495 resultados para quota


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Lo studio della forma circolare, la più dinamica e flessibile tra le figure geometriche, è alla base del nostro intervento progettuale. La sua analisi deriva dallo studio accurato e approfondito della civiltà Muisca, popolazione precolombiana che si insediò nel nostro territorio di progetto, la localidad de Usme. Posizionata a sud di Bogotà, presenta un territorio prevalentemente montuoso segnato da numerosi corsi fluviali. La popolazione indigena, nella visione del cosmo e conseguentemente in tutti gli aspetti della vita, attinge a principi basati sui quattro elementi della terra. Ispirate dal modo in cui l’acqua veniva venerata e rispettata dalla cultura Muisca, il nostro interesse si è concentrato su questo elemento. La morfologia e l’idrografia del territorio ci hanno suggerito l’idea strutturante del progetto: definire un parco fluviale lungo le rive del rio Tunjuelo, fiume che caratterizza l’area e costituisce la più importante risorsa idrica di Bogotà. Il percorso lungo l’asse verde si configura come una passeggiata naturale e permette la definizione di luoghi di incontro, di aggregazione e di conoscenza del territorio. Lungo il parco fluviale sorgono le architetture, puntuali e dislocate in successione: una torre dell’acqua, localizzata nel punto più alto dell’area di progetto, una piazza-mercato, luogo di incontro e di scambio ed una cisterna dell’acqua, posizionata alla quota più bassa. I singoli progetti collaborano tra loro funzionalmente: la torre, serbatoio idrico, distribuisce l’acqua prelevata dalla cisterna, tanto alle abitazioni circostanti quanto all’intervento progettuale nella sua complessità. In tal maniera la struttura architettonica, fluviale e del verde coesistono all’interno dell’area, partecipando alla definizione di un sistema completo e autosufficiente. Un circuito di elementi che ben convive con l’idea della forma circolare, generatrice dei progetti architettonici. L’architettura circolare, che ben si presta a dialogare con la natura, si pone come obbiettivo quello di dare una nuova immagine alla localidad.

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Il sito archeologico della città romana di Suasa, nell’entroterra marchigiano, costituisce l'area di intervento della Tesi di Laurea. Il tema progettuale riguarda la musealizzazione del sito e del relativo scavo nell'ambito marchigiano. Si è stabilito come obiettivo progettuale quello di rievocare, proteggere e conservare le tracce archeologiche e la città nel suo insieme. Il progetto mette in evidenza l’estensione dell’insediamento urbano attraverso la riproposizione in superficie di tutte le tracce rinvenute mediante i sondaggi effettuati dagli archeologi. Particolare attenzione è stata posta a Fòro, Domus dei Coiedii e Decumano, attraverso lo scavo di una finestra archeologica con lo scopo di avvicinare il visitatore alla quota degli scavi. Osservando i resti si è concluso che l’atteggiamento progettuale dovesse differenziarsi a seconda dei casi con interventi mirati e specifici: il Decumano, di cui è evidente un'ampia parte del basolato, è stato preservato dal continuo passaggio dei visitatori mediante l’inserimento di una passerella sopraelevata e traslata rispetto ad esso; L'intento progettuale riguardante il Fòro è quello di rievocarne la forma e la relazione che esso instaurava con la città e col paesaggio circostante. La scelta architettonica è ricaduta sulla riproposizione in volume dell'edificio, attraverso la semplificazione della sagoma e l'utilizzo di tecnologie moderne, senza tuttavia negare i principi compositivi romani. Tale involucro viene posizionato al di sopra del dato preesistente senza punti di contatto con esso, mentre la struttura vi poggia direttamente. Atteggiamento differente è stato adottato per la musealizzazione della Domus dei Coiedii; l’intenzione progettuale è, in questo caso, conseguenza della necessità di coprire e rendere fruibile ed apprezzabile, oltre che proteggere, l'intero scavo, in quanto le tracce risultano essere più consistenti e costituite inoltre da una ricca compagine di elementi musivi in un buono stato di conservazione. Definiti tali obiettivi è risultato necessario studiare un percorso museografico interno.

