992 resultados para Evald Jens: Ragnar Knoph (1894-1938)
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[EN] This crab was captured in the whole range of depths sampled, although its highest abundance was found between 600 and 800 m, on muddy-rocky bottoms. Moreover, significant differences were observed in the average weight and length, according to depth of capture, island of origin, and date of survey. In general, the b parameter of length-weight relationship indicates a negative allometric growth pattern, although in some cases it was not statistically different from isometry, particularly in males. Males were heavier, larger, and more abundant in catches than females.
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La Nouvelle Géographie Universelle di Élisée Reclus relativizza e problematizza il ruolo dell’Europa e il suo peso nello scacchiere mondiale, restando tuttavia in equilibrio fra, da una parte, la critica delle pratiche coloniali e dall’altra la fiducia nei confronti della tradizione culturale proveniente dall’antica Grecia e dal secolo de Lumi destinata, nella visione evoluzionista dell’autore, a spargere negli altri continenti i germi del pensiero socialista e anarchico. In questo lavoro si cerca di chiarire questa rappresentazione dei concetti di Europa e Occidente in tre passaggi successivi. Dapprima, la ricostruzione della genealogia, della teoria e del contesto storico del concetto di geografia universale all’epoca. Poi, la ricostruzione dalle fonti di archivio delle reti scientifiche di respiro europeo che sono state alla base di quest’opera, indispensabile per poterne comprendere il significato politico nel contesto dell’epoca. Infine, l’indagine sul testo per ricostruire ruolo, caratteri e suddivisione dell’Europa, che si rivela, nonostante la serrata critica del suo ruolo colonizzatore, come il privilegiato laboratorio individuato dai “geografi anarchici” per lo sviluppo delle lotte sociali e per la costruzione, su basi anche geografiche, di una proposta politica federalista e libertaria.
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Obiettivo principale della ricerca è quello di aggiungere un tassello mancante, attraverso una nuova chiave di lettura, alla complessa attività artistico-teorica dell’artista futurista Enrico Prampolini (1894-1956). Questa tesi, oltre a riordinare e raccogliere tutto ciò che riguarda l’architettura e il rapporto di quest’ultima con le arti nell'opera di Prampolini, coglie l’occasione per puntualizzarne aspetti ancora poco esplorati, grazie anche all'analisi inedita dei documenti originali dell'artista conservati presso il CRDAV del Museo d’arte contemporanea di Roma. Partendo dall'analisi dei rapporti dell’artista modenese con le avanguardie straniere, la ricerca prosegue con la presa in esame dei manifesti, degli scritti e degli articoli noti e inediti legati alla teoria architettonica nella produzione dell’artista modenese. Il nucleo centrale della ricerca è costituito dagli elementi inediti emersi presso l’Archivio Prampolini consistenti in relazioni di progetti architettonici per un Piano urbanistico del Centro Alberghiero di Castel Fusano (1938) e per due alberghi nel centro di Roma (1938-1939). La seconda parte della ricerca si concentra sull'analisi del rapporto tra arte e architettura nel Futurismo e sul fondamentale contributo dato in tal senso da Prampolini, in particolare attraverso la “plastica murale”, come completamento dell’architettura futurista e fascista e la concezione dell’Arte Polimaterica. Nell'ultima parte della ricerca si affronta infine l'analisi del rapporto tra arte e architettura gestito in ambito istituzionale in Italia tra le due guerre, con l’emanazione, nel 1942, della legge detta “del 2%”. Aspetto finora inedito delle vicende legate alla “legge del 2%” è l'emergere del ruolo centrale di Prampolini nel contribuire al dibattito che portò alla sua approvazione, e non secondariamente nella ricerca di migliori condizioni economiche e maggiori occasioni di lavoro per gli artisti. La figura di Enrico Prampolini emerge dunque, da questa ricerca, come un nodo fondamentale per comprendere alcuni degli aspetti ancora inesplorati della cultura artistico-architettonica italiana degli anni Venti-Quaranta.
