573 resultados para Ravenna
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The Adriatic Sea is considered a feeding and developmental area for Mediterranean loggerhead turtles, but this area is severely threatened by human impacts. In the Adriatic Sea loggerhead turtles are often found stranded or floating, but they are also recovered as by-catch from fishing activities. Nevertheless, information about population structuring and origin of individuals found in the Adriatic Sea are still limited. Cooperation with fishermen and a good network of voluntary collaborators are essential for understanding their distribution, ecology and for developing conservation strategies in the Adriatic Sea. In this study, a comparative analysis of biometric data and DNA sequence polymorphism of the long fragment of the mitochondrial control region was carried out on ninety-three loggerheads recovered from three feeding areas in the Adriatic Sea: North-western, North-eastern and South Adriatic. Differences in turtles body sizes (e.g. Straight Carapace Length) among the three recovery areas and relationship between SCL and the type of recovery were investigated. The origin of turtles from Mediterranean rookeries and the use of the Adriatic feeding habitats by loggerheads in different life-stages were assessed to understand the migratory pathway of the species. The analysis of biometric data revealed a significant difference in turtle sizes between the Southern and the Northern Adriatic. Moreover, size of captured turtles resulted significantly different from the size of stranded and floating individuals. Actually, neritic sub-adults and adults are more affected by incidental captures than juveniles because of their feeding behavior. The Bayesian mixed-stock analysis showed a strong genetic relationship between the Adriatic aggregates and Mediterranean rookeries, while a low pro¬portion of individuals of Atlantic origin were detected in the Adriatic feeding grounds. The presence of migratory pathways towards the Adriatic Sea due to the surface current system was reinforced by the finding of individuals bearing haplotypes endemic to the nesting populations of Libya, Greece and Israel. A relatively high contribution from Turkey and Cyprus to the Northwest and South Adriatic populations was identified when the three sampled areas were analyzed independently. These results have to be taken in account in a conservative perspective, since coastal hazards, affecting the population of turtles feeding in the Adriatic Sea may also affect the nesting populations of the Eastern Mediterranean with a unique genetic pattern.
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Temperature and light intensity is the most important environmental parameters that influence circadian cycle of scleractinian corals. In this context, modulation of the biomarkers Hsp60 and Hsp70 in situ was investigated by three different healthy coral species (Acropora tenuis, Echinopora lamellosa and Porites lobata) not stress induced during time course of 24h. Significance species-specific modulation under natural conditions is displayed by all corals under study. A strong fluctuation in Hsps expression is shown by the most susceptible, branched coral A. tenuis, instead of fine and low modulation is shown by the massive coral P. lobata. From the results match between morphology difference and physiological difference response its suggest and similarity pattern between Hsps with different cellular compartments location is suggested too. Starting from this study health of coral reefs could be able to be investigated in the future with a set of biomarkers composed also by Hsps which will be set up.
