526 resultados para Lagarta falsa-medideira


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This work aimed to evaluate the attractiveness, non-preference for feeding and antibiosis in straight and runner growth habit peanut cultivars to Stegasta bosquella (Chambers). Eight cultivars were evaluated, four of straight growth habit (IAC Tatu, IAC 22, IAC 8112 and IAC 5) and four of runner growth habit (IAC Runner 886, IAC 147, IAC 125 and IAC 503). Free-choice and no-choice feeding tests were performed, using pairs of overlapped leaf discs with 1.0 cm diameter, which were placed in Petri dishes where third instar larvae of S. bosquella were released. The attractiveness to the larvae was assessed in predetermined times, in addition to the dry mass consumed. In the antibiosis assay, the biological parameters were evaluated: period and viability of larvae, pre-pupae, pupae, and total, weight of larvae and pupae, sex ratio and longevity. None of the runner growth habit cultivars exhibited non-preference for feeding-type resistance. Among the straight growth habit cultivars, IAC 5 and IAC 22 were the least attractive and consumed in the free-choice feeding test, and IAC 5 and IAC 8112 were the least attractive in the no-choice test. The runner growth habit cultivars IAC 147 and IAC Runner 886 affected the larval survival of S. bosquella, exhibiting antibiosis-type resistance. For the straight growth habit cultivars, IAC 22 and IAC 8112 affected the larval viability, presenting antibiosis-type resistance. The straight and runner growth habit cultivars did not influence the biological parameters of weight of pupae, sex ratio and longevity of S. bosquella.

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The aim of this work was to evaluate the resistance types in soybean genotypes to Spodoptera cosmioides (Walker) in laboratory. Soybean genotypes assessed were as follows: 'IAC 100'(resistance standard), 'BR16'(susceptible standard), 'Dowling', PI 227687, PI 274454, 'IGRA RA 626 RR', PI 227682, 'BRSGO 8360', 'IGRA RA 516 RR'and 'P 98Y11 RR'. Free-choice and no-choice feeding non-preference tests were done using two newly-hatched larvae per genotype or one third-instar larva per genotype in both tests. Larvae attractiveness was evaluated in different times, and at the end of the experiments the leaf area consumed was quantified. In the antibiosis test, newly-hatched larvae were individualized into Petri dishes, where leaflets of the genotypes were offered over the larval stage, and the following biological parameters were assessed: period and viability of larvae, pupae and overall (larvae + pupae), weight of larvae and pupae, sex ratio and adults longevity. Overall, in the feeding preference tests, significant differences were not found in leaf consumption among the genotypes. In the antibiosis assay, genotypes PI 227687, PI 227682 and 'IAC 100'caused 100% larval mortality and the lowest weight of larvae, ranging between 37.65 and 85.56 mg. All soybean genotypes evaluated do not exhibit feeding non-preference type resistance to S. cosmioides, and PI 227687, PI 227682 and 'IAC 100'highlighted for possessing antibiosis.

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The fall armyworm is a pest that feeds on various botanies species. The objective of this experiment was to study the biology of this pest in corn and cassava leaves. Caterpillars were collected in area under cultivation with cassava and maintained on artificial diet for two generations. Under controlled conditions in a climatic chamber (B.O.D) in the laboratory (25 degrees, 60 +/- 10% RH and photophase 14 hours) were evaluated daily 50 caterpillars in corn treatments and 50 in cassava, where duration and viability of the larval phase and pupal, weight of pupas were observed after 24 hours, deformation percentage of pupas and adults, longevity, fecundity and total life cycle. The viability of larvae fed on leaves of maize and cassava was 74% and 60%, respectively. The larval period of the insects was shorter in maize 16.89 days (seven instars) and cassava 20.08 days (six instars). The pupal phase lasted 11.42 days in cassava treatment and 10.87 in the maize. The pupal weight of females and males was higher in corn 204.91 mg and 198.97 mg, respectively. The biological cycle varied depending on the ingested food. Adult longevity lasted 9.88 days for insects fed on cassava leaves. Therefore, cassava affected the development of S. frugiperda.

