906 resultados para Noticiability criteria


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CONTEXT: Orthotopic liver transplantation is an excellent treatment approach for hepatocellular carcinoma in well-selected candidates. Nowadays some institutions tend to Expand the Milan Criteria including tumor with more than 5 cm and also associate with multiple tumors none larger than 3 cm in order to benefit more patients with the orthotopic liver transplantation. METHODS: The data collected were based on the online database PubMED. The key words applied on the search were "expanded Milan criteria" limited to the period from 2000 to 2009. We excluded 19 papers due to: irrelevance of the subject, lack of information and incompatibility of the language (English only). We compiled patient survival and tumor recurrence free rate from 1 to 5-years in patients with hepatocellular carcinoma submitted to orthotopic liver transplantation according to expanded the Milan criteria from different centers. RESULTS: Review compiled data from 23 articles. Fourteen different criteria were found and they are also described in detail, however the University of California - San Francisco was the most studied one among them. CONCLUSION: Expanded the Milan criteria is a useful attempt for widening the preexistent protocol for patients with hepatocellular carcinoma in waiting-list for orthotopic liver transplantation. However there is no significant difference in patient survival rate and tumor recurrence free rate from those patients that followed the Milan criteria.

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A focused and commented review on the impact of dermatologic diseases and interventions in the solidary act of donating blood is presented to dermatologists to better advise their patients. This is a review of current Brazilian technical regulations on hemotherapeutic procedures as determined by Ministerial Directive #1353/2011 by the Ministry of Health and current internal regulations of the Hemotherapy Center of Ribeirão Preto, a regional reference center in hemotherapeutic procedures. Criteria for permanent inaptitude: autoimmune diseases (>1 organ involved), personal history of cancer other than basal cell carcinoma, severe atopic dermatitis or psoriasis, pemphigus foliaceus, porphyrias, filariasis, leprosy, extra pulmonary tuberculosis or paracoccidioidomycosis, and previous use of etretinate. Drugs that impose temporary ineligibility: other systemic retinoids, systemic corticosteroids, 5-alpha-reductase inhibitors, vaccines, methotrexate, beta-blockers, minoxidil, anti-epileptic, and anti-psychotic drugs. Other conditions that impose temporary ineligibility: occupational accident with biologic material, piercing, tattoo, sexually transmitted diseases, herpes, and bacterial infections, among others. Discussion: Thalidomide is currently missing in the teratogenic drugs list. Although finasteride was previously considered a drug that imposed permanent inaptitude, according to its short halflife current restriction of 1 month is still too long. Dermatologists should be able to advise their patients about proper timing to donate blood, and discuss the impact of drug withdrawal on treatment outcomes and to respect the designated washout periods.

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Máster en Gestión Sostenible de Recursos Pesqueros

