921 resultados para Oratoria latina s.I


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El presente informe La Inversión Extranjera Directa en América Latina y el Caribe es la edición correspondiente a 2016 de la serie anual que publica la Unidad de Inversiones y Estrategias Empresariales de la División de Desarrollo Productivo y Empresarial de la Comisión Económica para América Latina y el Caribe (CEPAL).

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The objective of this work is to carry out a study about some aspects of the myth in the book Heroides, written by the Latin author Ovid (43 b.C. – 17/18 A.D.). To do so, this study will focus on the Letter I (“From Penelope to Ulysses”) approaching not only the stylistic issues of the elegiac genre, but also, studying them in connection with the epistolary subgenre. Departing from some biographical remarks about the author and from studies made by scholars about this poet, this work seeks to address the myth and certain little explored features of this genre, as the use of rhetoric

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This text aims to present the challenges and opportunities of omnilateral formation in Latin America as elaborated in Villela (2009-2010). This work has the horizon systematize the educational practices of the “Third World “, i.e. originating from the educational experience of Latin America, Africa and Asia. In the struggle for emancipation, these countries have built and are building unique educational practices. In this sense, we start questioning the historical and theoretical topic, omnilateral formation, and deployment, we discuss the Latin American school and omnilateral formation. We question specifically issues relating to intellectual and educational organization working in the “field schools” in Cuba (1960-1975). The issue of “intellectual and organizational culture”, in a Gramscian perspective (Gramsci, 2000), was addressed in several papers throughout our academic career (Villela, 2003, 2008, 2009-2010). In order to further these issues, we address the challenges of formation for children and rural youth in Latin America. By analyzing the educational practices in the education field, emerges the theme of contemporary global justice.

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This text aims to present the challenges and opportunities of omnilateral formation in Latin America as elaborated in Villela (2009-2010). This work has the horizon systematize the educational practices of the "Third World ", i.e. originating from the educational experience of Latin America, Africa and Asia. In the struggle for emancipation, these countries have built and are building unique educational practices. In this sense, we start questioning the historical and theoretical topic, omnilateral formation, and deployment, we discuss the Latin American school and omnilateral formation. We question specifically issues relating to “intellectuals and the organization of culture” in "schools in the countryside" in Cuba (1960- 1975). The issue of "intellectuals and the organization of culture", in a gramscian perspective (GRAMSCI, 2000), was addressed in several works throughout our academic career (VILLELA, 2003; 2008; 2009-2010). In order to further these issues, we address the challenges of formation for children and youth of the field in Latin America. By analyzing the educational practices in the schools in the countryside, emerges the theme of contemporary global justice.

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Apontar tendências - a médio e/ou longo prazos - para uma área do conhecimento, desafio o pesquisador para o exercício da priorização e da sistematização, mas também evidencia que escolhas foram feitas. O objetivo deste trabalho foi o de reunir informações capazes de demonstrar o cenário comunicacional em duas grandes frentes: ensino e pesquisa. Sistematizar trajetórias institucionais produtivas, criar e expandir políticas públicas que articulem os múltiplos atores sociais em torno de um desenvolvimento sustentável e possibilitar a reflexão sobre os arranjos institucionais mais adequados para permitir a inclusão social etc, são alguns resultados frente ao mapeamento proposto nesse material. Reconhecer e relacionar temas, incluídas as estruturas produtivas e as políticas de CT&I, P&D, as interconexões entre as múltiplas dimensões da infraestrutura, especificamente das comunicações, possibilitaram o conhecimento sobre o amadurecimento das instituições públicas e privadas e de seus acervos informacionais. Dividido em duas partes, a primeira focalizou o Brasil e suas instituições científicas e a segunda que traçou o panorama da educação do Cone Sul. O resultado apontou tendências brasileiras da Comunicação na primeira década do novo século, além de traçar o cenário da Educação no Cone Sul, a partir da segunda década, fazendo um inventário do estado atual do conhecimento

