379 resultados para Desgn inclusivo
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Il mio progetto di ricerca è nato da una riflessione concernente una domanda fondamentale che si pongono gli studiosi della comunicazione digitale: le attuali tecnologie mediali che hanno creato nuovi modelli comunicativi e inaugurato inedite modalità di interrelazione sociale conducono a un dualismo digitale o a una realtà aumentata? Si è cercato di dare una risposta a questo interrogativo attraverso un’indagine compiuta su un social network, Facebook, che è la piattaforma digitale più diffusa nel mondo. L’analisi su Facebook, è stata preceduta da una riflessione sui concetti dello spazio e del tempo elaborati dalla letteratura filosofica e sociologica. Tale riflessione è stata propedeutica all’analisi volta a cogliere l’impatto che hanno avuto sulla relazionalità intersoggettiva e sulle dinamiche di realizzazione del sé l’interazione semantica nello spazio delimitato della piazza tradizionale, la molteplicità e la potenza seduttiva delle offerte comunicative dei media elettronici nella estensione della piazza massmediale e soprattutto la nascita e l’affermazione del cyberspazio come luogo della comunicazione nella piazza digitale. Se la peculiarità della piazza tradizionale è nel farsi dei rapporti face to face e quella della piazza massmediale nella funzione rilevante della fonte rispetto al destinatario, la caratteristica della piazza digitale consiste nella creazione autonoma di un orizzonte inclusivo che comprende ogni soggetto che si collega con la rete il quale, all’interno del network, riveste il doppio ruolo di consumatore e di produttore di messaggi. Con l’avvento dell’online nella prassi della relazionalità sociale si producono e si attuano due piani di interazioni comunicative, uno relativo all’online e l’altro relativo all’offline. L’ipotesi di lavoro che è stata guida della mia ricerca è che la pervasività dell’online conduca all’integrazione dei due segmenti comunicativi: l’esperienza della comunicazione digitale si inserisce nella prassi sociale quotidiana arricchendo i rapporti semantici propri della relazione face to face e influenzandoli profondamente.
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The present dissertation focuses on the dual number in Ancient Greek in a diachronical lapse stretching from the Mycenaean age to the Attic Drama and Comedy of the 5th century BC. In the first chapter morphological issues are addressed, chiefly in a comparative perspective. The Indo European evidence on the dual is hence gathered in order to sketch patterns of grammaticalisation and paradigmatisation of specific grams, growing increasingly functional within the Greek domain. In the second chapter syntactical problems are tackled. After a survey of scholarly literature on the Greek dual, we engage in a functional and typological approach, in order to disentangle some biased assessments on the dual, namely its alleged lack of regularity and intermittent agreement. Some recent frameworks in General Linguistics provide useful grounds for casting new light on the subject. Internal Reconstruction, for instance, supports the facultativity of the dual in each and every stage of its development; Typology and the Animacy Hierarcy add precious cross linguistical insight on the behaviour of the dual toward agreement. Glaring differences also arise as to the adoption — or avoidance — of the dual by different authors. Idiolectal varieties prove in fact conditioned by stylistical and register necessity. By means of a comparison among Epics, Tragedy and Comedy it is possible to enhance differences in the evaluation of the dual, which led sometimes to forms of ‘censure’ — thus triggering the onset of competing strategies to express duality. The last two chapters delve into the tantalising variety of the Homeric evidence, first of all in an account of the notorious issue of the Embassy of Iliad IX, and last in a commentary of all significant Homeric duals — mostly represented by archaisms, formulae, and ad hoc coinages.
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L'interrogativo da cui nasce la ricerca riguarda la possibilità di individuare, in controtendenza con la logica neoliberista, strategie per l'affermarsi di una cultura dello sviluppo che sia sostenibile per l'ambiente e rispettosa della dignità delle persone, in grado di valorizzarne le differenze e di farsi carico delle difficoltà che ognuno può incontrare nel corso della propria esistenza. Centrale è il tema del lavoro, aspetto decisivo delle condizioni di appartenenza sociale e di valorizzazione delle risorse umane. Vengono richiamati studi sulla realtà in cui siamo immersi, caratterizzata dal pensiero liberista diventato negli ultimi decenni dominante su scala globale e che ha comportato una concezione delle relazioni sociali basata su di una competitività esasperata e sull’esclusione di chi non sta al passo con le leggi di mercato: le conseguenze drammatiche dell'imbroglio liberista; la riduzione delle persone a consumatori; la fuga dalla comunità ed il rifugio in identità separate; il tempo del rischio, della paura e della separazione fra etica e affari. E gli studi che, in controtendenza, introducono a prospettive di ricerca di uno sviluppo inclusivo e umanizzante: le prospettive della decrescita, del business sociale, di una via cristiana verso un'economia giusta, della valorizzazione delle capacità delle risorse umane. Vengono poi indagati i collegamenti con le esperienze attive nel territorio della città di Bologna che promuovono, attraverso la collaborazione fra istituzioni, organizzazioni intermedie e cittadini, occasioni di un welfare comunitario che sviluppa competenze e diritti insieme a responsabilità: l'introduzione delle clausole sociali negli appalti pubblici per la realizzazione professionale delle persone svantaggiate; la promozione della responsabilità sociale d'impresa per l'inclusione socio-lavorativa; la valorizzazione delle risorse delle persone che vivono un’esperienza carceraria. Si tratta di esperienze ancora limitate, ma possono costituire un riferimento culturale e operativo di un modello di sviluppo possibile, che convenga a tutti, compatibile con i limiti ambientali e umanizzante.
