972 resultados para MADRE E HIJO
Resumo:
Relationships between oral health status in children with disability and their mothers’ depressive symptoms Aim. The purpose of the present study was to evaluate the relationships between oral health status in children with chronic medical conditions and their mothers’ depressive symptoms. Methods. Fifty-one children (25 male and 26 female, ranging from 2 to 18 years) affected by chronic systemic diseases followed at the Sant’Orsola-Malpighi Hospital in Bologna, ,and, were referred with their mothers at the Dental Department of Bologna. Children were subclassified in 3 groups according to the ASA classification and orally examined for hygiene status, gingival condition and dental caries. The indexes used were O’Leary plaque Index (PI), bleeding on probing index (BOP), dmft/DMFT. Mothers were interviewed on knowledge about oral diseases prevention for their children and daily management (hygiene habits, sugared aliments consumption). Statistical analysis was performed through the use of linear regression. Results. The relationships between ASA and IP as well as between ASA and BOP are statistically significant (α = 0,01). Seventy percent of patients and their relatives in ASA groups 3 and 4 never received information on oral health and prevention of oral diseases by paediatricians and/or dentists. The 53% of mothers present depressive symptoms. The relationships between degree of depressive symptoms and dmft/DMFt as well as between degree of depressive symptoms and sugared aliments daily consumption are statistically significant (α = 0,05). Conclusion. Our results give support to the hypothesis of an association between degree of systemic disease and oral hygiene status. The psychological mothers condition seams to play a role on the oral conditions of their sons. Our analysis shows the needs for an interdisciplinar approach in order to promote the oral health of children with disability.
Resumo:
Punto di partenza per il lavoro presentato, sono le tematiche legate alle pratiche di consumo di cibo in un’ottica che superi una semplice visione utilitaristica delle stesse, mentre viene evidenziato invece il più profondo rapporto uomo-cibo e i fenomeni di socializzazione che ne scaturiscono. Si trovano pertanto a coniugarsi la sociologia dei consumi e la sociologia della cultura. La base per questa visione del cibo e delle pratiche di produzione e consumo ad esso collegate è l’ipotesi che nel rapporto uomo-cibo sia individuabile un livello di significato superiore al mero utilitarismo/nutrizionismo, che si compone di una dimensione strutturale, una dimensione simbolica ed una dimensione metaforica. Il cibo, e di conseguenza tutte le pratiche ad esso collegate (produzione, elaborazione, consumo), rientrano pertanto in maniera naturale nella categoria “cultura”, e quindi, accostandoci al paradigma del passaggio da natura a società, attraverso il cibo si crea e si alimenta la socialità del consorzio umano, e quindi l’umanità stessa. Accostando a queste concettualizzazioni l’idea che il consumo in generale possa diventare una prassi tramite cui esperire una più diffusa ricerca di sostenibilità nello sviluppo del territorio, (facendosi carico delle conseguenze socio-ambientali derivanti dalla fruizione di determinati oggetti piuttosto che altri), si è sviluppata l’ipotesi che al consumo alimentare possa competere un ruolo precipuamente attivo nella definizione di pratiche sociali orientate alla sostenibilità, capaci cioè di integrare attraverso il consumo – e in relazione all’indebolimento delle tradizionali agenzie di socializzazione – quella perdita di senso civico e solidarietà organizzata che sperimentiamo nelle prassi di vita quotidiana. Sul piano operativo, la tesi è articolata in sei capitoli: • Il percorso presentato prende le mosse dalla considerazione che il cibo, inteso in un’ottica sociologica, costituisce un fattore culturale non irrilevante, anzi fondamentale per il consorzio umano. Si fornisce quindi una breve descrizione del ruolo del cibo nei suoi accostamenti con la definizione di un territorio (e quindi con la sua storia, economia e società), con le arti visive, con il cinema, con la musica, ma anche con la sfera sensoriale (tatto, gusto, olfatto) ed emotivo-cognitiva (psiche) dell’uomo. • Successivamente, si analizza nello specifico la funzione socializzante delle pratiche alimentari, ripercorrendo le tappe principali degli studi classici di sociologia e antropologia dell’alimentazione e introducendo anche l’idea di cibo come simbolo e metafora, che si riflettono sul piano sociale e sulle relazioni tra gli individui. La constatazione che le pratiche legate al cibo sono le uniche attività umane da sempre e per sempre irrinunciabili è un chiaro indicatore di come esse giochino un ruolo fondamentale nella socializzazione umana. • Nel