880 resultados para Affective valence


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Bipolar affective disorder (BPAD; manic-depressive illness) is characterized by episodes of mania and/or hypomania interspersed with periods of depression. Compelling evidence supports a significant genetic component in the susceptibility to develop BPAD. To date, however, linkage studies have attempted only to identify chromosomal loci that cause or increase the risk of developing BPAD. To determine whether there could be protective alleles that prevent or reduce the risk of developing BPAD, similar to what is observed in other genetic disorders, we used mental health wellness (absence of any psychiatric disorder) as the phenotype in our genome-wide linkage scan of several large multigeneration Old Order Amish pedigrees exhibiting an extremely high incidence of BPAD. We have found strong evidence for a locus on chromosome 4p at D4S2949 (maximum genehunter-plus nonparametric linkage score = 4.05, P = 5.22 × 10−4; sibpal Pempirical value <3 × 10−5) and suggestive evidence for a locus on chromosome 4q at D4S397 (maximum genehunter-plus nonparametric linkage score = 3.29, P = 2.57 × 10−3; sibpal Pempirical value <1 × 10−3) that are linked to mental health wellness. These findings are consistent with the hypothesis that certain alleles could prevent or modify the clinical manifestations of BPAD and perhaps other related affective disorders.

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Numerous human and animal studies indirectly implicate neurons in the anterior cingulate cortex (ACC) in the encoding of the affective consequences of nociceptor stimulation. No causal evidence, however, has been put forth linking the ACC specifically to this function. Using a rodent pain assay that combines the hind-paw formalin model with the place-conditioning paradigm, we measured a learned behavior that directly reflects the affective component of pain in the rat (formalin-induced conditioned place avoidance) concomitantly with “acute” formalin-induced nociceptive behaviors (paw lifting, licking, and flinching) that reflect the intensity and localization of the nociceptive stimulus. Destruction of neurons originating from the rostral, but not caudal, ACC reduced formalin-induced conditioned place avoidance without reducing acute pain-related behaviors. These results provide evidence indicating that neurons in the ACC are necessary for the “aversiveness” of nociceptor stimulation.

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Il tatto assume un'importanza fondamentale nella vita quotidiana, in quanto ci permette di discriminare le caratteristiche fisiche di un oggetto specifico, di identificarlo e di eventualmente integrare le suddette informazioni tattili con informazioni provenienti da altri canali sensoriali. Questa è la componente sensoriale-discriminativa del tatto. Tuttavia quotidianamente il tatto assume un ruolo fondamentale durante le diverse interazioni sociali, positive, come quando abbracciamo o accarezziamo una persona con cui abbiamo un rapporto affettivo e negative, per esempio quando allontaniamo una persona estranea dal nostro spazio peri-personale. Questa componente è la cosiddetta dimensione affettiva-motivazionale, la quale determina la codifica della valenza emotiva che l'interazione assume. Questa componente ci permette di creare, mantenere o distruggere i legami sociali in relazione al significato che il tocco assume durante l'interazione. Se per esempio riceviamo una carezza da un familiare, questa verrà percepita come piacevole e assumerà un significato affiliativo. Questo tipo di tocco è comunente definito come Tocco Sociale (Social Touch). Gli aspetti discriminativi del tatto sono stati ben caratterizzati, in quanto storicamente, il ruolo del tatto è stato considerato quello di discriminare le caratteristiche di ciò che viene toccato, mentre gli aspetti affettivi sono stati solo recentemente indagati considerando la loro importanza nelle interazioni sociali. Il tocco statico responsabile dell'aspetto discriminante attiva a livello della pelle le grandi fibre mieliniche (Aβ), modulando a livello del sistema nervoso centrale le cortecce sensoriali, sia primarie che secondarie. Questo permette la codifica a livello del sistema nervoso centrale delle caratteristiche fisiche oggettive degli oggetti toccati. Studi