801 resultados para Bioingegneria, Modelli matematici, Volume del liquido interstiziale
Resumo:
Dall'analisi dei big data si possono trarre degli enormi benefici in svariati ambiti applicativi. Uno dei fattori principali che contribuisce alla ricchezza dei big data, consiste nell'uso non previsto a priori di dati immagazzinati in precedenza, anche in congiunzione con altri dataset eterogenei: questo permette di trovare correlazioni significative e inaspettate tra i dati. Proprio per questo, il Valore, che il dato potenzialmente porta con sè, stimola le organizzazioni a raccogliere e immagazzinare sempre più dati e a ricercare approcci innovativi e originali per effettuare analisi su di essi. L’uso fortemente innovativo che viene fatto dei big data in questo senso e i requisiti tecnologici richiesti per gestirli hanno aperto importanti problematiche in materia di sicurezza e privacy, tali da rendere inadeguati o difficilmente gestibili, gli strumenti di sicurezza utilizzati finora nei sistemi tradizionali. Con questo lavoro di tesi si intende analizzare molteplici aspetti della sicurezza in ambito big data e offrire un possibile approccio alla sicurezza dei dati. In primo luogo, la tesi si occupa di comprendere quali sono le principali minacce introdotte dai big data in ambito di privacy, valutando la fattibilità delle contromisure presenti all’attuale stato dell’arte. Tra queste anche il controllo dell’accesso ha riscontrato notevoli sfide causate dalle necessità richieste dai big data: questo elaborato analizza pregi e difetti del controllo dell’accesso basato su attributi (ABAC), un modello attualmente oggetto di discussione nel dibattito inerente sicurezza e privacy nei big data. Per rendere attuabile ABAC in un contesto big data, risulta necessario l’ausilio di un supporto per assegnare gli attributi di visibilità alle informazioni da proteggere. L’obiettivo di questa tesi consiste nel valutare fattibilità, caratteristiche significative e limiti del machine learning come possibile approccio di utilizzo.
Radiotherapy with scanning carbon ion beams: biological dose analysis for partial treatment delivery
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L’uso di particelle cariche pesanti in radioterapia prende il nome di adroterapia. L’adroterapia permette l’irraggiamento di un volume bersaglio minimizzando il danno ai tessuti sani circostanti rispetto alla radioterapia tradizionale a raggi X. Le proprietà radiobiologiche degli ioni carbonio rappresentano un problema per i modelli radiobiologici a causa della non linearità della loro efficacia biologica. In questa tesi presenteremo gli algoritmi che possono essere usati per calcolare la dose fisica e biologica per un piano di trattamento del CNAO (Centro Nazionale Adroterapia Oncologica). Un caso di particolare interesse è l’eventualità che un piano di trattamento venga interrotto prima del dovuto. A causa della non linearità della sopravvivenza cellulare al variare della quantità di dose ricevuta giornalmente, è necessario studiare gli effetti degli irraggiamenti parziali utilizzando algoritmi che tengano conto delle tante variabili che caratterizzano sia i fasci di ioni che i tessuti irraggiati. Nell'ambito di questa tesi, appositi algoritmi in MATLAB sono stati sviluppati e implementati per confrontare la dose biologica e fisica assorbita nei casi di trattamento parziale.