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Recentemente molti studi in ambiente marino sono stati focalizzati sui possibili impatti dovuti alle variazioni del pH degli oceani, causato dall’aumento delle immissioni di CO2 nell’atmosfera. Tra i possibili effetti nocivi, l’acidificazione oceanica può indurre cambiamenti nelle abbondanze e nelle distribuzioni delle engeneer species, con conseguenti ripercussioni sulla fauna associata. Esempio tipico di engeneer species sono le macroalghe che sono capaci di creare, lungo le coste rocciose, habitat diversi a seconda della specie che riesce ad attecchire. Tra le specie animali che dominano in questi habitat troviamo i copepodi Arpacticoidi, piccoli crostacei che svolgono un ruolo chiave all’interno delle reti trofiche. Per questi motivi lo scopo di questo lavoro è valutare possibili effetti dell’acidificazione sulle taxocenosi a copepodi Arpacticoidi associate alle macroalghe. Lo studio è stato svolto ad Ischia, nella zona nei pressi del Castello Aragonese, dove vi sono dei vents di origine vulcanica che emettono CO2 e formano un gradiente naturale di acidificazione lungo un’area di circa 300m, suddivisibile in 3 stazioni a differenti valori medi di pH. L’analisi delle taxocenosi è stata svolta a livello di generi e famiglie di Arpacticoidi, in termini di abbondanze e di struttura di comunità, su differenti specie algali raccolte lungo il gradiente di acidificazione. Mentre non si notano differenze significative per le famiglie, la struttura di comunità analizzata a livello di generi di copepodi Arpacticoidi mostra una suddivisione in due comunità ben distinte, delle quali una appartenente alla stazione acidificata e un'altra alle stazioni di controllo e moderatamente acidificata. Tale suddivisione si conferma anche prendendo in considerazione la diversa complessità strutturale delle alghe. Per quanto riguarda le abbondanze, sia a livello di famiglie che di generi, queste mostrano generalmente valori più elevati nella stazione moderatamente acidificata e valori più bassi nella stazione più acidificata. C’è però da considerare che se non si tiene conto della complessità algale queste differenze sono significative per le famiglie Ectinosomatidae, Thalestridae e per il genere Dactylopusia, mentre, se si tiene conto della complessità algale, vi sono differenze significative per la famiglia Miraciidae e per i generi Amonardia e Dactylopusia. In definitiva questo studio sembrerebbe evidenziare che le taxocenosi a copepodi Arpacticoidi siano influenzate sia dalla differente complessità algale, che dall’acidificazione oceanica. Inoltre mostra che, in prospettiva di studi futuri, potrebbe essere necessario focalizzarsi su specie algali ben definite e su un'analisi tassonomica dei copepodi Arpacticoidi approfondita fino al livello di specie.
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Tra i vari impatti causati dall’aumento costante di CO2 nell’atmosfera troviamo l’acidificazione oceanica. Le conseguenze di questo processo non sono interamente conosciute. Per questo è importante conoscere la risposta all’acidificazione degli organismi marini e degli ecosistemi. Lo scopo di questo lavoro è valutare le conseguenze dell’acidificazione su comunità meiofaunali epifite. Sono stati quindi condotti campionamenti in situ, in una zona acidificata in conseguenza della presenza di vents idrotermali presenti nell’isola di Ischia (Italia). La zona di studio indagata è stata suddivisa in due siti, differenti per esposizione al moto ondoso. All’interno di ciascuna esposizione sono stati individuate tre stazioni, differenti per il grado di acidificazione. Sono stati prelevati campioni di alghe lungo il gradiente di acidificazione con associata la meiofauna e sono stati considerati come substrato secondario. Le alghe sono state analizzate attraverso descrittori della loro complessità mentre gli organismi sono stati contati e classificati a livello di grandi taxa. I descrittori sintetici di ricchezza tassonomica e di abbondanza non presentano valori di correlazione alti con i descrittori di complessità algale. Invece, i risultati ottenuti considerando l’intera comunità mostrano una relazione significativa fra la struttura delle comunità meiofaunali e l’acidificazione e anche con la diversa esposizione al moto ondoso. Infine dalle analisi condotte mediante regressione multipla fra tutti i descrittori algali e la struttura di comunità si nota come i primi non giustificano da soli le variazioni dei popolamenti meiobentonici. In definitiva questi risultati sembrerebbero dimostrare che la struttura delle comunità meiofaunali venga influenzata sia dalla acidificazione che dall’esposizione al moto ondoso oltre che dalla struttura dell’habitat. È tuttavia difficile definire se le variazioni nella struttura di comunità sono dovute ad una azione parallela e sinergica dei fattori considerati (esposizione e gradiente) o se si tratta di un effetto a cascata dove l’acidità influenza le comunità algali che a loro volta strutturano le comunità bentoniche associate. In prospettiva di studi futuri sarebbe quindi interessante condurre uno studio simile prendendo in considerazione le possibili relazioni specie-specifiche intercorrenti tra la struttura delle comunità meiofaunali e le differenti specie algali.
