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Resumo:
A caracterização das populações canina e felina domiciliadas do município de São Paulo (SP) foi realizada utilizando-se amostragem complexa com seleção aleatória em dois estágios. Em cada distrito administrativo, foram visitados seis setores censitários e 20 domicílios em cada setor sorteado, de setembro de 2006 a setembro de 2009, totalizando 11.272 entrevistas. A razão homem:cão foi de 4,34, e a razão homem:gato de 19,33. A população canina foi estimada em 2.507.401, e a felina em 562.965. A população canina era composta por 52,7% de machos, e a felina por 45,1%. A proporção de fêmeas esterilizadas, 23,4% das cadelas e 46,1% das gatas, é maior que a de machos, 11,4% dos cães e 31,5% dos gatos. A idade média dos cães era de 4,99 anos e a dos gatos de 3,53 anos. A proporção de cães com restrição de acesso à rua, 64,4%, foi maior que a de gatos, 42,5%. A média de animais/domicílio foi estimada em 1,60 para cães e 1,69 para gatos. A guarda destes animais está associada a fatores culturais, assim a caracterização da população de animais é base da estruturação adequada de programas de controle populacional e de zoonoses.
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Il problema della sicurezza/insicurezza delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole comunità. La delinquenza metropolitana viene oggi diffusamente considerata «un aspetto usuale della società moderna»: «un fatto – o meglio un insieme di fatti – che non richiede nessuna speciale motivazione o predisposizione, nessuna patologia o anormalità, e che è iscritto nella routine della vita economica e sociale». Svincolata dagli schemi positivistici, la dottrina criminologica ha maturato una nuova «cultura del controllo sociale» che ha messo in risalto, rispetto ad ogni visione enfatizzante del reo, l’esigenza di pianificare adeguate politiche e pratiche di prevenzione della devianza urbana attraverso «tutto l’insieme di istituzioni sociali, di strategie e di sanzioni, che mirano a ottenere la conformità di comportamento nella sfera normativa penalmente tutelata». Tale obiettivo viene generalmente perseguito dagli organismi istituzionali, locali e centrali, con diverse modalità annoverabili nel quadro degli interventi di: prevenzione sociale in cui si includono iniziative volte ad arginare la valenza dei fattori criminogeni, incidendo sulle circostanze sociali ed economiche che determinano l’insorgenza e la proliferazione delle condotte delittuose negli ambienti urbani; prevenzione giovanile con cui si tende a migliorare le capacità cognitive e relazionali del minore, in maniera tale da controllare un suo eventuale comportamento aggressivo, e ad insegnare a genitori e docenti come gestire, senza traumi ed ulteriori motivi di tensione, eventuali situazioni di crisi e di conflittualità interpersonale ed interfamiliare che coinvolgano adolescenti; prevenzione situazionale con cui si mira a disincentivare la propensione al delitto, aumentando le difficoltà pratiche ed il rischio di essere scoperti e sanzionati che – ovviamente – viene ponderato dal reo. Nella loro quotidianità, le “politiche di controllo sociale” si sono tuttavia espresse in diversi contesti – ed anche nel nostro Paese - in maniera a tratti assai discutibile e, comunque, con risultati non sempre apprezzabili quando non - addirittura – controproducenti. La violenta repressione dei soggetti ritenuti “devianti” (zero tolerance policy), l’ulteriore ghettizzazione di individui di per sé già emarginati dal contesto sociale, l’edificazione di interi quartieri fortificati, chiusi anche simbolicamente dal resto della comunità urbana, si sono rivelate, più che misure efficaci nel contrasto alla criminalità, come dei «cortocircuiti semplificatori in rapporto alla complessità dell’insieme dei problemi posti dall’insicurezza». L’apologia della paura è venuta così a riflettersi, anche fisicamente, nelle forme architettoniche delle nuove città fortificate ed ipersorvegliate; in quelle gated-communities in cui l’individuo non esita a sacrificare una componente essenziale della propria libertà, della propria privacy, delle proprie possibilità di contatto diretto con l’altro da sé, sull’altare di un sistema di controllo che malcela, a sua volta, implacabili contraddizioni. Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la padronanza del rischio nella società contemporanea - glocale, postmoderna, tardomoderna, surmoderna o della “seconda modernità”, a seconda del punto di vista al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale «situazione che, in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori di rischio», che in senso soggettivo, quale «risultante psicologica di un complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche di personalità, pregiudizi, e così via». Le amministrazioni locali sono direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di sicurezza che promana dagli individui, assumendo un ruolo di primo piano nell’adozione di innovative politiche per la sicurezza urbana che siano fra loro complementari, funzionalmente differenziate, integrali (in quanto parte della politica di protezione integrale di tutti i diritti), integrate (perché rivolte a soggetti e responsabilità diverse), sussidiarie (perché non valgono a sostituire i meccanismi spontanei di prevenzione e controllo della devianza che si sviluppano