946 resultados para Swan, Anni
Resumo:
2016
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La tesi presenta un’analisi storico-concettuale del concetto di emancipazione in Francia tra la Rivoluzione francese e gli anni Quaranta dell’Ottocento a partire dalla centralità delle donne nel processo rivoluzionario e dal problema del potere paterno e dell’ordine della famiglia. Da questa prospettiva viene ricostruito il momento di affermazione del significato moderno del concetto: prima con l’Illuminismo e poi con la Rivoluzione francese si determina un progressivo allargamento semantico che farà posto a significati politico-sociali inediti e a una serie di soggetti imprevisti. La Rivoluzione presenta infatti sulla scena un soggetto collettivo, già maturo, che dà forma all’emancipazione rivoluzionaria. Quest’ultima richiede una specifica scienza in grado di arginare i suoi effetti politici più pericolosi senza tradirne le premesse formali. A questo risponde l’Idéologie come scienza sociale sul finire della Rivoluzione. Se le donne in questi anni si mobilitano a partire dall’emancipazione rivoluzionaria, esse rappresentano al tempo stesso un problema fondamentale per l’ordine rivoluzionario come mostra il dibattito sul potere paterno che fa luce sul passaggio, fondamentale per il concetto di emancipazione, dal potere di emancipare del padre a quello dello Stato emancipatore. Gli esiti di questo dibattito si trovano nel Codice civile e nella sua emancipazione codificata, che definisce i confini giuridici e formali dell’emancipazione rivoluzionaria e le sue gerarchie. In seguito, la tesi ricostruisce le trasformazioni del concetto all’indomani della Rivoluzione nella dottrina di Saint-Simon e dei suoi allievi. Questa sarà all’origine del discorso che si sviluppa in Francia tra gli anni Trenta e Quaranta sul problema dell’emancipazione della donna che trova espressione negli scritti delle donne saint-simoniane. La tesi si ferma alle porte degli anni Quaranta quando l’emancipazione nel suo significato moderno si stabilizza e diventa un vero e proprio concetto di movimento, espressione di processi di emancipazione che si erano preparati negli anni precedenti.
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Attraverso l’analisi di riviste femminili, d’attualità e di intrattenimento, fonti raccolte in archivi d’impresa (Eni e Fiat) e fonti legate al mondo pubblicitario, questa tesi vuole indagare il rapporto tra politica e consumo in Italia durante gli anni Settanta. L’analisi è partita dallo studio della crisi petrolifera del 1973, le politiche di austerità e le loro conseguenze sui costumi e i consumi, per poi estendere lo sguardo fino agli anni Ottanta, il decennio definito della “svolta edonistica”. L’analisi delle fonti ha fatto emergere come la sfera del consumo fosse un campo di confronto politico per diverse componenti della società italiana, che appoggiarono o misero in discussione, con modalità e gradi di radicalità differenti, le valutazioni sull’accesso ai consumi proprie della classe politica. I casi studio hanno fatto emergere come sui temi dell’educazione al consumo e l’accesso all’informazione ci sia stato un confronto risultato in una formalizzazione istituzionale, diventata dominante, dell’azione e dei diritti di consumatori e consumatrici. Analizzare questi meccanismi ci permette di complicare la lettura evitando una polarizzazione che veda il consumatore o come totalmente passivo e senza autonomia di pensiero o come investito di un’eccessiva possibilità di azione e di una idealizzata carica progressista. Nel corso degli anni Settanta, infatti, le visioni e prospettive sulla sfera del consumo erano molteplici e complesse e si intrecciavano con l’attualità politica, sia per quel che riguardava gli scandali e le polemiche legate alla élite politica ed economica, sia per quel che concerneva dibattiti come quello sul ruolo della donna nella società e sulla questione ambientale. L’analisi di alcune di queste narrazioni sia problematizza il rapporto tra democrazia e benessere, sia mostra alcune tappe del percorso che ha portato alle definizioni odierne di consumo e consumatore, che sono ancora oggi centrali nel rapporto tra sfera politica e sfera del consumo.