riguardanti le caratteristiche del tocco affiliativo sociale hanno messo in evidenza che suddetta stimolazione tattile 1) è un particolare tocco dinamico che avviene sul lato peloso delle pelle con una velocità di 1-10 cm/sec; 2) attiva le fibre amieliniche (fibre CT o C-LTMRs); 3) induce positivi effetti autonomici, ad esempio la diminuzione della frequenza cardiaca e l'aumento della variabilità della frequenza cardiaca; e 4) determina la modulazione di regioni cerebrali coinvolte nella codifica del significato affiliativo dello stimolo sensoriale periferico, in particolare la corteccia insulare. Il senso del tatto, con le sue due dimensioni discriminativa e affiliativa, è quotidianamente usato non solo negli esseri umani, ma anche tra i primati non umani. Infatti, tutti i primati non umani utilizzano la componente discriminativa del tatto per identificare gli oggetti e il cibo e l'aspetto emotivo durante le interazioni sociali, sia negative come durante un combattimento, che positive, come durante i comportamenti affiliativi tra cui il grooming. I meccanismi di codifica della componente discriminativa dei primati non umani sono simili a quelli umani. Tuttavia, si conosce ben poco dei meccanismi alla base della codifica del tocco piacevole affiliativo. Pur essendo ben noto che i meccanorecettori amilienici C-LTMRs sono presenti anche sul lato peloso della pelle dei primati non umani, attualmente non ci sono studi riguardanti la correlazione tra il tocco piacevole e la loro modulazione, come invece è stato ampiamente dimostrato nell'uomo. Recentemente è stato ipotizzato (Dunbar, 2010) il ruolo delle fibre C-LTMRs durante il grooming, in particolare durante il cosiddetto swepping. Il grooming è costituito da due azioni motorie, lo sweeping e il picking che vengono eseguite in modo ritmico. Durante lo sweeping la scimmia agente muove il pelo della scimmia ricevente con un movimento a mano aperta, per poter vedere il preciso punto della pelle dove eseguire il picking, ovvero dove prendere la pelle a livello della radice del pelo con le unghie dell'indice e del pollice e tirare per rimuovere parassiti o uova di parassiti e ciò che è rimasto incastrato nel pelo. Oltre il noto ruolo igenico, il grooming sembra avere anche una importante funzione sociale affiliativa. Come la carezza nella società umana, cosi il grooming tra i primati non umani è considerato un comportamento. Secondo l'ipotesi di Dunbar l'attivazione delle C-LTMRs avverrebbe durante lo sweeping e questo porta a supporre che lo sweeping, come la carezza umana, costituisca una componente affiliativa del grooming, determinando quindi a contribuire alla sua codifica come comportamento sociale. Fino ad ora non vi è però alcuna prova diretta a sostegno di questa ipotesi. In particolare, 1) la velocità cui viene eseguito lo sweeping è compatibile con la velocità di attivazione delle fibre CT nell'uomo e quindi con la velocità tipica della carezza piacevole di carattere sociale affiliativo (1-10 cm/sec)?; 2) lo sweeping induce la stessa modulazione del sistema nervoso autonomo in direzione della modulazione del sistema vagale, come il tocco piacevole nell'uomo, attraverso l'attivazione delle fibre CT?; 3) lo sweeping modula la corteccia insulare, cosi come il tocco piacevole viene codificato come affiliativo nell'uomo mediante le proiezioni delle fibre CT a livello dell'insula posteriore? Lo scopo del presente lavoro è quella di testare l'ipotesi di Dunbar sopra citata, cercando quindi di rispondere alle suddette domande. Le risposte potrebbero consentire di ipotizzare la somiglianza tra lo sweeping, caratteristico del comportamento affiliativo di grooming tra i primati non umani e la carezza. In particolare, abbiamo eseguito 4 studi pilota. Nello Studio 1 abbiamo valutato la velocità con cui viene eseguito lo sweeping tra scimmie Rhesus, mediante una analisi cinematica di video registrati tra un gruppo di scimmie Rhesus. Negli Studi 2 e 3 abbiamo valutato gli effetti sul sistema nervoso autonomo dello sweeping eseguito dallo sperimentatore su una scimmia Rhesus di sesso maschile in una tipica situazione sperimentale. La stimolazione tattile è stata eseguita a diverse velocità, in accordo con i risultati dello Studio 1 e degli studi umani che hanno dimostrato la velocità ottimale e non ottimale per l'attivazione delle C-LTMRs. In particolare, nello Studio 2 