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Il progetto di questa tesi affronta le tematiche relative agli interventi di riqualificazione, adeguamento e rigenerazione urbana di un edificio residenziale di 15 unità abitative situato nella zona della Bolognina in Via Tibaldi. Le condizioni di vetustà dell’edificato e l’evoluzione economico sociale del quartiere hanno portato negli anni all’insorgere di nuove situazioni di criticità. Si sono riscontrati problemi relativi alle dimensioni degli alloggi (troppo grandi per le esigenze dei nuovi nuclei familiari), ai bassi livelli di comfort interni (rapporti illuminanti non rispettati e dimensioni dei vani non confacenti a normativa), all’accessibilità (vano ascensore inefficiente) e alla bassa efficienza energetica, che produce elevati costi di esercizio. L’analisi degli spazi esterni invece ha evidenziato uno stato di abbandono della corte, caratterizzata dalla disorganizzazione dei percorsi e delle aree verdi oltre a una carenza del numero di posti auto necessari agli abitanti dell’isolato. L’obiettivo che si pone la tesi è quello di adeguare l’area alle nuove esigenze dell’utenza e di migliorare gli standard qualitativi dell’edificato, considerando la fattibilità dell’intervento e ipotizzando misure che si pongano in alternativa ad una demolizione completa dell’edificio. Inoltre, le soluzioni proposte sono state studiate in modo da poter essere applicate non solo sul caso studio, ma anche sull’intero isolato, in un’ottica di riqualificazione urbana.Per gli spazi interni, le scelte adottate riguardano la demolizione e ricostruzione puntuali delle murature non portanti o collaboranti e l’ampliamento delle superfici finestrate, conformando a normativa i vani degli alloggi, dotandoli di una maggior superficie utile e riducendo la condizione di discomfort luminoso interno. La stessa strategia è stata adottata anche per ridefinire e diversificare il taglio degli alloggi. Infine per migliorare l’accessibilità all’edificio e agli alloggi le soluzioni prevedono l’inserimento un sistema loggiato per rendere raggiungibili direttamente dal vano ascensore preesistente, che presentava uno sbarco solo interpiano, due appartamenti per piano (dal primo al quarto). Per raggiungere invece le unità abitative collocate nel piano rialzato si è previsto di innalzare la quota del terreno fino all’altezza della soglia di ingresso ai vani. Parallelamente ci si è occupati della riprogettazione degli spazi esterni, optando per un’azione a scala urbana. La riorganizzazione delle aree è avvenuta attraverso l’inserimento di nuovi percorsi pedonali di collegamento all’edificato e mediante la progettazione e riqualificazione di spazi per la socializzazione. Infine, per arginare le problematiche relative al fabbisogno di parcheggi, si è agito diversificando e ponendo su livelli differenti la viabilità carrabile e gli spazi verdi attraverso l’inserimento di un parcheggio seminterrato.

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Il progetto affronta le tematiche relative agli interventi di riqualificazione, adeguamento e rigenerazione urbana di un edificio residenziale degli anni ’20, di 15 unità abitative situato a Bologna, nella zona della Bolognina in Via Pellegrino Tibaldi. In tale edificio i problemi riscontrati riguardavano le dimensioni degli alloggi, i bassi livelli di comfort interni, l’accessibilità e la bassa efficienza energetica. Dall’analisi degli spazi esterni invece si evidenziava uno stato di abbandono della corte, caratterizzata dalla disorganizzazione dei percorsi e delle aree verdi oltre che dalla carenza di posti auto necessari agli abitanti dell’isolato. Per quanto concerne gli spazi interni, le scelte adottate riguardano la demolizione e la ricostruzione puntuale delle murature non portanti o collaboranti e l’ampliamento delle superfici finestrate mentre per riconfigurare e diversificare il taglio degli alloggi si è intervenuti solo sul quarto piano dove sono stati ricavati degli appartamenti di taglio inferiore. Infine per migliorare l’accessibilità all’edificio e agli alloggi si è previsto un sistema loggiato che rende raggiungibili direttamente dal vano ascensore preesistente, che presentava uno sbarco solo interpiano, due appartamenti per piano (dal primo al quarto). Per raggiungere invece le unità abitative collocate nel piano rialzato si è previsto di innalzare la quota del terreno fino all’altezza della soglia di ingresso ai vani. Parallelamente ci si è occupati della riprogettazione degli spazi esterni dotando le aree di nuovi percorsi pedonali di collegamento all’edificato e progettando spazi per la socializzazione. Infine, per arginare le problematiche relative al fabbisogno di parcheggi, si è agito diversificando e ponendo su livelli differenti la viabilità carrabile e gli spazi verdi attraverso l’inserimento di un parcheggio seminterrato.