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La presente ricerca affronta il tema delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale. In particolare, all’interno di tale vasta questione, si è voluto far emergere il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. Giorgio Castelfranco, funzionario di soprintendenza storico dell’arte, ha apportato il proprio contributo nella tutela del patrimonio grazie a diverse azioni da lui compiute durante la propria carriera. Contributo che si può far iniziare con i primi interventi di tutela, diremmo oggi, preventiva, come la compilazione del catalogo degli oggetti d’arte e degli elenchi dei monumenti, ma anche la salvaguardia delle bellezze naturali, compiuti negli anni Venti e Trenta del Novecento, presso le Soprintendenze della Puglia, dell’Umbria e della Toscana. Con l’emergenza della Guerra poi Castelfranco fu impegnato in una vera e propria opera di recupero e ricostruzione. Quest'ultima intesa non del solo patrimonio storico-artistico e monumentale, ma anche dell’amministrazione delle Belle Arti, a cui Castelfranco ha attivamente contribuito durante la reggenza della Direzione Generale sotto il Governo Badoglio. Inoltre, in occasione dei sopralluoghi ai depositi di opere d’arte toscani e durante la Missione per il recupero delle opere d’arte in Germania del 1946-1947, Castelfranco, grazie alle proprie competenze e all’esperienza maturata in decenni di attività professionale, ebbe l’occasione di dare il proprio fondamentale contributo all’individuazione e al recupero delle opere d’arte esportate illecitamente e trafugate dai nazisti.
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Nel corso degli ultimi quindici anni, il dibattito letterario italiano si è rivolto soprattutto alla persistenza dei caratteri del postmoderno italiano nella produzione letteraria nazionale, e parallelamente sulla ricerca dei sintomi e dei segnali che possano dimostrare un superamento di questo periodo storico e letterario. Le posizioni prese dalla critica letteraria sono polarizzate, da una parte i sostenitori di un necessario recupero dei caratteri al contempo realisti e modernisti e dall’altra coloro che ritengono che il postmoderno sia evoluto verso una forma più matura. In questo lavoro, sulla scorta di Luperini, Donnarumma e Cortellessa, consideriamo il postmoderno come una fase artistica e storica consumata. Pertanto, abbiamo indagato le forme che rappresentano i nodi tematici più riconoscibili della nuova produzione letteraria italiana; lo si è fatto attraverso le opere di alcuni autori che più di altri mostrano una sensibilità comune e degli elementi problematici affini, malgrado delle differenze stilistiche profonde. Abbiamo scelto di concentrarci sulla produzione di Giorgio Falco, Nicola Lagioia, Laura Pugno e Giorgio Vasta. Nella prima parte, abbiamo osservato la presenza della corporalità in alcune opere di tali autori, alfine di verificare le modalità del ritorno alla dimensione fisica dell’esistenza. Nella seconda parte, abbiamo indagato il ritorno all’impegno, osservando la rappresentazione degli anni Settanta e Ottanta e lo sguardo degli autori verso la città diffusa del nord Italia.
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Introduzione: dal 2018 è attiva in Emilia-Romagna una rete multidisciplinare per i casi di morte cardiaca improvvisa (MCI). In questo studio sono riportate le caratteristiche della rete e i risultati dei primi quattro anni di attività. Materiali e metodi: sono inclusi i casi di MCI avvenuti in Emilia-Romagna dal 2018 in soggetti con età > 1 anno e ≤55 anni. L’autopsia è stata eseguita secondo le raccomandazioni internazionali ed il cuore inviato all’Unità di Patologia Cardiovascolare del Policlinico di Sant’Orsola. A seconda degli scenari sono state eseguite analisi genetiche, tossicologiche e microbiologiche. In caso di patologie geneticamente determinate o nelle morti sine materia è stato avviato lo screening familiare. Risultati: nei primi quattro anni di attività sono pervenuti 83 casi (età media 37 anni). In tutti i casi è stato eseguito un esame cardio-patologico completo e in 55 soggetti (66%) l’analisi genetica. Tra i 75 casi completati, è stata identificata una causa certa/altamente probabile di decesso in 66 (88%). Le patologie coronariche sono la patologia più frequentemente diagnostica (20 casi, 27%) seguita dalle cardiomiopatie (21%), mentre in 9 soggetti è stata riscontrata una malattia infiammatoria. L’indagine genetica è stata completata in 42 casi, identificando in 8 una mutazione causativa o una variante verosimilmente patogena (materiale inidoneo in 9). Successivamente, è stato eseguito lo screening in 14 famiglie di probandi deceduti per patologie non acquisite identificando sei soggetti di altrettante famiglie con un fenotipo positivo o dubbio. L’analisi genetica ha permesso di individuare quattro parenti con la stessa mutazione/variante verosimilmente patogena del probando. Complessivamente, in quattro soggetti è stato impiantato un defibrillatore per la prevenzione primaria della MCI. Conclusioni: la rete multidisciplinare della MCI in Emilia-Romagna ha permesso di identificare una causa di decesso in quasi nove casi su dieci, diagnosticare diversi parenti affetti e approntare strategie preventive per la MCI.
