418 resultados para Caretti, Ferrara, Sedimenti


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"Fac-simile eliotipico della stampa originale del 1616, esistente nella Biblioteca Cavalieri di Ferrara. Edizione di soli esemplari numerati. N. 34."

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The granulocyte colony-stimulating factor (G-CSF) and Fit-3 receptor agonist progenipoietin-1 (ProGP-1) has potent effects on dendritic cell (DC) expansion and may be an alternative to G-CSF for the mobilization of stem cells for allogeneic stem cell transplantation (SCT). We studied the ability of stem cell grafts mobilized with this agent to induce graft-versus-host disease (GVHD) to minor and major histocompatibility antigens in the well-described B6 --> B6D2F1 SCT model. ProGP-1, G-CSIF, or control diluent was administered to donor B6 mice. ProGP-1 expanded all cell lineages in the spleen, and unseparated splenocytes from these animals produced large amounts of interleukin 10 (IL-10) and transforming growth factor beta (TGFbeta) whereas the expression of T-cell adhesion molecules was diminished. Transplantation survival was 0%, 50%, and 90% in recipients of control-, G-CSF-, and ProGP-1-treated allogeneic donor splenocytes, respectively (P < .0001). Donor pretreatment with ProGP-1 allowed a 4-fold escalation in T-cell dose over that possible with G-CSF. Donor CD4 T cells from allogeneic SCT recipients of ProGP-1 splenocytes demonstrated an anergic response to host antigen, and cytokine production (interferon gamma [IFNγ], IL-4, and IL-10) was also reduced while CD8 T-cell cytotoxicity to host antigens remained intact. Neither CD11c(hi) DCs nor CD11c(dim)/B220(hi) DCs from ProGP-1-treated animals conferred protection from GVHD when added to control spleen. Conversely, when equal numbers of purified T cells from control-, G-CSF-, or ProGP-1-treated allogeneic donors were added to allogeneic T-cell-depleted control spleen, survival at day 60 was 0%, 15%, and 90%, respectively (P < .0001). The improved survival in recipients of ProGP-1 T cells was associated with reductions in systemic tumor necrosis factor alpha generation and GVHD of the gastrointestinal tract. We conclude that donor pretreatment with ProGP-1 is superior to G-CSIF for the prevention of GVHD after allogeneic SCT, primarily due to incremental affects on T-cell phenotype and function

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The use of granulocyte colony-stimulating factor (G-CSF)-mobilized peripheral blood as a source of stem cells has resulted in a high incidence of severe chronic graft-versus-host disease (cGVHD), which compromises the outcome of clinical allogeneic stem cell transplantation. We have studied the effect of G-CSF on both immune complex and fibrotic cGVHD directed to major (DBA/2 --> B6D2F1) or minor (B10.D2 --> BALB/c) histocompatibility antigens. In both models, donor pretreatment with G-CSF reduced cGVHD mortality in association with type 2 differentiation. However, after escalation of the donor T-cell dose, scleroderma occurred in 90% of the recipients of grafts from G-CSF-treated donors. In contrast, only 11% of the recipients of control grafts developed scleroderma, and the severity of hepatic cGVHD was also reduced. Mixing studies confirmed that in the presence of high donor T-cell doses, the severity of scleroderma was determined by the non-T-cell fraction of grafts from G-CSF-treated donors. These data confirm that the induction of cGVHD after donor treatment with G-CSF is dependent on the transfer of large numbers of donor T cells in conjunction with a putatively expanded myeloid lineage, providing a further rationale for the limitation of cell dose in allogeneic stem cell transplantation. (C) 2004 American Society for Blood and Marrow Transplantation.

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The initiation of graft-vs-host disease (GVHD) after stem cell transplantation is dependent on direct Ag presentation by host APCs, whereas the effect of donor APC populations is unclear. We studied the role of indirect Ag presentation in allogenic T cell responses by adding populations of cytokine-expanded donor APC to hemopoietic grafts that would otherwise induce lethal GVHD. Progenipoietin-1 (a synthetic G-CSF/Flt-3 ligand molecule) and G-CSF expanded myeloid dendritic cells (DC), plasmacytoid DC, and a novel granulocyte-monocyte precursor population (GM) that differentiate into class II+,CD80/CD86(+),CD40(-) APC during GVHD. Whereas addition of plasmacytoid and myeloid donor DC augmented GVHD, GM cells promoted transplant tolerance by MHC class II-restricted generation of IL-10-secreting, Ag-specific regulatory T cells. Importantly, although GM cells abrogated GVHD, graft-vs-leukemia effects were preserved. Thus, a population of cytokine-expanded GM precursors function as regulatory APCs, suggesting that G-CSF derivatives may have application in disorders characterized by a loss of self-tolerance.