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Increasing knowledge on the endocrine mechanisms that regulate feeding and growth in cultured fish can contribute to make improvement in fish holding conditions and feeding strategies, supporting the development of new techniques that could ameliorate feeding, food conversion efficiency and growth in aquaculture practice. The main objective of this study was to investigate how daily mRNA expression of three specific anorexigenic hormones, i.e. the corticotropin-releasing hormone (CRH) and the paralogues α- and β- proopiomelanocortin (POMC), is modulated by different photoperiods, light spectra and feeding regimes, in both adult and larvae of Solea senegalensis. In addition, as Senegalese sole exhibits a shift from diurnal to nocturnal in locomotor activity and feeding habits during metamorphic process, we tried to elucidate if this shift is accompanied by relevant daily variations in the expression of these anorexigenic hormones before, during and after the completion of metamorphosis. In order to reach this main objective, three main experiments were developed. In a first experiment, adults were reared under LD (12 h light: 12h dark) cycle and fed at mid-light (ML), mid-dark (MD) and at random (RND). In a second experiment, adult specimens were reared in constant darkness (DD) and fed at subjective mid-light (sML) or at RND. Larvae of Senegalese sole were reared under LD cycle with white, blue or red light for 40 days. Our results show an independence of crh mRNA expression from the feeding time and suggest an endogenous control of crh expression in sole. Both pomc paralogues showed significant daily rhythms under LD conditions. The rhythms were maintained or were even more robust under DD conditions for pomc_a, but were completely abolished for pomc_b. Our results indicate an endogenous control of pomc_a expression by the molecular clock in telencephalon and diencephalon, but not in the pituitary gland. Our findings confirm for the first time the significant influence that ambient lighting has on larval growth and development in Senegalese sole, revealing an important effect of light spectra upon functional elements of this species. Our results also emphasize the importance of maintaining cycling light-dark conditions of the adequate wavelengths in aquaculture practices during early development of sole.
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Nell’ambito di un progetto di ricerca sui sistemi di accumulo dell’energia elettrica, in corso di avvio al “Laboratorio di microreti di generazione e accumulo” di Ravenna, è stato sviluppato un modello di calcolo in grado di simulare il comportamento di un elettrolizzatore.Il comportamento di un generico elettrolizzatore è stato modellato mediante una serie di istruzioni e relazioni matematiche, alcune delle quali ricavate tramite un’analisi dettagliata della fisica del processo di elettrolisi, altre ricavate empiricamente sulla base delle prove sperimentali e dei dati presenti nella bibliografia. Queste espressioni sono state implementate all’interno di un codice di calcolo appositamente sviluppato, realizzato in linguaggio Visual Basic, che sfrutta come base dati i fogli di calcolo del software Microsoft Excel per effettuare la simulazione. A partire dalle caratteristiche dell’elettrolizzatore (pressione e temperatura di esercizio, dimensione degli elettrodi, numero di celle e fattore di tuning, più una serie di coefficienti empirici) e dell’impianto generale (potenza elettrica disponibile e pressione di stoccaggio), il modello è in grado di calcolare l’idrogeno prodotto e l’efficienza globale di produzione e stoccaggio. Il modello sviluppato è stato testato sia su di un elettrolizzatore alcalino, quello del progetto PHOEBUS, basato su una tecnologia consolidata e commercialmente matura, sia su di un apparecchio sperimentale di tipo PEM in fase di sviluppo: in entrambi i casi i risultati forniti dal modello hanno trovato pieno riscontro coi dati sperimentali.
