579 resultados para Testimony.
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Many good things are happening in the Institute of Agriculture and Natural Resources. I thank each of you here today for the support and interest you show in the Institute's work. We greatly appreciate the value you put upon IANR, and the many times you step forward for the Institute and the work we do that is so important to our powerhouse agricultural state. IANR truly is at work for Nebraska. And thank you, also, for helping others understand that fact - for example, Homer Buell's testimony this spring before the legislature's appropriations committee was powerful and convincing evidence of the importance of IANR to Nebraska's future.
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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.
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L’ingegner Pier Luigi Nervi (1891-1979), progettista, costruttore e teorico del “Costruire Correttamente”, ha intrapreso un proprio esclusivo percorso professionale che ha decretato negli anni una notevole fortuna critica fino a un sostanziale oblio dopo la sua morte. La presente ricerca di dottorato intende approfondire le tematiche legate a una significativa tipologia strutturale che ha contrassegnato il percorso professionale di Pier Luigi Nervi: le architetture voltate. Cupole, volte e coperture geodetiche rappresentano il sistema ottimale con il quale Nervi ha perseguito una personale ricerca mirata alla definizione di grandi luci di copertura a spessore ridotto. Questi sistemi di copertura rappresentano per Nervi la miglior espressione architettonica in quanto perfetta sintesi tra funzioni statiche e esigenze economiche. Le parole chiave per definire l’ambito di studio possono essere cosi riepilogate: sperimentazione/variazione sul tema/primato della grande luce/nuove strutture. La tesi intende indagare i tentativi di rinnovamento che, a partire dagli anni sessanta, spingono Pier Luigi Nervi a sperimentare l’applicazione di nuovi materiali come l’alluminio in sostituzione totale o parziale di un sistema costruttivo, quello del ferrocemento, che ha contraddistinto la maggior parte delle sue opere decretandone il successo. La testimonianza di questa intransigenza, legata all’etica del costruire secondo i principi di naturalezza e razionalità, costantemente riaffermata da Nervi nelle sue diverse pubblicazioni, è sorprendentemente disattesa nella ricerca sulle nuove strutture. Queste strutture, sperimentate senza successo in considerazione della loro mancata concreta attuazione, rivelano un complesso di singolarità capace di porre in discussione quell’intransigenza a cui Nervi ha fedelmente dichiarato di attenersi. La lettura critica del progetto di concorso per il Kuwait Sports Centre, elaborato nel 1968, contiene la sintesi di tutte le parole chiave della ricerca. Scopo della presente tesi è documentare circostanze, innovazioni e anomalie che hanno accompagnato Pier Luigi Nervi nella definizione di nuove strutture voltate.
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La tesi ha per oggetto la cultura ebraica cretese nei secoli XIV-XVI e, in particolare, l’influsso esercitato su di essa dalla cultura e dalle tradizioni degli ebrei sefarditi e ashkenaziti che cominciarono a stabilirsi sull’isola a partire dalla metà del Trecento. La tesi si basa da un lato su fonti amministrative e notarili e, dall’altro, sui manoscritti ebraici prodotti o portati a Candia nel periodo considerato. Il primo capitolo tratta della comunità ebraica nel primo Cinquecento e porta nuove notizie a proposito della geografia della zudeca, delle sue sinagoghe, della sua composizione sociale, dell’entità della sua popolazione e della biografia del principale leader spirituale e culturale attivo a Candia a quell’epoca: Elia Capsali. Il secondo capitolo offre una panoramica sull’immigrazione ebraica a Candia nei secoli XIV-XV. Il terzo capitolo esplora alcune particolarità della liturgia sinagogale elaborata dagli ebrei candioti sotto l’influsso della tradizione ashkenazita. Il quarto capitolo tratta di due liste di libri databili alla seconda metà del Quattrocento (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3574 B) e suggerisce di considerarle come indicative del peso che ebbero alcuni immigrati ebrei catalani nella diffusione della cultura medica sefardita a Candia. Il quinto capitolo è dedicato al medico, filosofo e astronomo Mosheh ben Yehudah Galiano, il quale visse a Candia tra la seconda metà degli anni Venti del Cinquecento e il 1543. L’ultimo capitolo tratta degli effetti provocati dall’epidemia di peste del 1592-95 all’interno della zudeca di Candia.