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Benessere delle popolazioni, gestione sostenibile delle risorse, povertà e degrado ambientale sono dei concetti fortemente connessi in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale consuma più del 75% delle risorse naturali. Sin dal 1992 al Summit della Terra a Rio de Janeiro si è affermato il forte legame tra tutela dell’ambiente e riduzione della povertà, ed è anche stata riconosciuta l’importanza di un ecosistema sano per condurre una vita dignitosa, specialmente nelle zone rurali povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. La natura infatti, soprattutto per le popolazioni rurali, rappresenta un bene quotidiano e prezioso, una forma essenziale per la sussistenza ed una fonte primaria di reddito. Accanto a questa constatazione vi è anche la consapevolezza che negli ultimi decenni gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana: consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di “metabolizzare” i nostri scarti. Allo stesso modo aumenta la povertà: attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre circa metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno (UN). La connessione tra povertà ed ambiente non dipende solamente dalla scarsità di risorse che rende più difficili le condizioni di vita, ma anche dalla gestione delle stesse risorse naturali. Infatti in molti paesi o luoghi dove le risorse non sono carenti la popolazione più povera non vi ha accesso per motivi politici, economici e sociali. Inoltre se si paragona l’impronta ecologica con una misura riconosciuta dello “sviluppo umano”, l’Indice dello Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite (Cfr. Cap 2), il rapporto dimostra chiaramente che ciò che noi accettiamo generalmente come “alto sviluppo” è molto lontano dal concetto di sviluppo sostenibile accettato universalmente, in quanto i paesi cosiddetti “sviluppati” sono quelli con una maggior impronta ecologica. Se allora lo “sviluppo” mette sotto pressione gli ecosistemi, dal cui benessere dipende direttamente il benessere dell’uomo, allora vuol dire che il concetto di “sviluppo” deve essere rivisitato, perché ha come conseguenza non il benessere del pianeta e delle popolazioni, ma il degrado ambientale e l’accrescimento delle disuguaglianze sociali. Quindi da una parte vi è la “società occidentale”, che promuove l’avanzamento della tecnologia e dell’industrializzazione per la crescita economica, spremendo un ecosistema sempre più stanco ed esausto al fine di ottenere dei benefici solo per una ristretta fetta della popolazione mondiale che segue un modello di vita consumistico degradando l’ambiente e sommergendolo di rifiuti; dall’altra parte ci sono le famiglie di contadini rurali, i “moradores” delle favelas o delle periferie delle grandi metropoli del Sud del Mondo, i senza terra, gli immigrati delle baraccopoli, i “waste pickers” delle periferie di Bombay che sopravvivono raccattando rifiuti, i profughi di guerre fatte per il controllo delle risorse, gli sfollati ambientali, gli eco-rifugiati, che vivono sotto la soglia di povertà, senza accesso alle risorse primarie per la sopravvivenza. La gestione sostenibile dell’ambiente, il produrre reddito dalla valorizzazione diretta dell’ecosistema e l’accesso alle risorse naturali sono tra gli strumenti più efficaci per migliorare le condizioni di vita degli individui, strumenti che possono anche garantire la distribuzione della ricchezza costruendo una società più equa, in quanto le merci ed i servizi dell’ecosistema fungono da beni per le comunità. La corretta gestione dell’ambiente e delle risorse quindi è di estrema importanza per la lotta alla povertà ed in questo caso il ruolo e la responsabilità dei tecnici ambientali è cruciale. Il lavoro di ricerca qui presentato, partendo dall’analisi del problema della gestione delle risorse naturali e dal suo stretto legame con la povertà, rivisitando il concetto tradizionale di “sviluppo” secondo i nuovi filoni di pensiero, vuole suggerire soluzioni e tecnologie per la gestione sostenibile delle risorse naturali che abbiano come obiettivo il benessere delle popolazioni più povere e degli ecosistemi, proponendo inoltre un metodo valutativo per la scelta delle alternative, soluzioni o tecnologie più adeguate al contesto di intervento. Dopo l’analisi dello “stato del Pianeta” (Capitolo 1) e delle risorse, sia a livello globale che a livello regionale, il secondo Capitolo prende in esame il concetto di povertà, di Paese in Via di Sviluppo (PVS), il concetto di “sviluppo sostenibile” e i nuovi filoni di pensiero: dalla teoria della Decrescita, al concetto di Sviluppo Umano. Dalla presa di coscienza dei reali fabbisogni umani, dall’analisi dello stato dell’ambiente, della povertà e delle sue diverse facce nei vari paesi, e dalla presa di coscienza del fallimento dell’economia della crescita (oggi visibile più che mai) si può comprendere che la soluzione per sconfiggere la povertà, il degrado dell’ambiente, e raggiungere lo sviluppo umano, non è il consumismo, la produzione, e nemmeno il trasferimento della tecnologia e l’industrializzazione; ma il “piccolo e bello” (F. Schumacher, 1982), ovvero gli stili di vita semplici, la tutela degli ecosistemi, e a livello tecnologico le “tecnologie appropriate”. Ed è proprio alle Tecnologie Appropriate a cui sono dedicati i Capitoli successivi (Capitolo 4 e Capitolo 5). Queste sono tecnologie semplici, a basso impatto ambientale, a basso costo, facilmente gestibili dalle comunità, tecnologie che permettono alle popolazioni più povere di avere accesso alle risorse naturali. Sono le tecnologie che meglio permettono, grazie alle loro caratteristiche, la tutela dei beni comuni naturali, quindi delle risorse e dell’ambiente, favorendo ed incentivando la partecipazione delle comunità locali e valorizzando i saperi tradizionali, grazie al coinvolgimento di tutti gli attori, al basso costo, alla sostenibilità ambientale, contribuendo all’affermazione dei diritti umani e alla salvaguardia dell’ambiente. Le Tecnologie Appropriate prese in esame sono quelle relative all’approvvigionamento idrico e alla depurazione dell’acqua tra cui: - la raccolta della nebbia, - metodi semplici per la perforazione di pozzi, - pompe a pedali e pompe manuali per l’approvvigionamento idrico, - la raccolta dell’acqua piovana, - il recupero delle sorgenti, - semplici metodi per la depurazione dell’acqua al punto d’uso (filtro in ceramica, filtro a sabbia, filtro in tessuto, disinfezione e distillazione solare). Il quinto Capitolo espone invece le Tecnolocie Appropriate per la gestione dei rifiuti nei PVS, in cui sono descritte: - soluzioni per la raccolta dei rifiuti nei PVS, - soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti nei PVS, - semplici tecnologie per il riciclaggio dei rifiuti solidi. Il sesto Capitolo tratta tematiche riguardanti la Cooperazione Internazionale, la Cooperazione Decentrata e i progetti di Sviluppo Umano. Per progetti di sviluppo si intende, nell’ambito della Cooperazione, quei progetti che hanno come obiettivi la lotta alla povertà e il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità beneficiarie dei PVS coinvolte nel progetto. All’interno dei progetti di cooperazione e di sviluppo umano gli interventi di tipo ambientale giocano un ruolo importante, visto che, come già detto, la povertà e il benessere delle popolazioni dipende dal benessere degli ecosistemi in cui vivono: favorire la tutela dell’ambiente, garantire l’accesso all’acqua potabile, la corretta gestione dei rifiuti e dei reflui nonché l’approvvigionamento energetico pulito sono aspetti necessari per permettere ad ogni individuo, soprattutto se vive in condizioni di “sviluppo”, di condurre una vita sana e produttiva. È importante quindi, negli interventi di sviluppo umano di carattere tecnico ed ambientale, scegliere soluzioni decentrate che prevedano l’adozione di Tecnologie Appropriate per contribuire a valorizzare l’ambiente e a tutelare la salute della comunità. I Capitoli 7 ed 8 prendono in esame i metodi per la valutazione degli interventi di sviluppo umano. Un altro aspetto fondamentale che rientra nel ruolo dei tecnici infatti è l’utilizzo di un corretto metodo valutativo per la scelta dei progetti possibili che tenga presente tutti gli aspetti, ovvero gli impatti sociali, ambientali, economici e che si cali bene alle realtà svantaggiate come quelle prese in considerazione in questo lavoro; un metodo cioè che consenta una valutazione specifica per i progetti di sviluppo umano e che possa permettere l’individuazione del progetto/intervento tecnologico e ambientale più appropriato ad ogni contesto specifico. Dall’analisi dei vari strumenti valutativi si è scelto di sviluppare un modello per la valutazione degli interventi di carattere ambientale nei progetti di Cooperazione Decentrata basato sull’Analisi Multi Criteria e sulla Analisi Gerarchica. L’oggetto di questa ricerca è stato quindi lo sviluppo di una metodologia, che tramite il supporto matematico e metodologico dell’Analisi Multi Criteria, permetta di valutare l’appropriatezza, la sostenibilità degli interventi di Sviluppo Umano di carattere ambientale, sviluppati all’interno di progetti di Cooperazione Internazionale e di Cooperazione Decentrata attraverso l’utilizzo di Tecnologie Appropriate. Nel Capitolo 9 viene proposta la metodologia, il modello di calcolo e i criteri su cui si basa la valutazione. I successivi capitoli (Capitolo 10 e Capitolo 11) sono invece dedicati alla sperimentazione della metodologia ai diversi casi studio: - “Progetto ambientale sulla gestione dei rifiuti presso i campi Profughi Saharawi”, Algeria, - “Programa 1 milhão de Cisternas, P1MC” e - “Programa Uma Terra e Duas Águas, P1+2”, Semi Arido brasiliano.

