962 resultados para CDR, Trattamento meccanico- biologico, utilizzo del CDR nei cementifici, norme UNI 9903


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"Memoria premiata dal R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti col premio di fondazione 'Querini-Stampalia'."

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L’obbiettivo di questa tesi è quello di analizzare le conseguenze della scelta del frame (Jordan o Einstein) nel calcolo delle proprietà degli spettri primordiali generati dall’inflazione ed in particolare dell’osservabile r (rapporto tensore su scalare) al variare del potenziale del campo che genera l’espansione accelerata. Partendo dalla descrizione della teoria dell’inflazione in relatività generale, focalizzando l’attenzione sui motivi che hanno portato all’introduzione di questa teoria, vengono presentate le tecniche di utilizzo comune per lo studio della dinamica omogenea (classica) inflazionaria e di quella disomogenea (quantistica). Una particolare attenzione viene rivolta ai metodi di approssimazione che è necessario adottare per estrarre predizioni analitiche dai modelli inflazionari per poi confrontarle con le osservazioni. Le tecniche introdotte vengono poi applicate ai modelli di inflazione con gravità indotta, ovvero ad una famiglia di modelli con accoppiamento non minimale tra il campo scalare inflatonico e il settore gravitazionale. Si porrà attenzione alle differenze rispetto ai modelli con accoppiamento minimale, e verrà studiata la dinamica in presenza di alcuni potenziali derivanti dalla teoria delle particelle e diffusi in letteratura. Il concetto di “transizione tra il frame di Jordan e il frame di Einstein” viene illustrato e le sue conseguenze nel calcolo approssimato del rapporto tensore su scalare sono discusse. Infine gli schemi di approssimazione proposti vengono analizzati numericamente. Risulterà che per due dei tre potenziali presentati i metodi di approssimazione sono più accurati nel frame di Einstein, mentre per il terzo potenziale i due frames portano a risultati analitici similmente accurati.

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In questo lavoro si analizza il rendimento isoentropico di diversi espansori adottati all’interno di sistemi micro-ORC (Organic Rankine Cycle). Si parte da una descrizione generale dei sistemi ORC, mettendone in evidenza le principali caratteristiche, il layout tipico, le differenze rispetto ad un ciclo Rankine tradizionale, e gli ambiti di utilizzo. Si procede ad una trattazione teorica del rendimento isoentropico del compressore e dell’espansore, specificando le ipotesi adottate nei calcoli e mettendo in luce la relazione tra rendimento isoentropico e politropico nell’uno e nell’altro apparato. Si passa poi alla descrizione delle quattro principali tipologie di espansori presenti in letteratura: scroll, screw, vane e piston, e si prosegue con l'analisi nel dettaglio della letteratura relativa alla valutazione dell’efficienza di questi quando utilizzati all’interno di un sistema micro-ORC. Infine, dopo aver descritto il sistema ORC del laboratorio di via Terracini del DIN, illustrandone layout, componenti principali, potenza scambiata all’interno dei componenti e modalità di calcolo adottata per la valutazione del rendimento isoentropico dell’espansore e del sistema complessivo, si confrontano i dati di efficienza di questo con quelli reperiti in letteratura. Il confronto del rendimento, dell'espansore e complessivo, del sistema del DIN, 33.8% e 1,818% rispettivamente, con quelli degli altri sistemi, è risultato di difficilmente valutazione a causa delle condizioni di forte off-design del sistema stesso. Dalla ricerca è inoltre emerso che i fluidi più utilizzati nella sperimentazione, e dunque capaci di migliori prestazioni, sono R245fa, R134a e R123. Per quel che riguarda infine gli espansori, nel range di potenza di 1-10 kW, lo scroll risulta essere il migliore.