terzo capitolo, la prospettiva simbolico-metaforica è la base di un’analisi di tipo storico delle pratiche alimentari, nello specifico delle pratiche di consumo di cibo, dalle origini dell’umanità ai giorni nostri. Viene presentato un excursus essenziale in cui l’attenzione è focalizzata sulla tavola, sui cibi ivi serviti e sugli eventi di socializzazione che si sviluppano attorno ad essa, considerando situazioni storico-sociali oggettive di cui si è in grado, oggi, di ricostruire le dinamiche e le fasi più significative. • Il quarto capitolo costituisce un momento di riflessione teorica intorno al tema della globalizzazione nella contemporaneità. Sia per una logica progressione cronologica all’interno del lavoro presentato, sia per la rilevanza in quanto inerente alla società attuale in cui viviamo, non si è potuto infatti non soffermarsi un po’ più a fondo sull’analisi delle pratiche alimentari nella contemporaneità, e quindi nella società generalmente definita come “globalizzata” (o “mcdonaldizzata”, per dirla alla Ritzer) ma che in realtà è caratterizzata da un più sottile gioco di equilibri tra dimensione locale e dimensione globale, che si compenetrano come anche nel termine che indica tale equilibrio: il “glocale”. In questo capitolo vengono presentati i principali riferimenti teorici relativi a queste tematiche. • Nel quinto capitolo è stata analizzata, quindi, la declinazione in senso “alimentare” della relazione tra globale e locale, e quindi non solo i mutamenti intercorsi nella contemporaneità nelle pratiche di produzione, scambio e consumo di cibo con particolare riferimento ai sistemi culturali e al territorio, ma anche alcune proposte (sia teoriche che pratiche) a garanzia di uno sviluppo sostenibile del territorio, che trovi i suoi fondamenti sulla perpetuazione di modalità tradizionali di produzione, commercio e consumo di cibo. • Nel sesto capitolo viene analizzato un caso di studio significativo, (il movimento Slow Food, con il suo progetto Terra Madre) senza la pretesa di confermare o smentire né le ipotesi di partenza, né i concetti emersi in itinere, ma semplicemente con l’intenzione di approfondire il percorso svolto attraverso l’esemplificazione operativa e la ricerca entro un piccolo campione composto da testimoni significativi e intervistati, sottoposti a colloqui e interviste incentrate su item inerenti i temi generali di questo lavoro e sul caso di studio considerato. La scelta del caso è motivata dalla considerazione che, alla luce delle filosofia che lo anima e delle attività che svolge, il movimento Slow Food con il progetto Terra Madre costituisce una vera e propria eccellenza nella pianificazione di uno sviluppo sostenibile del territorio e delle sue risorse, tanto economiche quanto sociali e culturali. L’intera analisi è stata condotta tenendo presente l’importanza della comparazione e della collocazione del singolo caso non solo nel contesto sociale di riferimento, ma anche in sintonia con l’ipotesi della ricerca, e quindi con l’assunto che le pratiche alimentari possano guidare uno sviluppo sostenibile del territorio. Per analizzare la realtà individuata, si è in primo luogo proceduto alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni volte alla ricostruzione della sua storia e del suo sviluppo attuale. Le informazioni sono state raccolte attraverso l’analisi di materiali, documenti cartacei e documenti multimediali. Si è poi proceduto con colloqui in profondità a testimoni significativi individuati nell’ambito delle attività promosse da Slow Food, con particolare riferimento alle attività di Terra Madre; le informazioni sono state elaborate con l’ausilio dell’analisi del contenuto. Alla luce di quanto analizzato, tanto a livello teorico quanto a livello empirico, la tesi si conclude con alcune considerazioni che, in linea con la finalità dichiarata di approfondire (più che di confermare o smentire) le ipotesi di partenza circa un ruolo fondamentale delle pratiche alimentari nello sviluppo sostenibile del territorio, non possono comunque non tendere ad una convalida dei concetti introduttivi. Si individuano pertanto spunti importanti per affermare che nelle pratiche alimentari, nei tre momenti in cui trovano specificazione (la produzione, lo scambio, il consumo), siano individuabili quei semi valoriali che possono dare solidità alle ipotesi di partenza, e che quindi - nell’intento di operare per uno sviluppo sostenibile del territorio - sia possibile farne un valido strumento al fine di costruire dei veri e propri percorsi di sostenibilità ancorati ai concetti di tutela della tradizione locale, recupero e salvaguardia dei metodi tradizionali di produzione e conservazione, certificazione di tipicità, controllo della distribuzione, riscatto e promozione delle modalità tradizionali di consumo con particolare riferimento alle culture locali.