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Il sito archeologico di Arslantepe (provincia di Malatya, Turchia) rappresenta un caso di studio di potenziale interesse per l’interazione tra i mutamenti climatici e la storia della civiltà. Il sito, occupato quasi ininterrottamente per un periodo di tempo relativamente lungo (6250-2700 BP), ha fornito una grande quantità di reperti ossei, distribuiti lungo una stratigrafia archeologica relativamente dettagliata e supportata da datazioni al radiocarbonio. Tali reperti, indagati con le tecniche della geochimica degli isotopi stabili, possono costituire degli efficaci proxy paleoclimatici. In questo lavoro è stata studiata la composizione isotopica di 507 campioni di resti ossei umani e animali (prevalentemente pecore, capre, buoi). I rapporti isotopici studiati sono relativi a ossigeno (δ18Ocarb, δ18Oph), carbonio (δ13Ccarb, δ13Ccoll) e azoto (δ15N), misurati nella frazione minerale e organica dell’osso; la variabilità nel tempo di questi parametri, principalmente legati alla paleonutrizione, può essere correlata, direttamente o indirettamente, a cambiamenti dei parametri ambientali quali temperatura e umidità atmosferiche. I risultati indicano che la dieta degli animali selvatici e domestici di Arslantepe era quasi esclusivamente a base di piante a ciclo fotosintetico C3, generalmente tipiche di climi umidi o temperati. La presenza di piante C4, più tipiche di condizioni aride, sembrerebbe essere riconoscibile solamente nella dieta del bue (Bos taurus). La dieta umana era esclusivamente terrestre a base di cereali e carne di caprini con una percentuale esigua o del tutto assente di carne di maiale e bue. Dal punto di vista paleoclimatico il principale risultato del lavoro consiste nel riconoscimento della preservazione di un segnale paleoclimatico a lungo termine (δ18OW, composizione isotopica dell’ossigeno dell’acqua ingerita), che identifica un massimo relativo di umidità attorno al 5000 BP e che si correla, per andamento e ampiezza della variazione a record paleoclimatici di sedimenti lacustri collocati in regioni adiacenti all’area di studio. Sulla base del confronto dei tre segnali isotopici sono state inoltre riconosciute due anomalie climatiche siccitose a breve termine, apparentemente riferibili a due episodi di aridità a scala regionale documentati in letteratura.

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La Sequenza Sismica Emiliana del 2012 ha colpito la zona compresa tra Mirandola e Ferrara con notevoli manifestazioni cosismiche e post-sismiche secondarie, soprattutto legate al fenomeno della liquefazione delle sabbie e alla formazione di fratturazioni superficiali del terreno. A fronte del fatto che la deformazione principale, osservata tramite tecniche di remote-sensing, ha permesso di individuare la posizione della struttura generatrice, ci si è interrogati sul rapporto tra strutture profonde e manifestazioni secondarie superficiali. In questa tesi è stato svolto un lavoro di integrazione di dati a varia scala, dalla superficie al sottosuolo, fino profondità di alcuni chilometri, per analizzare il legame tra le strutture geologiche che hanno generato il sisma e gli effetti superficiali percepiti dagli osservatori. Questo, non solo in riferimento allo specifico del sisma emiliano del 2012, ma al fine di trarre utili informazioni in una prospettiva storica e geologica sugli effetti di un terremoto “tipico”, in una regione dove le strutture generatrici non affiorano in superficie. Gli elementi analizzati comprendono nuove acquisizioni e rielaborazioni di dati pregressi, e includono cartografie geomorfologiche, telerilevamenti, profili sismici a riflessione superficiale e profonda, stratigrafie e informazioni sulla caratterizzazione dell’area rispetto al rischio sismico. Parte dei dati di nuova acquisizione è il risultato dello sviluppo e la sperimentazione di metodologie innovative di prospezione sismica in corsi e specchi d’acqua continentali, che sono state utilizzate con successo lungo il Cavo Napoleonico, un canale artificiale che taglia ortogonalmente la zona di massima deformazione del sisma del 20 Maggio. Lo sviluppo della nuova metodologia di indagine geofisica, applicata ad un caso concreto, ha permesso di migliorare le tecniche di imaging del sottosuolo, oltre a segnalare nuove evidenze co-sismiche che rimanevano nascoste sotto le acque del canale, e a fornire elementi utili alla stratigrafia del terreno. Il confronto tra dati geofisici e dati geomorfologici ha permesso di cartografare con maggiore dettaglio i corpi e le forme sedimentarie superficiali legati alla divagazione fluviale dall’VIII sec a.C.. I dati geofisici, superficiali e profondi, hanno evidenziato il legame tra le strutture sismogeniche e le manifestazioni superficiali seguite al sisma emiliano. L’integrazione dei dati disponibili, sia nuovi che da letteratura, ha evidenziato il rapporto tra strutture profonde e sedimentazione, e ha permesso di calcolare i tassi geologici di sollevamento della struttura generatrice del sisma del 20 Maggio. I risultati di questo lavoro hanno implicazioni in vari ambiti, tra i quali la valutazione del rischio sismico e la microzonazione sismica, basata su una caratterizzazione geomorfologico-geologico-geofisica dettagliata dei primi 20 metri al di sotto della superficie topografica. Il sisma emiliano del 2012 ha infatti permesso di riconoscere l’importanza del substrato per lo sviluppo di fenomeni co- e post-sismici secondari, in un territorio fortemente eterogeneo come la Pianura Padana.