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Il presente lavoro si propone di analizzare il calcestruzzo armato come materiale da costruzione, in particolare focalizzando l’attenzione sulle tecniche di prevenzione di alcuni tipi di degrado con l’utilizzo di trattamenti superficiali. Il calcestruzzo è uno dei materiali da costruzione più utilizzati in quanto presenta molteplici vantaggi come la libertà di forma, il basso costo dei materiali ed il buon comportamento strutturale. Nonostante quanto detto, si possono evidenziare delle criticità inerenti all’utilizzo di questo materiale, il tema centrale di questo lavoro è quello di analizzare nuove tecniche di protezione atte a salvaguardare la struttura da tre diverse tipologie di degrado, valutandone l’effettiva efficacia nell’ottenere quello per cui sono state previste. Nei primi capitoli si esaminerà il calcestruzzo come materiale da costruzione e saranno spiegati i processi che il conglomerato cementizio deve compiere per diventare un materiale indurito e resistente. Nel terzo capitolo si affronteranno, senza entrare nella descrizione puntuale di ciascuna di esse, le diverse cause di degrado del calcestruzzo armato. Infine nel quarto ed ultimo capitolo, verranno esposti tre casi studio: il primo tratta di un tipo di degrado spesso non preso in considerazione ma causante ingenti danni all’aspetto paesaggistico e al patrimonio storico: si analizzano i rivestimenti da poter applicare al calcestruzzo per rendere più semplificato il processo di rimozione dai graffiti. Il secondo si ripromette di analizzare l’efficacia nel proteggere le armature di acciaio dalla corrosione per mezzo un nuovo tipo di pigmenti core-shell poco costosi ma soprattutto ecosostenibili. Infine si porrà lo sguardo su un problema non indifferente ovvero quello della protezione del calcestruzzo armato dalle alte temperature anche in questo caso utilizzando un trattamento superficiale volto a migliorare le performance del calcestruzzo durante l’incendio.

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Il Consiglio di Amministrazione (CdA) è il principale organo di governo delle aziende. La letteratura gli attribuisce tre ruoli: controllo, indirizzo strategico e collegamento con l’ambiente (networking). Precedenti studi empirici hanno analizzato se un Consiglio di Amministrazione è attivo o meno in tutti e tre i ruoli in un dato momento. Nel presente lavoro, invece, si propone un approccio «contingente» e si analizzano i ruoli svolti dal CdA al variare delle condizioni interne (aziende in crisi o di successo) ed esterne (aziende in settori competitivi o regolamentati).. L’indagine empirica è stata condotta su un campione di 301 imprese italiane di grandi dimensioni. I risultati supportano la tesi iniziale secondo cui le condizioni interne ed esterne incidono sul ruolo svolto dal CdA. In particolare i risultati evidenziano che il CdA non svolge sempre tutti e tre i ruoli nello stesso momento, ma esso si concentra sul ruolo o sui ruoli che assumono grande importanza nella situazione in cui si trova l’azienda. Con riferimento alle condizioni interne, nelle imprese in crisi il CdA è attivo in tutti e tre i ruoli, mentre in quelle di successo prevale un orientamento verso la funzione strategica. Nelle aziende che operano in settori competitivi il ruolo di controllo è più pressante mentre nei settori regolamentati prevale una funzione di networking.

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El presente trabajo es un estudio preliminar: realizado con el propósito de brindar información e iniciar estudios en el cultivo de plantas ornamentales. Durante los meses de agosto a octubre de 1997, se evaluó (en la comarca Pacaya, municipio de Catarina, departamento de Masaya), el efecto de díferentes tipos de desechos orgánicos inoculados con Microorganismos Efectivos (EM-Bokashi) en el cultivo del crisantemo ( Crhysanthemum sp). Los seis tratamientos en estudio fueron arreglados en bloques completos al azar (B.C.A) con cuatro repeticiones, para un total de veinte y cuatro unidades experimentales. Los abonos fueron preparados mezclando proporciones diferentes de desechos orgánicos de origen vegetal y animal: a dos de los tratamientos se inoculó EM, usando dosis de 500 g/m 2, en cambio para la fertilización inorgánica se utilizó N-P-K ( 15-15-•15), a razón de 28.15 g/m2. Los resultados obtenidos revelan que los promedios más altos en la mayoría de las variables evaluadas lo registraron el biofcrtilizante 2 (granza de arroz + aserrín + desperdicio de mercado + EM) y la fcrtilización inorgánica El mejor rendimiento lo reporto el biofertilizante 2 con 578,704 flores/ha, seguido del biofertilizante 4 con 420,718 flores/ha. El presente ensayo demostró que se puede producir sin dependencia de los agroquímicos, evitando poner en riesgo la salud humana y el medio ambiente. Cabe señalar que la fertilización organica debe complementarse con obras de conservación de suelo, rotación de cultivo, obras de conservación de agua, control biologico de plagas y enfermedades, semillas de alta calidad y otras, con el fin de optimizar el uso del suelo, estabilizar areas de producción, por ende obtene mayores beneficios haciendo uso de todos los recursos que tengamos a nuestro alcance, para lograr una agricultura sostenible.