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Pós-graduação em Agronomia (Proteção de Plantas) - FCA

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Pós-graduação em Serviço Social - FCHS

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Programa de doctorado:Sistemas Inteligentes y Aplicaciones Numéricas en Ingeniería.

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Definizione del problema: Nonostante il progresso della biotecnologia medica abbia consentito la sopravvivenza del feto, fuori dall’utero materno, ad età gestazionali sempre più basse, la prognosi a breve e a lungo termine di ogni nuovo nato resta spesso incerta e la medicina non è sempre in grado di rimediare completamente e definitivamente ai danni alla salute che spesso contribuisce a causare. Sottoporre tempestivamente i neonati estremamente prematuri alle cure intensive non ne garantisce la sopravvivenza; allo stesso modo, astenervisi non ne garantisce la morte o almeno la morte immediata; in entrambi i casi i danni alla salute (difetti della vista e dell’udito, cecità, sordità, paralisi degli arti, deficit motori, ritardo mentale, disturbi dell’apprendimento e del comportamento) possono essere gravi e permanenti ma non sono prevedibili con certezza per ogni singolo neonato. Il futuro ignoto di ogni nuovo nato, insieme allo sgretolamento di terreni morali condivisi, costringono ad affrontare laceranti dilemmi morali sull’inizio e sul rifiuto, sulla continuazione e sulla sospensione delle cure. Oggetto: Questo lavoro si propone di svolgere un’analisi critica di alcune strategie teoriche e pratiche con le quali, nell’ambito delle cure intensive ai neonati prematuri, la comunità scientifica, i bioeticisti e il diritto tentano di aggirare o di risolvere l’incertezza scientifica e morale. Tali strategie sono accomunate dalla ricerca di criteri morali oggettivi, o almeno intersoggettivi, che consentano ai decisori sostituti di pervenire ad un accordo e di salvaguardare il vero bene del paziente. I criteri esaminati vanno dai dati scientifici riguardanti la prognosi dei prematuri, a “fatti” di natura più strettamente morale come la sofferenza del paziente, il rispetto della libertà di coscienza del medico, l’interesse del neonato a sopravvivere e a vivere bene. Obiettivo: Scopo di questa analisi consiste nel verificare se effettivamente tali strategie riescano a risolvere l’incertezza morale o se invece lascino aperto il dilemma morale delle cure intensive neonatali. In quest’ultimo caso si cercherà di trovare una risposta alla domanda “chi deve decidere per il neonato?” Metodologia e strumenti: Vengono esaminati i più importanti documenti scientifici internazionali riguardanti le raccomandazioni mediche di cura e i pareri della comunità scientifica; gli studi scientifici riguardanti lo stato dell’arte delle conoscenze e degli strumenti terapeutici disponibili ad oggi; i pareri di importanti bioeticisti e gli approcci decisionali più frequentemente proposti ed adoperati; alcuni documenti giuridici internazionali riguardanti la regolamentazione della sperimentazione clinica; alcune pronunce giudiziarie significative riguardanti casi di intervento o astensione dall’intervento medico senza o contro il consenso dei genitori; alcune indagini sulle opinioni dei medici e sulla prassi medica internazionale; le teorie etiche più rilevanti riguardanti i criteri di scelta del legittimo decisore sostituto del neonato e la definizione dei suoi “migliori interessi” da un punto di vista filosofico-morale. Struttura: Nel primo capitolo si ricostruiscono le tappe più importanti della storia delle cure intensive neonatali, con particolare attenzione agli sviluppi dell’assistenza respiratoria negli ultimi decenni. In tal modo vengono messi in luce sia i cambiamenti morali e sociali prodotti dalla meccanizzazione e dalla medicalizzazione dell’assistenza neonatale, sia la continuità della medicina neonatale con il tradizionale paternalismo medico, con i suoi limiti teorici e pratici e con lo sconfinare della pratica terapeutica nella sperimentazione incontrollata. Nel secondo capitolo si sottopongono ad esame critico le prime tre strategie di soluzione dell’incertezza scientifica e morale. La prima consiste nel decidere la “sorte” di un singolo paziente in base ai dati statistici riguardanti la prognosi di tutti i nati in condizioni cliniche analoghe (“approccio statistico”); la seconda, in base alla risposta del singolo paziente alle terapie (“approccio prognostico individualizzato”); la terza, in base all’evoluzione delle condizioni cliniche individuali osservate durante un periodo di trattamento “aggressivo” abbastanza lungo da consentire la raccolta dei dati clinici utili a formulare una prognosi sicura(“approccio del trattamento fino alla certezza”). Viene dedicata una più ampia trattazione alla prima strategia perché l’uso degli studi scientifici per predire la prognosi di ogni nuovo nato accomuna i tre approcci e costituisce la strategia più diffusa ed emblematica di aggiramento dell’incertezza. Essa consiste nella costruzione di un’ “etica basata sull’evidenza”, in analogia alla “medicina basata sull’evidenza”, in quanto ambisce a fondare i doveri morali dei medici e dei genitori solo su fatti verificabili (le prove scientifiche di efficacia delle cure)apparentemente indiscutibili, avalutativi o autocertificativi della moralità delle scelte. Poiché la forza retorica di questa strategia poggia proprio su una (parziale) negazione dell’incertezza dei dati scientifici e sulla presunzione di irrilevanza della pluralità e della complessità dei valori morali nelle decisioni mediche, per metterne in luce i limiti si è scelto di dedicare la maggior parte del secondo capitolo alla discussione dei limiti di validità scientifica degli studi prognostici di cui i medici si avvalgono per predire la prognosi di ogni nuovo nato. Allo stesso scopo, in questo capitolo vengono messe in luce la falsa neutralità morale dei giudizi scientifici di “efficacia”, “prognosi buona”, “prognosi infausta” e di “tollerabilità del rischio” o dei “costi”. Nel terzo capitolo viene affrontata la questione della natura sperimentale delle cure intensive per i neonati prematuri al fine di suggerire un’ulteriore ragione dell’incertezza morale, dell’insostenibilità di obblighi medici di trattamento e della svalutazione dell’istituto del consenso libero e informato dei genitori del neonato. Viene poi documentata l’esistenza di due atteggiamenti opposti manifestati dalla comunità scientifica, dai bioeticisti e dal diritto: da una parte il silenzio sulla natura sperimentale delle terapie e dall’altra l’autocertificazione morale della sperimentazione incontrollata. In seguito si cerca di mostrare come entrambi, sebbene opposti, siano orientati ad occultare l’incertezza e la complessità delle cure ai neonati prematuri, per riaffermare, in tal modo, la precedenza dell’autorità decisionale del medico rispetto a quella dei genitori. Il quarto capitolo, cerca di rispondere alla domanda “chi deve decidere in condizioni di incertezza?”. Viene delineata, perciò, un’altra strategia di risoluzione dell’incertezza: la definizione del miglior interesse (best interest) del neonato, come oggetto, limite e scopo ultimo delle decisioni mediche, qualsiasi esse siano. Viene verificata l’ipotesi che il legittimo decisore ultimo sia colui che conosce meglio di ogni altro i migliori interessi del neonato. Perciò, in questo capitolo vengono esposte e criticate alcune teorie filosofiche sul concetto di “miglior interesse” applicato allo speciale status del neonato. Poiché quest’analisi, rivelando l’inconoscibilità del best interest del neonato, non consente di stabilire con sicurezza chi sia intitolato a prendere la decisione ultima, nell’ultimo capitolo vengono esaminate altre ragioni per le quali i genitori dovrebbero avere l’ultima parola nelle decisioni di fine o di proseguimento della vita. Dopo averle scartate, viene proposta una ragione alternativa che, sebbene non risolutiva, si ritiene abbia il merito di riconoscere e di non mortificare l’irriducibilità dell’incertezza e l’estrema complessità delle scelte morali, senza rischiare, però, la paralisi decisionale, il nichilismo morale e la risoluzione non pacifica dei conflitti.