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Dati climatici ad alta risoluzione sono attualmente molto richiesti essendo indispensabili per la valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici alla scala locale in svariati campi d'applicazione. Per aumentare l'offerta di tali dati per il territorio italiano viene presentata in questo studio la realizzazione di un data-set con risoluzione di trenta secondi d'arco, per le temperature massime e minime giornaliere per il Trentino Alto Adige, per il periodo che va dal 1951 al 2014. La metodologia utilizzata per proiettare i dati meteorologici di un set di stazioni su di un grigliato ad alta risoluzione si basa sull'assunzione che la struttura spazio-temporale del campo di una variabile meteorologica su una determinata area possa essere descritta dalla sovrapposizione di due campi:i valori normali relativi e un periodo standard, ovvero la climatologia,e le deviazioni da questi, ovvero le anomalie. La climatologia mensile verrà interpolata sull'intero dominio tramite una regressione lineare pesata della temperatura rispetto alla quota,stimata separatamente per ogni nodo del grigliato,con pesi legati alla topografia del territorio,in modo da attribuire di volta in volta la massima importanza alle stazioni con caratteristiche più simili a quella del punto di griglia considerato. Da questa sarà possibile tramite la sovrapposizione con le anomalie mensili ricostruite sul medesimo grigliato, ottenute mediante un'interpolazione basata su una media pesata,ottenere un grigliato a 30 secondi d'arco, di serie temporali mensili in valori assoluti. Combinando poi l'interpolazione dei rapporti delle anomalie giornaliere relative alla media mensile per un set di stazioni con i campi mensili precedentemente stimati,sarà possibile costruire il data-set a risoluzione giornaliera. Prima di quest'ultima fase sarà necessario effettuare un'operazione di sincronizzazione dei dati giornalieri per assicurarsi che non vi siano sfasamenti nelle serie utilizzate. I risultati confermano l'efficacia nell'utilizzo di tale metodo su regioni orograficamente complesse, sia nel confronto diretto con i casi di studio,nei quali si nota bene la discriminazione spaziale effettuata dal modello, che nella valutazione dell'accuratezza e della precisione dei risultati. I dati ottenuti non sono affetti da errori sistematici,mentre l'errore medio assoluto risulta pari od inferiore ai $2^{\circ}$C, in linea con precedenti studi realizzati su altre aree alpine. Il metodo e i risultati risultano soddisfacenti ma ulteriormente migliorabili, sia tramite un ulteriore ottimizzazione del modello usato, che con un aumento nella qualità dei dati sui quali è stato svolto lo studio.