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This dissertation is aimed at analysing deeply and thoroughly the most significant topics and features reflected in the Latin American literary work of Alberto Manzi. His almost thirty years of travelling and volunteering in the indigenous communities of South America formed a background of knowledge and experiences, which turned out to be crucial for the genesis of his Latin American trilogy. In the light of this, not only are ‘La luna nelle baracche’, ‘El loco’ and ‘E venne il sabato’ a speaking testimony of Manzi’s life and inner development, but they also offer a privileged perspective on the social, historical and religious situation of the people of Latin America. For a better understanding of the books, chapter one provides an extensive historical and economic commentary stretching over a century, from the collapse of the Spanish Empire to the rise of modern dictatorships in the late ‘70s, and the long democratic transition of the ‘80s. As far as the religious background is concerned, it is important to mention the influence of the liberation theology in the shaping of Manzi’s revolutionary thought. Indeed, chapter two identifies the precursors of the liberation theology, considers the effects of the Second Vatican Council on Latin America’s Catholic Church, and presents the methodology and the most powerful intuitions of the liberation theology. Finally, chapter three employs a critical analysis of Manzi’s Latin American trilogy, which focuses on his personal journal of his time in the austral continent, and Sonia and Giulia Manzi’s testimony published in a book entitled ‘Non è mai troppo tardi’. Chapter three provides an in-depth analysis of the evolution of the author’s revolutionary thought and plot dynamics; it discusses the psychological profile of the characters, the cultural features of the indigenous traditions, and the author’s urge to involve the readership in a permanent process of self-questioning.
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In an effort to understand some of the ways that accountability-based reform efforts have influenced teacher education, this article details the politics of accountability in Pennsylvania that motivated sweeping changes in the policies governing teacher preparation in 2006. This case study provides a poignant example of the kind of complex accountability systems now being constructed across the United States in an effort to change teacher preparation. By analyzing primary documents including the legal statutes governing teacher preparation in Pennsylvania, correspondence from the Pennsylvania Department of Education, related newsletters, memos, reports, transcripts of meetings, and testimony before the Pennsylvania House of Representatives, the complex nature of the conflicts underlying the development and implementation of teacher education reform is brought into focus. The study's findings suggest that a deep and uncritical acceptance of accountability-based teacher education reform on the part of educational policy makers is likely to do more harm than good. The article concludes by outlining a framework for developing more intelligent measures of accountability that might preserve professional autonomy and judgment.
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In an effort to understand some of the ways that accountability-based reform efforts have influenced teacher education, this article details the politics of accountability in Pennsylvania that motivated sweeping changes in the policies governing teacher preparation in 2006. This case study provides a poignant example of the kind of complex accountability systems now being constructed across the United States in an effort to change teacher preparation. By analyzing primary documents including the legal statutes governing teacher preparation in Pennsylvania, correspondence from the Pennsylvania Department of Education, related newsletters, memos, reports, transcripts of meetings, and testimony before the Pennsylvania House of Representatives, the complex nature of the conflicts underlying the development and implementation of teacher education reform is brought into focus. The study's findings suggest that a deep and uncritical acceptance of accountability-based teacher education reform on the part of educational policy makers is likely to do more harm than good. The article concludes by outlining a framework for developing more intelligent measures of accountability that might preserve professional autonomy and judgment.