abbiamo misurato la frequenza cardiaca e la variabilità di questa, come indice della modulatione vagale, mentre nello Studio 3 abbiamo valutato gli effetti dello sweeping sul sistema nervoso autonomo in termini di variazioni di temperatura del corpo, nello specifico a livello del muso della scimmia. Infine, nello Studio 4 abbiamo studiato il ruolo della corteccia somatosensoriale secondaria e insulare nella codifica dello sweeping. A questo scopo abbiamo eseguito registrazioni di singoli neuroni mentre la medesima scimmia soggetto sperimentale dello Studio 2 e 3, riceveva lo sweeping a due velocità, una ottimale per l'attivazione delle C-LTMRs secondo gli studi umani e i risultati dei tre studi sopra citati, ed una non ottimale. I dati preliminari ottenuti, dimostrano che 1) (Studio 1) lo sweeping tra scimmie Rhesus viene eseguito con una velocità media di 9.31 cm/sec, all'interno dell'intervallo di attivazione delle fibre CT nell'uomo; 2) (Studio 2) lo sweeping eseguito dallo sperimentatore sulla schiena di una scimmia Rhesus di sesso maschile in una situazione sperimentale determina una diminuzione della frequenza cardiaca e l'aumento della variabilità della frequenza cardiaca se eseguito alla velocità di 5 e 10 cm/sec. Al contrario, lo sweeping eseguito ad una velocità minore di 1 cm/sec o maggiore di 10 cm/sec, determina l'aumento della frequenza cardiaca e la diminuzione della variabilità di questa, quindi il decremento dell'attivazione del sistema nervoso parasimpatico; 3) (Studio 3) lo sweeping eseguito dallo sperimentatore sulla schiena di una scimmia Rhesus di sesso maschile in una situazione sperimentale determina l'aumento della temperatura corporea a livello del muso della scimmia se eseguito alla velocità di 5-10 cm/sec. Al contrario, lo sweeping eseguito ad una velocità minore di 5 cm/sec o maggiore di 10 cm/sec, determina la diminuzione della temperatura del muso; 4) (Studio 4) la corteccia somatosensoriale secondaria e la corteccia insulare posteriore presentano neuroni selettivamente modulati durante lo sweeping eseguito ad una velocità di 5-13 cm/sec ma non neuroni selettivi per la codifica della velocità dello sweeping minore di 5 cm/sec. Questi risultati supportano l'ipotesi di Dunbar relativa al coinvolgimento delle fibre CT durante lo sweeping. Infatti i dati mettono in luce che lo sweeping viene eseguito con una velocità (9.31 cm/sec), simile a quella di attivazione delle fibre CT nell'uomo (1-10 cm/sec), determina gli stessi effetti fisiologici positivi in termini di frequenza cardiaca (diminuzione) e variabilità della frequenza cardiaca (incremento) e la modulazione delle medesime aree a livello del sistema nervoso centrale (in particolare la corteccia insulare). Inoltre, abbiamo dimostrato per la prima volta che suddetta stimolazione tattile determina l'aumento della temperatura del muso della scimmia. Il presente studio rappresenta la prima prova indiretta dell'ipotesi relativa alla modulazione del sistema delle fibre C-LTMRs durante lo sweeping e quindi della codifica della stimolazione tattile piacevole affiliativa a livello del sistema nervoso centrale ed autonomo, nei primati non umani. I dati preliminari qui presentati evidenziano la somiglianza tra il sistema delle fibre CT dell'uomo e del sistema C-LTMRs nei primati non umano, riguardanti il Social Touch. Nonostante ciò abbiamo riscontrato alcune discrepanze tra i risultati da noi ottenuti e quelli invece ottenuti dagli studi umani. La velocità media dello sweeping è di 9.31 cm / sec, rasente il limite superiore dell’intervallo di velocità che attiva le fibre CT nell'uomo. Inoltre, gli effetti autonomici positivi, in termini di battito cardiaco, variabilità della frequenza cardiaca e temperatura a livello del muso, sono stati evidenziati durante lo sweeping eseguito con una velocità di 5 e 10 cm/sec, quindi al limite superiore dell’intervallo ottimale che attiva le fibre CT nell’uomo. Al contrario, lo sweeping eseguito con una velocità inferiore a 5 cm/sec e superiore a 10 cm/sec determina effetti fisiologici negativo. Infine, la corteccia insula sembra essere selettivamente modulata dallo stimolazione eseguita alla velocità di 5-13 cm/sec, ma non 1-5 cm/sec. Quindi, gli studi sul sistema delle fibre CT nell’uomo hanno dimostrato che la velocità ottimale è 1-10 cm/sec, mentre dai nostri risultati la velocità ottimale sembra essere 5-13 