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Il presente lavoro si riferisce ad una delle attività di monitoraggio topografico più diffuse e consolidate: il controllo altimetrico per mezzo della livellazione geometrica di precisione, finalizzato alla determinazione dei dislivelli – e della loro variazione nel tempo – tra capisaldi appositamente istituiti sulla struttura. Va ricordato infatti che in Topografia non è possibile determinare direttamente la quota assoluta di un punto, ma solamente il dislivello, ossia la differenza di quota fra punti della superficie fisica. Il caso di studio si riferisce nello specifico ad un oggetto di grandissimo interesse: le Due Torri di Bologna. La Torre degli Asinelli e la Torre Garisenda di Bologna sono infatti soggette da lungo tempo ad una attività di monitoraggio altimetrico con la tecnica della livellazione geometrica di precisione, oggi realizzata con strumentazione digitale. L’attività viene condotta dall’area di Geomatica del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM) dell’Università di Bologna in collaborazione con il Comune di Bologna. Scopo della tesi è illustrare gli aspetti teorici alla base della tecnica della livellazione geometrica e le operazioni che sono state eseguite sul campo ed in laboratorio, in affiancamento a quanto effettuato dal DICAM con il coordinamento del Prof. G. Bitelli. Nel Capitolo 1 viene descritta la metodologia di rilevamento mediante livellazione geometrica di precisione e la tecnica di elaborazione dei dati tramite la compensazione per osservazioni indirette secondo il principio dei minimi quadrati. Nel Capitolo 2 viene presentato il caso di studio e descritto il rilievo che è stato effettuato durante il periodo della tesi. Vengono illustrate le fasi operative sul campo e la successiva fase di predisposizione dei dati per la compensazione. Infine si illustra l’elaborazione numerica realizzata per la determinazione delle quote nel sistema di riferimento locale utilizzato.

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In questa tesi, sono esposti i sistemi di navigazione che si sono evoluti, parimenti con il progresso scientifico e tecnologico, dalle prime misurazioni della Terra, per opera della civiltà ellenica, circa 2.500 anni fa, sino ai moderni sistemi satellitari e ai mai tramontati sistemi di radionavigazione. I sistemi di navigazione devono rispondere alla sempre maggiore richiesta di precisione, affidabilità, continuità e globalità del servizio, della società moderna. È sufficiente pensare che, attualmente, il solo traffico aereo civile fa volare 5 miliardi di passeggeri ogni anno, in oltre 60 milioni di voli e con un trasporto cargo di 85 milioni di tonnellate (ACI - World Airports Council International, 2012). La quota di traffico marittimo mondiale delle merci, è stata pari a circa 650 milioni di TEU (twenty-foot equivalent unit - misura standard di volume nel trasporto dei container ISO, corrisponde a circa 40 metri cubi totali), nel solo anno 2013 (IAPH - International Association of Ports and Harbors, 2013). Questi pochi, quanto significativi numeri, indicano una evidente necessità di “guidare” questo enorme flusso di aerei e navi in giro per il mondo, sempre in crescita, nella maniera più opportuna, tracciando le rotte adeguate e garantendo la sicurezza necessaria anche nelle fasi più delicate (decollo e atterraggio per gli aeroplani e manovre in porto per le grandi navi). Nello sviluppo della tesi si proverà a capire quali e quanto i sistemi di navigazione possono assolvere al ruolo di “guida” del trasporto aereo e marittimo.

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The conclusion of the Doha Round negotiations is likely to influence Swiss agricultural policy substantially. The same goes for a free trade agreement in agriculture and food with the European Communities. Even though neither of them will bring about duty-free and quota-free market access, or restrict domestic support measures to green box compatible support, both would represent a big step in that direction. There is no empirical evidence on the effect of such a counterfactual scenario for Swiss agriculture. We therefore use a normative mathematical programming model to illustrate possible effects for agricultural production and the corresponding agricultural income. Moreover, we discuss the results with respect to the provision of public goods under the assumption of continuing green box-compatible direct payments. The aim of our article is to bring more transparency into the discussion on the effects of freer and less distorted trade on the income generation by a multifunctional agriculture. The article will be organized as follows. In the first Section we specify the background of our study. In the second section, we focus on the problem statement and our research questions. In Section 3, we describe in detail a counterfactual scenario of “duty-free, quota-free and price support-free” agriculture from an economic as well as a legal perspective. Our methodology and the results are presented in Section 4 and 5 respectively. In Section 6, we discuss our results with respect to economic and legal aspects of multifunctional agriculture.