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Salt marshes are coastal ecosystem in the upper intertidal zone between internal water and sea and are widely spread throughout Italy, from Friuli Venezia Giulia, in the North, to Sicily, in the South. These delicate environments are threatened by eutrophication, habitat conversion (for land reclaiming or agriculture) and climate change impacts such as sea level rise. The objectives of my thesis were to: 1) analyse the distribution and biomass of the perennial native cordgrass Spartina maritima (one of the most relevant foundation species in the low intertidal saltmarsh vegetation in the study region) at 7 sites along the Northern Adriatic coast and relate it to critical environmental parameters and 2) to carry out a nutrient manipulation experiment to detect nutrient enrichment effects on S. maritima biomass and vegetation characteristics. The survey showed significant differences among sites in biological response variables - i.e., live belowground, live aboveground biomass, above:belowground (R:S) biomass ratio, % cover, average height and stem density – which were mainly related to differences in nitrate, nitrite and phosphate contents in surface water. Preliminary results from the experiment (which is still ongoing) showed so far no significant effects of nutrient enrichment on live aboveground and belowground biomass, R:S ratio, leaf %Carbon, average height, stem density and random shoot height; however, a significantly higher (P=0.018) increase in leaf %Nitrogen content in treated plots indicated that nutrient uptake had occurred.
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I cambiamenti climatici stanno sempre più influenzando l’assetto territoriale ed ambientale della nostra società. Questo fatto si evince da eventi che riescono a sconvolgere le opere atte alla loro mitigazione; tali sistemi vengono progettati tenendo conto delle competenze acquisite in campo teorico e archivistico, ovvero la serie dei dati storici sui quali costruire dei modelli probabilistici che permettano di determinare il massimo grado di intensità che l'evento di interesse potrà generare. Questi database, però, conseguentemente ai cambiamenti ambientali cui stiamo avendo testimonianza diretta, risultano essere sempre meno affidabili allo scopo di impostare questi studi di tendenza. Esempio di quanto detto sono le alluvioni, generate da eventi meteorologici fuori dall'ordinario: queste situazioni, sempre più frequenti sul nostro territorio, oltre che subire l'influsso dei cambiamenti climatici, trovano un substrato favorevole nel quale attecchire, dovuto dall'alto grado di antropizzazione del territorio. In questo ambito, rientrano quegli eventi che i media chiamano "bombe d'acqua", le quali scaricano su un piccolo territorio una massiccia quantità di acque di precipitazione in un arco di tempo estremamente limitato. L'effetto principale è quello di mettere in crisi la rete idrologica della zona colpita, la quale non è stata progettata per sopportare eventi di tale magnitudo. Gli effetti avversi sul territorio possono essere importanti e vantano una vasta gamma di effetti. Inondazioni ed allagamenti in primis, poi i conseguenti da danni economici, ma anche smottamenti o colate di fango ed il collasso dei sistemi fognari. In questo lavoro di tesi, queste problematiche saranno trattate col fine ultimo di valutare delle soglie di precipitazioni, tali per cui, in caso di eventi meteorologici fuori dall’ordinario, sarà possibile allertare la popolazione localizzata nella zona soggetta a rischio idro-geologico. Questa analisi è stata condotta grazie ai dati reperiti per un piccolo bacino pedecollinare del Comune di Rimini.
