432 resultados para plantar fascia


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La lettura e l’analisi della città di Mirandola post-sisma hanno portato ad una serie di considerazioni che mirano a ripensare la città non solo in termini di ricostruzione dal terremoto, ma riflettono su come organizzare una città contemporanea, riscoprendo la città ottagonale con segni architettonici riconoscibili. Inoltre l’integrazione tra centro storico e prima fascia oltre la Circonvallazione è stata risolta attraverso la progettazione di una grande corte della cultura a partire dagli esistenti Chiesa e Collegio dei Gesuiti.

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È impossibile implementare sorgenti autenticamente casuali su hardware digitale. Quindi, storicamente, si è fatto ampio uso di generatori di numeri pseudo-casuali, evitando così i costi necessari per la progettazione di hardware analogico dedicato. Tuttavia, le sorgenti pseudo-casuali hanno proprietà (riproducibilità e periodicità) che si trasformano in vulnerabilità, nel caso in cui vengano adottate in sistemi di sicurezza informatica e all’interno di algoritmi crittografici. Oggi la richiesta di generatori di numeri autenticamente casuali è ai suoi massimi storici. Alcuni importanti attori dell’ICT sviluppato proprie soluzioni dedicate, ma queste sono disponibili solo sui sistemi moderni e di fascia elevata. È quindi di grande attualità rendere fruibili generatori autenticamente casuali per sistemi già esistenti o a basso costo. Per garantire sicurezza e al tempo stesso contenere i costi di progetto è opportuno pensare ad architetture che consentano di riusare parti analogiche già disponibili. Particolarmente interessanti risultano alcune architetture che, grazie all’utilizzo di dinamiche caotiche, consentono di basare buona parte della catena analogica di elaborazione su ADC. Infatti, tali blocchi sono ampiamente fruibili in forma integrata su architetture programmabili e microcontrollori. In questo lavoro, si propone un’implementazione a basso costo ed elevata flessibilità di un architettura basata su un ADC, inizialmente concepita all’Università di Bologna. La riduzione di costo viene ottenuta sfruttando il convertitore già presente all’interno di un microcontrollore. L’elevata flessibilità deriva dal fatto che il microcontrollore prescelto mette a disposizione una varietà di interfacce di comunicazione, tra cui quella USB, con la quale è possibile rendere facilmente fruibili i numeri casuali generati. Quindi, l’intero apparato comprende solo un microcontrollore e una minima catena analogica di elaborazione esterna e può essere interfacciato con estrema facilità ad elaboratori elettronici o sistemi embedded. La qualità della proposta, in termini di statistica delle sequenze casuali generate, è stata validata sfruttando i test standardizzati dall’U.S. NIST.

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L’agricoltura e la trasformazione dei prodotti agro-alimentari hanno un forte impatto sull’ambiente. Su questo aspetto converge l’attenzione sia delle politiche nazionali ed internazionali sia del singolo consumatore. E’ quindi sempre più necessario valutare questo impatto lungo tutta la filiera dei prodotti agro-alimentari per capire dove e come intervenire per aumentarne le prestazioni ambientali. La presente tesi, svolta in collaborazione con la società di ingegneria ambientale E&NGI srl, si propone quindi di analizzare, attraverso la metodologia di Life Cycle Assessment, gli impatti del ciclo di vita di grano e mais, prodotti, trasportati e trattati dalla cooperativa agricola Capa Cologna, in provincia di Ferrara. I cereali sono stati seguiti dalla produzione fino ai cancelli dell’azienda e i dati relativi a tutti i flussi uscenti ed entranti dal processo produttivo sono stati raccolti in campo o ottenuti dall’applicazione di modelli previsionali o, quando necessario, ricavati da banche dati esistenti. Questi flussi hanno costituito un inventario implementato nel software Gabi 6. Successivamente i flussi sono stati convertiti in impatti potenziali utilizzando due metodi (CML 2001 e USEtox) e selezionando sette categorie d’impatto potenziale: esaurimento delle risorse abiotiche, acidificazione, eutrofizzazione, effetto serra, assottigliamento della fascia di ozono stratosferico, smog fotochimico ed ecotossicità acquatica. Dall’analisi è emerso che per entrambi i cereali la fase del ciclo di vita maggiormente impattante è quella di coltivazione. Ciò è dovuto, soprattutto, alla produzione dei fertilizzanti chimici, dei fitofarmaci e alle loro emissioni in ambiente. Sui metodi per la stima di queste emissioni è stata svolta un’analisi di sensitività. Infine, non essendo ipotizzabile intervenire nella fase agricola, in quanto la cooperativa deve seguire un rigido disciplinare, si sono proposte azioni di miglioramento sull’impianto di Capa Cologna. In particolare, si è proposto uno scenario alternativo in cui l’impianto è alimentato ad energia solare fotovoltaica.

