511 resultados para Testa, Arrigo.


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La radioterapia guidata dalle immagini è una terapia medica che utilizza acquisizioni frequenti di immagini durante la radioterapia. Scopo di questo elaborato è di dimostrare come l'acquisizione di bioimmagini con risonanza magnetica durante l'erogazione del trattamento radioterapico possa portare a una notevole riduzione dei problemi a cui la radioterapia è legata: errori di posizionamento del paziente, localizzazione del volume bersaglio, movimento degli organi durante l'erogazione del trattamento. Partendo dai meccanismi biologici e fisici di iterazione tra le particelle del fascio di erogazione del trattamento e quelle tumorali costituenti il tessuto bersaglio, si è descritta la radioterapia guidata dalle immagini, accostandola alla risonanza magnetica nel trattamento di specifici tumori situati nei polmoni, nella zona del collo e della testa, e nella prostata. Infine si sono descritti gli impianti di ultima generazione che integrano il sistema per l'erogazione del trattamento radioterapico con quello di acquisizione di immagini con risonanza magnetica.

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ALMA MASTER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA CAMPUS DI CESENA SCUOLA DI AGRARIA E MEDICINA VETERINARIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNOLOGIE ALIMENTARI Impiego di ingredienti funzionali nel rallentamento del raffermamento in prodotti da forno Relazione finale in Tecnologia dei Cereali e Derivati Relatore Dr. Giangaetano Pinnavaia Correlatrice Dr.ssa Federica Balestra Presentato da Caterina Azzarone Sessione II° Anno Accademico 2014/2015 Introduzione La focaccia è un prodotto lievitato da forno molto diffuso e consumato in tutta Italia. Essendo un prodotto fresco è soggetta al raffermamento. Lo scopo della sperimentazione è stato quello di valutare l’influenza di un amido waxy e di un enzima sulle caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali di un prodotto da forno tipo focaccia durante lo stoccaggio. Materiali e metodi Le focacce sono state realizzate addizionando alla formulazione degli ingredienti in grado di contrastare il fenomeno del raffermamento: il Panenzyme AM 100 allo 0,005% (E5)e 0,01%(E10); e il Novation TM 2700 (amido di mais waxy) al 2.5%(N2.5) e 5%(N5). I campioni sono stati posti a confronto con un campione di controllo (C) I campioni sono stati stoccati in cella termostatata a 5C° e 50% UR. Le analisi sono state effettuate rispettivamente dopo 1,2,3,7 e 10 giorni dalla preparazione. Sull’impasto è stato valutato lo sviluppo in volume ogni 30 minuti durante la lievitazione (2h) a 36C° e 86% UR. Sulle focacce sono state effettuate le seguenti determinazioni analitiche: • Analisi dei gas nello spazio di testa delle confezioni. • La determinazione dell’umidità • Texture Profile Analysis (TPA) test • Test di rilassamento (Hold until Time test) • L’analisi sensoriale effettuata sia dopo 1 giorno (T1) sia dopo 10 giorni di conservazione (T10). Conclusioni In particolare, il campione addizionato con enzima in percentuale dello 0,005% (E5) mostra le caratteristiche chimico-fisiche migliori al termine del periodo di conservazione, presentando il valore più elevato di umidità, il valore inferiore di durezza e maggiore di elasticità valutati strumentalmente. Anche a livello sensoriale il campione E5 presenta punteggi molto elevati. Sono state trovate, inoltre, interessanti correlazioni tra i dati dell’analisi sensoriale e quelli ottenuti dai test strumentali. Il campione realizzato con il 2.5% di amido di mais waxy (N2.5) nonostante abbia presentato a fine conservazione valori di umidità e di elasticità inferiori e risultasse più duro rispetto al campione di controllo (C), ha ottenuto i punteggi più elevati nel test sensoriale, mentre nei confronti del campione con una percentuale maggiore di amido di mais waxy (N5) è risultato migliore per tutti i parametri valutati. Si deduce che l’utilizzo di NOVATION 2007 al 2.5% e PANEENZYME AM100 allo 0,005% sono stati in grado di migliorare le caratteristiche strutturali e sensoriali del prodotto durante la conservazione, risultando il secondo il migliore in assoluto