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Organic dairy farms (OP; n=60) and conventional dairy farms (integrated production, IP; n=60), matched in size, location, and agricultural zone (altitude), were studied for possible differences in management, feeding, production, reproduction and udder health. OP and IP farms were similar in size (17.7 and 16.9 ha), milk quota (65900 and 70,000 kg/year), cow number (14 and 15), cow age (5.3 and 5.2 years), housing of cows of the Simmental x Red Holstein or Holstein breeds (87 and 75%; 45 and 60%), but differed significantly with respect to loose housing systems (18 and 7%), outside paddocks (98 and 75%), energy-corrected 305-d milk yield (5,695 and 6,059 kg), milk protein content (31.8 and 32.7 g/kg), use of bucket milking systems (73 and 33%), observance of regular (12-h) milking intervals (47 and 68%), routine application of the California-Mastitis-Test (10 and 28%), teat dipping after milking (25 and 43%) and blanket dry cow treatments (0 and 45%). Milk somatic cell counts on OP and IP farms (119 000 and 117,000/mL) and reproduction data were similar and there were no significant differences between OP and IP farms as concerns available feeds, planning and management of feeding. Alternative veterinary treatments were used more often on OP than IP farms (55 and 17%). Main causes for cow replacements on OP and IP farms were fertility disorders (both 45%), age (40 and 42%), sale (30 and 37%) and udder health (35 and 13%).Between OP and IP Swiss dairy farms thus relatively few larger differences were found.

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Public broadcasting has always been a regulatory field somewhat zealously guarded within the nation states' sphere and kept willingly untouched by regional or international rules. Values inherent to the role of public broadcasting, such as cultural and national identity, social cohesion, pluralism and a sustained public sphere, were thought too critical and too historically connected with the particular society to allow any "outside" influence. Different regulatory models have emerged to reflect these specificities within the national boundaries of European countries. Yet, as media evolved technologically and economically, the constraints of state borders were rendered obsolete and the inner tension between culture and commerce of the television medium became more pronounced. This tension was only intensified with the formulation of a European Community (EC) layer of regulation, which had as its primary objective the creation of a single market for audiovisual services (or as the EC Directive beautifully put it, a "Television without Frontiers"), while also including some provisions catering for cultural concerns, such as the infamous quota system for European and independent productions. Against this backdrop, public broadcasting makes a particularly intriguing subject for a study of regulatory dilemmas of national versus supranational, integration versus intergovernmentalism, culture versus commerce, intervention versus liberalisation, and all this in the dynamic setting of contemporary media. The present paper reviews Irini Katsirea's book PUBLIC BROADCASTING AND EUROPEAN LAW and seeks to identify whether all elements of the complex governance puzzle of European public service broadcasting rules are analytically well fitted together.

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As the clock is ticking for a positive outcome at the Ninth WTO Ministerial Conference to be held in Bali in December 2013, agricultural negotiators are scrambling to find solutions to issues such as tariff-rate quota (TRQ) administration and export competition in order to improve trade flows. The main issue seems to be whether WTO rules applying to public stockpiles in developing countries need to be changed or temporarily suspended as a means to enhance national food security. This paper is based on a note submitted to the ICTSD-IPC Expert Group “Meeting on Agriculture and Food Security – Policy Options for MC9 and beyond” (Geneva, June 2013). It lists the policy instruments impacting on global, national and (urban and rural) household food security – “The Food Security Tool Box” – and asks which immediate decisions the WTO Ministers might take in this field despite the political difficulties such as continued agro-dumping practices or the “land grab” issue. Three such “deliverables” are outlined: (i) regional and “virtual” food security schemes could be allowed to provide reserves to other countries without violating the obligation to “form an integral part of a food security programme identified in national legislation” (Agreement on Agriculture, Annex II, para 3); (ii) TRQ under-fills could be improved by mandatory enquiries into low fill rate situations; and (iii) World Food Program (WFP) and other non-commercial food purchases could be exempted from export restrictions and prohibitions. High ambitions for Bali seem to be misplaced. A more realistic yet real progress could restore the dwindling credibility of the WTO as a forum for trade negotiations.