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Il presente progetto è stato svolto in collaborazione con la Cineteca di Bologna e verte sulla riprogettazione dell'odierna interfaccia Web, in funzione della sua visualizzazione mobile non considerata nella progettazione del 2008, in particolare nella sua parte che concerne la programmazione degli spettacoli in ambito cinematografico. Raccolti i suggerimenti degli utenti e approfondite le richieste della Cineteca, affrontando con i responsabili IT della Fondazione le criticità emerse, la ristrutturazione delle sezioni presenti e l'aggiunta di nuove funzionalità, si è impostato il lavoro come segue. In primis, si è eseguita una ricerca, avvalendosi di fonti autorevoli nella letteratura di settore, con un focus incentrato sull’Usabilità. Questa ha portato a presentare una panoramica di tale tematica, per concentrarsi poi sulle peculiarità dei dispositivi mobili, toccando vari aspetti: da un approfondimento dalle caratteristiche dell’uso fino una collocazione anche storica alla realtà mobile. Successivamente, si è proseguito analizzando nel dettaglio tutti i vari elementi da includere, sia dal punto di vista concettuale che posizionale, in riferimento a varie soluzioni proposte dalla letteratura di settore. Ciò preferendo i modelli principalmente utilizzati, dunque maggiormente familiari agli utenti, e i metodi normalizzati per la risoluzione di singole problematiche frequenti nella presentazione delle informazioni. Il risultato è un progetto di interfaccia più vicina all'esperienza quotidiana dell'utente, concretizzatosi con la realizzazione di un prototipo per mezzo di applicativi che simulano un device e mostrano anteprime grafiche dell'interfaccia medesima, nella fattispecie della natura e della collocazione dei singoli componenti sullo schermo. Il lavoro, pertanto, si pone l’obiettivo di rispondere a comuni e debite aspettative dell'utenza in fatto di comodità, efficienza e immediatezza di consultazione della Programmazione anche in mobilità.
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Se describe y explica el proceso de deforestación del área ocupada por los bosques de algarrobo en el oeste de La Rioja y Catamarca, a partir de mediados de siglo XIX hasta la actualidad. Este proceso estuvo asociado al desmonte del bosque nativo y a los cambios de uso del suelo originados por diferentes y sucesivos procesos socio– económicos, que tuvieron como actividades emergentes la minería, el ferrocarril y la demanda de productos forestales, generada principalmente por actividades productivas y de consumo desarrolladas en otras regiones. A partir del análisis de fuentes históricas y de imágenes satelitales (en gabinete), sumado al muestreo del bosque nativo y entrevistas en profundidad (en trabajo campo), fue calculado el volumen y la distribución espacial del bosque afectado por las actividades descriptas. Se estudiaron además las modalidades de aprovechamiento social del recurso forestal y algunas características del mundo del trabajo asociado a estas actividades, así como también, el rol gubernamental en la política forestal, especialmente después de 1930. Entre los principales resultados se destaca que la explotación forestal, intensificada desde 1850, nunca mermó considerablemente. Las miles de hectáreas desmontadas y la cantidad de forestales talados representaron un importante impacto ambiental principalmente, y en primer lugar, en Pipanaco y Chilecito, trasladándose posteriormente al resto de los valles.
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La abundancia y bajo costo del recurso hídrico en el Alto Valle de Río Negro combinados con un manejo ineficiente del mismo, principalmente durante la primera parte de la primavera, época en la que los productores riegan con mayor frecuencia para luchar pasivamente contra las probables heladas tardías, permiten inferir que los nitratos presentes en el suelo, así como el aportado por los fertilizantes nitrogenados, están sujetos al lixiviado durante una gran parte del ciclo productivo. En la actualidad no existen estudios regionales que ilustren la variación estacional de la concentración de nitratos en la zona de exploración radical de frutales, por lo que se inició el presente trabajo con el propósito de: a) medir la concentración de los nitratos en el perfil del suelo cultivado con manzanos, desde el período de floración hasta el inicio de caída de hojas, con fertilización nitrogenada en dos dosis y sin fertilización a distintas profundidades de extracción; b) determinar la eficiencia del riego a manto de dicho monte. Se ensayaron dos concentraciones de nitrógeno, adicionado como nitrato de amonio en dos oportunidades: el 50% a la caída de los pétalos y el 50% restante cercano a la cosecha, correspondiendo a dosis de 100 kg ha-1 (N1), 200 kg ha-1 (N2) y un testigo sin agregado de N (N0), durante el período 2004-2005 y 2005-2006. Para determinar los niveles de N en el suelo, expresado como nitratos, se extrajeron muestras del mismo a tres profundidades 0-30; 30-60; 60-90 cm, al inicio de floración, antes del primer riego y después de cada riego. La lámina de agua empleada para el riego a manto osciló entre 1712 y 2400 mm, con un aprovechamiento a campo del 30%. La concentración de nitratos fue baja cuando no se fertilizó, manteniéndose alrededor de 22 mg kg-1 en superficie y reduciéndose a la mitad a la profundidad de 30-60 cm, durante el período de muestreo. En ambas dosis empleadas, el contenido de nitratos del suelo fue mayor llegando a 175 y 300 mg kg-1, respectivamente. Estos valores se igualan a los del testigo a los 30 días en el caso de N1 y a los 60 días para N2. Los resultados permiten inferir que la concentración de nitratos fue efímera en el perfil del suelo y mejoró la eficiencia de riego, principalmente durante la primavera con el fin de minimizar pérdidas de nitrógeno.