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El presente proyecto tiene como punto de partida el análisis de usos políticamente correctos en el inglés en relación con identidades de género y sexuales. Se enfoca en el análisis de ejemplos tomados de noticias periodísticas y blogs, de los cuales se seleccionan ítems léxicos que, entendemos, revelan actitudes de los/las hablantes hacia cuestiones de género y diversidad sexual. ;Se procede desde un marco teórico general anclado en teorizaciones sobre género y sexualidad, siendo el análisis lingüístico en gran parte de elaboración propia, dadas las dificultades experimentadas al intentar dar con bibliografía específica. ;El análisis puede desglosarse en tres partes, cada una de las cuales intenta dar respuesta a las siguientes preguntas: ;1. ¿De qué forma contribuye el lenguaje políticamente correcto (LPC) a un lenguaje más inclusivo? ;2. ¿Qué tan efectivo es el LPC cuando los rasgos identitarios de género y orientación sexual son relevantes? ;3. ¿Cuáles son las reacciones de los/as usuarios/as al LPC? ;A partir de esto, y lejos de condenar el uso del LPC, el trabajo tiene por objetivo destacar la complejidad del entramado en el que se vinculan el lenguaje y las identidades de género y sexuales en la lengua inglesa.
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En la presente tesis nos proponemos identificar y comprender las prácticas de enseñanza que favorecen u obstaculizan que leer y escribir se conviertan en herramientas de acceso, participación y apropiación del conocimiento en asignaturas de escuelas secundarias de sectores socioeconómicos desfavorecidos. Este objetivo se basa en que la inclusión educativa exige no solo promover la permanencia escolar sino también oportunidades de aprendizajes relevantes. Al respecto, en línea con diversas investigaciones, sostenemos que es posible promover aprendizajes disciplinares a través de involucrar a los estudiantes en prácticas de lectura y escritura en las distintas materias que cursan, como instrumentos que les permitan acceder, comunicar y reflexionar sobre el conocimiento, en especial cuando se utilizan de un modo epistémico y en forma dialógica (Dysthe, 1996, 2013; Wells, 1987, 1990a, 1990b, 2006). A lo largo de siete meses de trabajo de campo en una institución pública de la Ciudad de Buenos Aires que recibe alumnado de estos estratos, se observaron y se audiograbaron un total de 39 clases en tres materias -Estudios Sociales Argentinos, Geografía Económica y Legislación Fiscal-, se entrevistó al director, a los docentes de esas asignaturas y a los alumnos de quinto año, y se recogieron documentos institucionales, materiales de lectura y producciones de clase. Analizamos esos datos mediante estrategias de categorización y contextualización (Maxwell y Miller, 2008). Por una parte, identificamos acciones descritas tanto por la bibliografía reseñada como por los actores implicados como favorecedoras de la permanencia escolar. Así, describimos y categorizamos acciones institucionales y acciones interpersonales que llevan a cabo los directivos y docentes de esta escuela: asumen un compromiso con un proyecto pedagógico inclusivo, se sienten parte de un trabajo colectivo, construyen un vínculo afectivo con los alumnos, manifiestan confianza en su aprendizaje y acompañan las trayectorias escolares de los estudiantes en forma personalizada. Por otra parte, tal como nos propusimos en el objetivo principal de esta tesis, analizamos prácticas de enseñanza que involucran leer y escribir contenidos disciplinares. Nos concentramos en las intervenciones docentes en relación con la tarea propuesta mayoritariamente en las clases de las tres materias observadas: leer para responder cuestionarios. En relación con esta tarea, identificamos que la estructura de la actividad está conformada por distintos modos de intervenir de los profesores que agrupamos en tres funciones: definición del medio, gestión del medio y evaluación de la tarea. Hallamos que la mayoría de las intervenciones que conforman la estructura de la actividad no propone explicitar y trabajar con las interpretaciones de los estudiantes. Por ello, conjeturamos que la noción de compresión lectora que sostiene esta estructura es aquella que concibe a la lectura como una actividad extractiva del significado dado en lo impreso. Con nuestros resultados del análisis didáctico pretendemos aportar conocimiento respecto de otros modos para favorecer y beneficiar la permanencia escolar. Tal como sostenemos en esta tesis, si se fomentaran usos epistémicos de leer y escribir ?como explicitar y confrontar las interpretaciones, volver a los materiales para corroborar o refutar argumentos, etcétera? que dieran lugar a experiencias de aprendizajes relevantes, éstas fortalecerían la permanencia escolar de los estudiantes. Aun más, creemos que si se propusiera en las clases utilizar la lectura y la escritura en forma epistémica podría favorecerse la inclusión dado que se ofrecería a los estudiantes posibilidades de acceder, comunicar y reflexionar sobre el conocimiento. Esto podría impulsar que paulatinamente éstos comprendan y cuestionen sus situaciones de vida y la realidad social y promuevan cambios al respecto. Estos datos representan un insumo necesario para revisar las condiciones de enseñanza que se ofrecen a estos estudiantes y para plantear así nuevas secuencias didácticas que puedan ser tenidas en cuenta en la formación docente, en la elaboración y evaluación de documentos curriculares y en las políticas educativas
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El desmantelamiento del sistema segregacionista del Apartheid durante la década de 1990 planteó la necesidad de construir una nueva nación basada en una nueva concepción del ser ciudadano. Este hecho implicó, por ende, la conformación de un discurso nacionalista de la nueva Sudáfrica que acompañara tal aspiración de renovación. Este discurso debía incluir un abordaje acerca del traumático pasado reciente; un abordaje acorde con las características de la nueva nación: inclusivo e integrador. Cómo sería posible construir una memoria en la cual los distintos sectores de la sociedad sudafricana se sintieran identificados era un problema de difícil resolución. En este trabajo nos proponemos analizar cómo se evidencia este conflicto en la construcción del nuevo ser sudafricano en la escuela, particularmente en la enseñanza de la historia reciente