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Il lavoro di questa tesi si propone di esaminare i dati di immagini cerebrali ricevuti da due differentii bobine RF per l'imaging in risonanza magnetica. La strumentazione utilizzata é: un apparecchio di RMN che utilizza uno scanner a 1.5T (GE Medical System signa HDx 15) e due differenti bobine a radiofrequenza: 1) 8-channel brain phased array coil GE (1.5T HD 8 Channel High Resolution Head Array per il GE HDx MR System); 2) GE Quad HEAD Birdcage Coil. I software utilizzati invece sono stati quattro, due per la segmentazione e la parcellizzazione dei dati dalle acquisizioni di MRI (FSL e Freesurfer), e due per l'analisi dei dati (SPSS e Microsoft Excel). I tool utilizzati di FSL sono stati SIENA, per un'indagine sulla variazione percentile della totalitá del volume cerebrale; SIENAX invece permette una segmentazione di volumi di 6 sotto regioni: sostanza grigia (GREY), sostanza bianca (WHITE), totalitá del cervello (BRAIN), liquor cerebrospinale dei ventricoli (vcsf), scaling volumetrico (vscaling), sostanza grigia periferica (pgrey). Freesurfer invece parcellizza la corteccia cerebrale e segmenta le zone della sostanza grigia profonda cerebrale. Lo scopo ultimo era quello di analizzare come la differenza di segnale acquisito dalle due bobine variasse i risultati delle analisi volumetriche delle immagini e vedere se il t-test evidenziasse variazioni sistematiche. Questa analisi aveva come scopo quello di determinare la possibilità di confrontare i soggetti i cui dati sono stati ottenuti con due bobine differenti. I dati analizzati non hanno evidenziato particolari differenze tra le due bobine, se non per i valori del liquor dei ventricoli che sono risultati variare, verosimilmente, per i processi fisiologici di atrofia della sostanza grigia cerebrale che avvengono nel tempo intercorso tra un'acquisizione e l'altra.

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Il cervello umano è composto da una rete complessa, formata da fasci di assoni, che connettono le diverse aree cerebrali. Il fascio arcuato collega l’area imputata alla com- prensione del linguaggio con quella dedicata alla sua produzione. Il fascio arcuato è presente in entrambi gli emisferi cerebrali, anche se spesso è utilizzato prevalente- mente il sinistro. In questa tesi sono state valutate, in un campione di soggetti sani, le differenze tra fascio arcuato destro e sinistro, utilizzando la trattografia, metodica avanzata e non invasiva che permette la ricostruzione della traiettoria delle fibre con immagini RM (Risonanza Magnetica) pesate in diffusione. A questo scopo ho utilizzato un algoritmo probabilistico, che permette la stima di probabilità di connessione della fibra in oggetto con le diverse aree cerebrali, anche nelle sedi di incrocio con fibre di fasci diversi. Grazie all’implementazione di questo metodo, è stato possibile ottenere una ricostruzione accurata del fascio arcuato, an- che nell’emisfero destro dove è spesso critica, tanto da non essere possibile con altri algoritmi trattografici. Parametrizzando poi la geometria del tratto ho diviso il fascio arcuato in venti seg- menti e ho confrontato i parametri delle misure di diffusione, valutate nell’emisfero destro e sinistro. Da queste analisi emerge un’ampia variabilità nella geometria dell’arcuato, sia tra diversi soggetti che diversi emisferi. Nell’emisfero destro l’arcuato incrocia maggiormente fibre appartenenti ad altri fasci. Nell’emisfero sinistro le fibre dell’arcuato sono più compatte e si misura anche una maggiore connettività con altre aree del cervello coinvolte nelle funzioni linguistiche. Nella seconda fase dello studio ho applicato la stessa metodica in due pazienti con lesioni cerebrali, con l’obiettivo di testare il danno del fascio arcuato ipsilaterale alla lesione e stimare se nell’emisfero controlaterale si innescassero meccanismi di plastic- ità strutturale. Questa metodica può essere implementata, in un gruppo di pazienti omogenei, per identificare marcatori RM diagnostici nella fase di pianificazione pre- chirurgica e marcatori RM prognostici di recupero funzionale del linguaggio.