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Durante los años 1997-2000 se realizó un estudio de la flora arvense en las principales zonas cafetaleras de Cuba, evaluándose 120 cafetales en las 2 épocas del año, de 22 municipios y 7 pro - vincias (711.2 ha). Se recorrie - ron cafetales a los cuales se les evaluó la composición de especies y su grado de enyer - bamiento y los patógenos pre - sentes en las arvenses con posibilidades de ser usados como biocontroles y/o que tengan alguna relación directa con el cultivo. Para el estudio de los patógenos, en 123 espe - cies de plantas arvenses se procesaron 350 muestras, de estas al 64% se les determinó el agente causal, algunas con más de uno. Se reportan 41 patógenos de las arvenses por primera vez para Cuba y se obtuvieron dos aislados de hongos del género Cercospora , con los cuales se obtuvieron resultados alentadores, como agente de biocon - trol contra Syngonium podophyllum Schott (Familia: Araceae )

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La producción mundial de maíz en general tiene carácter de ser un producto commodity, con grandes volúmenes, precios altos y homogéneos. Pero en Perú hoy en día surge la necesidad de competir globalmente, con productos especiality, con pocos volúmenes y altamente diferenciados. Dicha estrategia es aplicada por el Perú con el Maíz Blanco Gigante, presentando ventaja comparativa a nivel de otras variedades de maíz, al poseer características únicas en relación al lugar de origen y prácticas culturales que se han mantenido en su cultivo a través del tiempo. Es por ello que se da reconocimiento y certificación como DO en el año 2005, como Maíz Blanco Gigante del Cusco, presentando tendencias de exportación a partir de dicho año. La investigación se enfoca al estudio de la situación actual del MBGC como DO bajo la Nueva Economía Institucional (NEI). Los resultados del estudio indican que la conexión institucional presenta desatinos, los organismos que dieron inicio al proceso de la DO se encuentran descoordinados, con ausencia de medidas de control. Ello ha ocasionado un débil enforcement en las reglas de juego y por ende en el marco institucional, afectando la imagen, posicionamiento y falencias a nivel de la cadena del MBGC. Se recomienda definir políticas y estrategias de uso de la DO, con miras a establecer mesas de diálogo sobre la participación (promoción, normativa y/o fiscalizadora), de los entes públicos como INDECOPI, Gobierno Regional, Gobierno Local con respecto a la DO del MBGC y sus características particulares como bien público a fin de dinamizar las inversiones, comercio y mantener la ventaja competitiva.

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Las principales zonas sojeras en el mundo están expuestas a situaciones de déficit hídrico (DH) que ocasionan importantes pérdidas de rendimiento. La eficiencia transpiratoria (ET) ha sido propuesta como criterio de selección asociado con tolerancia al DH. Sin embargo, en soja no existen antecedentes donde se haya estudiado dicho atributo y su asociación con la estabilidad del rendimiento. El objetivo general de este trabajo fue generar las primeras bases fisiológicas que permitan conocer si la ET puede ser utilizada como criterio de selección secundario en programas de mejoramiento genético de soja enfocados en la identificación de genotipos (G) con tolerancia al DH. Se realizaron dos experimentos en macetas en condiciones de campo. Experimento 1, evaluó, durante la fase vegetativa, 36 G expuestos a dos regímenes hídricos (RH) : control sin limitantes hídricas (C) y déficit hídrico (DH; 30 por ciento del consumo de controles). Experimento 2, evaluó durante la fase reproductiva, 6 G seleccionados en función de su comportamiento contrastante en la transpiración y ET durante la fase vegetativa en el Experimento 1, exponiéndolos a dos RH contrastantes (C y DH) durante el período crítico de determinación del número de semillas (NS) en soja. En soja, la ET durante la fase vegetativa es un atributo de naturaleza constitutiva que tiene variabilidad intraespecífica y que aumenta ante DH independientemente del G. Si bien la conductancia estomática fue diferente entre G, estas diferencias no explicaron la variabilidad intraespecífica encontrada en la ET. Durante la fase reproductiva, existen diferencias entre G en la ET, encontrándose diferencias en la respuesta genotípica ante DH durante el período de determinación del NS. Es posible en soja, identificar G con mayor estabilidad de rendimiento ante DH durante el período de determinación del NS, utilizando la ET como carácter de selección. A partir del análisis de los cambios de la ET durante la ontogenie del cultivo, se demostró además que evaluando la ET durante la fase vegetativa en condiciones sin limitantes hídricas, es posible identificar G de mayor ET en términos de biomasa reproductiva, rendimiento y estabilidad de rendimiento antes condiciones hídricas limitantes durante el período de determinación del NS. Esta tesis representa el primer estudio en soja de la ET durante diferentes fases de crecimiento y su asociación con la estabilidad del rendimiento, demostrándose que es posible utilizar la ET como carácter de selección secundario para identificar G con tolerancia al DH.