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La costruzione di un modello efficiente di corporate governance deve offrire una disciplina adeguata dei doveri contabili. Ciò nonostante, gli ordinamenti giuridici configurano i doveri di contabilità in modo incompleto, giacché l’inadempimento di questi non comporta una sanzione diretta per il soggetto inadempiente. Come informazione sulla situazione economica e finanziaria della società, esiste un interesse pubblico nella contabilità, e questa può servire come base di giudizio a soggetti interni ed esterni all’impresa, nell’adozione delle sue scelte. Disporre di un’informazione falsa o inesatta al riguardo può comportare un danno ingiustificato alla società stessa, ai soci o ai terzi, che potranno esercitare le azioni precise per il risarcimento del danno cagionato. Per evitare la produzione di questi danni, da una prospettiva preventiva, la corporate governance delle società di capitali può prevedere dei meccanismi di controllo che riducano il rischio di offrire un’informazione sbagliata. Questi controlli potranno essere esercitati da soggetti interni o esterni (revisori legali) alla struttura della società, ed avranno una configurazione diversa a seconda che le società adottino una struttura monistica o dualistica di governance. Questo ci colloca di fronte ad una eventuale situazione di concorrenza delle colpe, giacché i diversi soggetti che intervengono nel processo d’elaborazione dell’informazione contabile versano la sua attuazione sullo stesso documento: il bilancio. Risulta dunque cruciale determinare il contributo effettivo di ciascuno per analizzare il suo grado di responsabilità nella produzione del danno.