nella società), partecipative e multidimensionali (perché attuate con il concorso di organismi comunali, regionali, provinciali, nazionali e sovranazionali). Questa nuova assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni di prossimità contribuisce a sancire il passaggio epocale «da una tradizionale attività di governo a una di governance» che deriva «da un’azione integrata di una molteplicità di soggetti e si esercita tanto secondo procedure precostituite, quanto per una libera scelta di dar vita a una coalizione che vada a vantaggio di ciascuno degli attori e della società urbana nel suo complesso». All’analisi dei diversi sistemi di governance della sicurezza urbana che hanno trovato applicazione e sperimentazione in Italia, negli ultimi anni, e in particolare negli ambienti territoriali e comunitari di Roma e del Lazio che appaiono, per molti versi, esemplificativi della complessa realtà metropolitana del nostro tempo, è dedicata questa ricerca. Risulterà immediatamente chiaro come il paradigma teorico entro il quale si dipana il percorso di questo studio sia riconducibile agli orientamenti della psicologia topologica di Kurt Lewin, introdotti nella letteratura sociocriminologica dall’opera di Augusto Balloni. Il provvidenziale crollo di antichi steccati di divisione, l’avvento di internet e, quindi, la deflagrante estensione delle frontiere degli «ambienti psicologici» in cui è destinata a svilupparsi, nel bene ma anche nel male, la personalità umana non hanno scalfito, a nostro sommesso avviso, l’attualità e la validità della «teoria del campo» lewiniana per cui il comportamento degli individui (C) appare anche a noi, oggi, condizionato dalla stretta interrelazione che sussiste fra le proprie connotazioni soggettive (P) e il proprio ambiente di riferimento (A), all’interno di un particolare «spazio di vita». Su queste basi, il nostro itinerario concettuale prende avvio dall’analisi dell’ambiente urbano, quale componente essenziale del più ampio «ambiente psicologico» e quale cornice straordinariamente ricca di elementi di “con-formazione” dei comportamenti sociali, per poi soffermarsi sulla disamina delle pulsioni e dei sentimenti soggettivi che agitano le persone nei controversi spazi di vita del nostro tempo. Particolare attenzione viene inoltre riservata all’approfondimento, a tratti anche critico, della normativa vigente in materia di «sicurezza urbana», nella ferma convinzione che proprio nel diritto – ed in special modo nell’ordinamento penale – vada colto il riflesso e la misura del grado di civiltà ma anche delle tensioni e delle contraddizioni sociali che tormentano la nostra epoca. Notevoli spunti ed un contributo essenziale per l’elaborazione della parte di ricerca empirica sono derivati dall’intensa attività di analisi sociale espletata (in collaborazione con l’ANCI) nell’ambito dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, un organismo di supporto della Presidenza della Giunta Regionale del Lazio al quale compete, ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 15 del 2001, la funzione specifica di provvedere al monitoraggio costante dei fenomeni criminali nel Lazio.
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Platelet rich plasma (PRP) has been proposed to be a useful adjunct to bone grafting.
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PURPOSE: The aim of this two-center study was to evaluate screw-type titanium implants with a chemically modified, sandblasted and acid-etched surface when placed in the posterior maxilla or mandible, and loaded 21 days after placement. MATERIAL AND METHODS: All 56 patients met strict inclusion criteria and provided informed consent. Each patient displayed either a single-tooth gap, an extended edentulous space, or a distal extension situation in the posterior mandible or maxilla. Eighty-nine dental implants (SLActive, Institut Straumann AG, Basel, Switzerland) were inserted according to an established nonsubmerged protocol and underwent undisturbed healing for a period of 21 days. Where appropriate, the implants were loaded after 21 days of healing with provisional restorations in full occlusion. Definitive metal ceramic restorations were fabricated and positioned on each implant after 6 months of healing. Clinical measurements regarding soft tissue parameters and radiographs were obtained at different time points up to 24 months after implant placement. RESULTS: Of the 89 inserted implants, two (2.2%) implants failed to integrate and were removed during healing, and two (2.2%) additional implants required a prolonged healing time. A total of 85 (95.6%) implants were therefore loaded without incident after 21 days of healing. No additional implant was lost throughout the study period, whereas one implant was lost to follow-up and therefore left unaccounted for further analysis. The remaining 86 implants all exhibited favorable radiographic and clinical findings. Based on strict success criteria, these implants were considered successfully integrated 2 years after insertion, resulting in a 2-year success rate of 97.7%. CONCLUSION: The results of this prospective two-center study demonstrate that titanium implants with a modified SLA surface can predictably achieve successful tissue integration when loaded in full occlusion 21 days after placement. Integration could be maintained without incident for at least 2 years of follow-up.