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Zunic investigated the relationship between nationalism and Serbian literature. He first analysed and evaluated the justifications for a number of critical accusations against Serbian literature. These included mythological and epic foundations (traditionalism), an obsession with national history and with the motif of the Serbian people as an eternal victim, the domination of the collective over the individual (populism), an anachronistic romantic conception of the social function of literature. In order to gain an unbiased judgement of the nationalistic role of contemporary Serbian literature, Zunic prepared a list of those books with the greatest number of copies issued in the decade 1985-1995, and constructed an appropriate hermeneutic procedure of understanding the meaning of the content and form of these works. He concluded that contemporary Serbian literature is in fact occupied with national history, and also with the unmasking of communist totalitarianism. The most influential books express and document either nationally-oriented or civil-oriented world views. The former, although mostly not militant works (with their realistic "closed" form), might have had an ideological influence on the Serbian national consciousness, while the civil-oriented works (with their "open" modern or post-modern form) could not neutralise all these extra-literary effects of the nationally-oriented works, since the predominant way of reading is a communication with the literary content (realised as a testimony of historical facts), and not with the literary form (as a carrier of the artistic value and a "moderator" of any content).
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The dramatic period of progressive change in Montana that is documented "In the Crucible of Change" series really exploded with the election of Governors Forrest Anderson and Tom Judge. Anderson's single term saw the dispatching of the sales tax as an issue for a long period, the reorganization of the executive branch of state government and the revision of Montana's Constitution. As a former legislator, county attorney, Supreme Court justice, and Attorney General, Anderson brought unmatched experience to the governorship when elected. Tom Judge, although much younger (elected MT’s youngest governor at age 38 immediately following Anderson), also brought serious experience to the governorship: six years as a MT State Representative, two years as a MT State Senator, four years is Lieutenant Governor and significant business experience. The campaign and election of John F. Kennedy in 1960 spurred other young Americans to service, including Tom Judge. First elected in 1960, he rose rapidly through MT’s political-governmental hierarchy until he took over the governorship in time to implement many of the changes started in Governor Anderson’s term. But as a strong progressive leader in his own right, Governor Judge sponsored and implemented significant advancements of his own for Montana. Those accomplishments, however, are the subject of other films in this series. This film deals with Tom Judge’s early years – his rise to the governorship from when he returned home after college at Notre Dame and newspaper experience in Kentucky to his actual election in November 1972. That story is discussed in this episode by three major players in the effort, all directly involved in Tom Judge’s early years and path to the governorship: Sidney Armstrong, Larry Pettit and Kent Kleinkopf. Their recollections of the early Tom Judge and the period of his advancement to the governorship provide an insider’s perspective of the growth of this significant leader of the important period of progressive change documented “In the Crucible of Change.” Sidney Armstrong, President of Sidney Armstrong Consulting, serves on the board and as the Executive Director of the Greater Montana Foundation. Formerly Executive Director of the Montana Community Foundation (MCF), she has served on national committees and participated in national foundation initiatives. While at MCF, she worked extensively with MT Governors Racicot and Martz on the state charitable endowment tax credit and other endowed philanthropy issues. A member of MT Governor Thomas L. Judge’s staff in the 1970s, she was also part of Governor Brian Schweitzer’s 2004 Transition Team, continuing to serve as a volunteer advisor during his term. In the 1980s, Sidney also worked for the MT State AFL-CIO and the MT Democratic Party as well as working two sessions with the MT Senate as Assistant Secretary of the Senate and aide to the President. A Helena native, and great granddaughter of pioneer Montanans, Sidney has served on numerous nonprofit boards, and is currently a board member for the Montana History Foundation. Recently she served on the board of the Holter Museum of Art and was a Governor’s appointee to the Humanities Montana board. She is a graduate of the International School of Geneva, Switzerland and the University of Montana. Armstrong's Irish maternal immigrant great-grandparents, Thomas and Maria Cahill Cooney, came to Virginia City, MT in a covered wagon in 1865, looking for gold. Eventually, they settled on the banks of the Missouri River outside Helena as ranchers. She also