321 resultados para DIASPORA
Resumo:
"Ce numéro de la revue Circula présente une unité théorique très forte, assurée de deux manières. D’une part, il réunit des communications qui présentent toutes les résultats de recherche d’un groupe international investi dans un projet intitulé « Représentations des langues et des identités en Méditerranée en contexte plurilingue »…D’autre part, chacune des études dont les résultats sont ici présentés a été conduite en utilisant à titre principal et même exclusif un outil de recherche commun, la méthode d’analyse combinée des représentations sociales des langues (MAC) (Maurer, 2013)."
Resumo:
En este artículo se presentan los resultados de la visita a las empresas ubicadas en Silicon Valley, cuna de la innovación, con el fin de obtener un entendimiento integral del funcionamiento y factores claves de éxito de las starups y organizaciones que conforman este conglomerado empresarial.
Resumo:
La presente investigación propone un análisis sobre la crisis política de Crimea en 2014 a partir del influjo que las migraciones desde Rusia han tenido en la historia reciente. Así, a partir de la evaluación de algunos de los momentos de inmigración más representativos en los últimos dos siglos (1860, 1928 y 1991) se vincula el proceso de construcción de la identidad de los inmigrantes -transversal en diferentes periodos históricos en Crimea- con el desarrollo de los eventos de 2014. Lo anterior permite identificar un cierto legado de la migración hacia Crimea en el desarrollo de la crisis, cuyo resultado principal ha sido la anexión de facto de Crimea a Rusia. Ésta no habría sido posible sin el particular ánimo de afinidad con la idea de Rusia –o Russianness- de la mayoría de los habitantes de la península, cuya presencia en la región se explica en parte, a través de los procesos migratorios antes descritos.
Resumo:
In the early twentieth century, musicology was established as an academic discipline in the United States. Nonetheless, with the exception of Iberian medieval and Renaissance repertories, U.S. scholars largely overlooked the music of the Spanish- and Portuguese- speaking world. Why should this have been the case, especially in light of Spain’s strong historical presence in the United States? This autobiographical essay examines this question by tracing the career of an individual musicologist, the Hispanist musicologist Carol A. Hess. Evaluated here are disciplinary shifts in U.S. musicology —methodological, philosophical, and ideological— over the past thirty years. These transformations have combined to make this repertory a viable field of study today. Musicologists in the United States can now make their careers by specializing in Iberian and Latin American music, as well as the music of the Hispanic diaspora. They research topics ranging from the avant-garde composer Llorenç Barber to the rapper Nach Scratch or the popular bandleader Xavier Cugat and his U.S. audiences of the 1940s, while others also pursue the time-tested areas of medieval and Renaissance music. Iberian and Latin American music is regularly offered in postsecondary institutions while instructors now have a variety of textbooks and other pedagogical resources from which to choose. All add up to a disciplinary freedom that would have been unthinkable only a few decades ago.
Resumo:
Questo lavoro ricostruisce l'uso strategico di Gandhi come “significante” nel pensiero politico dell'Atlantico Nero, nella lotta contro la supremazia bianca e nei processi di decolonizzazione. Le pratiche discorsive che hanno stretto alleanze metaforiche con il movimento gandhiano sono evidenziate come un mezzo con cui il discorso politico nero attraversa la linea di separazione tra metropoli e colonie, e sovverte la costruzione spaziale della modernità. L’analisi spazia dall'indomani della Prima guerra mondiale alla seconda metà degli anni Cinquanta. Questa parte di Secolo breve fu caratterizzata dalle due guerre mondiali, dalla Lega contro l'imperialismo e dai congressi panafricani - importanti punti di svolta che consolidarono la consapevolezza di un'esperienza comune di oppressione e sfruttamento razziale. La ricerca si concentra sui circuiti e movimenti editoriali e associativi, come i congressi panafricani (1919-1945), il movimento “New Negro”, l’UNIA di Marcus Garvey, il sindacalismo nero e i movimenti di liberazione africani - in particolare la Positive Action in Ghana, il movimento zikista in Nigeria e la Defiance Campaign in Sud Africa. Nel complesso quadro di gerarchie e idiosincrasie dell'Atlantico Nero, gli scarti semantici dell'uso di Gandhi come tropo politico sono connessi con diverse prospettive e visioni di solidarietà.
Resumo:
La presente tesi di dottorato si propone di ricostruire criticamente la riflessione postcoloniale sullo spazio, riconoscendo nella critica postcoloniale l’introduzione di una fondamentale interrogazione degli spazi che sviluppa cartografie concettuali originali. Il lavoro si concentra sulla duplice operazione svolta dagli studi postcoloniali rispetto al tema degli spazi, riguardando, da una parte, le istanze critiche volte a condannare e contraddire le diverse spazialità del dominio coloniale; dall’altra, elaborando in risposta delle alternative concettuali forti, tali da offrire nuove immagini e strumenti per ripensare in modo abilitante gli spazi politici per il presente globale. Rispecchiando questo duplice indirizzo, la tesi si divide in due parti, precedute da un capitolo introduttivo, volto a presentare una strategia di fondo del pensiero postcoloniale sugli spazi, quella di un "entanglement" atto a ingarbugliare produttivamente fra loro le spazialità sottoposte a divisione e segregazione da parte del dominio coloniale (capitolo 1). A seguire, una pars destruens indaga la contestazione postcoloniale di specifiche spazialità coloniali, (capitolo 2); e discute la critica postcoloniale mossa alla geografia e alla cartografia moderne, in quanto strumenti di potere/sapere coloniale, atti alla costruzione di uno spazio globale strutturalmente asimmetrico, a cui consegue però, da parte postcoloniale, l’elaborazione di contro-cartografie critiche (capitolo 3). Segue una pars construens, dedicata a due concetti-chiave della riflessione postcoloniale sullo spazio, ovvero il pianeta, indagato come “sovrascrittura del globo”, la riflessione sul quale inoltre si fa occasione, da parte del pensiero postcoloniale, per intercettare istanze ecologiche urgenti e, insieme, riflettere sul problema del cosmopolitismo (capitolo 4); e il confine, la cui ricca e complessa ri-significazione in una prospettiva postcoloniale viene qui ricostruita nelle sue molte dimensioni (capitolo 5). Seguono delle conclusioni a fare un riassunto e un bilancio degli argomenti così ripercorsi, mettendo in luce in particolare i temi della dislocazione, della diaspora e della traduzione.