1000 resultados para Poesía latina s.XV-XVI


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Extraído del documento CEPAL LC/R.1070 de 11 de noviembre de 1991, elaborado conjuntamente por el Departamento de Servicios de la Asociación Latinoamericana de Integración (ALADI) y la División de Transporte y Comunicaciones de la CEPAL para la XVIII Reunión de Ministros de Obras Públicas y Transporte de los Pases del Cono Sur.

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Publicación bilingüe (Español e inglés)

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In the 15th and early 16th centuries, when traveling eastward and westward no longer proved extraordinary, travel writings, such as those of Marco Polo or Jean de Mandeville, were printed and reprinted and have been in the world of exchanges and acquisitions both in Portugal and in other parts of Europe. However, although they have played a key role in defining foreign worlds for Europe, reflecting the aspirations of their time and providing news about the universe to be discovered, these reports do not always necessarily tell of trips that were actually taken. Several of them, on the contrary, do no more than draw together, for contemporary readers, passages of interest taken from other writings; passages which, based on their regularity and frequency, would allow for a narrative staged as travel to be taken as truth for contemporaries and immediate successors. In the Iberian Peninsula of the late 15th century, an account written by an author about whom nothing is known, Gomez de Santisteban, who defines himself as a companion of Prince Pedro on a supposed trip to the Holy Land, was among those reports integrated into the description and the perception of the land being discovered. The driving question of this paper is, therefore, how Santisteban, though he wrote memories of trips that he did not take, achieved credibility like those travelers whose trips have been recognized as authentic.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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La ricerca di Roberta Frigeni, svolta ad ampio spettro diacronico, è condotta su di una campionatura di specula principum - editi ed inediti - elaborati tra XII e XV secolo, e ne indaga il linguaggio quale referente privilegiato, rilevandone persistenze terminologiche e nuclei sintagmatici ricorrenti, al fine di individuare concetti utili a delineare un lessico politico proprio di questa testualità, in corrispondenza al sorgere dell’entità statale europea nel XIII secolo (con particolare riguardo all’area francese, ai regni di Luigi IX e Filippo il Bello). A partire da un’analisi critica delle tesi di Quentin Skinner circa la ‘ridefinizione paradiastolica’ del sistema delle virtù classiche entro il trattato De principatibus, lo studio innesca un percorso di indagine à rebours che - sondando il linguaggio - rintraccia nella trattatistica delle institutiones regum del XV secolo (Pontano, Patrizi, Carafa, Platina) e degli specula principum medievali (Elinando di Froidmont, Gilberto di Tournai, Vincenzo di Beauvais, Guglielmo Peraldo, Egidio Romano, Guido Vernani) una consonanza di motivi nella sintassi e nell’immaginario preposti ad illustrare le potenzialità semantiche del nome di prudentia, individuata quale unica virtù sopravvissuta alla ‘ridescrizione’ del codice etico operata da Machiavelli. Indagando i progressivi ampliamenti del campo semantico sorto attorno al nome della virtù di prudenza entro la letteratura speculare, la ricerca mostra come il dialettico rapporto con i lessemi di sapientia, astutia, fides ed experientia abbia avuto un ruolo determinante per il sorgere di un’immagine del principe emancipata dalla figura biblica del “rex sapiens”, e per la formazione di un lessico ospitale delle manifestazioni concrete del vivere politico ed economico. I processi di dilatazione e rarefazione del bacino semantico di prudentia sono, infatti, funzionali ad illustrare come il linguaggio della testualità speculare registri l’acquisizione di nuove strumentazioni teoriche grazie al rinnovamento delle fonti a disposizione lungo il secolo XIII, che - sostituendo progressivamente il più recente dossier aristotelico al solo apparato veterotestamentario - permettono di integrare la concezione delle virtù in senso operativo, adattandola alle esigenze politico-economiche dei nuovi contesti istituzionali monarchici.