436 resultados para queijo Prato
Resumo:
Il progetto si sviluppa nell’area dell’ex Eridania di Forlì, un’area molto vasta, adiacente al centro storico e come tema della Tesi abbiamo deciso di studiare un progetto che potesse contenere funzioni pubbliche a disposizione di tutti i cittadini. Ci è sembrato interessante ragionare sull’area in questi termini poiché dagli studi effettuati è risultato che la città di Forlì è priva di un polo culturale compatto che possa costituire un punto di ritrovo per i forlivesi. Nelle nostre intenzioni gli spazi progettati dovranno ospitare attività espositive, concerti, spettacoli all’aperto, rappresentazioni teatrali, conferenze e laboratori artistici che coinvolgano tutte le fasce d’età. Importante per noi era portare all’interno di quest’area dismessa nuove funzioni culturali di cui Forlì è oggi carente. Dall’analisi svolta sulla città è emerso che gli spazi esistenti dedicati ad attività per lo spettacolo non sono sufficienti a soddisfare le esigenze dei cittadini sia a livello quantitativo che di assortimento. Abbiamo perciò deciso di inserire nel progetto auditorium, teatro, teatro all’aperto, laboratori artistici, zone espositive, attività annesse come uffici per l’amministrazione, biglietterie, info point e un grande parco. La prima problematica che abbiamo cercato di risolvere è stata quella dell’attraversamento della ferrovia e, più in particolare, di un collegamento con il centro storico della città e con lo sviluppo di Forlì in generale che l’ha sempre vista come un limite invalicabile. Il problema è stato affrontato ipotizzando la realizzazione di un edificio su via Vittorio Veneto adibito a commercio e terziario dal quale, attraverso un ponte che oltrepassa la ferrovia, si giunge a un edificio, all’interno dell’area, che ospita i servizi di risalita, alcuni uffici e un bar. La scelta è stata quella di non porci ortogonalmente agli edifici affacciati su questa importante arteria ma di legarci all’intero progetto che segue l’orientamento dettato dalle preesistenze. All’interno dell’area spicca per dimensioni il corpo principale dell’ex Eridania che, conserviamo eliminando le superfetazioni e intervenendo per la messa in sicurezza e per permetterne l’adeguata fruibilità. La scelta di riordinare il prospetto Nord di questo edificio nasce dalla volontà di realizzare una grande corte sulla quale si affacciassero tutti gli edifici ad esclusione dei vecchi magazzini che ne risultano racchiusi all’interno e del teatro all’aperto che rimane immerso nel verde. Per definire questa corte abbiamo pensato a un porticato che proseguisse, seguendone l’aspetto, le dimensioni e il ritmo dei pilastri, quello già esistente a lato dell’edificio conservato dell’ex zuccherificio e che fungesse da percorso coperto per raggiungere i diversi laboratori artistici che si innestano su questo. A chiudere il quarto lato della corte sono il teatro e l’auditorium, simmetrici rispetto all’asse del progetto che è dato dalle vasche originariamente usate per il lavaggio delle barbabietole, allineate con l’edificio principale dell’ex zuccherificio. Per rendere la direzione ancora più evidente decidiamo di proseguirla con un tratto d’acqua diretto verso il teatro all’aperto, conclusione della stessa. Gli edifici di progetto sono immersi in un grande parco caratterizzato dalla vegetazione già esistente nell’area, cresciuta durante l’abbandono della stessa. Così facendo manteniamo delle zone che possono definirsi boschive, dove la vegetazione è molto fitta e intricata, e altre invece più libere dagli alberi e quindi utilizzabili per altre funzioni ricreative. Un diverso trattamento è riservato alla zona di parco racchiusa tra i due percorsi rettilinei e simmetrici che collegano il teatro all’aperto alla piazza: qui si è preferito eliminare la vegetazione esistente ricavando un grande prato libero definito da filari di alberi opportunamente disposti per focalizzare l’attenzione sul teatro stesso.
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La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.