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The Nghe-Tinh Soviets of 1930-1931, a rebellion against colonial authority in north-central and central colonial Vietnam, has received extensive analysis by a variety of commentators and scholars, both Vietnamese and not. Most scholars, Vietnam and internationally, settled on some view of immiseration combined with the presence of pro-communist organizers as the motive forces for the rebellion, but a few have favored questions of political dissatisfaction and local empowerment as underlying motivations for revolt. Until recently, examining the rebellion on a gross scale in order to test either theory has proven difficult, with a surfeit of information but no easy way to process it in order to underwrite large-scale analyses. Del Testa is using a historical GIS (geographical information system) analysis, which blends statistics with digitized maps, in order to display correlations between factors, such as wealth, religion, and so on of those who rebelled in order to reexamine the Nghe-Tinh Soviets movement on a grand scale. His presentation will illustrate some initial findings as well as the techniques used.

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Prediction of clinical outcome in cancer is usually achieved by histopathological evaluation of tissue samples obtained during surgical resection of the primary tumor. Traditional tumor staging (AJCC/UICC-TNM classification) summarizes data on tumor burden (T), presence of cancer cells in draining and regional lymph nodes (N) and evidence for metastases (M). However, it is now recognized that clinical outcome can significantly vary among patients within the same stage. The current classification provides limited prognostic information, and does not predict response to therapy. Recent literature has alluded to the importance of the host immune system in controlling tumor progression. Thus, evidence supports the notion to include immunological biomarkers, implemented as a tool for the prediction of prognosis and response to therapy. Accumulating data, collected from large cohorts of human cancers, has demonstrated the impact of immune-classification, which has a prognostic value that may add to the significance of the AJCC/UICC TNM-classification. It is therefore imperative to begin to incorporate the 'Immunoscore' into traditional classification, thus providing an essential prognostic and potentially predictive tool. Introduction of this parameter as a biomarker to classify cancers, as part of routine diagnostic and prognostic assessment of tumors, will facilitate clinical decision-making including rational stratification of patient treatment. Equally, the inherent complexity of quantitative immunohistochemistry, in conjunction with protocol variation across laboratories, analysis of different immune cell types, inconsistent region selection criteria, and variable ways to quantify immune infiltration, all underline the urgent requirement to reach assay harmonization. In an effort to promote the Immunoscore in routine clinical settings, an international task force was initiated. This review represents a follow-up of the announcement of this initiative, and of the J Transl Med. editorial from January 2012. Immunophenotyping of tumors may provide crucial novel prognostic information. The results of this international validation may result in the implementation of the Immunoscore as a new component for the classification of cancer, designated TNM-I (TNM-Immune).