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Il presente lavoro di tesi si occupa dell’analisi delle caratteristiche costituenti un sistema informativo destinato alla gestione della logistica e della produzione di piccole realtà imprenditoriali e, successivamente, della definizione di una possibile struttura modulare dello stesso sistema. Il lavoro, frutto di una collaborazione (tirocinio formativo) presso una società di consulenza organizzativa e informatica, prende le mosse dallo studio di una serie di trattazioni riguardanti i seguenti temi: gestione delle scorte e della produzione, lean production, cambiamento organizzativo e reingegnerizzazione dei processi aziendali, sistemi informativi e informatici, rapporto tra piccole-medie imprese e tecnologie dell’informazione. Da un iniziale introduzione sulle tematiche legate alla gestione dell’informazione in ambito aziendale, si procede ad una descrizione dell’utilizzo delle informazioni, in particolare in riferimento alle tecniche di reingegnerizzazione dei processi aziendali. In seguito, viene analizzato il più ampio concetto delle tecnologie a supporto dell’informazione, e della loro relazione con le piccole e medie imprese italiane. Successivamente, si offre una panoramica dei metodi più utilizzati per la pianificazione e programmazione della produzione e per la gestione delle scorte, differenziandoli tra metodi a fabbisogno e metodi a ripristino. Infine, si procede alla presentazione di una configurazione originale di un sistema informativo gestionale, tramite descrizione approfondita dei moduli di base costituenti, anche attraverso l’ausilio di diagrammi esplicativi, ed il confronto tra il proprio metodo di programmazione materiali ed il più famoso metodo MRP (Material Requirements Planning), diffuso nella maggior parte dei software gestionali in commercio; quest’ultimi verranno confrontati con la soluzione presentata tramite mappa di posizionamento. In conclusione, vengono esposte le ragioni di possibile successo del sistema presentato, mettendo in evidenza l’ormai appurata imprescindibilità dei sistemi informativi gestionali, sottolineata dalla crescita costante della loro adozione da parte delle imprese italiane. In particolare, viene posto l’accento sul fatto che il bacino di mercato costituito dalle piccole imprese sia ancora in parte insoddisfatto. Sono proprio le piccole imprese, come verrà spiegato nel dettaglio, le beneficiarie del nuovo sistema progettato, grazie a determinate caratteristiche studiate ad hoc per questa cospicua fascia di mercato.

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Sebbene la selettività nel tramaglio sia assodata, rimangono solitamente catturati dalla rete individui di specie bentoniche che non hanno rilevanza ai fini della commercializzazione ma svolgono ruoli ecologici rilevanti nell'ecosistema marino. Oltre che il danno ecologico, la cattura di invertebrati del benthos costituisce un aggravio di lavoro per i pescatori che impiegano molto tempo per la pulizia delle reti. L'obiettivo generale di questo lavoro è la riduzione della cattura "indesiderata" di invertebrati del benthos, migliorando la selettività ed aumentando ulteriormente la sostenibilità della pesca con il tramaglio. Nello specifico si è voluto sperimentare l'installazione di una "greca" sulla parte terminale del tramaglio. Si tratta di una fascia di rete mono-panno montata alla base dell'attrezzo, prima della lima dei piombi, allo scopo di minimizzare la cattura di specie accessorie e il rischio di danneggiamento degli organismi bentonici. Sono state impiegate 2 imbarcazioni provviste di attrezzo sperimentale in ciascuna delle tre differenti aree di indagine (Favignana, Marettimo, Trapani), per un totale di 48 uscite. Le prove di pesca sono state condotte all’interno dell’Area Marina Protetta Isole Egadi. E’ stato previsto che ogni barca impieghi un attrezzo sperimentale di 1000 metri di lunghezza in cui si alternano 50 metri di tramaglio standard (pannello interno con maglia di 31,25 mm di lato, pannelli esterni con maglia di 180 mm di lato), con pezze delle stesse caratteristiche a cui è stata aggiunta una “greca” di 35 cm di altezza, di maglia di 50 mm di lato. Dal confronto delle catture di specie commerciali e non commerciali ottenute con il tramaglio sperimentale, valutando le differenze di cattura tra le pezze con "greca" e quelle armate in maniera tradizionale, si è osservato che si ha una riduzione degli organismi bentonici nonché delle specie commerciali. L'attrezzo risulta in generale più selettivo nei confronti della rete tradizionale.