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Il presente lavoro vuole studiare la produzione cinematografica degli anni ’50, per molti versi peculiare, dal punto di vista della sceneggiatura e degli sceneggiatori. Il cinema negli anni’50 è stato a lungo considerato transitorio: separava il quinquennio neorealista (del quale viene considerato il traditore dei valori fondanti) dal cinema degli anni Sessanta. Sono gli anni della ricerca di un cinema che possa raggiungere un pubblico di massa e per questo motivo di profonda sperimentazione, sia sul piano cinematografico-narrativo sia nei modi di produzione. Già durante gli anni del Neorealismo, ma in maniera ancora più evidente durante gli anni ’50, si afferma il modello di scrittura che Villa chiama “botteghe di scrittura”, sottolineando al contempo il lavoro artigianale e collettivo al tavolo di elaborazione delle sceneggiature. Infatti, è riscontrabile dai lunghi elenchi di nomi nei credits come il lavoro di scrittura si creava attraverso la relazione fra gruppi di individui che condividevano (nei limiti del possibile) idee politiche e idee di cinema, facendo della discussione l’elemento fondante della creazione. Il lavoro vuole concentrarsi essenzialmente sui film a episodi. In particolare, il case study sarà Altri Tempi (1952) di Alessandro Blasetti. Il film verrà analizzato attraverso le fonti di archivio contenute nel Fondo Blasetti, scandagliando i documenti essenziali che ricostruiscono la genesi e lo sviluppo dal punto di vista della scrittura scenica. Si prediligeranno appunti del regista sulla sceneggiatura e corrispondenze con gli addetti ai lavori dei due film, ricercando se possibile di ricostruire l’apporto degli sceneggiatori all’interno dei singoli episodi e in relazione al regista. Faremo riferimento anche alle relazioni degli sceneggiatori presenti nel fondo e si procederà verso una mappatura quanto più accurata del lavoro di scrittura che ha avuto luogo.
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Ogni lingua rispecchia la cultura della nazione alla quale appartiene e il cinese ne è l’esempio più emblematico. È una lingua capace di modificarsi e arricchirsi continuamente in accordo con gli avvenimenti contemporanei. Questa tesi intende presentare i neologismi della lingua cinese degli ultimi vent’anni che rispecchiano appieno i cambiamenti e le innovazioni in diversi ambiti della vita sia in Cina sia in tutto il mondo e che non hanno equivalenti nella lingua italiana. Inoltre, l’elaborato si focalizza sulle caratteristiche e sulle particolarità della morfologia cinese e fornisce un quadro generale dei contesti sociolinguistici e delle strategie collegati alla formazione dei neologismi più recenti.
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Obiettivo del presente elaborato è quello di realizzare, a partire dall’analisi del romanzo Patria di Fernando Aramburu, uno studio del linguaggio di cui si è valsa, per oltre quarant’anni, l’organizzazione terroristica ETA per legittimare il proprio operato, nonché la violenza alla quale spesso ha fatto ricorso per perseguire i propri scopi. Dopo aver delineato il contesto storico in cui questa si muove, si farà luce, quindi, sui concetti cardine di «discorso politico», «manipolazione» ed «eufemismo», al fine di comprendere meglio di quali strumenti la banda si è servita per giustificare, dinnanzi alla società basca, la presunta bontà della propria causa. All’interno dell’analisi si alterneranno, poi, esempi tratti dal libro, quali dialoghi, o monologhi, ad autentici comunicati rilasciati dall’ETA nel corso degli anni. Si avrà modo di osservare, quindi, come sia possibile, attraverso un uso manipolatorio del linguaggio, plasmare la realtà per asservirla ai propri interessi. Si delinea, infine, la necessità, secondo Aramburu, di far fronte alle narrazioni fallaci imposte dai terroristi attraverso una letteratura verace che riporti la realtà in modo oggettivo. Solo così, infatti, è possibile superare un «conflitto» lungo mezzo secolo e auspicare, finalmente, l’avvento della pace nei Paesi Baschi.