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El cultivo del arroz es una de las principales actividades productivas en el Nordeste Argentino, el cual se ve afectado por diferentes plagas que reducen su rendimiento y calidad. Entre ellas, la chinche del tallo, Tibraca limbativentris es una de las plagas principales. Para su control, el uso de agroquímicos es generalizado, por su conveniencia y eficiencia. Sin embargo, el mal uso de los productos fitosanitarios está ocasionando problemas al ambiente, lo que lleva a la búsqueda de nuevas tecnologías, reduciendo al mínimo los riesgos al ambiente y a la salud humana en particular. En el presente estudio se evalúa el uso de hongos entomopatógenos como una alternativa para reducir la población de T. limbativentris. Se realizaron muestreos en diversas zonas arroceras en búsqueda de cepas nativas de hongos entomopatógenos, lográndose aislar 11 cepas de adultos de esta chinche. A través de bioensayos se evaluaron 32 cepas de hongos entomopatógenos sobre adultos y dos de ellas causaron la muerte del 100 por ciento de los mismos. Se seleccionó la cepa Ma 72 de Metarhizium anisopliae y se evaluó la compatibilidad con diversos herbicidas usados frecuentemente en la producción de arroz. Se logró producir la cepa sobre diversos sustratos en fermentación en medio sólido (FMS4), destacándose el arroz blanco quebrado, sobre el cual se obtuvo 3,8 x 109 conidios/gr de sustrato. Se evaluaron diferentes tipos de formulaciones experimentales durante 100 días y la viabilidad se mantuvo sólo bajo condiciones de refrigeración (6 °C). Se evalúo la eficiencia de diversos formulados experimentales sobre adultos de T. limbativentris en condiciones de invernáculo, logrando un control satisfactorio (entre 56 y 77 por ciento de mortalidad) a los 30 días. Se concluyó que la cepa Ma 72 de M. anisopliae sería una herramienta promisora para su empleo en el control microbiano de la chinche del tallo T. limbativentris y podrían incluirse como parte de un programa de Manejo Integrado de plagas en arroz

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Durante la ontogenia de las cerezas dulces (Prunus avium L.) se producen cambios que conducen a la maduración y al ablandamiento del fruto, asociados a una modificación en la composición de la pared celular, ocurriendo de forma diferenciada en cerezas firmes y blandas. Esta característica también incide en la resistencia de estos frutos a los daños mecánicos, disminuyendo o aumentando la susceptibilidad al daño. El objetivo del trabajo fue analizar los cambios en la pared celular durante la ontogenia y en respuesta al daño por impacto en cerezas con firmeza contrastante. Se determinaron la solubilización, despolimerización y composición de pectinas y glicanos entrecruzantes de la pared celular, en cuatro estadíos durante la ontogenia de cerezas firmes cv Sweetheart y blandas cv Newstar. Estas determinaciones también se realizaron a madurez comercial, en frutos expuestos a la simulación del daño por impacto, al caer libremente desde una altura de 70 cm, y se tomaron muestras 7 y 10 días después de producido el daño. Durante la ontogenia de los frutos blandos, se produjo la pérdida de ácidos urónicos (solubilización), despolimerización de glicanos entrecruzantes y pérdida de azúcares neutros, mientras que en los frutos firmes se observaron la despolimerización de glicanos entrecruzantes y la pérdida de azúcares neutros. El efecto del daño mecánico produjo en los frutos blandos una disminución de los ácidos urónicos y la pérdida de azúcares neutros (arabinosa, galactosa y xilosa), como así también la despolimerización de pectinas y de glicanos entrecruzantes. En conclusión, en frutos blandos la solubilización de pectinas podría ser el mayor causante del ablandamiento y más aún cuando se produce la despolimerización de pectinas y glicanos entrecruzantes después de producido el daño mecánico. Los frutos firmes presentaron una estructura péctica más conservada durante ontogenia y daño mecánico, sin variaciones en el contenido de cadenas laterales