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La ricerca ha preso in esame l’analisi archeologica di un territorio medievale e la sperimentazione di strumenti informatici per la gestione e l’analisi dei dati prodotti dalla ricerca stessa. Il Montalbano, oggetto della ricerca, è una microregione caratterizzata da elementi che la rendono molto interessante. Si tratta di una catena submontana che divide la piana di Firenze-Prato-Pistoia dal Valdarno inferiore. Questa posizione di frontiera ne ha fatto l’oggetto di mire espansionistiche da parte delle principali famiglie signorili prima, dei comuni poi. In una prima fase sono stati censiti i siti attestati dalle fonti documentarie e materiali per capire le dinamiche insediative del popolamento medievale e le strategie di controllo di un territorio caratterizzato dall’assenza di un’egemonia da parte di un solo potere (almeno fino a metà ‘300). L’analisi stratigrafica si è poi concentrata sulle strutture architettoniche religiose, in quanto offrono la maggior quantità di dati dal punto di vista documentario e archeologico. È stato così possibile ottenere un quadro delle tecniche costruttive medievali e delle influenze culturali che lo hanno prodotto. I dati archeologici sono stati gestiti attraverso una piattaforma gis sviluppata all’interno del Laboratorio di Archeologia Medievale dell’Università di Firenze in collaborazione con il laboratorio LSIS del CNRS di Marsiglia. Questa è stata appositamente strutturata secondo le procedure di raccolta e organizzazione dati utilizzate durante l’analisi archeologica. Le singole strutture indagate sono inoltre state oggetto di un rilievo 3d fotogrammetrico che in alcuni casi studio è stato anche utilizzato come base di accesso ai dati derivanti dall’analisi stratigrafica, all’interno di un’applicazione gis 3d (Arpenteur). Questo ha permesso di connettere all’interno di un’unica piattaforma i dati geometrici ed archeometrici con quelli archeologici, utilizzando i primi come interfaccia di accesso ai secondi.
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Con riferimento alla realizzazione di tunnel per servizi interrati, l’incertezza che contraddistingue il quadro geologico, oltre che incidere sui costi, riveste un ruolo chiave nella progettazione preliminare. Sebbene un’approfondita caratterizzazione geotecnica e geologica del volume di terreno inerente l’opera di scavo sia generalmente parte integrante del progetto, non è comunque possibile eliminare del tutto tali incertezze per via dell’estensione del volume interessato oltre che per la disomogeneità che sempre contraddistingue il terreno. Generalmente, investigazioni in corso d’opera e interventi di stabilizzazione devono essere previsti per contenere i costi di perforazione ed ottimizzare la progettazione. Ad esempio, tra i metodi di esplorazione geotecnica figurano i tunnel pilota, i quali sono in grado di garantire un’ottimale caratterizzazione del quadro geotecnico del sottosuolo. Con riferimento agli interventi di stabilizzazione del terreno, adottabili laddove una perforazione tradizionale non consentirebbe il tunnelling, vi è un vasta gamma di scelta. Pertanto, da una prima analisi delle problematiche connesse al tunnelling emerge che la stabilizzazione delle facce di scavo riveste un’importanza e un risconto applicativo di prim’ordine. Questa tesi si inserisce all’interno di un progetto che promuove un’innovativa ed economica tecnica di stabilizzazione dei tunnel per suzione tenendo quindi conto dell’influenza della suzione sulla coesione non drenata.
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INTRODUCTION: A multi-centre study has been conducted, during 2005, by means of a questionnaire posted on the Italian Society of Emergency Medicine (SIMEU) web page. Our intention was to carry out an organisational and functional analysis of Italian Emergency Departments (ED) in order to pick out some macro-indicators of the activities performed. Participation was good, in that 69 ED (3,285,440 admissions to emergency services) responded to the questionnaire. METHODS: The study was based on 18 questions: 3 regarding the personnel of the ED, 2 regarding organisational and functional aspects, 5 on the activity of the ED, 7 on triage and 1 on the assessment of the quality perceived by the users of the ED. RESULTS AND CONCLUSION: The replies revealed that 91.30% of the ED were equipped with data-processing software, which, in 96.83% of cases, tracked the entire itinerary of the patient. About 48,000 patients/year used the ED: 76.72% were discharged and 18.31% were hospitalised. Observation Units were active in 81.16% of the ED examined. Triage programmes were in place in 92.75% of ED: in 75.81% of these, triage was performed throughout the entire itinerary of the patient; in 16.13% it was performed only symptom-based, and in 8.06% only on-call. Of the patients arriving at the ED, 24.19% were assigned a non-urgent triage code, 60.01% a urgent code, 14.30% a emergent code and 1.49% a life-threatening code. Waiting times were: 52.39 min for non-urgent patients, 40.26 min for urgent, 12.08 for emergent, and 1.19 for life-threatening patients.