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En la presente tesis nos proponemos identificar y comprender las prácticas de enseñanza que favorecen u obstaculizan que leer y escribir se conviertan en herramientas de acceso, participación y apropiación del conocimiento en asignaturas de escuelas secundarias de sectores socioeconómicos desfavorecidos. Este objetivo se basa en que la inclusión educativa exige no solo promover la permanencia escolar sino también oportunidades de aprendizajes relevantes. Al respecto, en línea con diversas investigaciones, sostenemos que es posible promover aprendizajes disciplinares a través de involucrar a los estudiantes en prácticas de lectura y escritura en las distintas materias que cursan, como instrumentos que les permitan acceder, comunicar y reflexionar sobre el conocimiento, en especial cuando se utilizan de un modo epistémico y en forma dialógica (Dysthe, 1996, 2013; Wells, 1987, 1990a, 1990b, 2006). A lo largo de siete meses de trabajo de campo en una institución pública de la Ciudad de Buenos Aires que recibe alumnado de estos estratos, se observaron y se audiograbaron un total de 39 clases en tres materias -Estudios Sociales Argentinos, Geografía Económica y Legislación Fiscal-, se entrevistó al director, a los docentes de esas asignaturas y a los alumnos de quinto año, y se recogieron documentos institucionales, materiales de lectura y producciones de clase. Analizamos esos datos mediante estrategias de categorización y contextualización (Maxwell y Miller, 2008). Por una parte, identificamos acciones descritas tanto por la bibliografía reseñada como por los actores implicados como favorecedoras de la permanencia escolar. Así, describimos y categorizamos acciones institucionales y acciones interpersonales que llevan a cabo los directivos y docentes de esta escuela: asumen un compromiso con un proyecto pedagógico inclusivo, se sienten parte de un trabajo colectivo, construyen un vínculo afectivo con los alumnos, manifiestan confianza en su aprendizaje y acompañan las trayectorias escolares de los estudiantes en forma personalizada. Por otra parte, tal como nos propusimos en el objetivo principal de esta tesis, analizamos prácticas de enseñanza que involucran leer y escribir contenidos disciplinares. Nos concentramos en las intervenciones docentes en relación con la tarea propuesta mayoritariamente en las clases de las tres materias observadas: leer para responder cuestionarios. En relación con esta tarea, identificamos que la estructura de la actividad está conformada por distintos modos de intervenir de los profesores que agrupamos en tres funciones: definición del medio, gestión del medio y evaluación de la tarea. Hallamos que la mayoría de las intervenciones que conforman la estructura de la actividad no propone explicitar y trabajar con las interpretaciones de los estudiantes. Por ello, conjeturamos que la noción de compresión lectora que sostiene esta estructura es aquella que concibe a la lectura como una actividad extractiva del significado dado en lo impreso. Con nuestros resultados del análisis didáctico pretendemos aportar conocimiento respecto de otros modos para favorecer y beneficiar la permanencia escolar. Tal como sostenemos en esta tesis, si se fomentaran usos epistémicos de leer y escribir ?como explicitar y confrontar las interpretaciones, volver a los materiales para corroborar o refutar argumentos, etcétera? que dieran lugar a experiencias de aprendizajes relevantes, éstas fortalecerían la permanencia escolar de los estudiantes. Aun más, creemos que si se propusiera en las clases utilizar la lectura y la escritura en forma epistémica podría favorecerse la inclusión dado que se ofrecería a los estudiantes posibilidades de acceder, comunicar y reflexionar sobre el conocimiento. Esto podría impulsar que paulatinamente éstos comprendan y cuestionen sus situaciones de vida y la realidad social y promuevan cambios al respecto. Estos datos representan un insumo necesario para revisar las condiciones de enseñanza que se ofrecen a estos estudiantes y para plantear así nuevas secuencias didácticas que puedan ser tenidas en cuenta en la formación docente, en la elaboración y evaluación de documentos curriculares y en las políticas educativas
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El desmantelamiento del sistema segregacionista del Apartheid durante la década de 1990 planteó la necesidad de construir una nueva nación basada en una nueva concepción del ser ciudadano. Este hecho implicó, por ende, la conformación de un discurso nacionalista de la nueva Sudáfrica que acompañara tal aspiración de renovación. Este discurso debía incluir un abordaje acerca del traumático pasado reciente; un abordaje acorde con las características de la nueva nación: inclusivo e integrador. Cómo sería posible construir una memoria en la cual los distintos sectores de la sociedad sudafricana se sintieran identificados era un problema de difícil resolución. En este trabajo nos proponemos analizar cómo se evidencia este conflicto en la construcción del nuevo ser sudafricano en la escuela, particularmente en la enseñanza de la historia reciente
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El presente proyecto tiene como punto de partida el análisis de usos políticamente correctos en el inglés en relación con identidades de género y sexuales. Se enfoca en el análisis de ejemplos tomados de noticias periodísticas y blogs, de los cuales se seleccionan ítems léxicos que, entendemos, revelan actitudes de los/las hablantes hacia cuestiones de género y diversidad sexual. ;Se procede desde un marco teórico general anclado en teorizaciones sobre género y sexualidad, siendo el análisis lingüístico en gran parte de elaboración propia, dadas las dificultades experimentadas al intentar dar con bibliografía específica. ;El análisis puede desglosarse en tres partes, cada una de las cuales intenta dar respuesta a las siguientes preguntas: ;1. ¿De qué forma contribuye el lenguaje políticamente correcto (LPC) a un lenguaje más inclusivo? ;2. ¿Qué tan efectivo es el LPC cuando los rasgos identitarios de género y orientación sexual son relevantes? ;3. ¿Cuáles son las reacciones de los/as usuarios/as al LPC? ;A partir de esto, y lejos de condenar el uso del LPC, el trabajo tiene por objetivo destacar la complejidad del entramado en el que se vinculan el lenguaje y las identidades de género y sexuales en la lengua inglesa.