has roots in Butte, MT, where her journalist father's family, both of whom were newspaper people, lived. Her father, Richard K. O’Malley, is also the author of a well-known book about Butte, Mile High, Mile Deep, recently re-published by Russell Chatham. She is the mother of four and the grandmother of eight. Dr. Lawrence K. Pettit (Larry Pettit) (b. 5/2/1937) has had a dual career in politics and higher education. In addition to being Montana’s first Commissioner of Higher Education (the subject of another film in this series); Pettit, of Lewistown, served as legislative assistant to U.S. Senators James E. Murray and Lee Metcalf, campaign manager, head of transition team and assistant to Montana Governor Thomas L. Judge; taught political science at The Pennsylvania State University (main campus), was chair of political science at Montana State University, Deputy Commissioner for Academic Programs at the Texas Higher Education Coordinating Board, Chancellor of the University System of South Texas (since merged with Texas A&M University), President of Southern Illinois University, and President of Indiana University of Pennsylvania from where he retired in 2003. He has served as chair of the Commission on Leadership for the American Council on Education, president of the National Association of (University) System Heads, and on many national and state boards and commissions in higher education. Pettit is author of “If You Live by the Sword: Politics in the Making and Unmaking of a University President.” More about Pettit is found at http://www.lawrencekpettit.com… Kent Kleinkopf of Missoula is co-founder of a firm with a national scope of business that specializes in litigation consultation, expert vocational testimony, and employee assistance programs. His partner (and wife of 45 years) Kathy, is an expert witness in the 27 year old business. Kent received a BA in History/Education from the University of Idaho and an MA in Economics from the University of Utah. The Kleinkopfs moved to Helena, MT in 1971 where he was Assistant to the Commissioner of State Lands (later Governor) Ted Schwinden. In early 1972 Kent volunteered full time in Lt. Governor Tom Judge’s campaign for Governor, driving the Lt. Governor extensively throughout Montana. After Judge was elected governor, Kent briefly joined the staff of Governor Forrest Anderson, then in 1973 transitioned to Judge’s Governor’s Office staff, where he became Montana’s first “Citizens’ Advocate.” In that capacity he fielded requests for assistance from citizens with concerns and information regarding State Agencies. While on the Governor’s staff, Kent continued as a travel aide with the governor both in Montana and nationally. In 1977 Kent was appointed Director of the MT Department of Business Regulation. That role included responsibility as Superintendent of Banking and Chairman of the State Banking Board, where Kent presided over the chartering of many banks, savings and loans, and credit unions. In 1981 the Kleinkopfs moved to Missoula and went into the business they run today. Kent was appointed by Governor Brian Schweitzer to the Board of the Montana Historical Society in 2006, was reappointed and continues to serve. Kathy and Kent have a daughter and son-in-law in Missoula.
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Connus sous le nom populaire de palafittes, les habitats préhistoriques construits sur les rives des lacs subalpins du Néolithique à l’aube de l’âge du Fer (entre 5300 et 700 av. J.-C.) offrent des informations exceptionnelles sur l’évolution culturelle d’une importante région européenne, grâce à la préservation remarquable des matériaux organiques, en particulier du bois. À partir de la deuxième moitié du XXe siècle, le perfectionnement des techniques de fouille subaquatiques et de la dendrochronologie permettront la construction d’un schéma chronologique précis pour l’Europe nord-alpine. Les recherches contribueront à des observations d’ordre écologique à l’échelle locale et régionale et à l’identification des rythmes de développement des villages. Sous l’égide de l'UNESCO, les années 2010 verront la constitution d’un inventaire vaste et uniforme des sites préhistoriques des lacs circumalpins, classés Patrimoine culturel mondial en juin 2011. De nombreux objets préhistoriques, romains et médiévaux ont été découverts entre 2003 et 2010, au Schnidejoch, un col des Alpes bernoises occidentales à 2756 m d’altitude, à la frontière entre les cantons de Berne et du Valais. Les hautes températures de l'été 2003 ont provoqué la fonte d'un petit champ de glace et mis en lumière les vestiges. Les recherches ont été programmées à la suite d’une série d’informations fournies par des randonneurs. Les objets en matière organique (bois, écorce de bouleau, cuir, fibres végétales) revêtent une très grande importance car ils ont permis l’obtention de plus d’une cinquantaine de datations radiocarbone ; elles indiquent le passage du col entre la moitié du Ve millénaire av. J.-C. et l’année 1000 de notre ère. En outre, les séries de datations suggèrent l’alternance de périodes de praticabilité et d’inaccessibilité du col. Le Schnidejoch est actuellement le plus ancien témoignage de la traversée des Alpes, reliant l‘Oberland bernois par les vallées de la Simme et du Rhône.