cm / sec. Quindi, nonostante l'omologia tra il sistema delle fibre CT nell'umano deputato alla codifica del tocco piacevole affiliativo ed il sistema delle fibre C-LTMRs nei primati non umani, ulteriori studi saranno necessari per definire con maggiore precisione la velocità ottimale di attivazione delle fibre C-LTMR e per dimostrare direttamente la loro attivazione durante lo sweeping, mediante la misurazione diretta della loro modulazione. Studi in questa direzione potranno confermare l'omologia tra lo sweeping in qualità di tocco affiliativo piacevole tra i primati non umani e la carezza tra gli uomini. Infine, il presente studio potrebbe essere un importante punto di partenza per esplorare il meccanismo evolutivo dietro la trasformazione dello sweeping tra primati non umani, azione utilitaria eseguita durante il grooming, a carezza, gesto puramente affiliativo tra gli uomini.

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INTRODUZIONE: L’integrazione mente-corpo applicata ad un ambito patologico predominante in questi tempi, come il cancro, è il nucleo di questa tesi. Il background teorico entro cui è inserita, è quello della Psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 1995) e Psico-Oncologia. Sono state identificate, nella letteratura scientifica, le connessioni tra stati psicologici (mente) e condizioni fisiologiche (corpo). Le variabili emerse come potenzialmente protettive in pazienti che si trovano ad affrontare il cancro sono: il supporto sociale, l’immagine corporea, il coping e la Qualità della Vita, insieme all’indice fisiologico Heart Rate Variability (HRV; Shaffer & Venner, 2013). Il potenziale meccanismo della connessione tra queste variabili potrebbe essere spiegato dall’azione del Nervo Vago, come esposto nella Teoria Polivagale di Stephen Porges (2007; 2009). OBIETTIVI: Gli obiettivi principali di questo studio sono: 1. Valutare l’adattamento psicologico alla patologia in termini di supporto sociale percepito, immagine corporea, coping prevalente e qualità della vita in donne con cancro ovarico; 2. Valutare i valori di base HRV in queste donne; 3. Osservare se livelli più elevati di HRV sono associati ad un migliore adattamento psicologico alla patologia; 4. Osservare se una peggiore percezione dell’immagine corporea e l’utilizzo di strategie di coping disadattive sono associate ad una Qualità della Vita più scarsa. METODO: 38 donne affette da cancro ovarico, al momento della valutazione libere da patologia, sono state reclutate presso la clinica oncologica del reparto di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italia. Ad ogni partecipante è stato chiesto di compilare una batteria di test composta da: MSPSS, per la valutazione del supporto sociale percepito; DAS-59, per la valutazione dell’immagine corporea; MAC, per la valutazione delle strategie di coping prevalenti utilizzate verso il cancro; EORTC-QLQ30, per la valutazione della Qualità della Vita. Per ogni partecipante è stato registrato HRV di base utilizzando lo strumento emWave (HeartMath). RISULTATI PRINCIPALI: Rispondendo agli obiettivi 1 e 2, in queste donne si è rilevato una alto tasso di supporto sociale percepito, in particolare ricevuto dalla persona di riferimento. L’area rivelatasi più critica nel supporto sociale è quella degli amici. Per quanto riguarda l’immagine corporea, la porzione di campione dai 30 ai 61 anni, ha delle preoccupazioni globali legate all’immagine corporea paragonabili ai dati provenienti dalla popolazione generale con preoccupazioni riguardo l’aspetto corporeo. Invece, nella porzione di campione dai 61 anni in su, il pattern di disagio verso l’aspetto fisico sembra decisamente peggiorare. Inoltre, in questo campione, si è rilevato un disagio globale verso l’immagine corporea significativamente più alto rispetto ai valori normativi presenti in letteratura riferiti a donne con cancro al seno con o senza mastectomia (rispettivamente t(94)= -4.78; p<0.000001; t(110)= -6.81;p<0.000001). La strategia di coping più utilizzata da queste donne è lo spirito combattivo, seguito dal fatalismo. Questo campione riporta, inoltre, una Qualità della Vita complessivamente soddisfacente, con un buon livello di funzionamento sociale. L’area di funzionalità più critica risulta essere il funzionamento emotivo. Considerando i sintomi prevalenti, i più riferiti sono affaticamento, disturbi del sonno e