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El desmantelamiento del sistema segregacionista del Apartheid durante la década de 1990 planteó la necesidad de construir una nueva nación basada en una nueva concepción del ser ciudadano. Este hecho implicó, por ende, la conformación de un discurso nacionalista de la nueva Sudáfrica que acompañara tal aspiración de renovación. Este discurso debía incluir un abordaje acerca del traumático pasado reciente; un abordaje acorde con las características de la nueva nación: inclusivo e integrador. Cómo sería posible construir una memoria en la cual los distintos sectores de la sociedad sudafricana se sintieran identificados era un problema de difícil resolución. En este trabajo nos proponemos analizar cómo se evidencia este conflicto en la construcción del nuevo ser sudafricano en la escuela, particularmente en la enseñanza de la historia reciente
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El presente proyecto tiene como punto de partida el análisis de usos políticamente correctos en el inglés en relación con identidades de género y sexuales. Se enfoca en el análisis de ejemplos tomados de noticias periodísticas y blogs, de los cuales se seleccionan ítems léxicos que, entendemos, revelan actitudes de los/las hablantes hacia cuestiones de género y diversidad sexual. ;Se procede desde un marco teórico general anclado en teorizaciones sobre género y sexualidad, siendo el análisis lingüístico en gran parte de elaboración propia, dadas las dificultades experimentadas al intentar dar con bibliografía específica. ;El análisis puede desglosarse en tres partes, cada una de las cuales intenta dar respuesta a las siguientes preguntas: ;1. ¿De qué forma contribuye el lenguaje políticamente correcto (LPC) a un lenguaje más inclusivo? ;2. ¿Qué tan efectivo es el LPC cuando los rasgos identitarios de género y orientación sexual son relevantes? ;3. ¿Cuáles son las reacciones de los/as usuarios/as al LPC? ;A partir de esto, y lejos de condenar el uso del LPC, el trabajo tiene por objetivo destacar la complejidad del entramado en el que se vinculan el lenguaje y las identidades de género y sexuales en la lengua inglesa.
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La presión sobre el acceso a la tierra en la península de Dakar, Senegal, ha generado un proceso de transformación físico-social del mayor asentamiento auto-producido de la periferia urbana de Dakar (Pikine Irregular Sur) en el periodo 2005-2011. Esta investigación se propone analizar en qué medida las acciones llevadas a cabo: i) satisfacen o no el sistema integral de necesidades de los afectados (Demanda); ii) favorecen la implicación de los afectados o, por el contrario, fortalecen las estructuras de poder dominantes (Oferta), y iii) promueven o no la autonomía económica, la sostenibilidad ambiental, la equidad social y la legitimidad de los actores que participan (Entorno). La investigación se ha llevado a cabo por el método de estudio de casos, mediante un proceso de recogida de información participativo, articulado de abajo hacia arriba, en el que han participado 196 personas; la información recogida se ha procesado mediante la utilización de dos herramientas de análisis de realidades complejas: flujo de programa y sistema funcional. Los resultados del estudio de los casos 1 y 2 muestran que las acciones se han llevado a cabo en beneficio de los intereses de los mercados y de los actores que toman las decisiones y gestionan los recursos, incrementando la dependencia económica, empobreciendo a los directamente afectados y fragmentando su tejido social, promoviendo un desarrollo urbano desequilibrado, disperso y segregado, y deslegitimando a las instituciones involucradas. En el estudio del caso 3, en cambio, se verifica que la acción se ha llevado a cabo en beneficio de los intereses de los directamente afectados, utilizando recursos endógenos, fortaleciendo su tejido social, promoviendo un desarrollo urbano concentrado e inclusivo, e incrementando la legitimidad de las instituciones involucradas. El análisis cruzado de los resultados muestra que la pobreza, la exclusión social y la precariedad habitacional, en el contexto específico de la periferia de Dakar, no son un problema de falta de recursos, sino de falta de ética por parte de quienes gestionan y financian los procesos de transformación físico-social, y de falta de voluntad por parte de las autoridades de implicar a los ciudadanos, y en particular a los directamente afectados, en los procesos de toma de decisiones de las acciones y los programas que les afectan. Finalmente se concluye que no se trata de luchar contra la pobreza, sino de luchar contra los sistemas injustos que generan la pobreza y la exclusión. ABSTRACT The pressure on the access to land in the area of Dakar, Senegal, has generated a physical/social transformation process in the largest self-produced settlement in the urban periphery of Dakar (South Irregular Pikine), in the period 2005-2011. This research aims to analyze to what extent the actions carried out: i) satisfy the integral needs of the affected population (Demand), ii) encourage the involvement of those affected or otherwise strengthen dominant power structures (Supply), and iii) promote or inhibit economic autonomy, environmental sustainability, social equity and legitimacy of the actors involved (Environment). The research was conducted by the case study method. 