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To compare the hemodynamic changes following two different lipid emulsion therapies after bupivacaine intoxication in swines. Large White pigs were anesthetized with thiopental, tracheal intubation performed and mechanical ventilation instituted. Hemodynamic variables were recorded with invasive pressure monitoring and pulmonary artery catheterization (Swan-Ganz catheter). After a 30-minute resting period, 5 mg.kg-1 of bupivacaine by intravenous injection was administered and new hemodynamic measures were performed 1 minute later; the animals were than randomly divided into three groups and received 4 ml.kg-1 of one of the two different lipid emulsion with standard long-chaim triglyceride, or mixture of long and medium-chain triglyceride, or saline solution. Hemodynamic changes were then re-evaluated at 5, 10, 15, 20 and 30 minutes. Bupivacaine intoxication caused fall in arterial blood pressure, cardiac index, ventricular systolic work index mainly and no important changes in vascular resistances. Both emulsion improved arterial blood pressure mainly increasing vascular resistance since the cardiac index had no significant improvement. On the systemic circulation the hemodynamic results were similar with both lipid emulsions. Both lipid emulsions were efficient and similar options to reverse hypotension in cases of bupivacaine toxicity.
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The importance of interface effects for organic devices has long been recognized, but getting detailed knowledge of the extent of such effects remains a major challenge because of the difficulty in distinguishing from bulk effects. This paper addresses the interface effects on the emission efficiency of poly(p-phenylene vinylene) (PPV), by producing layer-by-layer (LBL) films of PPV alternated with dodecylbenzenesulfonate. Films with thickness varying from similar to 15 to 225 nm had the structural defects controlled empirically by converting the films at two temperatures, 110 and 230 degrees C, while the optical properties were characterized by using optical absorption, photoluminescence (PL), and photoluminescence excitation spectra. Blueshifts in the absorption and PL spectra for LBL films with less than 25 bilayers (<40-50 nm) pointed to a larger number of PPV segments with low conjugation degree, regardless of the conversion temperature. For these thin films, the mean free-path for diffusion of photoexcited carriers decreased, and energy transfer may have been hampered owing to the low mobility of the excited carriers. The emission efficiency was then found to depend on the concentration of structural defects, i.e., on the conversion temperature. For thick films with more than 25 bilayers, on the other hand, the PL signal did not depend on the PPV conversion temperature. We also checked that the interface effects were not caused by waveguiding properties of the excited light. Overall, the electronic states at the interface were more localized, and this applied to film thickness of up to 40-50 nm. Because this is a typical film thickness in devices, the implication from the findings here is that interface phenomena should be a primary concern for the design of any organic device. (C) 2011 American Institute of Physics. [doi:10.1063/1.3622143]
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Heterosentis hirsutus n. sp. is described from Cnidoglanis macrocephalo (Siluriformes: Plotosidae) from the Swan Estuary, Western Australia. It is distinguished by having 14 longitudinal rows of 6-7 hooks per row on the proboscis, a trunk armed anteriorly and posteriorly (=genital spines) with minute spines and lemnisci that may extend to the poster;or margin of the proboscis receptacle The new species also has prominent fragmented nuclei in its trunk well. New information is given for Heterosentis plotosi Yamoguti, 1935 from Plotosus lineatus (Siluriformes: Plotosidae) and H. poraplagusiarum (Nickol, 1972) Amin, 1985 from Paraplogusia guttata (Pleuronectiformes: Cynoglossidoe), both from Queensland. A key to the species of Heterosentis Van Cleave, 1931 is provided. The Arhythmacanthidae subfamilies are reviewed: there is little utility in the recognition of these taxa because of the small number of genera involved and the validity/ of the characters on which they ore based is in doubt, particularly whether trunk spines are present or absent. Only Acanthocephaloides Meyer, 1932, Breizocanthus Golvon, 1969, Euzetocanthus Golvan & Houin, 1964, Heterosentis, Hypoechinorhynchus Yamaguti, 1939 and Paracanthocepholoides Golvan, 1969 of the Arhythmacanthidae are considered valid. A key to these genera is provided. The monotypic genus Neocanthocepholoides Cable & Quick, 1954 is considered a new synonym of Acanthocephaloides thus creating Acanthocephaloides spinicaudatus (Cable & Quick, 1954) n. comb. Arhythmocanthus Yamaguti, 1935 is maintained as a synonym of Heterosentis because the distinction between two and three hook types is made equivocal when the transition between the opical and subapical hooks is gradual.