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Essendo la percentuale di raccolta differenziata un indicatore che preso singolarmente risulta insufficiente a misurare la virtuosità di un Comune nella gestione dei rifiuti, si è elaborato un indicatore multi criteria che amplia l'orizzonte dell'analisi agli altri aspetti inerenti la gestione dei rifiuti. I criteri individuati sono otto: -Percentuale di raccolta differenziata -Produzione pro capite di rifiuti indifferenziati -Produzione pro capite di rifiuti totali -Impatto ambientale del sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti -Costi del servizio -Tracciabilità dei rifiuti domestici -Coinvolgimento della popolazione -Comodità per il cittadino. Ad ogni Comune analizzato (il caso di studio è l'Unione Terre di Castelli) viene attribuito un punteggio per ogni criterio, in seguito moltiplicato per il peso attribuito al criterio stesso. I punteggi dati da ciascun criterio sono stati poi normalizzati in una scala da 0 a 1 con l'intervento di figure di esperti di ciascun ambito; i pesi sono stati determinati con la metodologia della Pairwise Comparison (T.Saaty, 1980) dai Sindaci e dagli Amministratori di tutti i Comuni del caso di studio. L'indicatore così costruito è stato poi applicato ai Comuni del caso di studio mostrando risultati, in termini di virtuosità, differenti da quelli prodotti dal solo indicatore di raccolta differenziata, evidenziando così l'importanza di un approccio multi disciplinare al tema dei rifiuti. L'indicatore, mostrando i punteggi ed il margine di miglioramento relativo a ciascun criterio, si è poi rivelato un efficace strumento di supporto alle decisioni per i Comuni nell'indirizzo degli investimenti in materia di gestione dei rifiuti.