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Secondo l'Agenzia Europea dell'Ambiente una delle principali minacce per le risorse di acqua dolce della zone costiere italiane è l’intrusione salina. L’obiettivo di questa tesi magistrale è la caratterizzazione idrogeologica di una frazione dell’acquifero freatico costiero situato in due differenti corpi dunosi. L’indagine proseguita per cinque mesi ha evidenziano differenze tra un’area sottoposta a forte pressione antropica (Marina Romea) e un’area che mostra un relativo sviluppo naturale del sistema spiaggia-duna (Porto Corsini). La tecnica di campionamento utilizzata è il sistema a minifiltri (multi level samplers), metodologia innovativa che garantisce tempistiche di monitoraggio rapide e una campionatura multi-livello puntuale e precisa. La campagna di monitoraggio ha coinvolto misure di freatimetria, conduttività elettrica e analisi chimiche delle acque che hanno portato ad una loro classificazione geo-chimica. Dai risultati si evidenzia che l’acquifero è molto salinizzato, gli strati d’acqua dolce sono isolati in lenti superficiali e i tipi di acque presenti sono dominati da ioni sodio e cloro. Tra i due siti il più vulnerabile risulta essere Marina Romea per molti fattori: l’erosione costiera che assottiglia la fascia dunale adibita alla ricarica di acqua dolce, un’estensione spaziale della duna minore rispetto a Porto Corsini, la presenza di infrastrutture turistiche che hanno frazionato la duna, la vicinanza al canale di drenaggio che causa la risalita delle acque profonde saline, la presenza di specie arboree idro-esigenti che attingono e quindi assottigliano le lenti d’acqua dolce. Si propone di migliorare la qualità dell’acqua sotterranea con una migliore gestione del canale di drenaggio, sostituendo alcuni esemplari di pinacee con specie arbustive tipiche degli ambienti dunosi ed infine imponendo misure per il risparmio idrico durante la stagione turistica.

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I sedimenti superficiali dei fondali circostanti l’arcipelago del Golfo di La Spezia sono stati analizzati dal punto di vista granulometrico e composizionale al fine di ottenere la mappatura delle concentrazioni di coralliti sub-fossili di Cladocora caespitosa nel sedimento. Mediante lo studio del sedimento campionato in trentacinque stazioni, sono state individuate tre zone di accumulo di coralliti: (i) in corrispondenza del capo occidentale dell’Isola Palmaria con le concentrazioni più elevate comprese tra il 25 e 55% (ii) sul lato sud-orientale della stessa isola con concentrazioni tra il 10 e 12% e (iii) una fascia contornante l’Isola del Tinetto con quantità inferiori al 3%. La concentrazione anomala di coralliti è il risultato dello scarico di materiali di dragaggio provenienti dal porto di La Spezia, scaricati al largo delle coste occidentali dell’arcipelago tra gli anni ‘50 e ’70 e progressivamente ridistribuiti verso sud-est dalla deriva litorale.

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Suture materials in orthopaedic surgery are used for closure of wounds, repair of fascia, muscles, tendons, ligaments, joint capsules, and cerclage or tension band of certain fractures. The purpose of this study was to compare the biomechanical properties of eleven commonly used sutures in orthopaedic surgery. Three types of braided non-absorbable and one type of braided absorbable suture material with different calibers (n=77) underwent biomechanical testing for maximum load to failure, strain, and stiffness. All samples were tied by one surgeon with a single SMC (Seoul Medical Center) knot and three square knots. The maximum load to failure and strain were highest for #5 FiberWire and lowest for #0 Ethibond Excel (p<0.001). The stiffness was highest for #5 FiberWire and lowest for #2-0 Vicryl (p<0.001). In all samples, the failure of the suture material occurred at the knot There was no slippage of the knot in any of the samples tested. This data will assist the orthopaedic surgeon in selection and application of appropriate suture materials and calibers to specific tasks.

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Surgery offers several options in prevention of chronic venous insufficiency and its sequelae. Both the operation on veins with valve dysfunction to reduce reflux and the elimination of obstruction in thrombosed veins aim for the reduction of venous hypertension. Elevated venous pressure, impairment of cutaneous capillaries and a chronic inflammatory process result in sclerosis of skin and subcutaneous tissue and might proceed to the fascia resulting in a chronic compartment syndrome. Non- healing chronic venous ulcers under conservative therapy for more than three months may be treated by vein-surgery, local wound care therapy like shaving and negative pressure treatment and if necessary by lowering of elevated intracompartimental pressure by fasciotomy or even fasciectomy.