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I materiali plastici trovano ampie applicazioni in ogni aspetto della vita e delle attività industriali. La maggior parte delle plastiche convenzionali non sono biodegradabili e il loro accumulo è una minaccia per il pianeta. I biopolimeri presentano vantaggi quali: la riduzione del consumo delle risorse e la riduzione delle emissioni CO2, offrendo un importante contributo allo sviluppo sostenibile. Tra i biopolimeri più interessanti troviamo il poliidrossibutirrato (PHB), l’oggetto di questo studio, che è il più noto dei poliidrossialcanoati. Questo polimero biodegradabile mostra molte somiglianze con il polipropilene. La tesi consiste nell’applicazione del Life Cycle Assessment a processi di estrazione del PHB da colture batteriche. In essa sono valutate le prestazioni ambientali di 4 possibili processi alternativi, sviluppati dal CIRI EA, che utilizzano il dimetilcarbonato (DMC) e di 3 processi che utilizzano solventi alogenati (cloroformio, diclorometano, dicloroetano). Per quanto riguarda i processi che utilizzano come solvente di estrazione il DMC, due sono gli aspetti indagati e per i quali differiscono le alternative: la biomassa di partenza (secca o umida), e il metodo di separazione del polimero dal solvente (per evaporazione del DMC oppure per precipitazione). I dati primari di tutti gli scenari sono di laboratorio per cui è stato necessario realizzare un up scaling industriale di tutti i processi. L’up scaling è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile Chimica Ambientale e dei Materiali. La valutazione delle prestazioni ambientali è stata fatta rispetto a tutte le categorie d’impatto raccomandate dall’Handbook della Commissione Europea, di queste solo alcune sono state analizzate nel dettaglio. Tutti i risultati mostrano un andamento simile, in cui gli impatti dei processi che utilizzano DMC sono inferiori a quelli dei solventi alogenati. Fra i processi che impiegano DMC, l’alternativa più interessante appare quella che impiega biomassa di partenza secca e raccolta del PHB per precipitazione.
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In questo lavoro di tesi si studieranno le acque superficiali e sotterranee del fiume Marecchia, che sono continuamente monitorate da ARPA allo scopo di mantenere l'ambiente idrologico in buono stato. Una particolare attenzione è stata riposta nell'analisi dell'azoto e dei suoi composti, poiché nella conoide del Marecchia si è sempre osservata una forte presenza di questo tipo di composti, che negli anni hanno causato forti danni all'ambiente. Per raggiungere tale obiettivo, è stato fondamentale ripercorrere gli andamenti dei parametri nel corso degli anni, ricorrendo a dati forniti da ARPA e analizzando direttamente campioni raccolti in campo. Nelle acque analizzate sono state riscontrate varie anomalie, soprattutto nel sito in corrispondenza di via Tonale, che potrebbero essere ricondotte al grave problema dell'intrusione dell'acqua di mare in falda, e degli apporti di tali elementi durante le mareggiate; nel sito campionato nei pressi di Vergiano sono state riscontrate concentrazioni di solfati, cloruri e nitrati in aumento, che potrebbero essere causati da scarichi diretti in falda o nelle acque superficiali, oppure dilavamento dei campi da parte dell'acqua piovana. Anche le concentrazioni di nitriti, determinate nei punti di campionamento nel Torrente Ausa, superano notevolmente la concentrazione limite di 0.5 mg/l e tale effetto potrebbe essere causato da un uso indiscriminato di insetticidi, diserbanti e pesticidi composti da elementi ricchi di azoto, oppure dagli scarichi diretti di colorifici e industrie immessi direttamente nel torrente da parte dello stato di San Marino. Quanto evidenziato con questo studio potrebbe essere un incentivo per gli enti regionali, provinciali e comunali per migliorare il monitoraggio di alcune zone del fiume Marecchia e per ottimizzare i sistemi di gestione del territorio.