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In questa tesi è trattato il tema della soddisfacibilità booleana o proposizionale, detta anche SAT, ovvero il problema di determinare se una formula booleana è soddisfacibile o meno. Soddisfacibile significa che è possibile assegnare le variabili in modo che la formula assuma il valore di verità vero; viceversa si dice insoddisfacibile se tale assegnamento non esiste e se quindi la formula esprime una funzione identicamente falsa. A tal fine si introducono degli strumenti preliminari che permetteranno di affrontare più approfonditamente la questione, partendo dalla definizione basilare di macchina di Turing, affrontando poi le classi di complessità e la riduzione, la nozione di NP-completezza e si dimostra poi che SAT è un problema NP-completo. Infine è fornita una definizione generale di SAT-solver e si discutono due dei principali algoritmi utilizzati a tale scopo.

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Pocos objetos hay en las Ciencias Sociales tan difíciles de precisar y abordar como la ideología. Alude a las relaciones entre conocimiento y realidad y nos sitúa en el campo de las representaciones que los hombres hacen de sí mismos y de sus relaciones con el mundo. Los hombres, a medida que se construye su subjetividad, no observan, analizan o experimentan la realidad directamente sino que lo hacen a través de complejas mediaciones. Una parte importante de esas mediaciones está constituida por lo “ideológico". Para añadir un nuevo elemento problemático se considera que la ideología no es sólo el filtro a través del cual se conoce y se significa el mundo de lo real sino que también opera para producir su conservación o transformación. Con lo cual la separación clara entre objeto y sujeto tiende a hacerse más difusa. Más allá de las dificultades que la evanescencia del objeto conlleva, su conceptualización es indispensable para completar el análisis de la realidad social y sus transformaciones. Este artículo intenta hacer una síntesis del recorrido que la formulación del concepto ha seguido dentro del campo teórico marxista (que es donde se ha producido el debate más sustantivo), tomando como eje conductor las dos vertientes principales en que se ha dividido su definición (aunque no siempre de manera explícita o, incluso, advertida): la ideología como cosmovisión o como falsa conciencia.

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A fines de los años 40’, el filósofo norteamericano Arthur Lovejoy y el en ese momento Presidente del Pontifical Institute of Mediaeval Studies, Anton Pegis, sostuvieron una interesante discusión sobre la existencia de libertad o necesidad eficiente en el acto divino de crear conforme a la filosofía de Tomás de Aquino. Lovejoy denunciaba una supuesta incoherencia fundamental en las enseñanzas de Tomás al respecto. Según él, en el concepto tomásico de creación se encuentran implicados al mismo tiempo los conceptos de necesidad agente y libre albedrío aplicados al Creador. Esta supuesta contradicción era para Pegis no sólo falsa sino imposible. Aquí repensaremos dos puntos centrales de dicha discusión: en primer lugar, si, como piensa Lovejoy, para Santo Tomás efectivamente existe una contraposición entre la autosuficiencia de Dios y su capacidad para amar otras cosas distintas de Él. Luego, el significado de la frase: “condice a la bondad divina que también otras cosas participen de la misma". (S.th., I, q.19, a.2).