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La ricerca si propone di analizzare una di quelle stagioni architettoniche controverse e lontane dalle internazionali strade maestre del nascente Neues Bauen: il romanticismo-nazionale svedese riletto attraverso l’esperienza del suo massimo esponente, Ragnar Östberg (1866-1945). L’obiettivo della tesi non è solamente quello di una revisione della critica storiografica, facendo così luce su una di quelle personalità considerate marginali, quanto quello di ricavare dalla lettura comparata di due tra i suoi progetti, fino ad ora mai indagati, quegli elementi che fanno dell’architettura un “fatto urbano” in cui la collettività può riconoscersi e parallelamente un fatto di rappresentazione della stessa. L’arcipelago di Stoccolma e quel processo di “renovatio urbis” a cui fu sottoposta proprio agli albori del XX secolo furono gli scenari in cui presero vita i due progetti: il complesso formato dallo Stockholms Stadshuset e la vicina parte mai realizzata del Nämndhuset, e villa Geber. Condensano due dimensioni che la città immersa nel paesaggio contiene: la natura urbana dell’edificio municipale e quella domestica della villa urbana isolata. La ricerca intesse un itinerario di disvelamento attraverso una matrice duale di lettura: “genius loci” e memorie urbane. I capitoli cercano di dimostrare come i due casi-studio siano espressione di quella pendolarità di ricerca tra lo spirito del luogo e le rimembranze delle forme urbane della tradizione. Questa analisi ci conduce in un viaggio alla ricerca dell’atlante delle “memorie urbane”, raccolte nei viaggi e nella formazione, comprendendo così il mondo analogico di riferimenti culturali con altre architetture europee della tradizione. I due progetti sorgono in opposte aree di espansione di Stoccolma e, pur nella loro diversità di scala, sono chiara espressione di appropriatezza al luogo e di strutture formali analoghe. Stockholm Stadshuset-Nämndhuset e villa Geber esprimono il metodo di Östberg, dove i riferimenti raccolti dall’imagination passive sono tramutati ed assemblati grazie alla imagination active.
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In 1938, a young folk music collector named Alan Lomax—destined to become one of the legendary folklorists of the 20th century recorded Michigan’s richly varied folk music traditions for the Archive of American Folk-Song at the Library of Congress. Michigan in the 1930s was experiencing a golden age of folksong collecting, as local folklorists mined the trove of ballads remembered by aging lumbermen and Great Lakes schoonermen. In addition to the ballads of these north woods singers, Lomax recorded a vibrant mix of ethnic music from Detroit to the western Upper Peninsula. The multimedia performance event Folksongs from Michigan-i-o combines live performance with historic images, color movie footage, and recorded sound from the Great Depression. Some of these materials haven’t been heard or seen by the general public for more than seven decades. The traveling exhibition Michigan Folksong Legacy: Grand Discoveries from the Great Depression brings Alan Lomax’s 1938 field trip to life through words, song lyrics, photographs, and sound recordings. Ten interpretive banners explore themes and each panel contains a QR code that links to related sound recordings from the Alan Lomax Collection at the American Folklife Center, Library of Congress.
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In 1938, a young folk music collector named Alan Lomax—destined to become one of the legendary folklorists of the 20th century recorded Michigan’s richly varied folk music traditions for the Archive of American Folk-Song at the Library of Congress. Michigan in the 1930s was experiencing a golden age of folksong collecting, as local folklorists mined the trove of ballads remembered by aging lumbermen and Great Lakes schoonermen. In addition to the ballads of these north woods singers, Lomax recorded a vibrant mix of ethnic music from Detroit to the western Upper Peninsula. The multimedia performance event Folksongs from Michigan-i-o combines live performance with historic images, color movie footage, and recorded sound from the Great Depression. Some of these materials haven’t been heard or seen by the general public for more than seven decades. The traveling exhibition Michigan Folksong Legacy: Grand Discoveries from the Great Depression brings Alan Lomax’s 1938 field trip to life through words, song lyrics, photographs, and sound recordings. Ten interpretive banners explore themes and each panel contains a QR code that links to related sound recordings from the Alan Lomax Collection at the American Folklife Center, Library of Congress.
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In 1938, a young folk music collector named Alan Lomax—destined to become one of the legendary folklorists of the 20th century recorded Michigan’s richly varied folk music traditions for the Archive of American Folk-Song at the Library of Congress. Michigan in the 1930s was experiencing a golden age of folksong collecting, as local folklorists mined the trove of ballads remembered by aging lumbermen and Great Lakes schoonermen. In addition to the ballads of these north woods singers, Lomax recorded a vibrant mix of ethnic music from Detroit to the western Upper Peninsula. The multimedia performance event Folksongs from Michigan-i-o combines live performance with historic images, color movie footage, and recorded sound from the Great Depression. Some of these materials haven’t been heard or seen by the general public for more than seven decades. The traveling exhibition Michigan Folksong Legacy: Grand Discoveries from the Great Depression brings Alan Lomax’s 1938 field trip to life through words, song lyrics, photographs, and sound recordings. Ten interpretive banners explore themes and each panel contains a QR code that links to related sound recordings from the Alan Lomax Collection at the American Folklife Center, Library of Congress.