196 people participated in a bottom-up participatory process of information gathering. The information collected was processed using two custom tools aimed to analyse complex systems: the program flow and the functional system. The results of case studies 1 and 2 show that the actions were carried out in the best interest of the markets and the actors who made decisions and managed resources, increasing economic dependence, impoverishing those directly affected and fragmenting their social network by promoting an unbalanced, dispersed and segregated urban development, and de-legitimizing the institutions involved in the process. On the contrary, in the case study 3 it is verified that the action has been carried out on behalf of the interests of those directly affected, using endogenous resources, strengthening the social network, promoting a focused and inclusive urban development, and increasing legitimacy of the institutions involved. The comparative analysis of the results shows that poverty, social exclusion and precarious housing in South Irregular Pikine are not a problem of lack of resources but of unethical behaviour of those who manage and finance physical and social transformation processes, as well as unwillingness on the part of the authorities to involve citizens in the decision making processes for the actions and programs that affect them. Finally we conclude that the enemy to fight against is not poverty but unfair systems that generate poverty and exclusion. RÉSUMÉ La pression sur le foncier dans la presqu'île de Dakar, au Sénégal, a généré un processus de transformation physico-sociale du plus grand établissement auto-produit de la périphérie urbaine de Dakar (Pikine Irrégulier Sud), durant la période 2005-2011. Cette recherche vise à analyser dans quelle mesure les actions menées: i) répondent ou non à l’ensemble des besoins intégrales des personnes concernés (Demande), ii) encouragent l'implication des concernées ou au contraire renforcent les structures de pouvoir dominant (Offre), et iii) favorisent ou non l'autonomie économique, la durabilité environnementale, l'équité sociale et la légitimité des acteurs concernés (Contexte). La recherche a été menée par la méthode des études de cas, par un processus de collecte d'information participative articulée du bas vers le haut dans lequel ont participé 196 personnes. Les informations recueillies ont été traitées à l'aide de deux outils d'analyse de réalités complexes: le système fonctionnel et le flux de programme. Les résultats de l'étude de cas 1 et 2 montrent que les actions ont été menées au profit des intérêts des marchés et des acteurs qui prennent les décisions et gèrent les ressources, augmentant la dépendance économique, appauvrissant ceux qui sont directement concernés et fragmentant leur tissu social, encourageant un développement urbain déséquilibré, dispersé et ségrégé, et délégitimant les institutions concernées. Dans l'étude de cas 3, cependant, il est vérifié que l'action a été menée au profit des intérêts de ceux qui sont directement concernés, en utilisant des ressources endogènes, en renforçant son tissu social, en encourageant un développement urbain concentré et inclusif, et en augmentant la légitimité des institutions concernées. L'analyse comparée des résultats montre que la pauvreté, l'exclusion sociale et le logement précaire, dans le contexte spécifique de la banlieue de Dakar, ne sont pas un problème de manque de ressources, mais de manque d'éthique de la part de ceux qui gèrent et financent les processus de transformation physico-sociale, et de manque de volonté de la part des autorités d'impliquer les citoyens, en particulier ceux qui sont directement concernés, dans le processus de prise de décision des actions et des programmes qui les impliquent. Finalement, on conclut qu'il ne s'agit pas de lutter contre la pauvreté, mais de lutter contre les systèmes injustes qui produisent la pauvreté et l'exclusion.
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El presente proyecto, titulado “Integral development of an Agricultural Training Center to ensure food security in Glory Special Needs Primary School. Kitgum, Uganda” fue llevado a cabo de Julio de 2011 a Febrero de 2012 en la escuela primaria Glory Special Needs, dedicada a la atención y educación de jóvenes discapacitados, en Kitgum, Uganda. El proyecto se realizó con la colaboración del grupo de cooperación de la ETSI Agrónomos, AgSystems, la Fundación AmigoSolidarios y la ONG local NUCBACD. Su objetivo principal fue el desarrollo y puesta en marcha de un centro de capacitación Agrícola para dotar de igualdad de oportunidades a los jóvenes con discapacidad de Kitgum, potenciando y favoreciendo su integración en la comunidad, y garantizar así la seguridad alimentaria de los 137 alumnos internos en la escuela Glory Special Needs. El trabajo realizado supuso una acción relevante en Kitgum, superando la visión de una economía familiar basada en las actividades agrícolas, para centrarse en la profesionalización de la Agricultura como motor económico de la región. Este documento presenta una descripción de las principales actividades que se desarrollaron con el fin de alcanzar el objetivo planteado, desde un punto de vista educativo, sostenible e inclusivo. Para conseguirlo, se plantearon tres lineas de trabajo: - Programa productivo. - Programa educativo. - Programa organizativo.