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Benessere delle popolazioni, gestione sostenibile delle risorse, povertà e degrado ambientale sono dei concetti fortemente connessi in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale consuma più del 75% delle risorse naturali. Sin dal 1992 al Summit della Terra a Rio de Janeiro si è affermato il forte legame tra tutela dell’ambiente e riduzione della povertà, ed è anche stata riconosciuta l’importanza di un ecosistema sano per condurre una vita dignitosa, specialmente nelle zone rurali povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. La natura infatti, soprattutto per le popolazioni rurali, rappresenta un bene quotidiano e prezioso, una forma essenziale per la sussistenza ed una fonte primaria di reddito. Accanto a questa constatazione vi è anche la consapevolezza che negli ultimi decenni gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana: consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di “metabolizzare” i nostri scarti. Allo stesso modo aumenta la povertà: attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre circa metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno (UN). La connessione tra povertà ed ambiente non dipende solamente dalla scarsità di risorse che rende più difficili le condizioni di vita, ma anche dalla gestione delle stesse risorse naturali. Infatti in molti paesi o luoghi dove le risorse non sono carenti la popolazione più povera non vi ha accesso per motivi politici, economici e sociali. Inoltre se si paragona l’impronta ecologica con una misura riconosciuta dello “sviluppo umano”, l’Indice dello Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite (Cfr. Cap 2), il rapporto dimostra chiaramente che ciò che noi accettiamo generalmente come “alto sviluppo” è molto lontano dal concetto di sviluppo sostenibile accettato universalmente, in quanto i paesi cosiddetti “sviluppati” sono quelli con una maggior impronta ecologica. Se allora lo “sviluppo” mette sotto pressione gli ecosistemi, dal cui benessere dipende direttamente il benessere dell’uomo, allora vuol dire che il concetto di “sviluppo” deve essere rivisitato, perché ha come conseguenza non il benessere del pianeta e delle popolazioni, ma il degrado ambientale e l’accrescimento delle disuguaglianze sociali. Quindi da una parte vi è la “società occidentale”, che promuove l’avanzamento della tecnologia e dell’industrializzazione per la crescita economica, spremendo un ecosistema sempre più stanco ed esausto al fine di ottenere dei benefici solo per una ristretta fetta della popolazione mondiale che segue un modello di vita consumistico degradando l’ambiente e sommergendolo di rifiuti; dall’altra parte ci sono le famiglie di contadini rurali, i “moradores” delle favelas o delle periferie delle grandi metropoli del Sud del Mondo, i senza terra, gli immigrati delle baraccopoli, i “waste pickers” delle periferie di Bombay che sopravvivono raccattando rifiuti, i profughi di guerre fatte per il controllo delle risorse, gli sfollati ambientali, gli eco-rifugiati, che vivono sotto la soglia di povertà, senza accesso alle risorse primarie per la sopravvivenza. La gestione sostenibile dell’ambiente, il produrre reddito dalla valorizzazione diretta dell’ecosistema e l’accesso alle risorse naturali sono tra gli strumenti più efficaci per migliorare le condizioni di vita degli individui, strumenti che possono anche garantire la distribuzione della ricchezza costruendo una società più equa, in quanto le merci ed i servizi dell’ecosistema fungono da beni per le comunità. La corretta gestione dell’ambiente e delle risorse quindi è di estrema importanza per la lotta alla povertà ed in questo caso il ruolo e la responsabilità dei tecnici ambientali è cruciale. Il lavoro di ricerca qui presentato, partendo dall’analisi del problema della gestione delle risorse naturali e dal suo stretto legame con la povertà, rivisitando il concetto tradizionale di “sviluppo” secondo i nuovi filoni di pensiero, vuole suggerire soluzioni e tecnologie per la gestione sostenibile delle risorse naturali che abbiano come obiettivo il benessere delle popolazioni più povere e degli ecosistemi, proponendo inoltre un metodo valutativo per la scelta delle alternative, soluzioni o tecnologie più adeguate al contesto di intervento. Dopo l’analisi dello “stato del Pianeta” (Capitolo 1) e delle risorse, sia a livello globale che a livello regionale, il secondo Capitolo prende in esame il concetto di povertà, di Paese in Via di Sviluppo (PVS), il concetto di “sviluppo sostenibile” e i nuovi filoni di pensiero: dalla teoria della Decrescita, al concetto di Sviluppo Umano. Dalla presa di coscienza dei reali fabbisogni umani, dall’analisi dello stato dell’ambiente, della povertà e delle sue diverse facce nei vari paesi, e dalla presa di coscienza del fallimento dell’economia della crescita (oggi visibile più che mai) si può comprendere che la soluzione per sconfiggere la povertà, il degrado dell’ambiente, e raggiungere lo sviluppo umano, non è il consumismo, la produzione, e nemmeno il trasferimento della tecnologia e l’industrializzazione; ma il “piccolo e bello” (F. Schumacher, 1982), ovvero gli stili di vita semplici, la tutela degli ecosistemi, e a livello tecnologico le “tecnologie appropriate”. Ed è proprio alle Tecnologie Appropriate a cui sono dedicati i Capitoli successivi (Capitolo 4 e Capitolo 5). Queste sono tecnologie semplici, a basso impatto ambientale, a basso costo, facilmente gestibili dalle comunità, tecnologie che permettono alle popolazioni più povere di avere accesso alle risorse naturali. Sono le tecnologie che meglio permettono, grazie alle loro caratteristiche, la tutela dei beni comuni naturali, quindi delle risorse e dell’ambiente, favorendo ed incentivando la partecipazione delle comunità locali e valorizzando i saperi tradizionali, grazie al coinvolgimento di tutti gli attori, al basso costo, alla sostenibilità ambientale, contribuendo all’affermazione dei diritti umani e alla salvaguardia dell’ambiente. Le Tecnologie Appropriate prese in esame sono quelle relative all’approvvigionamento idrico e alla depurazione dell’acqua tra cui: - la raccolta della nebbia, - metodi semplici per la perforazione di pozzi, - pompe a pedali e pompe manuali per l’approvvigionamento idrico, - la raccolta dell’acqua piovana, - il recupero delle sorgenti, - semplici metodi per la depurazione dell’acqua al punto d’uso (filtro in ceramica, filtro a sabbia, filtro in tessuto, disinfezione e distillazione solare). Il quinto Capitolo espone invece le Tecnolocie Appropriate per la gestione dei rifiuti nei PVS, in cui sono descritte: - soluzioni per la raccolta dei rifiuti nei PVS, - soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti nei PVS, - semplici tecnologie per il riciclaggio dei rifiuti solidi. Il sesto Capitolo tratta tematiche riguardanti la Cooperazione Internazionale, la Cooperazione Decentrata e i progetti di Sviluppo Umano. Per progetti di sviluppo si intende, nell’ambito della Cooperazione, quei progetti che hanno come obiettivi la lotta alla povertà e il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità beneficiarie dei PVS coinvolte nel progetto. All’interno dei progetti di cooperazione e di sviluppo umano gli interventi di tipo ambientale giocano un ruolo importante, visto che, come già detto, la povertà e il benessere delle popolazioni dipende dal benessere degli ecosistemi in cui vivono: favorire la tutela dell’ambiente, garantire l’accesso all’acqua potabile, la corretta gestione dei rifiuti e dei reflui nonché l’approvvigionamento energetico pulito sono aspetti necessari per permettere ad ogni individuo, soprattutto se vive in condizioni di “sviluppo”, di condurre una vita sana e produttiva. È importante quindi, negli interventi di sviluppo umano di carattere tecnico ed ambientale, scegliere soluzioni decentrate che prevedano l’adozione di Tecnologie Appropriate per contribuire a valorizzare l’ambiente e a tutelare la salute della comunità. I Capitoli 7 ed 8 prendono in esame i metodi per la valutazione degli interventi di sviluppo umano. Un altro aspetto fondamentale che rientra nel ruolo dei tecnici infatti è l’utilizzo di un corretto metodo valutativo per la scelta dei progetti possibili che tenga presente tutti gli aspetti, ovvero gli impatti sociali, ambientali, economici e che si cali bene alle realtà svantaggiate come quelle prese in considerazione in questo lavoro; un metodo cioè che consenta una valutazione specifica per i progetti di sviluppo umano e che possa permettere l’individuazione del progetto/intervento tecnologico e ambientale più appropriato ad ogni contesto specifico. Dall’analisi dei vari strumenti valutativi si è scelto di sviluppare un modello per la valutazione degli interventi di carattere ambientale nei progetti di Cooperazione Decentrata basato sull’Analisi Multi Criteria e sulla Analisi Gerarchica. L’oggetto di questa ricerca è stato quindi lo sviluppo di una metodologia, che tramite il supporto matematico e metodologico dell’Analisi Multi Criteria, permetta di valutare l’appropriatezza, la sostenibilità degli interventi di Sviluppo Umano di carattere ambientale, sviluppati all’interno di progetti di Cooperazione Internazionale e di Cooperazione Decentrata attraverso l’utilizzo di Tecnologie Appropriate. Nel Capitolo 9 viene proposta la metodologia, il modello di calcolo e i criteri su cui si basa la valutazione. I successivi capitoli (Capitolo 10 e Capitolo 11) sono invece dedicati alla sperimentazione della metodologia ai diversi casi studio: - “Progetto ambientale sulla gestione dei rifiuti presso i campi Profughi Saharawi”, Algeria, - “Programa 1 milhão de Cisternas, P1MC” e - “Programa Uma Terra e Duas Águas, P1+2”, Semi Arido brasiliano.