Resumo:
La ricerca Il rapporto madre-figlia nelle letterature femminili maghrebine (1980-2010) comprende due sezioni: la prima analizza le principali caratteristiche del mondo maghrebino femminile e le peculiarità della scrittura dell’intellettuale nord-africana, la seconda è incentrata sull’analisi testuale dei romanzi maghrebini femminili più rappresentativi. Il lavoro di analisi verte sullo studio di varie autrici maghrebine che coprono un vasto ventaglio temporale: dal 1980 al 2010. Di ogni autrice vengono analizzati i romanzi in cui è possibile rinvenire la tematica oggetto della tesi: il rapporto madre-figlia. I romanzi studiati sono raggruppati secondo quattro macro direttrici tematiche: i romanzi in cui il rapporto filiale è caratterizzato dalla violenza; le opere in cui il rapporto madre-figlia è caratterizzato dall’assenza fisica della genitrice; i romanzi in cui il rapporto filiale è caratterizzato dall’incomprensione ed infine le produzioni in cui la relazionalità madre-figlia è caratterizzata da un rapporto di amore e sostegno reciproco.
Resumo:
La ricerca verte sull'osservazione di alcune specifiche dinamiche archetipiche rilevabili all’interno dell'inconscio collettivo di fine Ottocento e della profonda influenza che queste ebbero tanto sulla cultura e sulla società ispano-americana del tempo, quanto sulla specifica corrente letteraria modernista. L’archetipo di cui si analizza la riemersione letteraria è quello della Grande Madre, come teorizzato da C. G. Jung e perfezionato con i successivi studi di Erich Neumann. Avvalendosi, in particolare, delle riflessioni di quest'ultimo e spaziando fino ad includere contributi psicoanalitici e studi simbolici successivi (in particolare quelli di James Hillman, Gaston Bachelard e Gilbert Durand) si evidenzia la dominanza archetipica della Grande Madre all'interno del Modernismo ispano-americano, intesa tanto in senso transpersonale (cioè come rappresentazione dell'inconscio) quanto in senso più specificamente rappresentativo del Femminile. Si applica, infine, il vaglio della critica archetipica alle opere di Delmira Agustini, Alfonsina Storni e Juana de Ibarbourou, dirigendo, in particolar modo, l'analisi alla rappresentazione letteraria degli aspetti di questo archetipo identificati come ‘negativi’, e, quindi, più duramente sottoposti a rimozione nel corso dei secoli.
Resumo:
La sintomatologia ansiosa materna nel periodo prenatale risulta influire negativamente non sullo stato materno ma anche sul successivo sviluppo infantile, Tuttavia, sono limitati gli studi che hanno considerato lo specifico contributo dei disturbi d’ansia nel periodo prenatale. L’obiettivo generale dello studio è quello di indagare nel primo periodo post partum la relazione tra psicopatologia ansiosa materna e: temperamento e sviluppo neonatale, qualità del caregiving materno e dei pattern interattivi madre-bambino. 138 donne sono state intervistate utilizzando SCID-I (First et al., 1997) durante il terzo trimestre di gravidanza. 31 donne (22,5%) presentano disturbo d’ansia nel periodo prenatale. A 1 mese post partum il comportamento del neonato è stato valutato mediante NBAS (Brazelton, Nugent, 1995), mentre le madri hanno compilato MBAS (Brazelton, Nugent, 1995). A 3 mesi postpartum, una sequenza interattiva madre-bambino è stata videoregistrata e codificata utilizzando GRS (Murray et al., 1996). La procedura dello Stranger Episode (Murray et al., 2007) è stata utilizzata per osservare i pattern interattivi materni e infantili nell’interazione con una persona estranea. I neonati di madri con disturbo d’ansia manifestano alle NBAS minori capacità a livello di organizzazione di stati comportamentali, minori capacità attentive e di autoregolazione. Le madri ansiose si percepiscono significativamente meno sicure nell’occuparsi di loro, valutando i propri figli maggiormente instabili e irregolari. Nell’interazione face to face, esse mostrano comportamenti significativamente meno sensibilI, risultando meno coinvolte attivamente con il proprio bambino. Durante lo Stranger Episode, le madri con fobia sociale presentano maggiori livelli di ansia e incoraggiando in modo significativamente inferiore l’interazione del bambino con l’estraneo. I risultati sottolineano l’importanza di valutare in epoca prenatale la psicopatologia ansiosa materna. Le evidenze confermano la rilevanza che può assumere un modello multifattoriale di rischio in cui i disturbi d’ansia prenatali e la qualità del caregiving materno possono agire in modo sinergico nell’influire sugli esiti infantili.