dolore. Per definire, invece, il pattern HRV, sono stati confrontati i dati del campione con quelli presenti in letteratura, riguardanti donne con cancro ovarico. Il campione valutato in questo studio, ha un HRV SDNN (Me=28.2ms) significativamente più alto dell’altro gruppo. Tuttavia, confrontando il valore medio di questo campione con i dati normativi sulla popolazione sana (Me=50ms), i nostri valori risultano drasticamente più bassi. In ultimo, donne che hanno ricevuto diagnosi di cancro ovarico in età fertile, sembrano avere maggiore HRV, migliore funzionamento emotivo e minore sintomatologia rispetto alle donne che hanno ricevuto diagnosi non in età fertile. Focalizzando l’attenzione sulla ricerca di relazioni significative tra le variabili in esame (obiettivo 3 e 4) sono state trovate numerose correlazioni significative tra: l’età e HRV, supporto percepito , Qualità della Vita; Qualità della Vita e immagine corporea, supporto sociale, strategie di coping; strategie di coping e immagine corporea, supporto sociale; immagine corporea e supporto sociale; HRV e supporto sociale, Qualità della Vita. Per verificare la possibile connessione causale tra le variabili considerate, sono state applicate regressioni lineari semplici e multiple per verificare la bontà del modello teorico. Si è rilevato che HRV è significativamente positivamente influenzata dal supporto percepito dalla figura di riferimento, dal funzionamento di ruolo, dall’immagine corporea totale. Invece risulta negativamente influenzata dal supporto percepito dagli amici e dall’uso di strategie di coping evitanti . La qualità della vita è positivamente influenzata da: l’immagine corporea globale e l’utilizzo del fatalismo come strategia di coping prevalente. Il funzionamento emotivo è influenzato dal supporto percepito dalla figura di riferimento e dal fatalismo. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI: Il campione Italiano valutato, sembra essere a metà strada nell’adattamento dello stato psicologico e dell’equilibrio neurovegetativo al cancro. Sicuramente queste donne vivono una vita accettabile, in quanto sopravvissute al cancro, ma sembra anche che portino con sé preoccupazioni e difficoltà, in particolare legate all’accettazione della loro condizione di sopravvissute. Infatti, il migliore adattamento si riscontra nelle donne che hanno avuto peggiori condizioni in partenza: stadio del cancro avanzato, più giovani, con diagnosi ricevuta in età fertile. Pertanto, è possibile suggerire che queste condizioni critiche forzino queste donne ad affrontare apertamente il cancro e la loro situazione di sopravvissute al cancro, portandole ad “andare avanti” piuttosto che “tornare indietro”. Facendo riferimento alle connessioni tra variabili psicologiche e fisiologiche in queste donne, si è evidenziato che HRV è influenzata dalla presenza di figure significative ma, in particolare, è presumibile che sia influenzata da un’appropriata condivisione emotiva con queste figure. Si è anche evidenziato che poter continuare ad essere efficaci nel proprio contesto personale si riflette in un maggiore HRV, probabilmente in quanto permette di preservare il senso di sé, riducendo in questo modo lo stress derivante dall’esperienza cancro. Pertanto, HRV in queste donne risulta associato con un migliore adattamento psicologico. Inoltre, si è evidenziato che in queste donne la Qualità della Vita è profondamente influenzata dalla percezione dell’immagine corporea. Si tratta di un aspetto innovativo che è stato rilevato in questo campione e che, invece, nei precedenti studi non è stato indagato. In ultimo, la strategia di coping fatalismo sembra essere protettiva e sembra facilitare il processo di accettazione del cancro. Si spera sinceramente che le ricerche future possano superare i limiti del presente studio, come la scarsa numerosità e l’uso di strumenti di valutazione che, per alcuni aspetti come la scala Evitamento nel MAC, non centrano totalmente il target di indagine. Le traiettorie future di questo studio sono: aumentare il numero di osservazioni, reclutando donne in diversi centri specialistici in diverse zone d’Italia; utilizzare strumenti più specifici per valutare i costrutti in esame; valutare se un intervento di supporto centrato sul miglioramento di HRV (come HRV Biofeedback) può avere una ricaduta positiva sull’adattamento emotivo e la Qualità della Vita.

