976 resultados para Moore, Marcel
Resumo:
Affrontare l’analisi critica delle traduzioni italiane di Un amour de Swann di Marcel Proust implica necessariamente un attento esame dello stile esemplare di un autore, che ha modificato, in larga misura, la concezione del romanzo e della scrittura stessa; in secondo luogo significa considerare l’altrettanto complesso lavorio intellettuale rappresentato dalla traduzione, in qualità di atto critico fondamentale. Prenderemo in esame nel capitolo primo la genesi del TP, le sue specificità narratologiche e la ricezione critica francese e italiana, per comprendere appieno l’originalità di Proust rispetto al panorama letterario dell’epoca. Nella seconda parte del primo capitolo delineeremo un excursus lungo la storia di tutte le traduzioni italiane del romanzo, accordando particolare attenzione alla figura di ogni traduttore: Natalia Ginzburg (1946), Bruno Schacherl (1946), Armando Landini (1946), Oreste Del Buono (1965), Giovanni Raboni (1978), Maria Teresa Nessi Somaini (1981), Gianna Tornabuoni (1988), Eurialo De Michelis (1990) e il traduttore, rimasto anonimo, della casa editrice La Spiga Languages (1995). Nel secondo capitolo analizzeremo la peculiarità stilistica più nota dell’autore, la sintassi. I lunghi periodi complicati da un intreccio di subordinate e sciolti solo con il ricorso a vari nessi sintattici contribuiscono a rendere la sintassi proustiana una delle sfide maggiori in sede traduttiva. Nel capitolo successivo accorderemo attenzione all’eteroglossia enunciativa, espressa nei diversi idioletti del romanzo. In sede contrastiva affronteremo la questione della trasposizione dei niveaux de langue, per poter valutare le scelte intraprese dai traduttori in un ambito altamente complesso, a causa della diversità diafasica intrinseca dei due codici. All’interno del medesimo capitolo apriremo una parentesi sulla specificità di una traduzione, quella di Giacomo Debenedetti, effettuata seguendo una personale esegesi dello stile musicale e armonico di Proust. Riserveremo al capitolo quarto lo studio del linguaggio figurato, soffermandoci sull’analisi delle espressioni idiomatiche, che vengono impiegate frequentemente da alcuni personaggi. Rivolgeremo uno sguardo d’insieme alle strategie messe in atto dai traduttori, per cercare un equivalente idiomatico o per ricreare il medesimo impatto nel lettore, qualora vi siano casi di anisomorfismo. Analizzeremo nel quinto capitolo la terminologia della moda, confrontando il lessico impiegato nel TP con le soluzioni adottate nei TA, e aprendo, inevitabilmente, una parentesi sulla terminologia storica del settore. A compimento del lavoro presenteremo la nostra proposta traduttiva di un capitolo tratto dal saggio Proust et le style di Jean Milly, per mettere in luce, tramite la sua parola autorevole, la genialità e la complessità della scrittura proustiana e, conseguentemente, il compito ardimentoso e ammirevole che è stato richiesto ai traduttori italiani.
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La Tesi di Dottorato prende in considerazione la collocazione storica e critica di G. E. Moore nel panorama filosofico europeo, con particolare riferimento al suo rapporto con il neo-hegelismo britanico prima e con il realismo poi. Al centro della Tesi si trova l'esame dell'intuizionismo etico di G. E. Moore.
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This article is the result of research following on from the author’s previous article on the same subject, ›The Inspiration for Marcel Duchamp’s Bicycle Wheel Readymade‹ written in 2007. In that article the author argued by process of deduction that Duchamp’s Bicycle Wheel was inspired by an improvised telescope stand and was not the product of the artist’s imagination as the artist claimed. This article presents new supporting evidence of a Great War period photograph of an improvised telescope stand made with a bicycle wheel and forks. This article also examines the dating of the first version and construction of the authorised versions of Bicycle Wheel and presents new evidence for the source of the forks component of the 1916 version.
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BACKGROUND Even among HIV-infected patients who fully suppress plasma HIV RNA replication on antiretroviral therapy, genetic (e.g. CCL3L1 copy number), viral (e.g. tropism) and environmental (e.g. chronic exposure to microbial antigens) factors influence CD4 recovery. These factors differ markedly around the world and therefore the expected CD4 recovery during HIV RNA suppression may differ globally. METHODS We evaluated HIV-infected adults from North America, West Africa, East Africa, Southern Africa and Asia starting non-nucleoside reverse transcriptase inhibitorbased regimens containing efavirenz or nevirapine, who achieved at least one HIV RNA level <500/ml in the first year of therapy and observed CD4 changes during HIV RNA suppression. We used a piecewise linear regression to estimate the influence of region of residence on CD4 recovery, adjusting for socio-demographic and clinical characteristics. We observed 28 217 patients from 105 cohorts over 37 825 person-years. RESULTS After adjustment, patients from East Africa showed diminished CD4 recovery as compared with other regions. Three years after antiretroviral therapy initiation, the mean CD4 count for a prototypical patient with a pre-therapy CD4 count of 150/ml was 529/ml [95% confidence interval (CI): 517–541] in North America, 494/ml (95% CI: 429–559) in West Africa, 515/ml (95% CI: 508–522) in Southern Africa, 503/ml (95% CI: 478–528) in Asia and 437/ml (95% CI: 425–449) in East Africa. CONCLUSIONS CD4 recovery during HIV RNA suppression is diminished in East Africa as compared with other regions of the world, and observed differences are large enough to potentially influence clinical outcomes. Epidemiological analyses on a global scale can identify macroscopic effects unobservable at the clinical, national or individual regional level.
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von C. A. Weber
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anonym
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Von Fr. E. Ahlfvengren