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Vivimos una época en la que el mundo se transforma aceleradamente. La globalización está siguiendo un curso imparable, la población mundial así como la población urbana siguen creciendo, y en los países emergentes los ingresos promedios aumentan, resultando en un cambio también acelerado de las dietas y hábitos alimentarios. En conjunto esos factores están causando un aumento fundamental de la demanda de alimentos. Junto con la apertura de los mercados agrícolas, estos procesos han provocado un crecimiento del comercio internacional de alimentos durante la última década. Dado que muchos países de América Latina están dotados de abundancia de recursos naturales, estas tendencias han producido un crecimiento rápido de las exportaciones de bienes primarios desde América Latina al resto del mundo. En sólo 30 años la participación en el mercado agrícola de América Latina casi se ha duplicado, desde 10% en 1980 a 18% en 2010. Este aumento del comercio agrícola ha dado lugar a un debate sobre una serie de cuestiones cruciales relacionadas con los impactos del comercio en la seguridad alimentaria mundial, en el medio ambiente o en la reducción de la pobreza rural en países en desarrollo. Esta tesis aplica un marco integrado para analizar varios impactos relacionados con la transformación de los mercados agrícolas y los mercados rurales debidos a la globalización y, en particular, al progresivo aumento del comercio internacional. En concreto, la tesis aborda los siguientes temas: En primer lugar, la producción mundial de alimentos tendrá que aumentar considerablemente para poder satisfacer la demanda de una población mundial de 9000 millones personas en 2050, lo cual plantea grandes desafíos sobre los sistemas de la producción de alimentos. Alcanzar este logro, sin comprometer la integridad del medio ambiente en regiones exportadoras, es un reto aún mayor. En este contexto, la tesis analiza los efectos de la liberalización del comercio mundial, considerando distintas tecnologías de producción agraria, sobre unos indicadores de seguridad alimentaria en diferentes regiones del mundo y sobre distintos indicadores ambientales, teniendo en cuenta escalas diferentes en América Latina y el Caribe. La tesis utiliza el modelo “International Model for Policy Analysis of Agricultural Commodities and Trade (IMPACT)” – un modelo dinámico de equilibrio parcial del sector agrícola a escala global – para modelar la apertura de los mercados agrícolas así como diferentes escenarios de la producción hasta el año 2050. Los resultados del modelo están vinculados a modelos biofísicos para poder evaluar los cambios en la huella hídrica y la calidad del agua, así como para cuantificar los impactos del cambio en el uso del suelo sobre la biodiversidad y los stocks de carbono en 2050. Los resultados indican que la apertura de los mercados agrícolas es muy importante para mejorar la seguridad alimentaria a nivel mundial, sin embargo, produce también presiones ambientales indeseables en algunas regiones de América Latina. Contrastando dos escenarios que consideran distintas modos de producción, la expansión de la tierra agrícola frente a un escenario de la producción más intensiva, se demuestra que las mejoras de productividad son generalmente superiores a la expansión de las tierras agrícolas, desde un punto de vista económico e ambiental. En cambio, los escenarios de intensificación sostenible no sólo hacen posible una mayor producción de alimentos, sino que también generan menos impactos medioambientales que los otros escenarios futuros en todas sus dimensiones: biodiversidad, carbono, emisiones de nitratos y uso del agua. El análisis muestra que hay un “trade-off” entre el objetivo de alcanzar la sostenibilidad ambiental y el objetivo de la seguridad alimentaria, independiente del manejo agrícola en el futuro. En segundo lugar, a la luz de la reciente crisis de los precios de alimentos en los años 2007/08, la tesis analiza los impactos de la apertura de los mercados agrícolas en la transmisión de precios de los alimentos en seis países de América Latina: Argentina, Brasil, Chile, Colombia, México y el Perú. Para identificar las posibles relaciones de cointegración entre los índices de precios al consumidor de alimentos y los índices de precios de agrarios internacionales, sujetos a diferentes grados de apertura de mercados agrícolas en los seis países de América Latina, se utiliza un modelo simple de corrección de error (single equation error correction). Los resultados indican que la integración global de los mercados agrícolas ha dado lugar a diferentes tasas de transmisión de precios en los países investigados. Sobre todo en el corto plazo, las tasas de transmisión dependen del grado de apertura comercial, mientras que en el largo plazo las tasas de transmisión son elevadas, pero en gran medida independientes del régimen de comercio. Por lo tanto, durante un período de shocks de precios mundiales una mayor apertura del comercio trae consigo más inestabilidad de los precios domésticos a corto plazo y la resultante persistencia en el largo plazo. Sin embargo, estos resultados no verifican necesariamente la utilidad de las políticas comerciales, aplicadas frecuentemente por los gobiernos para amortiguar los shocks de precios. Primero, porque existe un riesgo considerable de volatilidad de los precios debido a cambios bruscos de la oferta nacional si se promueve la autosuficiencia en el país; y segundo, la política de proteccionismo asume el riesgo de excluir el país de participar en las cadenas de suministro de alto valor del sector agrícola, y por lo tanto esa política podría obstaculizar el desarrollo económico. Sin embargo, es indispensable establecer políticas efectivas para reducir la vulnerabilidad de los hogares a los aumentos repentinos de precios de alimentos, lo cual requiere una planificación gubernamental precisa con el presupuesto requerido disponible. En tercer lugar, la globalización afecta a la estructura de una economía y, por medios distintos, la distribución de los ingreso en un país. Perú sirve como ejemplo para investigar más profundamente las cuestiones relacionadas con los cambios en la distribución de los ingresos en zonas rurales. Perú, que es un país que está cada vez más integrado en los mercados mundiales, consiguió importantes descensos en la pobreza extrema en sus zonas rurales, pero a la vez adolece de alta incidencia de pobreza moderada y de desigualdad de los ingresos en zonas rural al menos durante el periodo comprendido entre 2004 y 2012. Esta parte de la tesis tiene como objetivo identificar las fuerzas impulsoras detrás de estas dinámicas en el Perú mediante el uso de un modelo de microsimulación basado en modelos de generación de ingresos aplicado a nivel los hogares rurales. Los resultados indican que la fuerza principal detrás de la reducción de la pobreza ha sido el crecimiento económico general de la economía, debido a las condiciones macroeconómicas favorables durante el periodo de estudio. Estos efectos de crecimiento beneficiaron a casi todos los sectores rurales, y dieron lugar a la disminución de la pobreza rural extrema, especialmente entre los agricultores de papas y de maíz. En parte, estos agricultores probablemente se beneficiaron de la apertura de los mercados agrícolas, que es lo que podría haber provocado un aumento de los precios al productor en tiempos de altos precios mundiales de los alimentos. Sin embargo, los resultados también sugieren que para una gran parte de la población más pobre existían barreras de entrada a la hora de poder participar en el empleo asalariado fuera de la agricultura o en la producción de cultivos de alto valor. Esto podría explicarse por la falta de acceso a unos activos importantes: por ejemplo, el nivel de educación de los pobres era apenas mejor en 2012 que en 2004; y también las dotaciones de tierra y de mano de obra, sobre todo de los productores pobres de maíz y patata, disminuyeron entre 2004 y 2012. Esto lleva a la conclusión de que aún hay margen para aplicar políticas para facilitar el