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Social controversy is a sustained, mediated debate between at least two oppositional parties which is more than just a difference of opinion; rather it is a persistent conflict over the political and cultural implications that dominant forms of communicative reasoning, practices, and norms have for a public. Simply put, during social controversies the norms guiding public life can be negotiated, reaffirmed, negated, and/or transformed. This can lead to progressive political, cultural, and/or social change in some instances, while establishing or reifying conservative and even oppressive norms, practices, and laws in others. Building upon Olson and Goodnight's (1994) theoretical and methodological framework of social controversy, this dissertation argues that scholars should analyze the role affect plays in this type of conflict as a means to address the regulation of public conduct as well as public discourse. The rhetorical and argumentative significance of the affective dimensions of social controversy have been conceptualized and analyzed via an examination of emotion-based claims and affective states that have become salient, discernable and/or apprehendable during specific public disagreements. Such a conceptualization demonstrates that critical insights regarding the norms that guide public conduct, the role risk and vulnerability play in the regulation of individuals' public behavior, and the relationship between affect and citizenship can be gained by focusing on a controversy's affective dimensions. To highlight the importance of the study of affect in social controversy as well as better understand the larger critical significance affect theory has for rhetorical and argumentation studies, this dissertation has analyzed the affective dimensions of three conflicts. They are: the Abu Ghraib prisoner abuse social controversy, the International Freedom Center social controversy, and the controversy over the 2004 French ban on conspicuous religious attire in public schools. The findings from this dissertation that have specific and general implications for future work in the field of controversy as well as rhetoric and argumentation, respectively.

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Purpose: Breast cancer is the most frequently diagnosed cancer among women worldwide. While undergoing chemotherapy treatment for breast cancer, patients often report experiencing "chemobrain." Previous literature reports correlations between psychological distress and these perceived cognitive problems. The aim of the present study was to examine the strength of the association between affective disturbance and subjective cognitive dysfunction.Methods: This study included a meta-analysis of the literature reporting a correlation between mood and subjective cognitive dysfunction. Eight studies with 1344 breast cancer patients treated with chemotherapy were selected based on stringent study inclusion criteria. Studies reporting a correlation coefficient between mood and subjective cognitive dysfunction were included.Results: In these data, there was no significant correlation between affective disturbance and subjective cognitive dysfunction. A random effects model yielded an overall weighted mean effect size of 0.12.Conclusion: Although this meta-analysis did not confirm the correlation between mood and subjective cognitive dysfunction, there was a clear association between these factors in the original disaggregated analyses, and they are clearly impactful from the time of diagnosis through long-term after care. The clinical implications of the present study and future directions for research are discussed.