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El objetivo del trabajo fue determinar sobre 10 clones de álamos, provenientes de cruzamientos intraespecíficos de Populus deltoides e interespecíficos de Populus x canadensis, implantados en Teodelina, Santa Fe, Argentina (34°09' S; 61°15' W), la concentración de nutrientes inorgánicos en su corteza y leño, y sus relaciones con los volúmenes comerciales alcanzados a los 9 años de edad y la densidad básica de la madera. Se apearon ejemplares seleccionados, se calculó su volumen comercial individual y se determinaron la densidad básica y las concentraciones de Ca, Mg, P y K en fuste y corteza. Se realizó análisis de la varianza, test de comparación de medias de Tukey y correlación simple de los diferentes parámetros evaluados. Los resultados arrojaron diferentes contenidos de nutrientes por clon y concentraciones más bajas en la madera que en la corteza, en todos los casos. No hubo correlaciones significativas entre el volumen comercial obtenido, los valores de densidad básica de la madera y los nutrientes inorgánicos, indicando eficiencias individuales en el uso de los recursos inorgánicos.
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En este trabajo se evalúa el comportamiento del nivel freático (NF) en un área de regadío de 75.774 ha ubicadas en el tercio inferior de la cuenca del río Atuel, departamentos de General Alvear y San Rafael en la provincia de Mendoza, y su vinculación con: las pérdidas que se producen en la red de canales, las prácticas de riego y los escurrimientos sub-superficiales de zonas más elevadas. En la zona existe una red de 193 freatímetros en la que se han registrado lecturas de niveles freáticos desde 1980 a 2008, en distintas estaciones del año. El área de estudio se dividió en cuatro sub-zonas, cada una de ellas abastecida por un canal matriz de riego. La serie existente de lecturas de NF permitió elaborar planos estacionales de isohipsas e isobatas medias. Se definieron indicadores de factor de reacción freática (FRF) y de eficiencia del sistema (IES); además, se elaboraron planos de isolíneas y tablas de salinidad (conductividad eléctrica) media del agua subterránea. El análisis de los registros recopilados muestra la dirección del flujo de agua subterránea "noroeste-sureste", isohipsas con un gradiente medio de 1,54 m.Km-1 y nivel freático (NF) con una profundidad mínima media de 1.31 m. La evidencia de zonas de recarga de agua subterránea posibilita, junto a los otros planos, una rápida identificación de zonas vulnerables al ascenso del NF. El FRF permitió establecer que se incorpora al área cultivada de Alvear-Bowen un volumen de 3,7 veces más agua que la requerida por los cultivos y que el IES es del 27%. En primavera, el riego representa el 66% del volumen incorporado a la zona mientras que las precipitaciones representan el 34 % y la superficie con NF de hasta 1,0 m de profundidad es 4,8 veces mayor al promedio del área afectada en las demás estaciones. Los resultados brindan una fuente de información actualizada para la planificación del uso del suelo en la zona, para la operación del sistema de riego y para la implementación y priorización de planes de mejora en la infraestructura.
