770 resultados para BORGIA, CESARE


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Gli odierni sviluppi delle reti stradali nel territorio italiano e l’aumento della propensione all’utilizzo del veicolo hanno portato ad una continua ricerca nello stesso ambito volta sì a mantenere alti i livelli prestazionali e di sicurezza sulla rete stradale ma anche ad aprirsi ad uno scenario ecosostenibile, dato il continuo scarseggiare di materie prime per proseguire con le usuali tecniche di produzione. In tutti i campi riguardanti l’ambito delle costruzioni civili, che siano esse strutturali o infrastrutturali, numerose sono state le tecnologie introdotte per la realizzazione di materiali sostenibili ma anche e soprattutto il recupero di materiale di scarto, andando così incontro oltre che a una costruzione sostenibile anche ad un recupero di ciò che sarebbe destinato a discariche, ufficiali o abusive che siano. Nell’ottica dell’introduzione di “nuovi” materiali una posizione di rispetto interessa gli Pneumatici Fuori Uso (PFU) il cui recupero sotto forma di granulato e di polverino in gomma costituiscono, nell’ambito delle pavimentazioni stradali, una notevole opportunità di riutilizzo all’interno dei conglomerati bituminosi. Il presente lavoro sperimentale è stato svolto nell’ottica di analizzare dapprima le caratteristiche delle pavimentazioni drenanti, del polverino di gomma da PFU e dell’interazione tra i due, a supporto delle sperimentazioni effettuate sulle miscele realizzate in laboratorio. In particolare, sfruttando la tecnologia dry, che permette l’inserimento del polverino nella fase di miscelazione degli aggregati, dopo un’attenta analisi preliminare della composizione delle miscele da realizzare e il successivo confezionamento dei provini e loro addensamento, si è proceduto all’esecuzione di diverse prove al termine delle quali sono state analizzate le differenze meccaniche e reologiche tra miscele ottenute con aggiunta di polverino e miscele prive di PFU.

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La presente ricerca è stata svolta con l’obbiettivo di valutare le caratteristiche prestazionali di pavimentazioni in conglomerato bituminoso con aggiunta di PFU. Il prodotto è un legante bituminoso modificato, al quale il polverino di gomma da PFU è aggiunto manualmente (meccanicamente) al mescolatore tramite tecnologia Dry, nella quale la frazione di gomma è impiegata in sostituzione a una porzione di inerti fini. Ai fini di tale studio sono stati stesi 300 metri di SMA lungo la S.P. 569 nel centro abitato di Zola Predosa (BO) durante la quale sono state effettuate le analisi ambientali. Di questi 300 metri, una parte è costituita da SMA tradizionale, mentre la parte restante è divisa tra SMA contenente 1,20% in peso di PFU e SMA contenente 0,75% in peso di PFU. Sono state predisposte 3 diverse indagini sperimentali: a 2 mesi dalla stesa (31 Luglio 2014), a 6 mesi e la terza ad 1 anno dalla prima sessione di controllo. Nella prima campagna è stato eseguito il prelievo di campioni carotati per la verifica fisico-meccanica delle miscele posate e degli spessori, mentre per tutte le campagne di prova tutte sono state effettuate analisi per la valutazione dell’aderenza, della tessitura e dell’emissione e assorbimento acustico della pavimentazione. L’elaborato è sviluppato nel seguente modo: sarà prima presentata una panoramica sul problema del riciclaggio di PFU. Verranno poi riportate le norme che regolano l’uso delle strumentazioni utilizzate durante le prove e la trattazione dei dati che ne derivano. Verrà poi descritto il campo prove, la stesa sperimentale e tutti i test effettuati sul sito di Zola Predosa. Successivamente verrà effettuata l’analisi dei dati rispettivamente per l’analisi ambientale, il pendolo, l’altezza in sabbia, l’analisi dei livelli acustici, il LaserProf, lo Skiddomter BV11 e il Laser NextEngine HD. Infine verranno tratte le conclusioni, basate sulle analisi condotte, al fine di valutare il rendimento delle pavimentazioni indagate.