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Background. Acute mesenteric ischemia is a potentially fatal vascular emergency with mortality rates ranging between 60% and 80%. Several studies have extensively examined the hemodynamic and metabolic effects of superior mesenteric artery occlusion. On the other hand, the cardiocirculatory derangement and the tissue damage induced by intestinal outflow obstruction have not been investigated systematically. For these reasons we decided to assess the initial impact of venous mesenteric occlusion on intestinal blood flow distribution, and correlate these findings with other systemic and regional perfusion markers. Methods. Fourteen mongrel dogs were subjected to 45 min of superior mesenteric artery (SMAO) or vein occlusion (SMVO), and observed for 120 min after reperfusion. Systemic hemodynamics were evaluated using Swan-Ganz and arterial catheters. Regional blood flow (ultrasonic flow probes), intestinal O(2)-derived variables, and mesenteric-arterial and tonometric-arterial pCO(2) gradients (D(mv-a)pCO(2) and D(t-a)pCO(2)) were also calculated. Results. SMVO was associated with hypotension and low cardiac output. A significant increase in the regional pCO(2) gradients was also observed in both groups during the ischemic period. After reperfusion, a progressive reduction in D(mv-a)pCO(2) occurred in the SMVO group; however, no improvement in D(t-p)CO(2) was observed. The histopathologic injury scores were 2.7 +/- 0.5 and 4.8 +/- 0.2 for SMAO and SMVO, respectively. Conclusions. SMV occlusion promoted early and significant hemodynamic and metabolic derangement at systemic and regional levels. Additionally, systemic pCO(2) gradient is not a reliable parameter to evaluate the local intestinal oxygenation. Finally, the D(t-a)pCO(2) correlates with histologic changes during intestinal congestion or ischemia. However, minor histologic changes cannot be detected using this methodology. (C) 2010 Elsevier Inc. All rights reserved.
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Background: The aim of this study was to evaluate the degree of tricuspid valve insufficiency after orthotopic cardiac transplantation with bicaval anastomosis and prophylactic donor heart annuloplasty. Methods: At present, our cardiac transplantation experience includes 478 cases. After January 2002, we included 30 consecutive patients in this study who had undergone orthotopic cardiac transplantation and survived >6 months. The patients were divided into 2 groups: group I, 15 patients who underwent transplantation with prophylactic tricuspid annuloplasty on the donor heart with the De Vega technique; and group II, 15 patients who underwent transplantation without this procedure. Their preoperative clinical characteristics were the same. During the late postoperative follow-up, the degree of tricuspid insufficiency was evaluated by transthoracic Doppler echocardiography and assessed according to the Simpson scale: 0, absent; 1, mild; 2, moderate; and 3, severe. Hemodynamic parameters were evaluated invasively by means of a Swan-Ganz catheter during routine endomyocardial biopsies. Results: The mean follow-up time was 26.9 +/- 5.4 months (range, 12-36 months). In group I, 1 patient (6.6%) died from infection in the 18th month after the operation; the death was not related to the annuloplasty. In group II, 1 death (6.6%) occurred after 10 months because of rejection (P > .05). After the 24-month follow-up, the mean degree of tricuspid insufficiency was 0.4 +/- 0.5 in group I and 1.7 +/- 0.9 in group II (P < .05). Similarly, the 2 groups were significantly different with respect to the right atrium pressure, which was higher in group II. Conclusions: Prophylactic tricuspid annuloplasty on the donor heart was able to reduce significantly the degree of valvular insufficiency, even in cardiac transplantation with bicaval anastomosis; however, it did not modify significantly the hemodynamic performance of the allograft during the investigation period. It is very important to extend the observation period and casuistics to verify other benefits that this technique may offer.
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Background: Several factors have been implicated in the high-mortality rate of posttraumatic pneumonectomy. In this study, we evaluated the hemodynamic and echocardiographic changes induced by pneumonectomy and fluid resuscitation after hemorrhagic shock. Methods: Fourteen dogs were bled to a target mean arterial pressure of 40 mmHg. The animals were assigned to two groups: control (no fluid resuscitation) and lactated Ringer`s (3 x shed blood volume). The left pulmonary hilum was cross clamped, and the animals were observed for 60 minutes. Systemic hemodynamics was evaluated using Swan-Ganz, arterial catheter, and ultrasonic flow probe. Systemic O(2)-derived variables were calculated. Ejection fraction was determined by two-dimensional echocardiography. Results: Fluid resuscitation improved the mean arterial pressure and systemic oxygen delivery. After pneumonectomy, no significant increase in right ventricular pressure was observed in the LR group. No signs of major ventricular dilation or changes in arterial oxygenation were observed. Conclusion: Our data suggest that pneumonectomy is not associated with early pulmonary hypertension; gentle fluid resuscitation improves cardiovascular performance and is not associated with an increase in right ventricular pressure.