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Yellowfin tuna (Thunnus albacares, YFT, Bonnaterre 1788) is one of the most important market tuna species in the world. The high mortality of juveniles is in part caused by their bycatch. Indeed, if unregulated, it could permanently destabilize stocks health. For this reason investigating and better knowing the stock boundaries represent a crucial concern. Aim of this thesis was to preliminary investigate the YFT population structure within and between Atlantic and Pacific Oceans through the analysis of genetic variation at eight microsatellite loci and assess the occurrence of barriers to the gene flow between Oceans. For this propouse we collected 4 geographical samples coming from Atlantic and Pacific Ocean and selected a panel of 8 microsatellites loci developped by Antoni et al., (2014). Samples 71-2-Y and 77-2-Y, came from rispectively west central pacific ocean (WCPO) and east central pacific ocean (ECPO), instead samples 41-1-Y and 34-2-Y derive from west central atlantic ocean (WCAO) and east central atlantic ocean (ECAO). Total 160 specimens were analyzed (40 per sample) and were carried out several genetic information as allele frequencies, allele number, allelic richness, HWE (using He and Ho) and pairwise Fst genetic distance. Results obtained, may support the panmictic theory of this species, only one of pairwise Fst obtained is statistically significant (Fst= 0.00927; pV= 0.00218) between 41-1-Y and 71-2-Y samples. Results suggest low genetic differentiation and consequent high level of gene flow between Atlantic and Pacific populations. Furthermore, we performed an analysis of molecular taxonomy through the use of ATCO (the flaking region between ATPse6 and cytochrome oxidase subunit III genes mt DNA, to discriminate within the gener Thunnus two of the related species (Yellofin and bigeye tuna) according with their difficult recognition at certain size (<40 cm). ATCO analysis in this thesis, has provided strong discriminate evidence between the target species proving to be one of the most reliable genetic tools capable to indagate within the genus Thunnus. Thus, our study has provided useful information for possible use of this protocol for conservation plans and management of this fish stocks.
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Il seguente lavoro di Tesi ha ad oggetto l’analisi degli scenari incidentali che possono originarsi in un deposito di oli minerali dichiarato a rischio di incidente rilevante. La Tesi è strutturata come descritta di seguito. Dopo il presente Capitolo 1, avente carattere introduttivo, il Capitolo 2 descrive nel dettaglio lo stabilimento PIR di Porto Corsini-Ravenna, dedicando particolare attenzione alle normative a cui è soggetto. Nel Capitolo 3 si è eseguita una valutazione delle conseguenze e delle frequenze degli scenari incidentali, analizzando criticamente i risultati dell’analisi delle conseguenze ed i valori di frequenza riportati nei documenti predisposti ai fini del D.Lgs. 334/99 e s.m.i. e alle norme ad esso correlate. Inoltre sono state fatte alcune considerazioni sull’effetto domino. Nel Capitolo 4 infine sono riportate alcune considerazioni conclusive.
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Il lavoro di tesi si è svolto in collaborazione con il laboratorio di elettrofisiologia, Unità Operativa di Cardiologia, Dipartimento Cardiovascolare, dell’ospedale “S. Maria delle Croci” di Ravenna, Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna, ed ha come obiettivo lo sviluppo di un metodo per l’individuazione dell’atrio sinistro in sequenze di immagini ecografiche intracardiache acquisite durante procedure di ablazione cardiaca transcatetere per il trattamento della fibrillazione atriale. La localizzazione della parete posteriore dell'atrio sinistro in immagini ecocardiografiche intracardiache risulta fondamentale qualora si voglia monitorare la posizione dell'esofago rispetto alla parete stessa per ridurre il rischio di formazione della fistola atrio esofagea. Le immagini derivanti da ecografia intracardiaca sono state acquisite durante la procedura di ablazione cardiaca ed esportate direttamente dall’ecografo in formato Audio Video Interleave (AVI). L’estrazione dei singoli frames è stata eseguita implementando un apposito programma in Matlab, ottenendo così il set di dati su cui implementare il metodo di individuazione della parete atriale. A causa dell’eccessivo rumore presente in alcuni set di dati all’interno della camera atriale, sono stati sviluppati due differenti metodi per il tracciamento automatico del contorno della parete dell’atrio sinistro. Il primo, utilizzato per le immagini più “pulite”, si basa sull’utilizzo del modello Chan-Vese, un metodo di segmentazione level-set region-based, mentre il secondo, efficace in presenza di rumore, sfrutta il metodo di clustering K-means. Entrambi i metodi prevedono l’individuazione automatica dell’atrio, senza che il clinico fornisca informazioni in merito alla posizione dello stesso, e l’utilizzo di operatori morfologici per l’eliminazione di regioni spurie. I risultati così ottenuti sono stati valutati qualitativamente, sovrapponendo il contorno individuato all'immagine ecografica e valutando la bontà del tracciamento. Inoltre per due set di dati, segmentati con i due diversi metodi, è stata eseguita una valutazione quantitativa confrontatoli con il risultato del tracciamento manuale eseguito dal clinico.