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The introduction of the so-called “duty free quota free” treatment (DFQF) for all products from least developed countries (LDCs), in particular by the European Communities (EC) and by Switzerland, raised expectations of increased agricultural exports for these 49 countries. Despite the high tariff differential LDCs now enjoy over their competitors, especially for agricultural products and particularly in Switzerland, the results until 2007 are dismal: with the exception of sugar exports to the EC, LDCs have not been able to substantially increase their agricultural exports to Europe. This study analyses the result-ing tariff situation and the remaining non-tariff barriers. In many instances it is not cus-toms duties but the sanitary and phytosanitary barriers which turn out to be the single most important hurdle preventing trade. For instance, almost no LDC-based company can supply animal-based products. Similarly, certain private standards set by proces-sors and retailers prevent imports, particularly from LDCs, far more effectively than tar-iffs. Several gateways into this “European cordon sanitaire” are proposed. Only if offered in the context of a package of various carefully coordinated measures, DFQF could yet have a real impact on trade from LDCs. As it stands, this treatment constitutes only a nice-to-have but still largely ineffective instrument of trade development.

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Introduction: Fan violence is a frequent occurrence in Swiss football (Bundesamt für Polizei, 2015) leading to high costs for prevention and control (Mensch & Maurer, 2014). Various theories put forward an explanation of fan violence, such as the Elaborated Social Identity Model (Drury & Reicher, 2000)and the Aggravation Mitigation Model (Hylander & Guvå, 2010). Important observations from these theories are the multi-dimensional understanding of fan violence and the Dynamics occurring in the fan group. Nevertheless, none of them deal with critical incidents (CIs) which involve a tense atmosphere combined with a higher risk of fan violence. Schumacher Dimech, Brechbühl and Seiler (2015) tackled this gap in research and explored CIs where 43 defining criteria were identified and compiled in an integrated model of CIs. The defining criteria were categorised in four higher-order themes “antecedents” (e.g. a documented history of fan rivalry), “triggers” (e.g. the arrest of a fan), “reactions” (e.g. fans masking themselves) and “consequences” (e.g. fans avoiding communication with fan social workers). Methods: An inventory based on this model is being developed including these 43 criteria. In an exploratory phase, this inventory was presented as an online questionnaire and was completed by 143 individuals. Three main questions are examined: Firstly, the individual items are tested using descriptive analyses. An item analysis is conducted to test reliability, item difficulty and discriminatory power. Secondly, the model’s four higher-order themes are tested using exploratory factor analysis (EFA). Thirdly, differences between sub -groups are explored, such as gender and age-related differences. Results: Respondents rated the items’ importance as high and the quota of incomplete responses was not systematic. Two items were removed from the inventory because of low mean or a high rate of “don’t know”-responses. EFA produced a six-factor solution grouping items into match-related factors, repressive measures, fans’ delinquent behaviour, intra-group behaviour, communication and control and inter-group factors. The item “fans consume alcohol” could not be ordered into any category but was retained since literature accentuates this factor’s influence on fan violence. Analyses examining possible differences between groups are underway. Discussion: Results exploring the adequacy of this inventory assessing defining criteria of CIs in football are promising and thus further evaluative investigation is recommended. This inventory can be used in two ways: as a standardised instrument of assessment for experts evaluating specific CIs and as an instrument for exploring differences in perception and assessment of a CI e.g. gender and age differences, differences between interest groups and stakeholders.