acceso a estos activos, que podría contribuir a la erradicación de la pobreza rural. La tesis concluye que el comercio agrícola puede ser un importante medio para abastecer una población mundial creciente y más rica con una cantidad suficiente de calorías. Para evitar adversos efectos ambientales e impactos negativos para los consumidores y de los productores pobres, el enfoque debe centrarse en las mejoras de la productividad agrícola, teniendo en cuenta los límites ambientales y ser socialmente inclusivo. En este sentido, será indispensable seguir desarrollando soluciones tecnológicas que garanticen prácticas de producción agrícola minimizando el uso de recursos naturales. Además, para los pequeños pobres agricultores será fundamental eliminar las barreras de entrada a los mercados de exportación que podría tener efectos indirectos favorables a través de la adopción de nuevas tecnologías alcanzables a través de mercados internacionales. ABSTRACT The world is in a state of rapid transition. Ongoing globalization, population growth, rising living standards and increasing urbanization, accompanied by changing dietary patterns throughout the world, are increasing the demand for food. Together with more open trade regimes, this has triggered growing international agricultural trade during the last decade. For many Latin American countries, which are gifted with relative natural resource abundance, these trends have fueled rapid export growth of primary goods. In just 30 years, the Latin American agricultural market share has almost doubled from 10% in 1980 to 18% in 2010. These market developments have given rise to a debate around a number of crucial issues related to the role of agricultural trade for global food security, for the environment or for poverty reduction in developing countries. This thesis uses an integrated framework to analyze a broad array of possible impacts related to transforming agricultural and rural markets in light of globalization, and in particular of increasing trade activity. Specifically, the following issues are approached: First, global food production will have to rise substantially by the year 2050 to meet effective demand of a nine billion people world population which poses major challenges to food production systems. Doing so without compromising environmental integrity in exporting regions is an even greater challenge. In this context, the thesis explores the effects of future global trade liberalization on food security indicators in different world regions and on a variety of environmental indicators at different scales in Latin America and the Caribbean, in due consideration of different future agricultural production practices. The International Model for Policy Analysis of Agricultural Commodities and Trade (IMPACT) –a global dynamic partial equilibrium model of the agricultural sector developed by the International Food Policy Research Institute (IFPRI)– is applied to run different future production scenarios, and agricultural trade regimes out to 2050. Model results are linked to biophysical models, used to assess changes in water footprints and water quality, as well as impacts on biodiversity and carbon stocks from land use change by 2050. Results indicate that further trade liberalization is crucial for improving food security globally, but that it would also lead to more environmental pressures in some regions across Latin America. Contrasting land expansion versus more intensified agriculture shows that productivity improvements are generally superior to agricultural land expansion, from an economic and environmental point of view. Most promising for achieving food security and environmental goals, in equal measure, is the sustainable intensification scenario. However, the analysis shows that there are trade-offs between environmental and food security goals for all agricultural development paths. Second, in light of the recent food price crisis of 2007/08, the thesis looks at the impacts of increasing agricultural market integration on food price transmission from global to domestic markets in six Latin American countries, namely Argentina, Brazil, Chile, Colombia, Mexico and Peru. To identify possible cointegrating relationships between the domestic food consumer price indices and world food price levels, subject to different degrees of agricultural market integration in the six Latin American countries, a single equation error correction model is used. Results suggest that global agricultural market integration has led to different levels of price path-through in the studied countries. Especially in the short-run, transmission rates depend on the degree of trade openness, while in the long-run transmission rates are high, but largely independent of the country-specific trade regime. Hence, under world price shocks more trade openness brings with it more price instability in the short-term and the resulting persistence in the long-term. However, these findings do not necessarily verify the usefulness of trade policies, often applied by governments to buffer such price shocks. First, because there is a considerable risk of price volatility due to domestic supply shocks if self-sufficiency is promoted. Second, protectionism bears the risk of excluding a country from participating in beneficial high-value agricultural supply chains, thereby hampering economic development. Nevertheless, to reduce households’ vulnerability to sudden and large increases of food prices, effective policies to buffer food price shocks should be put in place, but must be carefully planned with the required budget readily available. Third, globalization affects the structure of an economy and, by different means, the distribution of income in a country. Peru serves as an example to dive deeper into questions related to changes in the income distribution in rural areas. Peru, a country being increasingly integrated into global food markets, experienced large drops in extreme rural poverty, but persistently high rates of moderate rural poverty and rural income inequality between 2004 and 2012. The thesis aims at disentangling the driving forces behind these dynamics by using a microsimulation model based on rural household income generation models. Results provide evidence that the main force behind poverty reduction was overall economic growth of the economy due to generally favorable macroeconomic market conditions. These growth effects benefited almost all rural sectors, and led to declines in extreme rural poverty, especially among potato and maize farmers. In part, these farmers probably benefited from policy changes towards more open trade regimes and the resulting higher producer prices in times of elevated global food price levels. However, the results also suggest that entry barriers existed for the poorer part of the population to participate in well-paid wage-employment outside of agriculture or in high-value crop production. This could be explained by a lack of sufficient access to important rural assets. For example, poor people’s educational attainment was hardly better in 2012 than in 2004. Also land and labor endowments, especially of (poor) maize and potato growers, rather decreased than increased over time. This leads to the conclusion that there is still scope for policy action to facilitate access to these assets, which could contribute to the eradication of rural poverty. The thesis concludes that agricultural trade can be one important means to provide a growing and richer world population with sufficient amounts of calories. To avoid adverse environmental effects and negative impacts for poor food consumers and producers, the focus should lie on agricultural productivity improvements, considering environmental limits and be socially inclusive. In this sense, it will be crucial to further develop technological solutions that guarantee resource-sparing agricultural production practices, and to remove entry barriers for small poor farmers to export markets which might allow for technological spill-over effects from high-value global agricultural supply chains.
