmed toxins with the highest potency to kill mosquito larvae. When crystal proteins of Bti were probed with antisera raised independently against the three main protein fractions of Btmed, the only crystal protein that showed cross reaction was the 28 kDa protein. These data suggest that Btmed could be an alternative bacterium for mosquito control programs in case mosquito larval resistance emerges to Bti toxic proteins.
Resumo:
Bacillus thuringiensis (Bt) subsp. medellin (Btmed) produces parasporal crystalline inclusions which are toxic to mosquito larvae. It has been shown that the inclusions of this bacterium contain mainly proteins of 94, 68 and 28-30 kDa. EcoRI partially digested total DNA of Btmed was cloned by using the Lambda Zap II cloning kit. Recombinant plaques were screened with a mouse policlonal antibody raised against the 94 kDa crystal protein of Btmed. One of the positive plaques was selected, and by in vivo excision, a recombinant pBluescript SK(-) was obtained. The gene encoding the 94 kDa toxin of Btmed DNA was cloned in a 4.4 kb DNA fragment. Btmed DNA was then subcloned as a EcoRI/EcoRI fragment into the shuttle vector pBU4 producing the recombinant plasmid pBTM3 and used to transform by electroporation Bt subsp. israelensis (Bti) crystal negative strain 4Q2-81. Toxicity to mosquito larvae was estimated by using first instar laboratory reared Aedes aegypti, and Culex quinquefasciatus larvae challenged with whole crystals. Toxicity results indicate that the purified inclusions from the recombinant Bti strain were toxic to all mosquito species tested, although the toxicity was not as high as the one produced by the crystal of the Btmed wild type strain. Poliacrylamide gel electrophoresis indicate that the inclusions produced by the recombinant strain Bti (pBTM3) were mainly composed of the 94 kDa protein of Btmed, as it was determined by Western blot
Resumo:
Tesis (Maestría en Ciencias con Especialidad en Microbiología) U.A.N.L. Facultad de Ciencias Biológicas
Resumo:
Bacillus safensis is a microorganism recognized for its biotechnological and industrial potential due to its interesting enzymatic portfolio. Here, as a means of gathering information about the importance of this species in oil biodegradation, we report a draft genome sequence of a strain isolated from petroleum.
Resumo:
A Bacillus cereus strain, FT9, isolated from a hot spring in the midwest region of Brazil, had its entire genome sequenced.
Resumo:
Many Bacillus species can produce biosurfactant, although most of the studies on lipopeptide production by this genus have been focused on Bacillus subtilis. Surfactants are broadly used in pharmaceutical, food and petroleum industry, and biological surfactant shows some advantages over the chemical surfactants, such as less toxicity, production from renewable, cheaper feedstocks and development of novel recombinant hyperproducer strains. This study is aimed to unveil the biosurfactant metabolic pathway and chemical composition in Bacillus safensis strain CCMA-560. The whole genome of the CCMA-560 strain was previously sequenced, and with the aid of bioinformatics tools, its biosurfactant metabolic pathway was compared to other pathways of closely related species. Fourier transform infrared (FTIR) and high-resolution TOF mass spectrometry (MS) were used to characterize the biosurfactant molecule. B. safensis CCMA-560 metabolic pathway is similar to other Bacillus species; however, some differences in amino acid incorporation were observed, and chemical analyses corroborated the genetic results. The strain CCMA-560 harbours two genes flanked by srfAC and srfAD not present in other Bacillus spp., which can be involved in the production of the analogue gramicidin. FTIR and MS showed that B. safensis CCMA-560 produces a mixture of at least four lipopeptides with seven amino acids incorporated and a fatty acid chain with 14 carbons, which makes this molecule similar to the biosurfactant of Bacillus pumilus, namely, pumilacidin. This is the first report on the biosurfactant production by B. safensis, encompassing the investigation of the metabolic pathway and chemical characterization of the biosurfactant molecule.