Resumo:
Signatur des Originals: S 36/G03301
Resumo:
El trabajo aborda la situación que atraviesa la fracción más importante de trabajadores de la actividad rural de la Provincia de Misiones; los trabajadores y trabajadoras de la cosecha de la Yerba Mate (tareferos), una de las actividades económicas más importantes y distributivas de la zona, y con mayor utilización de mano de obra rural. La Tarefa es una emblemática actividad por la histórica explotación que han sufrido estos trabajadores. Ha sido reflejada en numerosas novelas, películas y canciones, como por ejemplo “El mensú” de Ramón Ayala. La autora realiza en su tesis una sucinta descripción de la evolución histórica de la Protección Social en Argentina, con sus avances y retrocesos, incluyendo los recientes años de desregulación y flexibilización vinculados a la época de los noventas y la llamada “globalización” neoliberal.
Resumo:
Reseña de la Maestría en Políticas Sociales, Facultad de Humanidades y Ciencias Sociales, UNaM. Dirección: Elena Maidana. Año: 2012. La autora nos presenta una mirada y un análisis diferente sobre la “Asignación Universal por Hijo para la Protección Social (AUH)”. La investigación se centra en visibilizar la importancia del acceso a la información como política pública e identifica las percepciones y las significaciones que construyen los sujetos sociales involucrados en dicha política pública. Son distintos los ámbitos en los cuales los actores despliegan la capacidad adquirida para apropiarse de los recursos necesarios para la producción y reproducción social: doméstico, familiar, social-barrial, político, entre otros. Al mismo tiempo, estos recursos se ponen a prueba en la búsqueda de resultados y potencialidades, que les permiten la adquisición y aprendizaje de otros (Dieringer, 91).
Resumo:
Sobre la base de materiales originales, el trabajo explora las canciones de cuna del área de Cuyo, analizando los contenidos de conciencia cultural (percepciones, representaciones, conceptos, vivencias) y por tanto intersubjetivos. Toma en cuenta su relación con las ideas de sueño, vitalidad, corporalidad, desarrollo físico y emocional del infante, efecto sonoro y bienestar. Intenta, a la vez, mostrar cómo las canciones de cuna han sido reconfiguradas, incorporando diversos elementos nativos y redefiniendo las concepciones de raigambre europea.
Resumo:
La figura del hijo pródigo conforma, junto con otras de origen mitológico, la galería de símbolos axiales de la poesía neorromántica argentina del '40. Constituye un recurso retórico e imaginario de primer orden en el proceso de mitificación del sujeto, reconocible en la lírica de los poetas neorrománticos. La imagen bíblica se desarrolla en las transposiciones poéticas de un modo sistemático: reaparece en un número significativo de casos, en escritores vinculados a través de cenáculos literarios y revistas, en un lapso relativamente acotado de tiempo. Por otra parte, la condición sistemática del símbolo se verifica cuando su uso frecuente encuentra una motivación en la poética y en la visión del mundo de un autor. Tal es el caso de Enrique Molina, para quien el destino errante se asume como rasgo antropológico esencial. En su universo imaginario, el hijo pródigo tiene un valor axial, ya que reaparece con cierta frecuencia a partir de Pasiones terrestres (1946) como un medio para representar, a través de alusiones expresas y transposiciones, la ruptura del yo con el orden familiar y social heredados. En el presente estudio se propone considerar los poemas en los cuales Molina recrea la figura. La observación se concentra en el giro hermenéutico operado por el poeta en la materia bíblica original, los eventuales cauces de mediación que hacen posible este giro y su sentido en la obra literaria de Molina.