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L’avanzamento tecnologico degli ultimi anni ha portato ad un aumento sostanziale dei dati generati giornalmente. L’analisi di queste ingenti quantità di dati si è rivelata essere troppo complessa per i sistemi tradizionali ed è stato pertanto necessario sviluppare nuovi approcci basati sul calcolo distribuito. I nuovi strumenti sviluppati in seguito a queste nuove necessità sono framework di calcolo parallelo basati sul paradigma del MapReduce, un modello di programmazione sviluppato da Google, e sistemi di gestione di basi di dati fluidi, in grado di trattare rapidamente grandi quantità di dati non strutturati. Lo scopo alla base di entrambi è quello di costruire sistemi scalabili orizzontalmente e utilizzabili su hardware di largo consumo. L’utilizzo di questi nuovi strumenti può comunque portare alla creazione di sistemi poco ottimizzati e di difficile gestione. Nathan Marz propone un’architettura a livelli che utilizza i nuovi strumenti in maniera congiunta per creare sistemi semplici e robusti: questa prende il nome di Lambda-Architecture. In questa tesi viene introdotto brevemente il concetto di Big Data e delle nuove problematiche ad esso associate, si procede poi ad illustrare i principi su cui si basano i nuovi strumenti di calcolo distribuito sviluppati per affrontarle. Viene poi definita l’Architettura Lambda di Nathan Marz, ponendo particolare attenzione su uno dei livelli che la compone, chiamato Batch Layer. I principi della Lambda Architecture sono infine applicati nella costruzione di un Batch Layer, utilizzato per l’analisi e la gestione di dati climatici con fini statistici.

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I campi di impiego della gomma da pneumatici fuori uso (PFU) nel settore stradale sono vari ed il numero di studi che comprovano l'utilizzo di questo materiale di riciclo è crescente. Il prodotto esaminato nella seguente ricerca è un legante bituminoso modificato (PmB tradizionale), al quale il poverino di gomma da PFU è aggiunto manualmente (meccanicamente) al miscelatore. La tecnologia è di tipo Dry, nella quale la frazione di gomma è impiegata in sostituzione a una porzione di inerti fini, direttamente nel conglomerato. Ai fini di tale studio sono stati stesi 300 metri di SMA (Splitt Mastix Asphalt) lungo la S.P. 569 nel centro abitato di Zola Predosa (BO). Di questi una parte è costituita da SMA tradizionale, mentre la parte restante è divisa tra SMA contenente 1,20% in peso di PFU e SMA contenente 0,75% in peso di PFU. Durante la stesa sono effettuate delle prove sull'esposizione dei lavoratori a inquinanti presenti in miscele bituminose con addizione di poverino da PFU e prove di esposizione ambientale. Sono state successivamente predisposte 3 diverse indagini sperimentali: la prima nell'arco di due giorni (02-03 Ottobre 2014) a due mesi dalla stesa del materiale (31 Luglio 2014), la seconda oltre sei mesi dalla stesa (14-15 Aprile 2015) e la terza ad 1 anno dalla prima sessione di controllo (Ottobre 2015). Nella prima campagna di indagine è stato eseguito il prelievo di campioni carotati per la verifica fisico-meccanica delle miscele posate e degli spessori. In tutte e tre le campagne di indagine sono state effettuate prove per la valutazione dell'emissione e dell'assorbimento acustico della pavimentazione tramite tecnologia Close Proximity Index (CPX). I dati raccolti riguardati le emissioni ambientali e l'inquinamento acustico sono stati poi analizzati al in di determinare il grado di deterioramento delle caratteristiche superficiali e di confrontare il comportamento dei diversi materiali all'usura.

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Biolimus-eluting stents (BESs) with a biodegradable polymer in abluminal coating achieve more complete coverage at 9 months compared with sirolimus-eluting stents (SESs) with a durable polymer, as assessed by optical coherence tomography (OCT). Whether this advantage persists or augments after complete resorption of the polymer (>12 months) is unknown.

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Aims To compare the tissue coverage of a hydrophilic polymer-coated zotarolimus-eluting stent (ZES) vs. a fluoropolymer-coated everolimus-eluting stent (EES) at 13 months, using optical coherence tomography (OCT) in an ‘all-comers' population of patients, in order to clarify the mechanism of eventual differences in the biocompatibility and thrombogenicity of the devices. Methods and results Patients randomized to angiographic follow-up in the RESOLUTE All Comers trial (NCT00617084) at pre-specified OCT sites underwent OCT follow-up at 13 months. Tissue coverage and apposition were assessed strut by strut, and the results in both treatment groups were compared using multilevel logistic or linear regression, as appropriate, with clustering at three different levels: patient, lesion, and stent. Fifty-eight patients (30 ZES and 28 EES), 72 lesions, 107 stents, and 23 197 struts were analysed. Eight hundred and eighty-seven and 654 uncovered struts (7.4 and 5.8%, P= 0.378), and 216 and 161 malapposed struts (1.8 and 1.4%, P= 0.569) were found in the ZES and EES groups, respectively. The mean thickness of coverage was 116 ± 99 µm in ZES and 142 ± 113 µm in EES (P= 0.466). No differences in per cent neointimal volume obstruction (12.5 ± 7.9 vs. 15.0 ± 10.7%) or other areas–volumetric parameters were found between ZES and EES, respectively. Conclusion No significant differences in tissue coverage, malapposition, or lumen/stent areas and volumes were detected by OCT between the hydrophilic polymer-coated ZES and the fluoropolymer-coated EES at 13-month follow-up.