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BACKGROUND: Premature collagen membrane degradation may compromise the outcome of osseous regenerative procedures. Tetracyclines (TTCs) inhibit the catalytic activities of human metalloproteinases. Preprocedural immersion of collagen membranes in TTC and systemic administration of TTC may be possible alternatives to reduce the biodegradation of native collagen membranes. AIM: To evaluate the in vivo degradation of collagen membranes treated by combined TTC immersion and systemic administration. MATERIALS AND METHODS: Seventy-eight bilayered porcine collagen membrane disks were divided into three groups and were immersed in 0, 50, or 100 mg/mL TTC solution. Three disks, one of each of the three groups, were implanted on the calvaria of each of 26 Wistar rats. Thirteen (study group) were administered with systemic TTC (10 mg/kg), while the remaining 13 received saline injections (control group). Calvarial tissues were retrieved after 3 weeks, and histological sections were analyzed by image analysis software. RESULTS: Percentage of remaining collagen area within nonimpregnated membranes was 52.26 ± 20.67% in the study group, and 32.74 ± 13.81% in the control group. Immersion of membranes in 100 mg/mL TTC increased the amount of residual collagen to 63.46 ± 18.19% and 42.82 ± 12.99% (study and control groups, respectively). Immersion in 50 mg/mL TTC yielded maximal residual collagen values: 80.75 ± 14.86% and 59.15 ± 8.01% (study and control groups, respectively). Differences between the TTC concentrations, and between the control and the study groups were statistically significant. CONCLUSIONS: Immersion of collagen membranes in TTC solution prior to their implantation and systemic administration of TTC significantly decreased the membranes' degradation.
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The electrochemical and spectrophotometric characterization of the complex formed from samarium diiodide and 4 equiv of tripyrrolidinophosphoric acid triamide (TPPA) is presented. Kinetic studies indicate that the SmI(2)/TPPA complex possesses reactivity greater than the complex formed between samarium diiodide and 4 equiv of HMPA. Examples of the use of SmI(2)/TPPA in synthesis are presented.
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Objective. To examine whether high levels of self-efficacy for problem-focused coping were significantly related to several resting BP measures in spousal Alzheimer's disease caregivers. Design. Cross-sectional. Methods. Participants included 100 older caregivers (mean age = 73.8 ± 8.14 years) providing in home care for a spouse with Alzheimer's disease. All participants completed a 13-item short form of the Coping Self-Efficacy Scale and underwent an in-home assessment where a visiting nurse took the average of three serial BP readings. Multiple regression was used to examine the relationship between self-efficacy and mean arterial pressure (MAP), systolic BP (SBP), diastolic BP (DBP), and pulse pressure (PP) after controlling for age, gender, smoking history, body mass index, the care recipient's clinical dementia rating, diabetes, alcohol use, and the use of antihypertensive medications. Results. Overall, high levels of self-efficacy for problem-focused coping were associated with lower MAP, SBP, and PP. Self-efficacy for problem-focused coping was marginally associated with resting DBP, but not significant. In addition, we conducted secondary analyses of the other two self-efficacy scales to explore the relationship between each dimension and MAP. We found that there were no significant relationships found between MAP and self-efficacy for stopping unpleasant thoughts/emotions or self-efficacy for getting social support. Conclusions. The present study adds to the current body of literature by illustrating the possibility that higher self-efficacy can have physiological advantages, perhaps by buffering chronic stress's impact on resting BP. Another contribution of the current study is its attempt to understand the role of each individual component of self-efficacy. These findings invite future research to investigate whether caregivers might experience cardiovascular benefits from interventions aimed at enhancing self-efficacy.
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Background: A controlled, gradual distraction of the periosteum is expected to result in the formation of new bone. Purpose: This study was designed to estimate the possibility of new bone formation by periosteal distraction in a rat calvarium model. Material and Methods: Sixteen animals were subjected to a 7-day latency period and distraction rate at 0.4 mm/24 hours for 10 days. Two experimental groups with seven rats each were killed at 10 and 20 days of consolidation period and analyzed by means of microcomputed tomography, histologically and histomorphometry. Results: In the central regions underneath the disk device, signs of both bone apposition and bone resorption were observed. Peripheral to the disc, new bone was consistently observed. This new bone was up to two and three times thicker than the original bone after a 10- and 20-day consolidation period, respectively. Signs of ongoing woven bone formation indicated that the stimulus for new bone formation was still present. There were no statistically significant differences regarding bone density, bone volume, and total bone height between the two groups. Conclusion: The periosteal distraction model in the rat calvarium can stimulate the formation of considerable amounts of new bone.
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An efficient new synthesis has been elaborated for non-natural (-)-dactylolide ((-)-2) and its 13-desmethylene analogue 4, employing a HWE-based macrocyclization approach with beta-keto-phosphonate/aldehyde 19 and the respective 13-desmethylene derivative as the key intermediates. Both (-)-2 and 4 as well as the corresponding C20 alcohols inhibit human cancer cell proliferation with IC(50) values in the sub-micromolar range and induce the polymerization of tubulin in vitro.
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The stereoselective synthesis of the monocyclic peloruside A analogue 4 has been achieved, following a new efficient approach for the introduction of the side chain, involving a late-stage addition of vinyl lithium species 7a to aldehyde 8. Further key steps are a highly diastereoselective allyltitanation reaction and a RCM-based macrocyclization.