Resumo:
La universalización de las asignaciones familiares a través de la implementación de la Asignación Universal por Hijo (en adelante AUH), teniendo en cuenta el número de menores que se ven beneficiados por esta política (más de 3,5 millones), generó un amplio debate por diferentes investigadores, periodistas y referentes políticos, en relación a los efectos que se producirán en el corto y largo plazo en nuestra sociedad. Los investigadores del CIFRA (Centro de Investigación y Formación de la República Argentina), indican que “frente a la falta de una política clara tendiente a garantizar la demanda agregada interna, la implementación de la AUH implica un cambio importante". De este análisis se desprende la posibilidad y necesidad de conjugar la equidad social con el crecimiento económico. En el mismo sentido, resaltan “más allá de combatir la pobreza y la indigencia de forma directa, la transferencia de ingresos hacia los sectores más desprotegidos implica un fuerte impulso al consumo, generando un efecto multiplicador positivo". Existen diferentes investigaciones, a nivel nacional, que analizan el impacto de la AUH sobre los niveles de pobreza, indigencia, consumo, entre otros. El objetivo de este documento es presentar un análisis de la asignación universal por hijo y su potencial impacto sobre la Provincia de Mendoza. Para ello, en los dos primeros capítulos se describe 5 el sistema contributivo de asignaciones familiares por hijo y la nueva asignación universal no contributiva. En el capítulo tres se describen los programas asistenciales similares a la AUH, referentes a siete países de América Latina. En el capítulo cuatro se presenta la estimación del impacto potencial de la AUH en la pobreza e indigencia de nuestra provincia, como así también el impacto sobre la demanda agregada. Para finalizar se abordarán las conclusiones y recomendaciones.
Resumo:
En este trabajo nos hemos propuesto como objetivo general aportar a la comprensión de la recepción de la Asignación Universal por Hijo para Protección Social (AUH) en los discursos sociales hegemónicos, en la percepción subjetiva de los derecho-habientes de la misma y el impacto de ésta en sus trayectorias socioeconómicas de vida. A partir de los relatos de las receptoras, analizamos la experiencia y valoraciones que poseen sobre la medida, la utilización del ingreso percibido y el direccionamiento de sus gastos cotidianos. Asimismo, buscamos identificar en qué medida existe la presencia del discurso dominante en los receptores de la AUH.
Resumo:
En los últimos años, en el servicio de neonatología del hospital Teodoro J Schestakow, se ha observado un aumento de nacimientos antes de término, que con ayuda de los avances tecnológicos han logrado disminuir la morbimortalidad de los neonatos y de otros que nacen en situaciones críticas. Estos pacientes necesitan de un personal capacitado para su supervivencia, pero también es importante el vínculo madre hijo que se logra mediante lactancia materna, con sus múltiples beneficios. Los objetivos de este estudio son: determinar el grado en que la lactancia materna se realiza en recién nacidos gravemente enfermos en el servicio de neonatología del Hospital Teodoro J. Shestakow ingresados durante los meses de enero a mayo del 2009, determinar la evolución de la lactancia en prematuros, PEG y asfícticos graves durante los 35 primeros días de vida, establecer si hay relación entre el primer contacto materno y la buena evolución del recién nacido y determinar la evolución de la lactancia a partir del alta hospitalaria durante 30 días.
Resumo:
La crisis vivida a finales de 2001, marcó el fracaso del modelo neoliberal implementado durante más de una década en nuestro país. A partir de allí comenzaron a reestructurarse las políticas públicas, iniciando una época de grandes cambios. En lo que constituye al objeto de estudio, es relevante mencionar la sanción de la Ley Nacional de Educación N° 26.206 en el año 2006, que instauró a la educación como un derecho personal y social, en el cual el Estado pasó a ser el principal responsable de brindar “una educación integral, permanente y de calidad, gratuidad y equidad". Dicha Ley, junto a la implementación de la Asignación Universal por Hijo, entraron en vigencia en el año 2010. Estas dos políticas forman parte de un cuerpo de medidas que tienen como principal objetivo mejorar las condiciones de vida de los habitantes de nuestro país, al generar cambios tanto en la política de protección social como en la educativa. El tema central que aborda esta investigación es la Asignación Universal por Hijo (AUH)1 y su incidencia en el ámbito educativo. Esta medida, sancionada a través del Decreto N°1602 del año 2009, establece un subsistema no contributivo en el marco de la Ley N° 24714 de Asignaciones Familiares, ampliando la cobertura de la misma a los menores de 18 años, cuyos padres se encuentren desempleados, sean monotributistas sociales, trabajadores del servicio doméstico o del mercado informal. Incorporando, de esta manera, a un sector de la población que antes quedaba relegado. Actualmente, consiste en un pago mensual de $460 por cada hijo menor de 18 años (hasta un máximo de 5), y $1500 a cada persona discapacitada.
Resumo:
La Asignación Universal por hijo para la Protección Social se enmarca en una nueva concepción de política social que sustenta sus fundamentos en la ley 24.714 que establece el “Régimen de Asignaciones Familiares" y la ley 26.061 que tiene por objeto la “Protección integral de los Derechos de las niñas, niños y adolescentes." Dicha perspectiva posiciona a la AUH en el marco de las políticas de inclusión social reconociendo a los destinatarios de la misma como sujetos de derechos.