Resumo:
El vínculo de Mies van der Rohe con la simetría es un invariante que se intuye en toda su obra más allá de su pretendida invisibilidad. Partiendo del proyecto moderno como proceso paradójico, que Mies lo expresa en sus conocidos aforismos, como el célebre “menos es más”, la tesis pretende ser una aproximación a este concepto clave de la arquitectura a través de una de sus obras más importantes: el Pabellón Alemán para la Exposición Universal de 1.929 en Barcelona. Ejemplo de planta asimétrica según Bruno Zevi y un “auténtico caballo de Troya cargado de simetrías” como lo definió Robin Evans. El Pabellón representó para la modernidad, la culminación de una década que cambió radicalmente la visión de la arquitectura hasta ese momento, gracias al carácter inclusivo de lo paradójico y las innumerables conexiones que hubo entre distintas disciplinas, tan antagónicas, como el arte y la ciencia. De esta última, se propone una definición ampliada de la simetría como principio de equivalencia entre elementos desde la invariancia. En esta definición se incorpora el sentido recogido por Lederman como “expresión de igualdad”, así como el planteado por Hermann Weyl en su libro Simetría como “invariancia de una configuración bajo un grupo de automorfismos” (libro que Mies tenía en su biblioteca privada). Precisamente para Weyl, el espacio vacío tiene un alto grado de simetría. “Cada punto es igual que los otros, y en ninguno hay diferencias intrínsecas entre las diversas direcciones." A partir de este nuevo significado, la obra de Mies adquiere otro sentido encaminado a la materialización de ese espacio, que él pretendía que “reflejase” el espíritu de la época y cuya génesis se postula en el Teorema de Noether que establece que “por cada simetría continua de las leyes físicas ha de existir una ley de conservación”. Estas simetrías continúas son las simetrías invisibles del espacio vacío que se desvelan “aparentemente” como oposición a las estructuras de orden de las simetrías de la materia, de lo lleno, pero que participan de la misma lógica aporética miesiana, de considerarlo otro material, y que se definen como: (i)limitado, (in)grávido, (in)acabado e (in)material. Finalmente, una paradoja más: El “espacio universal” que buscó Mies, no lo encontró en América sino en este pabellón. Como bien lo han intuido arquitectos contemporáneos como Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa (SANAA) legítimos herederos del maestro alemán. ABSTRACT The relationship between Mies van der Rohe with the symmetry is an invariant which is intuited in his entire work beyond his intentional invisibility. Based on the modern project as a paradoxical process, which Mies expresses in his aphorisms know as the famous “less is more”, the thesis is intended to approach this key concept in architecture through one of his most important works: The German Pavilion for the World Expo in 1929 in Barcelona, an example of asymmetric floor according to Bruno Zevi and a “real Trojan horse loaded with symmetries”. As defined by Robin Evans. For modernity, this Pavilion represented the culmination of a decade which radically changed the vision of architecture so far, thanks to the inclusive character of the paradoxical and the innumerable connections that there were amongst the different disciplines, as antagonistic as Art and Science. Of the latter, an expanded definition of symmetry is proposed as the principle of equivalence between elements from the invariance. Incorporated into this definition is the sense defined by Leterman as “expression of equality,” like the one proposed by Hermann Weyl in his book Symmetry as “configuration invariance under a group of automorphisms” (a book which Mies had in his private library). Precisely for Weyl, the empty space has a high degree of symmetry. “Each point is equal to the other, and in none are there intrinsic differences among the diverse directions.” Based on this new meaning, Mies’ work acquires another meaning approaching the materialization of that space, which he intended to “reflect” the spirit of the time and whose genesis is postulated in the Noether’s theorem which establishes that “for every continuous symmetry of physical laws, there must be a law of conservation.” These continuous symmetries are the invisible empty space symmetries which reveal themselves “apparently” as opposition to the structures of matter symmetries, of those which are full, but which participate in the same Mies aporetic logic, if deemed other material, and which is defined as (un)limited, weight(less), (un)finished and (im)material. Finally, one more paradox: the “universal space” which Mies search for, he did not find it in America, but at this pavilion, just as the contemporary architects like Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa (SANAA) rightfully intuited, as legitimate heirs of the German master.