Il processo di compostaggio - studio di un metodo alternativo di screening e valutazione del compost
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Il processo di compostaggio è il metodo più antico ed al tempo stesso innovativo di trasformazione dei rifiuti. La trasformazione in impianti di compostaggio industriale ricrea lo stesso processo semplice ma in scala maggiore processando molte tonnellate/anno di rifiuto con particolare riguardo a quello proveniente da raccolta differenziata. Il presente elaborato, oltre ad illustrare le nuove tecnologie di produzione nelle realtà locali della zona Romagnola, ha inteso indagare un aspetto alternativo ed innovativo di valutazione del compost. A supporto di quanto già previsto alla specifica normativa di settore e nell'ottica dell'ottimizzazione del processo, è stata valutata la possibilità di uso della tecnica analitica di microestrazione in fase solida (SPME) e della tecnica strumentale con naso elettronico. Si è inteso verificare anche come l'utilizzo di carbone vegetale, aggiunto alla fase di maturazione, possa apportare un contributo significativo nel controllo delle emissioni odorigene, problematica diffusa nelle aree limitrofe ad impianti di compostaggio. L'utilizzo delle tecniche di estrazione in fase solida (SPME) ha dimostrato che durante il processo le componenti odorigene tendono a ridursi notevolmente modificandosi in modo apprezzabile e valutabile mediante analisi GC-MS. L'aggiunta di carbone vegetale alla fase di maturazione contribuisce alla riduzione delle emissioni odorigene. I risultati ottenuti evidenziano come l'utilizzo dei sistemi proposti possa portare ad un'economicità qualora si riscontrassero tempi di maturazione variabili per le tipologie di materiale trattato, riducendo così i tempi di permanenza nei tunnel di maturazione e come le tecniche SPME e naso elettronico possano essere accoppiate per ottenere risultati complementari così da costruire un'informazione complessiva completa. Possibili sviluppi dello studio potrebbero essere improntati alla verifica puntuale del grado di maturazione in relazione alla tipologia del materiale in ingresso ed alla stagionalità nonché all'utilizzo di tali tecniche ad altre matrici e nell'ambito dell'individuazione della presenza di composti indesiderati in matrici ambientali.
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Human activities strongly influence environmental processes, and while human domination increases, biodiversity progressively declines in ecosystems worldwide. High genetic and phenotypic variability ensures functionality and stability of ecosystem processes through time and increases the resilience and the adaptive capacity of populations and communities, while a reduction in functional diversity leads to a decrease in the ability to respond in a changing environment. Pollution is becoming one of the major threats in aquatic ecosystem, and pharmaceutical and personal care products (PPCPs) in particular are a relatively new group of environmental contaminants suspected to have adverse effects on aquatic organisms. There is still a lake of knowledge on the responses of communities to complex chemical mixtures in the environment. We used an individual-trait-based approach to assess the response of a phytoplankton community in a scenario of combined pollution and environmental change (steady increasing in temperature). We manipulated individual-level trait diversity directly (by filtering out size classes) and indirectly (through exposure to PPCPs mixture), and studied how reduction in trait-diversity affected community structure, production of biomass and the ability of the community to track a changing environment. We found that exposure to PPCPs slows down the ability of the community to respond to an increasing temperature. Our study also highlights how physiological responses (induced by PPCPs exposure) are important for ecosystem processes: although from an ecological point of view experimental communities converged to a similar structure, they were functionally different.