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La dissertazione, basandosi su un confronto sistematico dei testi, analizza i rapporti fra i carmina docta di Catullo e le Argonautiche di Apollonio Rodio con particolare attenzione al carme 64. Il lavoro è suddiviso in dieci capitoli più un'introduzione e una conclusione. Nell'introduzione si illustra la metodologia applicata e si discutono alcune questioni teoriche relative all'intertestualità. Nel I capitolo si delinea una storia della critica moderna che mette in evidenza come negli studi catulliani sul carme 64, nel corso dell'ultimo secolo e mezzo, Apollonio tenda ad assumere un ruolo sempre più importante. Nei capitoli II-IX viene fatto uno studio molto approfondito del carme 64. Tale studio analizza il testo catulliano mettendo in luce le somiglianze contenutistiche, strutturali e stilistiche con le Argonautiche. Il X capitolo è invece dedicato agli altri carmina docta. Poiché questi ultimi carmi hanno scarsi punti di contatto con il poema di Apollonio, ci si limita a mettere in evidenza una serie di motivi e tratti comuni. Nella parte conclusiva si espone un quadro sommario dei risultati raggiunti. Il lavoro dimostra in particolare come nel complesso le somiglianze fra Catullo e Apollonio riguardino elementi superficiali o luoghi comuni e come non vi sia alcuna prova certa di una dipendenza diretta di Catullo da Apollonio (nonostante una tale dipendenza sia da ritenersi probabile per ragioni storiche). In contrasto con buona parte della critica più recente, si esprime di conseguenza la convinzione che sia poco opportuno utilizzare le Argonautiche per spiegare il carme 64 o per instaurare un dialogo di natura intertestuale fra Catullo e Apollonio.