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Lo scopo di questa attività è approfondire le conoscenze sul processo di riempimento a caldo noto come nitro-hot-fill (NHF) utilizzato per contenitori in PET. Il nostro obiettivo è quello di simulare su scala di laboratorio il processo industriale al fine di ottimizzarne i parametri e aumentare la stabilità dei contenitori anche attraverso l’utilizzo di materie prime con caratteristiche migliorate utilizzando formulazioni adatte ai trattamenti a caldo. Il processo consiste nel riempimento della bottiglia ad una temperatura tra gli 80°/85°C, successivo al quale vi è l’iniezione di azoto al fine di evitare l’implosione durante il raffreddamento fino a temperatura ambiente. Questo settore del mercato è in forte crescita, molte bevande infatti hanno la necessità di un contenitore asettico; il processo di NHF ha il vantaggio di utilizzare il calore del prodotto stesso al fine di rendere la bottiglia sterile. Da qui nascono le criticità legate al processo, occorre prendere diversi accorgimenti al fine di rendere processabile in questo modo una bottiglia, infatti l’aumento di pressione interna dovuto all’iniezione di azoto si accompagna una temperatura vicina alla temperatura di transizione vetrosa. La nostra attività di ricerca ha focalizzato la propria attenzione sul design della bottiglia, sul processo di stiro-soffiaggio, sull’influenza dell’umidità assorbita nel PET, sul materiale utilizzato e su altri parametri di processo al fine di produrre contenitori in grado di resistere al riempimento NHF.

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Enlazando con el legado de la Antigüedad de Homero a Firmico Materno y el Planisferio Bianchini, se alude a Manilio clave en estas reflexiones sobre Astronomía-Astrología; asimismo quedan referenciadas las aportaciones y variantes medievales orientales y occidentales, hasta Pietro d’Abano en Padua. Tras unas apreciaciones respecto a Venecia como potencia editorial desde fines del siglo XV, y desde luego con referencia a Aldo Manuzio, son considerados varios ejemplos del Quattrocento, de Rimini a Florencia, con vértice en la corte de Ferrara, Borso d’Este, Cosmè Tura y la referencia expresa a Manilio en el Salone dei Mesi. El periplo concluye en Roma, con las contribuciones de Rafael y Peruzzi, en obras para los papas Julio II y León X, así como para el Magnífico Agostino Chigi.

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En este artículo proponemos la reflexión sobre la información periodística en el contexto contemporáneo a partir del análisis de las características del soporte del periódico, en una comparación entre dos periódicos de distintos países. A partir de los conceptos de espacialidad, visualidad y comunicabilidad, discutidos por Ferrara, considerando también el análisis de los componentes de paginación y diagramación de los periódicos, buscamos escudriñar los sentidos de la información y del conocimiento en este contexto de instrumentalización técnica

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From the Divercity project, the article reflects on methodology, good practices and indicators useful for community art practices. At first term, social exclusión is defined as well as community art, and which features it presents. Subsequently, the article reviews the indicators that are being used to measure the success or achievement of community arts practice, raising criticism from equality and including indicators that measure the well-being of women.