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The Zr-in-rutile geothermometer is potentially a widely applicable tool to estimate peak metamorphic temperatures in rocks from diverse geological settings. In order to evaluate its usefulness and reliability to record and preserve high temperatures in granulite facies rocks, rutile from UHT rocks was investigated to assess different mechanisms of Zr (re-)distribution following cooling from high temperature. Granulite facies paragneisses from the lowermost part of the Ivrea Zone, Italy, incorporated as thin sheets into the extensive basaltic body of the Mafic Complex were selected for this study. The results show that Zr-in-rutile thermometry, if properly applied, is well suited to identify and study UHT terranes as it preserves a record of temperatures up to 1190 °C, although the thermometer is susceptible to partial post-peak metamorphic resetting by Zr diffusion. Texturally homogeneous rutile grains preserve Zr concentrations corresponding to temperatures of prograde rutile growth. Diverse rutile textures and relationships between some rutile host grains and included or adjacent Zr-bearing phases bear testimony to varying mechanisms of partial redistribution and resetting of Zr in rutile during cooling and link Zr-in-rutile temperatures to different steps of the metamorphic evolution. Rutile grains that equilibrated their Zr concentrations at temperatures above 1070 °C (i.e. 1.1 wt% Zr) could not retain all Zr in the rutile structure during cooling and exsolved baddeleyite (ZrO2). By subsequent reaction of baddeleyite exsolution lamellae with SiO2, zircon needles formed before the system finally closed at 650–700 °C without significant net loss of Zr from the whole host rutile grain. By reintegration of zircon exsolution needles, peak metamorphic temperatures of up to 1190 °C are derived for the studied rocks, which demonstrates the suitability of this solution thermometer to record UHT conditions and also confirms the extraordinary geological setting of the lowermost part of the Ivrea Zone.
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Background: Futile medical treatments are interventions that are not associated with a benefit to the patient. The definition and concept of medical futility are controversial. The Texas Advance Directives Act (TADA) was passed in 1999 to address medically inappropriate interventions by allowing providers to withdraw inappropriate interventions against a surrogate decision maker's wishes following a review, attempt to transfer the patient, and 10-day waiting period. The original legislation was a negotiated compromise by players across the political spectrum. However, in recent years there has been increasing controversy regarding TADA and attempts to alter its applicability in Texas. ^ Purpose: The purpose of this project was to apply Paul Sabatier's advocacy coalition framework (ACF) to gain understanding into the historical, ethical, and political basis of the initial compromise, and determine the sources of conflict that have led to increased opposition to TADA. ^ Methods: Using the ACF model, key actors within the medical futility policy debate in Texas were aggregated into coalitions based on shared beliefs. A narrative summary based analysis identified the core elements of the policy subsystem, as well as the constraints and resources of the subsystem actors. Externalities that promoted adjustments to coalition beliefs and tactics used by coalition participants were analyzed. Data sources included review of the published literature regarding medical futility, as well as analysis of published newspaper accounts and editorials regarding the medical futility issue in Texas, legislative testimony, and review of weblogs and online commentaries dealing with the issue. ^ Results: Primary coalition participants in developing compromise legislation in 1999 were the Providers and Vitalists, with Autonomists gaining a prominent role starting in 2006. Internal factors associated