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La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.

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Auctore Ioan. de Plantevit de La Pause

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Vorlage d. Digitalisats aus d. Besitz d. Theol. Hochschule St. Georgen

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Despite advances in effective and long-acting contraceptive methods and the introduction into health care that an initial unplanned pregnancy allows, repeat unplanned pregnancy continues to affect Hispanic adolescents at a rate higher than that of non-Hispanic whites. The current study was undertaken to identify and categorize factors associated with uptake of long acting contraception (implant or intrauterine devices) or consistent use of highly effective methods (injectable DMPA, ring, patch, or pills), among Hispanic/Latina teens who have previously given birth. ^ I searched Ovid Medline, Pubmed, CINAHL, PsychINFO, POPLINE and Scopus, and reference lists for studies in English, ≥1980, of original data from the United States on factors related to initiation, maintenance, or discontinuation of contraceptive methods in postpartum or parenting adolescent females. I then identified articles that specified the inclusion of Hispanics/Latinas in the study population and either reported findings specific to race/ethnicity or used race/ethnicity as an independent variable in analyses of contributing factors. I then extracted data for each study and categorized independent variables as predisposing, enabling, or reinforcing following the PRECEDE model.1 Factors found to be associated with contraception use or non-use were combined to create a logic model of risk. ^ Of 9 eligible studies, one solely addressed initiation; one, initiation and maintenance; two, initiation and discontinuation; three, maintenance; and two, maintenance and discontinuation. There was some overlap in the studies' assessments of maintenance and discontinuation and the author(s) often did not distinguish between the two. Nearly all (k=7) were prospective observational studies with convenience samples and bivariate analyses (k=6). One study was initially a quasi-experimental design but became a prospective cohort due to extremely high attrition. Sociodemographic characteristics and predisposing factors were studied frequently, as were reinforcing factors; enabling factors were discussed infrequently and only in studies involving focus groups or interviews. Due to a paucity of research, a consensus of factors found consistently to influence the contraception behavior of postpartum Latina teens could not be established for the overall population nor for cultural subgroups. Future research is needed that focuses on postpartum/parenting Latina teens, with subgroup identification and differentiation, to determine the prevalent and pertinent predisposing, enabling, and reinforcing factors related to effective contraception initiation and maintenance.^