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IMPORTANCE Owing to a considerable shift toward bioprosthesis implantation rather than mechanical valves, it is expected that patients will increasingly present with degenerated bioprostheses in the next few years. Transcatheter aortic valve-in-valve implantation is a less invasive approach for patients with structural valve deterioration; however, a comprehensive evaluation of survival after the procedure has not yet been performed. OBJECTIVE To determine the survival of patients after transcatheter valve-in-valve implantation inside failed surgical bioprosthetic valves. DESIGN, SETTING, AND PARTICIPANTS Correlates for survival were evaluated using a multinational valve-in-valve registry that included 459 patients with degenerated bioprosthetic valves undergoing valve-in-valve implantation between 2007 and May 2013 in 55 centers (mean age, 77.6 [SD, 9.8] years; 56% men; median Society of Thoracic Surgeons mortality prediction score, 9.8% [interquartile range, 7.7%-16%]). Surgical valves were classified as small (≤21 mm; 29.7%), intermediate (>21 and <25 mm; 39.3%), and large (≥25 mm; 31%). Implanted devices included both balloon- and self-expandable valves. MAIN OUTCOMES AND MEASURES Survival, stroke, and New York Heart Association functional class. RESULTS Modes of bioprosthesis failure were stenosis (n = 181 [39.4%]), regurgitation (n = 139 [30.3%]), and combined (n = 139 [30.3%]). The stenosis group had a higher percentage of small valves (37% vs 20.9% and 26.6% in the regurgitation and combined groups, respectively; P = .005). Within 1 month following valve-in-valve implantation, 35 (7.6%) patients died, 8 (1.7%) had major stroke, and 313 (92.6%) of surviving patients had good functional status (New York Heart Association class I/II). The overall 1-year Kaplan-Meier survival rate was 83.2% (95% CI, 80.8%-84.7%; 62 death events; 228 survivors). Patients in the stenosis group had worse 1-year survival (76.6%; 95% CI, 68.9%-83.1%; 34 deaths; 86 survivors) in comparison with the regurgitation group (91.2%; 95% CI, 85.7%-96.7%; 10 deaths; 76 survivors) and the combined group (83.9%; 95% CI, 76.8%-91%; 18 deaths; 66 survivors) (P = .01). Similarly, patients with small valves had worse 1-year survival (74.8% [95% CI, 66.2%-83.4%]; 27 deaths; 57 survivors) vs with intermediate-sized valves (81.8%; 95% CI, 75.3%-88.3%; 26 deaths; 92 survivors) and with large valves (93.3%; 95% CI, 85.7%-96.7%; 7 deaths; 73 survivors) (P = .001). Factors associated with mortality within 1 year included having small surgical bioprosthesis (≤21 mm; hazard ratio, 2.04; 95% CI, 1.14-3.67; P = .02) and baseline stenosis (vs regurgitation; hazard ratio, 3.07; 95% CI, 1.33-7.08; P = .008). CONCLUSIONS AND RELEVANCE In this registry of patients who underwent transcatheter valve-in-valve implantation for degenerated bioprosthetic aortic valves, overall 1-year survival was 83.2%. Survival was lower among patients with small bioprostheses and those with predominant surgical valve stenosis.

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The American Joint Committee on Cancer/Union Internationale Contre le Cancer (AJCC/UICC) TNM staging system provides the most reliable guidelines for the routine prognostication and treatment of colorectal carcinoma. This traditional tumour staging summarizes data on tumour burden (T), the presence of cancer cells in draining and regional lymph nodes (N) and evidence for distant metastases (M). However, it is now recognized that the clinical outcome can vary significantly among patients within the same stage. The current classification provides limited prognostic information and does not predict response to therapy. Multiple ways to classify cancer and to distinguish different subtypes of colorectal cancer have been proposed, including morphology, cell origin, molecular pathways, mutation status and gene expression-based stratification. These parameters rely on tumour-cell characteristics. Extensive literature has investigated the host immune response against cancer and demonstrated the prognostic impact of the in situ immune cell infiltrate in tumours. A methodology named 'Immunoscore' has been defined to quantify the in situ immune infiltrate. In colorectal cancer, the Immunoscore may add to the significance of the current AJCC/UICC TNM classification, since it has been demonstrated to be a prognostic factor superior to the AJCC/UICC TNM classification. An international consortium has been initiated to validate and promote the Immunoscore in routine clinical settings. The results of this international consortium may result in the implementation of the Immunoscore as a new component for the classification of cancer, designated TNM-I (TNM-Immune).

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Oral-facial-digital type VI syndrome (OFDVI) is a rare phenotype of Joubert syndrome (JS). Recently, C5orf42 was suggested as the major OFDVI gene, being mutated in 9 of 11 families (82 %). We sequenced C5orf42 in 313 JS probands and identified mutations in 28 (8.9 %), most with a phenotype of pure JS. Only 2 out of 17 OFDVI patients (11.7 %) were mutated. A comparison of mutated vs. non-mutated OFDVI patients showed that preaxial and mesoaxial polydactyly, hypothalamic hamartoma and other congenital defects may predict C5orf42 mutations, while tongue hamartomas are more common in negative patients.