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OBJECTIVE: To investigate the feasibility of evoking the nociceptive withdrawal reflex (NWR) from fore and hind limbs in conscious dogs, score stimulus-associated behavioral responses, and assess the canine NWR response to suprathreshold stimulations. ANIMALS: 8 adult Beagles. PROCEDURE: Surface electromyograms evoked by transcutaneous electrical stimulation of ulnaris and digital plantar nerves were recorded from the deltoideus, cleidobrachialis, biceps femoris, and tibialis cranialis muscles. Train-of-five pulses (stimulus(train)) were used; reflex threshold (I(t train)) was determined, and recruitment curves were obtained at 1.2, 1.5, and 2 x I(t train). Additionally, a single pulse (stimulus(single)) was given at 1, 1.2, 1.5, 2, and 3 x I(t train). Latency and amplitude of NWRs were analyzed. Severity of behavioral reactions was subjectively scored. RESULTS: Fore- and hind limb I(t train) values (median; 25% to 75% interquartile range) were 2.5 mA (2.0 to 3.6 mA) and 2.1 mA (1.7 to 2.9 mA), respectively. At I(t train), NWR latencies in the deltoideus, cleidobrachialis, biceps femoris, and cranial tibialis muscles were not significantly different (19.6 milliseconds [17.1 to 20.5 milliseconds], 19.5 milliseconds [18.1 to 20.7 milliseconds], 20.5 milliseconds [14.7 to 26.4 milliseconds], and 24.4 milliseconds [17.1 to 40.5 milliseconds], respectively). Latencies obtained with stimulus(train) and stimulus(single) were similar. With increasing stimulation intensities, NWR amplitude increased and correlated positively with behavioral scores. CONCLUSIONS AND CLINICAL RELEVANCE: In dogs, the NWR can be evoked from limbs and correlates with behavioral reactions. Results suggest that NWR evaluation may enable quantification of nociceptive system excitability and efficacy of analgesics in individual dogs.

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Lameness in horses due to pain originating from the proximal metacarpal/metatarsal region remains a diagnostic challenge. In cases of obvious lameness the pain can be localised to this region by diagnostic anaesthesia. Because a variety of disorders can cause lameness in this region different imaging modalities including radiography, ultrasonography and scintigraphy should be used to arrive at an accurate diagnosis. Even though a precise anatomic-pathologic diagnosis can still be an enigma, because not only bone and joints, but also soft tissue structures including the proximal suspensory ligament, its origin at the proximal metacarpus/ metatarsus, its fascia, the superficial fascia, as well as the intermetacarpal/metatarsal ligaments, the accessory ligament of the deep digital flexor tendon and both digital flexor tendons may be involved. Magnet resonance tomography (MRT) shows a high diagnostic sensitivity in imaging soft tissue structures and bone. In horses MRT is still at the beginning. The MRT appearance of the proximal metacarpal/metatarsal region has not yet been evaluated in detail and there are only few anatomic studies of the origin of the suspensory ligament in horses. The first experiences showed, that more gross and histologic examinations are necessary to fully interpret MRT-images and to differentiate pathologic alterations from clinically not relevant variations.

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The purpose of this study was to evaluate the effect of continuously released BDNF on peripheral nerve regeneration in a rat model. Initial in vitro evaluation of calcium alginate prolonged-release-capsules (PRC) proved a consistent release of BDNF for a minimum of 8 weeks. In vivo, a worst case scenario was created by surgical removal of a 20-mm section of the sciatic nerve of the rat. Twenty-four autologous fascia tubes were filled with calcium alginate spheres and sutured to the epineurium of both nerve ends. The animals were divided into 3 groups. In group 1, the fascial tube contained plain calcium alginate spheres. In groups 2 and 3, the fascial tube contained calcium alginate spheres with BDNF alone or BDNF stabilized with bovine serum albumin, respectively. The autocannibalization of the operated extremity was clinically assessed and documented in 12 additional rats. The regeneration was evaluated histologically at 4 weeks and 10 weeks in a blinded manner. The length of nerve fibers and the numbers of axons formed in the tube was measured. Over a 10-week period, axons have grown significantly faster in groups 2 and 3 with continuously released BDNF compared to the control. The rats treated with BDNF (groups 2 and 3) demonstrated significantly less autocannibalization than the control group (group 1). These results suggest that BDNF may not only stimulate faster peripheral nerve regeneration provided there is an ideal, biodegradable continuous delivery system but that it significantly reduces the neuropathic pain in the rat model.