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Nell'elaborato si analizzano aspetti della teoria dei giochi e della multi-criteria decision-making. La riflessione serve a proporre le basi per un nuovo modello di protocollo di routing in ambito Mobile Ad-hoc Networks. Questo prototipo mira a generare una rete che riesca a gestirsi in maniera ottimale grazie ad un'acuta tecnica di clusterizzazione. Allo stesso tempo si propone come obiettivo il risparmio energetico e la partecipazione collaborativa di tutti i componenti.

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The aims of this research study is to explore the opportunity to set up Performance Objectives (POs) parameters for specific risks in RTE products to propose for food industries and food authorities. In fact, even if microbiological criteria for Salmonella and Listeria monocytogenes Ready-to-Eat (RTE) products are included in the European Regulation, these parameters are not risk based and no microbiological criteria for Bacillus cereus in RTE products is present. For these reasons the behaviour of Salmonella enterica in RTE mixed salad, the microbiological characteristics in RTE spelt salad, and the definition of POs for Bacillus cereus and Listeria monocytogenes in RTE spelt salad has been assessed. Based on the data produced can be drawn the following conclusions: 1. A rapid growth of Salmonella enterica may occurr in mixed ingredient salads, and strict temperature control during the production chain of the product is critical. 2. Spelt salad is characterized by the presence of high number of Lactic Acid Bacteria. Listeria spp. and Enterobacteriaceae, on the contrary, did not grow during the shlef life, probably due to the relevant metabolic activity of LAB. 3. The use of spelt and cheese compliant with the suggested POs might significantly reduce the incidence of foodborne intoxications due to Bacillus cereus and Listeria monocytogenes and the proportions of recalls, causing huge economic losses for food companies commercializing RTE products. 4. The approach to calculate the POs values and reported in my work can be easily adapted to different food/risk combination as well as to any changes in the formulation of the same food products. 5. The optimized sampling plans in term of number of samples to collect can be derive in order to verify the compliance to POs values selected.