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Las principales zonas sojeras en el mundo están expuestas a situaciones de déficit hídrico (DH)que ocasionan importantes pérdidas de rendimiento. La eficiencia transpiratoria (ET)ha sido propuesta como criterio de selección asociado con tolerancia al DH. Sin embargo, en soja no existen antecedentes donde se haya estudiado dicho atributo y su asociación con la estabilidad del rendimiento. El objetivo general de este trabajo fue generar las primeras bases fisiológicas que permitan conocer si la ET puede ser utilizada como criterio de selección secundario en programas de mejoramiento genético de soja enfocados en la identificación de genotipos (G)con tolerancia al DH. Se realizaron dos experimentos en macetas en condiciones de campo. Experimento 1, evaluó, durante la fase vegetativa, 36 G expuestos a dos regímenes hídricos (RH): control sin limitantes hídricas (C)y déficit hídrico (DH; 30 por ciento del consumo de controles). Experimento 2, evaluó durante la fase reproductiva, 6 G seleccionados en función de su comportamiento contrastante en la transpiración y ET durante la fase vegetativa en el Experimento 1, exponiéndolos a dos RH contrastantes (C y DH)durante el período crítico de determinación del número de semillas (NS)en soja. En soja, la ET durante la fase vegetativa es un atributo de naturaleza constitutiva que tiene variabilidad intraespecífica y que aumenta ante DH independientemente del G. Si bien la conductancia estomática fue diferente entre G, estas diferencias no explicaron la variabilidad intraespecífica encontrada en la ET. Durante la fase reproductiva, existen diferencias entre G en la ET, encontrándose diferencias en la respuesta genotípica ante DH durante el período de determinación del NS. Es posible en soja, identificar G con mayor estabilidad de rendimiento ante DH durante el período de determinación del NS, utilizando la ET como carácter de selección. A partir del análisis de los cambios de la ET durante la ontogenie del cultivo, se demostró además que evaluando la ET durante la fase vegetativa en condiciones sin limitantes hídricas, es posible identificar G de mayor ET en términos de biomasa reproductiva, rendimiento y estabilidad de rendimiento antes condiciones hídricas limitantes durante el período de determinación del NS. Esta tesis representa el primer estudio en soja de la ET durante diferentes fases de crecimiento y su asociación con la estabilidad del rendimiento, demostrándose que es posible utilizar la ET como carácter de selección secundario para identificar G con tolerancia al DH.

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Il D.Lgs. 150/09 ha inteso dar vita ad una “riforma organica” della PA italiana, improntandone il funzionamento a logiche di programmazione e controllo delle performance. Attorno a tale concetto la riforma ha costruito un Sistema teso a programmare, misurare, controllare, valutare e comunicare la performance degli enti. Il lavoro si focalizza sulla programmazione, e in particolare sullo strumento cardine introdotto dal D.Lgs. 150/09: il Piano della Performance (PdP). Il contributo, basato su una metodologia deduttivo-induttiva, si concentra sui comuni medi italiani, scelti in quanto statisticamente rappresentativi del livello medio di complessità degli enti locali. Sono stati oggetto di indagine i PdP pubblicati sui siti istituzionali degli enti considerati, al fine di verificarne sia il livello di aderenza alle Linee Guida (LG) emanate dalla Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) e dalla Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sia il loro livello di adeguatezza economico-aziendale. Preliminarmente si indagherà il tema della programmazione, sotto il profilo normativo-dottrinale, concentrandosi su soggetti, processi e strumenti. Poi si sposterà il focus sul PdP: dopo aver definito obiettivi, quesiti e metodologia della ricerca, verranno esplicitate le configurazioni di PdP emergenti dalle LG CIVIT e ANCI. Verranno poi illustrati i risultati della ricerca empirica, mettendo in luce il livello di allineamento dei PdP dei comuni medi alle LG, nonché il livello di adeguatezza economico-aziendale degli stessi. Si tratteggeranno quindi alcune brevi conclusioni.