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Due to numerous characteristics often attributed to family firms, they constitute a unique context for non-family employees’ justice perceptions. These are linked to non-family employees’ pro-organizational attitudes and behaviors, which are essential for family firms’ success. Even though scholarly interest in non-family employees’ justice perceptions has increased, more research is still needed, also because the mechanism connecting justice perceptions and favorable outcomes is not fully understood yet. We address this gap by explicitly investigating non-family employees’ justice perceptions and by introducing psychological ownership as a mediator in the relationships between justice perceptions (distributive and procedural) and common work attitudes (affective commitment and job satisfaction). Our analysis of a sample of 310 non-family employees from Germany and German-speaking Switzerland reveals that psychological ownership mediates the relationships between distributive justice and affective commitment as well as job satisfaction. This represents valuable contributions to family business research, organizational justice and psychological ownership literature, and to practice.

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Numerous scholars have accumulated evidence on the positive effects that employees’ organizational justice perceptions exert on work-related outcomes such as affective commitment. However, research still lacks understanding of the underlying mechanisms connecting the two constructs. In this article we aim to narrow this gap by examining the concept of psychological ownership as a possible mediator between organizational justice perceptions and affective commitment. Investigating a sample of 619 employees, we find distributive justice to be positively related to psychological ownership, and observe psychological ownership as a full mediator of the distributive justice and affective commitment relationship. These insights offer a new explanation in understanding the justice-commitment connection, contributing to both organizational justice and psychological ownership literature and opening up ways for promising future research.

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"Tiré à 100 exemplaires."--Slip mounted on verso of title page.

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Previous studies of human affective learning, the acquisition of likes and dislikes, provided evidence that extinction training does not affect changes in conditional stimulus (CS) valence as indexed by paper/pencil ratings. Experiment 1 (N = 32) investigated whether this is an artifact of the CS valence assessment, which is taken in test sessions before and after training. Pleasantness ratings were collected in pre/post training tests and, for half of the participants, on-line during training. Rated unpleasantness of the CS that preceded the aversive US (CS+) increased during acquisition and decreased during extinction back to neutral. However, as in previous studies, post extinction paper/pencil ratings revealed the maintenance of rated CS+ unpleasantness. Experiment 2 (N = 34) replicated this finding for two measures of CS valence, paper/pencil and the continuous measure used during training. The present results indicate that previous reports of failures to find extinction of affective learning may reflect renewal rather than maintenance of acquired CS valence across extinction training. (C) 2003 Elsevier Science (USA). All rights reserved.

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Background: Previous research into age of onset in affective disorders has produced conflicting results. This paper examines the influence of heterogeneity on the age-at-first-registration distribution for the ICD-9 diagnostic group 'affective psychosis'. Method: For 1979-1991, data for age-at-first-registration for 4985 individuals diagnosed with affective psychosis (ICD-9 296.x) were extracted from a name-linked mental health register. These data were divided into (i) '296.1 only', a category used to code unipolar depression (males = 700; females = 1321); and (ii) '296 other', all 296 cases other than 296.1 (males = 1280; females = 1684). Inception rates for each 5-year age division were adjusted for the background population age-structure as a rate per 100 000 population. Results: The age-at-first-registration distribution for affective psychosis has a wide age range, with women outnumbering men. There is a near-linear increase in inception rates for both men and women with 296.1 only, while the bulk of those with affective psychoses (296 other) have an inverted U-shaped age distribution. Males have an earlier modal age-at-first-registration for 296 other compared to females. Conclusion: The heterogeneity in terms of subtypes and sex in affective psychosis clouds the interpretation of age-at-first-registration. Separating those with unipolar psychotic depression from other subclassifications and differentiating by sex may provide clues to factors that precipitate the onset of affective psychosis.

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It is proposed that games, which are designed to generate positive affect, are most successful when they facilitate flow (Csikszentmihalyi 1992). Flow is a state of concentration, deep enjoyment, and total absorption in an activity. The study of games, and a resulting understanding of flow in games can inform the design of non-leisure software for positive affect. The paper considers the ways in which computer games contravene Nielsen's guidelines for heuristic evaluation ( Nielsen and Molich 1990) and how these contraventions impact on flow. The paper also explores the implications for research that stem from the differences between games played on a personal computer and games played on a dedicated console. This research takes important initial steps towards de. ning how flow in computer games can inform affective design.