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Symptom development during the prodromal phase of psychosis was explored retrospectively in first-episode psychosis patients with special emphasis on the assumed time-related syndromic sequence of "unspecific symptoms (UN)-predictive basic symptoms (BS)-attenuated psychotic symptoms (APS)-(transient) psychotic symptoms (PS)." Onset of syndromes was defined by first occurrence of any of their respective symptoms. Group means were inspected for time differences between syndromes and influence of sociodemographic and clinical characteristics on the recalled sequence. The sequence of "UN-BS/APS-PS" was clearly supported, and both BS and, though slightly less, APS were highly sensitive. However, onset of BS and APS did not show significant time difference in the whole sample (N = 126; 90% schizophrenia), although when each symptom is considered independently, APS tended to occur later than first predictive BS. On descriptive level, about one-third each recalled an earlier, equal and later onset of BS compared with APS. Level of education showed the greatest impact on the recall of the hypothesized sequence. Thereby, those with a higher school-leaving certificate supported the assumed sequence, whereas those of low educational background retrospectively dated APS before BS. These findings rather point out recognition and recall bias inherent to the retrospective design than true group characteristics. Future long-term prospective studies will have to explore this conclusively. However, as regards the criteria, the results support the notion of BS as at least a complementary approach to the ultrahigh risk criteria, which may also allow for an earlier detection of psychosis.

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The Pulmonary Embolism Rule-out Criteria (PERC) rule is a clinical diagnostic rule designed to exclude pulmonary embolism (PE) without further testing. We sought to externally validate the diagnostic performance of the PERC rule alone and combined with clinical probability assessment based on the revised Geneva score.

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Raltegravir (RAL) achieved remarkable virologic suppression rates in randomized-clinical trials, but today efficacy data and factors for treatment failures in a routine clinical care setting are limited.

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The clinical validity of at-risk criteria of psychosis had been questioned based on epidemiological studies that have reported much higher prevalence and annual incidence rates of psychotic-like experiences (PLEs as assessed by either self rating questionnaires or layperson interviews) in the general population than of the clinical phenotype of psychotic disorders (van Os et al., 2009). Thus, it is unclear whether “current at-risk criteria reflect behaviors so common among adolescents and young adults that a valid distinction between ill and non-ill persons is difficult” (Carpenter, 2009). We therefore assessed the 3-month prevalence of at-risk criteria by means of telephone interviews in a randomly drawn general population sample from the at-risk age segment (age 16–35 years) in the Canton Bern, Switzerland. Eighty-five of 102 subjects had valid phone numbers, 21 of these subjects refused (although 6 of them signaled willingness to participate at a later time), 4 could not be contacted. Sixty subjects (71% of the enrollment fraction) participated. Two participants met exclusion criteria (one for being psychotic, one for lack of language skills). Twenty-two at-risk symptoms were assessed for their prevalence and severity within the 3 months prior to the interview by trained clinical raters using (i) the Structured Interview for Prodromal Syndromes (SIPS; Miller et al., 2002) for the evaluation of 5 attenuated psychotic and 3 brief limited intermittent psychotic symptoms (APS, BLIPS) as well as state-trait criteria of the ultra-high-risk (UHR) criteria and (ii) the Schizophrenia Proneness Instrument, Adult version (SPI-A; Schultze-Lutter et al., 2007) for the evaluation of the 14 basic symptoms included in COPER and COGDIS (Schultze-Lutter et al., 2008). Further, psychiatric axis I diagnoses were assessed by means of the Mini-International Neuropsychiatric Interview, M.I.N.I. (Sheehan et al., 1998), and psychosocial functioning by the Scale of Occupational and Functional Assessment (SOFAS; APA, 1994). All interviewees felt ‘rather’ or ‘very’ comfortable with the interview. Of the 58 included subjects, only 1 (2%) fulfilled APS criteria by reporting the attenuated, non-delusional idea of his mind being literally read by others at a frequency of 2–3 times a week that had newly occurred 6 weeks ago. BLIPS, COPER, COGDIS or state-trait UHR criteria were not reported. Yet, twelve subjects (21%) described sub-threshold at-risk symptoms: 7 (12%) reported APS relevant symptoms but did not meet time/frequency criteria of APS, and 9 (16%) reported COPER and/or COGDIS relevant basic symptoms but at an insufficient frequency or as a trait lacking increase in severity; 4 of these 12 subjects reported both sub-threshold APS and sub-threshold basic symptoms. Table 1 displays type and frequency of the sub-threshold at-risk symptoms.