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BACKGROUND: The arterial switch operation (ASO) is currently the treatment of choice in neonates with transposition of the great arteries (TGA). The outcome in childhood is encouraging but only limited data for long-term outcome into adulthood exist. METHODS AND RESULTS: We studied 145 adult patients (age>16, median 25years) with ASO followed at our institution. Three patients died in adulthood (mortality 2.4/1000-patient-years). Most patients were asymptomatic and had normal left ventricular function. Coronary lesions requiring interventions were rare (3 patients) and in most patients related to previous surgery. There were no acute coronary syndromes. Aortic root dilatation was frequent (56% patients) but rarely significant (>45mm in 3 patients, maximal-diameter 49mm) and appeared not to be progressive. There were no acute aortic events and no patient required elective aortic root surgery. Progressive neo-aortic-valve dysfunction was not observed in our cohort and only 1 patient required neo-aortic-valve replacement. Many patients (42.1%), however, had significant residual lesions or required reintervention in adulthood. Right ventricular outflow tract lesions or dysfunction of the neo-pulmonary-valve were frequent and 8 patients (6%) required neo-pulmonary-valve replacement. Cardiac interventions during childhood (OR 3.0, 95% CI 1.7-5.4, P<0.0001) were strong predictors of outcome (cardiac intervention/significant residual lesion/death) in adulthood. CONCLUSIONS: Adult patients with previous ASO remain free of acute coronary or aortic complications and have low mortality. However, a large proportion of patients require re-interventions or present with significant right sided lesions. Life-long cardiac follow-up is, therefore, warranted. Periodic noninvasive surveillance for coronary complications appears to be safe in adult ASO patients.

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The CIAO Study ("Complicated Intra-Abdominal infection Observational" Study) is a multicenter investigation performed in 68 medical institutions throughout Europe over the course of a 6-month observational period (January-June 2012).Patients with either community-acquired or healthcare-associated complicated intra-abdominal infections (IAIs) were included in the study.2,152 patients with a mean age of 53.8 years (range: 4-98 years) were enrolled in the study. 46.3% of the patients were women and 53.7% were men. Intraperitoneal specimens were collected from 62.2% of the enrolled patients, and from these samples, a variety of microorganisms were collectively identified.The overall mortality rate was 7.5% (163/2.152).According to multivariate analysis of the compiled data, several criteria were found to be independent variables predictive of patient mortality, including patient age, the presence of an intestinal non-appendicular source of infection (colonic non-diverticular perforation, complicated diverticulitis, small bowel perforation), a delayed initial intervention (a delay exceeding 24 hours), sepsis and septic shock in the immediate post-operative period, and ICU admission.Given the sweeping geographical distribution of the participating medical centers, the CIAO Study gives an accurate description of the epidemiological, clinical, microbiological, and treatment profiles of complicated intra-abdominal infections (IAIs) throughout Europe.

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The CIAO Study is a multicenter observational study currently underway in 66 European medical institutions over the course of a six-month study period (January-June 2012).This preliminary report overviews the findings of the first half of the study, which includes all data from the first three months of the six-month study period.Patients with either community-acquired or healthcare-associated complicated intra-abdominal infections (IAIs) were included in the study.912 patients with a mean age of 54.4 years (range 4-98) were enrolled in the study during the first three-month period. 47.7% of the patients were women and 52.3% were men. Among these patients, 83.3% were affected by community-acquired IAIs while the remaining 16.7% presented with healthcare-associated infections. Intraperitoneal specimens were collected from 64.2% of the enrolled patients, and from these samples, 825 microorganisms were collectively identified.The overall mortality rate was 6.4% (58/912). According to univariate statistical analysis of the data, critical clinical condition of the patient upon hospital admission (defined by severe sepsis and septic shock) as well as healthcare-associated infections, non-appendicular origin, generalized peritonitis, and serious comorbidities such as malignancy and severe cardiovascular disease were all significant risk factors for patient mortality.White Blood Cell counts (WBCs) greater than 12,000 or less than 4,000 and core body temperatures exceeding 38°C or less than 36°C by the third post-operative day were statistically significant indicators of patient mortality.