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"El ejército libertador del Gral San Martín en Mendoza" es una serie de tres microprogramas, parte del trabajo realizado por el equipo del CICUNC para la conmemoración de los 200 años de la revolución que inauguró el camino hacia la independencia. En el documental, se narra brevemente los pasos y las ideas libertadoras con las que el General José de San Martín llega de España y las razones por las que elige a Mendoza para organizar su ejército. Contamos con la participación del Dr. Arturo Roig, Edit Marzetti y el Soldado Heber Prato.
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En este artículo se analiza el resurgimiento de talleres de costura clandestinos en grandes ciudades del centro y la periferia mundial, para entender los cambios dados en la industria de la moda durante las últimas cuatro décadas y sus consecuencias sobre los trabajadores. Para ello se realizaron dos estudios de caso: uno en la ciudad de Buenos Aires y otro en la provincia de Prato (Italia). Los resultados de esta investigación demuestran que este sector fue pionero en los procesos de reorganización industrial en la época neoliberal. En ambos estudios de caso, el cierre de fábricas y la utilización masiva de subcontratación a talleres urbanos informales tuvieron como consecuencias una significativa concentración de capital por un lado, y un marcado deterioro de las condiciones de trabajo por el otro. De hecho, la existencia de trata de personas y reducción a la servidumbre de miles de trabajadores inmigrantes es fundamental para el funcionamiento de esta industria
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En este artículo se analiza el resurgimiento de talleres de costura clandestinos en grandes ciudades del centro y la periferia mundial, para entender los cambios dados en la industria de la moda durante las últimas cuatro décadas y sus consecuencias sobre los trabajadores. Para ello se realizaron dos estudios de caso: uno en la ciudad de Buenos Aires y otro en la provincia de Prato (Italia). Los resultados de esta investigación demuestran que este sector fue pionero en los procesos de reorganización industrial en la época neoliberal. En ambos estudios de caso, el cierre de fábricas y la utilización masiva de subcontratación a talleres urbanos informales tuvieron como consecuencias una significativa concentración de capital por un lado, y un marcado deterioro de las condiciones de trabajo por el otro. De hecho, la existencia de trata de personas y reducción a la servidumbre de miles de trabajadores inmigrantes es fundamental para el funcionamiento de esta industria
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En este artículo se analiza el resurgimiento de talleres de costura clandestinos en grandes ciudades del centro y la periferia mundial, para entender los cambios dados en la industria de la moda durante las últimas cuatro décadas y sus consecuencias sobre los trabajadores. Para ello se realizaron dos estudios de caso: uno en la ciudad de Buenos Aires y otro en la provincia de Prato (Italia). Los resultados de esta investigación demuestran que este sector fue pionero en los procesos de reorganización industrial en la época neoliberal. En ambos estudios de caso, el cierre de fábricas y la utilización masiva de subcontratación a talleres urbanos informales tuvieron como consecuencias una significativa concentración de capital por un lado, y un marcado deterioro de las condiciones de trabajo por el otro. De hecho, la existencia de trata de personas y reducción a la servidumbre de miles de trabajadores inmigrantes es fundamental para el funcionamiento de esta industria
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This study assessed the applicability of a ferrous oxalate mediated photo-Fenton pretreatment for indigo-dyed wastewaters as to produce a biodegradable enough effluent, likely of being derived to conventional biological processes. The photochemical treatment was performed with ferrous oxalate and hydrogen peroxide in a Compound Parabolic Concentrator (CPC) under batch operation conditions. The reaction was studied at natural pH conditions (5–6) with indigo concentrations in the range of 6.67–33.33 mg L−1, using a fixed oxalate-to-iron mass ratio (C2O42−/Fe2+ = 35) and assessing the system's biodegradability at low (257 mg L−1) and high (1280 mg L−1) H2O2 concentrations. In order to seek the optimal conditions for the treatment of indigo dyed wastewaters, an experimental design consisting in a statistical surface response approach was carried out. This analysis revealed that the best removal efficiencies for Total Organic Carbon (TOC) were obtained for low peroxide doses. In general it was observed that after 20 kJ L−1, almost every treated effluent increased its biodegradability from a BOD5/COD value of 0.4. This increase in the biodegradability was confirmed by the presence of short chain carboxylic acids as intermediate products and by the mineralization of organic nitrogen into nitrate. Finally, an overall decrease in the LC50 for Artemia salina indicated a successful detoxification of the effluent.
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Imp. y fecha tomados del colofón
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Institute for Prospective Technological Studies Mission: - to provide customer-driven support to the EU policymaking process - by developing science based responses to policy challenges - having both socio-economic and scientific /technological dimension.