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La fritura es un proceso altamente utilizado a nivel industrial y casero, el que considera someter a las grasas a temperaturas cercanas a los 200°C, con lo cual se producen complicados cambios físicos y químicos. En Chile, se utilizan para freír mantecas hidrogenadas las cuales han mostrado alto contenido en ácidos grasos trans (AGT). Este trabajo tiene como objetivo determinar los cambios en el perfil en ácidos grasos, con énfasis en AGT, de diferentes tipos de materias grasas hidrogenadas y aceites vegetales sometidos a calentamiento. Para esto se evaluó y se sometió a un ciclo de calentamiento por 50 h 7 diferentes tipos de materias grasas y como control se consideró a aceite de girasol, se evaluaron los tiempos 0, 10, 20, 30, 40 y 50 h. La composición en ácidos grasos se realizó por cromatografía gas - liquido previa preparación de los ésteres metílicos según Norma española, UNE-EN ISO 5509. Los resultados mostraron que la composición en ácidos grasos de todas las materias grasas estudiadas presentaron modificación durante el tratamiento térmico, observándose una disminución de los ácidos grasos poliinsaturados y un aumento o preservación de los ácidos grasos monoinsaturados y saturados. Los ácidos grasos trans mostraron contenidos importantes en mantecas hidrogenadas (20%), los que se mantuvieron constantes durante todo el calentamiento. El aceite de girasol y el de girasol alto oleico resultaron ser los más adecuados para freír, ya que no mostraron presencia de AGT y se mantuvieron aptos para ser utilizados hasta las 40 h de calentamiento.
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El trabajo se realizó para determinar la concentración óptima de la mezcla vermicompost:arena (VC:A; v:v) que satisfaga las necesidades nutricionales del cultivo de chile tipo Húngaro (Capsicum annum) bajo condiciones protegidas. Las mezclas evaluadas fueron cuatro combinaciones de VC:A con las relaciones 1:1, 2:1, 3:1, 4:1 y un testigo 0:1 (arena más solución nutritiva). Las variables evaluadas fueron altura de planta y diámetro basal del tallo, en el fruto longitud, diámetro ecuatorial, espesor del pericarpio, número de lóculos, peso y rendimiento. Se utilizó un diseño en bloques al azar con cinco repeticiones. Para determinar el efecto de los tratamientos sobre las variables evaluadas se aplicó el ANDEVA y para la comparación de medias se utilizó la prueba de Tukey0,05. Se determinó que para las variables evaluadas en el cultivo del chile como: altura de planta, diámetro basal del tallo, longitud del fruto, espesor del pericarpio, número de frutos por planta, peso de fruto y rendimiento, presentaron diferencias altamente significativas (P≤0,01) mientras que las variables diámetro ecuatorial y número de lóculos del fruto resultaron estadísticamente iguales. La relación 1:1 en volumen de VC:A resultó la mezcla más adecuada para el desarrollo del cultivo de chile tipo Húngaro bajo condiciones protegidas.
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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.
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En el marco de un ya concluido proyecto de investigación titulado: 'Imágenes de España en la arquitectura rioplatense' analizamos las impresiones del célebre arquitecto argentino Martín Noel en su libro de viajes España vista otra vez, escrito y publicado en la Península mientras dirigía en Sevilla las obras del Pabellón Argentino en la Exposición Iberoamericana de 1929. Estábamos por abocarnos a otros temas, cuando encontramos casualmente un raro libro español de la época prologado por Noel. Nos referimos al volumen Casas de campo españolas, de Alfredo Baeschlin, arquitecto suizo residente en España. El libro reúne cincuenta proyectos originales de viviendas 'típicas' de las diversas regiones de España con profusión de planos, perspectivas y una memoria escrita en la que se destacan tanto sus virtudes funcionales como su respeto al carácter 'español'. Pensamos pues que dicho azaroso hallazgo constituye una oportunidad para analizar qué se entendía por 'lo español' en la arquitectura de los años veinte, a ambas orillas del Atlántico, estudiando las miradas cruzadas del autor europeo y el prologuista americano con la particularidad de que, pese a ser ambos entusiastas estudiosos de lo hispano, ninguno de ellos era español
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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.