with the breakdown of consensus included changes to the makeup of the governing coalition and changes in individual case information available to the Vitalist coalition. Externalities related to the intertwining of the Sun Hudson case and the Terri Schiavo case generated negative publicity for the TADA from progressive and conservative viewpoints. Dissemination of information in various venues regarding contentious cases was associated with more polarization of viewpoints, and realignment of coalition alliances. ^ Conclusions: The ACF provided an outline for the initial compromise over the creation of the Texas Advance Directives Act as well as the eventual loss of consensus. The debate between the Provider, Vitalist, and Autonomist coalitions has been affected by internal policy evolution, changes in the governing coalition, and important externalities. The debate over medical futility in Texas has had much broader implications in the dispute over Health Care Reform.^
Resumo:
En este nuevo número de los Cuadernos del CILHA que el lector tiene en sus manos se ha reunido un conjunto de trabajos que, por la diversa procedencia institucional de cada uno de sus autores, nos permite asomarnos panorámicamente a algunas líneas de trabajo que en la actualidad se desarrollan en torno a la literatura hispanoamericana. Así por ejemplo resultan interesantes los trabajos de Mariana Catalin “La proliferación del yo…", Mariana Libertad Suárez “Perdón o condena: discurso y subjetividad…" y Betina Keizman “Entre el testimonio y la autobiografía…", que se ocupan de la subjetividad hispanoamericana, a través de una abordaje que va de la problemática genérica a la lectura crítica de los textos narrativos o autobiográficos. Se vincula con esta línea mencionada, el artículo de Ramiro Zó que aborda en “Funciones de la novela sentimental…", la cuestión de la novela sentimental durante el siglo XIX. Cabe indicar al respecto que el trabajo de Zó puede situarse en la categoría de los pioneros, ya que no abundan las investigaciones sobre esta temática. Pablo Martínez Gramuglia se ocupa, por su lado, de la obra de Leopoldo Marechal destacando las relaciones entre el mito y la política. Los trabajos restantes de la Sección Misceláneas se refieren a Arturo Uslar Pietri, de quien en el 2006 se cumplió el primer centenario de su nacimiento. María Antonia Zandanel (“ Pizarrón. Una escritura…") se encarga de analizar la escritura ensayística del notable escritor venezolano y Laura Febres (“Arturo Uslar Pietri el artífice de la…") de la narrativa. Finalmente, se publica el texto de Mario Cámara “Algunos elogios posibles para Glauco Mattoso". La decisión de ir sumando investigaciones sobre la literatura brasilera resulta para nosotros muy valioso, de manera que esperamos incrementar el número de artículos sobre la literatura y la cultura del Brasil. Reglón aparte merece el dossier “El ensayo latinoamericano". Marcos Olalla ha sido el responsable de reunir estos textos. No vamos a sobreabundar en lo ya escrito por él en la excelente introducción al dossier. Nos importa subrayar únicamente el interés que puede tener este esfuerzo en virtud de que los artículos concretan notables aportes a la problemática del género como también actualizan la lectura de algunos textos a esta altura canónicos del ensayo.
Resumo:
Cartucho. Relatos de la lucha en el norte de México de Nellie Campobello es un libro excepcional que debido a su posicionamiento político y a la originalidad de su propuesta estética ha sido ignorado y despreciado, siempre a la sombra de los textos canónicos de la literatura de la revolución mexicana. Leemos el texto de Campobello bajo las claves del testimonio y de la autobiografía. Su construcción de una mirada infantil para contar desde una perspectiva villista los enfrentamientos en el norte revolucionario implica un rechazo del registro realista así como la indagación de una reescritura poética-política que recrea una memoria radical, a-moral y provocativa de los hechos de la revolución.