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OBJECTIVES: To retrospectively evaluate our experience with frontal sinus obliteration using hydroxyapatite cement (BoneSource; Stryker Biotech Europe, Montreux, Switzerland) and compare it with fat obliteration over the approximate same period. Frontal sinus obliteration with hydroxyapatite cement represents a new technique for obliteration of the frontal sinus after mucocele resection. METHODS: Exploration of the frontal sinus was performed using bicoronal, osteoplastic flaps, with mucosal removal and duct obliteration with tissue glue and muscle or fascia. Flaps were elevated over the periorbita, and Silastic sheeting was used to protect the BoneSource material from exposure as it dried. The frontal table was replaced when appropriate. RESULTS: Sixteen patients underwent frontal sinus obliteration with fat (fat obliteration group), and 38 patients underwent obliteration with BoneSource (BoneSource group). Fat obliteration failed in 2 patients, who underwent subsequent BoneSource obliteration, and none of the patients in the BoneSource group has required removal of material because of recurrent complications. Frontobasal trauma (26 patients [68%] in the BoneSource group and 9 patients [56%] in the fat obliteration group) was the most common history of mucocele formation in both groups. Major complications in the BoneSource group included 1 patient with skin fistula, which was managed conservatively, and 1 patient with recurrent ethmoiditis, which was managed surgically. Both complications were not directly attributed to the use of BoneSource. Contour deficit of the frontal bone occurred in 1 patient in the fat obliteration group and in none in the BoneSource group. Two patients in the fat obliteration group had donor site complications (hematoma and infection). Thirteen patients in the BoneSource group had at least 1 prior attempt at mucocele drainage, and no statistical relation existed between recurrent surgery and preservation of the anterior table. CONCLUSION: Hydroxyapatite is a safe, effective material to obliterate frontal sinuses infected with mucoceles, with minimal morbidity and excellent postoperative contour.

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Reconstruction of the anterior skull base and fronto-orbital framework following extensive tumor resection is both challenging and controversial. Dural defects are covered with multiple sheets of fascia lata that provide sufficient support and avoid herniation. Plating along the skull base is contraindicated. After resection of orbital walls, grafting is necessary if the periosteum or parts of the periorbital tissue had to be removed, to avoid enophthalmus or strabism. Free bone grafts exposed to the sinonasal or pharyngeal cavity are vulnerable to infection or necrosis: therefore, covering the grafts with vascularized tissue, such as the Bichat fat-pad or pedicled temporalis flaps, should reduce these complications. Alloplastic materials are indispensable in cranial defects, whereas microsurgical free tissue transfer is indicated in cases of orbital exenteration and skin defects. The authors review their experience and follow-up of 122 skull base reconstructions following extensive subcranial tumor resection. Most significant complications were pneumocranium in 4.9%, CSF leaks in 3.2%, and partial bone resorption in 8.1%.

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BACKGROUND: Calcaneonavicular coalitions (CNC) have been reported to be associated with anatomical aberrations of either the calcaneus and/or navicular bones. These morphological abnormalities may complicate accurate surgical resection. Three-dimensional analysis of spatial orientation and morphological characteristics may help in preoperative planning of resection. MATERIALS AND METHODS: Sixteen feet with a diagnosis of CNC were evaluated by means of 3-D CT modeling. Three angles were defined that were expressed in relation to one reproducible landmark (lateral border of the calcaneus): the dorsoplantar inclination, anteroposterior inclination, and socket angle. The depth and width of the coalitions were measured and calculated to obtain the estimated contact surface. Three-dimensional reconstructions of the calcanei served to evaluate the presence, distortion or absence of the anterior calcaneal facet and presence of a navicular beak. The interrater correlations were assessed in order to obtain values for the accuracy of the measurement methods. Sixteen normal feet were used as controls for comparison of the socket angle; anatomy of the anterior calcaneal facet and navicular beak as well. RESULTS: The dorsoplantar inclination angle averaged 50 degrees (+/-17), the anteroposterior inclination angle 64 degrees (+/-15), and the pathologic socket angle 98 degrees (+/-11). The average contact area was 156 mm(2). Ninety-four percent of all patients in the CNC group revealed a plantar navicular beak. In 50% of those patients the anterior calcaneal facet was replaced by the navicular portion and in 44% the facet was totally missing. In contrast, the socket angle in the control group averaged 77 degrees (+/-18), which was found to be statistically different than the CNC group (p = 0.0004). Only 25% of the patients in the control group had a plantar navicular beak. High, statistically significant interrater correlations were found for all measured angles. CONCLUSION: Computer-aided CT analysis and reconstructions help to determine the spatial orientations of CNC in space and provide useful information in order to anticipate morphological abnormalities of the calcaneus and navicular.