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Introduction: Fan violence is a frequent occurrence in Swiss football (Bundesamt für Polizei, 2015) leading to high costs for prevention and control (Mensch & Maurer, 2014). Various theories put forward an explanation of fan violence, such as the Elaborated Social Identity Model (Drury & Reicher, 2000) and the Aggravation Mitigation Model (Hylander & Guvå, 2010). Important observations from these theories are the multi-dimensional understanding of fan violence and the dynamics occurring in the fan group. Nevertheless, none of them deal with critical incidents (CIs) which involve a tense atmosphere combined with a higher risk of fan violence. Schumacher Dimech, Brechbühl and Seiler (2015) tackled this gap in research and explored CIs where 43 defining criteria were identified and compiled in an integrated model of CIs. The defining criteria were categorised in four higher-order themes “antecedents” (e.g. a documented history of fan rivalry), “triggers” (e.g. the arrest of a fan), “reactions” (e.g. fans masking themselves) and “consequences” (e.g. fans avoiding communication with fan social workers). Methods: An inventory based on this model is being developed including these 43 criteria. In an exploratory phase, this inventory was presented as an online questionnaire and was completed by 143 individuals. Three main questions are examined: Firstly, the individual items are tested using descriptive analyses. An item analysis is conducted to test reliability, item difficulty and discriminatory power. Secondly, the model’s four higher-order themes are tested using exploratory factor analysis (EFA). Thirdly, differences between sub-groups are explored, such as gender and agerelated differences. Results: Respondents rated the items’ importance as high and the quota of incomplete responses was not systematic. Two items were removed from the inventory because of low mean or a high rate of “don’t know”-responses. EFA produced a six-factor solution grouping items into match-related factors, repressive measures, fans’ delinquent behaviour, intra-group behaviour, communication and control and inter-group factors. The item “fans consume alcohol” could not be ordered into any category but was retained since literature accentuates this factor’s influence on fan violence. Analyses examining possible differences between groups are underway. Discussion: Results exploring the adequacy of this inventory assessing defining criteria of CIs in football are promising and thus further evaluative investigation is recommended. This inventory can be used in two ways: as a standardised instrument of assessment for experts evaluating specific CIs and as an instrument for exploring differences in perception and assessment of a CI e.g. gender and age differences, differences between interest groups and stakeholders. References: Bundesamt für Polizei. (2015). Jahresbericht 2014. Kriminalitätsbekämpfung Bund. Lage, Massnahmen und Mittel [Electronic Version]. Drury, J., & Reicher, S. (2000). Collective action and psychological change. The emergence of new social identities. British Journal of Social Psychology, 39, 579-604. Hylander, I., & Guvå, G. (2010). Misunderstanding of out-group behaviour: Different interpretations of the same crowd events among police officers and demonstrators. Nordic Psychology, 62, 25-47. Schumacher-Dimech, A., Brechbühl, A. &, Seiler, R. (2016). Dynamics of critical incidents with potentially violent outcomes involving ultra fans: an explorative study. Sport in Society. Advance online publication. doi: 10.1080/17430437.2015.1133597

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The study's objective was to assess the reliability, acceptability, and concordance of cancer pain health states when using two utility assessment methods—simple rank order (RO) and numerical analogue scale (NAS). Additional aims were to describe the preferences of Hispanic and non-Hispanic community members toward cancer pain health states and identify predictors affecting these preferences. In this descriptive, cross-sectional study, telephone calls were made to a quota sample of 1,387 households that had telephone numbers listed for the Houston and surrounding Harris County area. Subjects (n = 302) within the general population completed a 20 minute telephone interview in their preferred language—English or Spanish. Study respondents assessed six cancer pain health states consisting of three attributes, pain intensity, presence of side effects, and interference with daily function. ^ Overall, the numerical analogue scale (NAS) had better test-retest reliability. Respondents were able to clearly distinguish the worst health state using both methods, but were not able to do so as clearly for less severe health states. Acceptability and subjects' ability to answer questions and complete the survey was high. Missing responses were low across methods for all health states. Concordance in the health state rankings was higher for the most severe health state in the non-Hispanic group, those in fair to poor health, males, and those $30,000 or greater income. Preferences for the less severe health states did not show much variation across methods. No significant predictors for health states were found except for ethnicity for a less severe health state when using the rank order method. ^ We found that the rank order (RO) and numerical analogue scale (NAS) are both robust in ranking the more severe cancer pain health states, e.g., moderate pain with three side effects. This study documents that RO and NAS methods to assess cancer pain preferences through a telephone-based approach among a relative diverse community dwelling, non-patient population for cancer pain health states represented a relatively valid and acceptable approach. ^