974 resultados para Casa de la Misericordia-Privilegis
Resumo:
Presenta las reseñas de los siguientes libros: ALEXANDRA KENNEDY TROYA, EDIT., ARTE DE LA REAL AUDIENCIA DE QUITO, SIGLOS XVII-XIX, HONDARRIBIA, NEREA, 2002, 250 PP. -- DIEGO ARTEAGA, EL ARTESANO EN LA CUENCA COLONIAL. 1557-1670, CUENCA, CASA DE LA CULTURA ECUATORIANA NÚCLEO DEL AZUAY/CENTRO INTERAMERICANO DE ARTESANÍAS Y ARTES POPULARES (CIDAP), 2000, 175 PP. -- GERMÁN FERRO, LA GEOGRAFÍA DE LO SAGRADO: EL CULTO A LA VIRGEN DE LAS LAJAS, BOGOTÁ, UNIANDES/FACULTAD DE CIENCIAS SOCIALES/CENTRO DE ESTUDIOS SOCIOCULTURALES E INTERNACIONALES (CESO), 2004, 139 PP. -- BYRON CASTRO, EL FERROCARRIL ECUATORIANO. HISTORIA DE LA UNIDAD DE UN PUEBLO, QUITO, BANCO CENTRAL DEL ECUADOR (BCE), 2006, 414 PP. -- WILSON MIÑO GRIJALVA, LOCURA Y MUERTE DE LOS POETAS MALDITOS, QUITO, ORIOL, 2007, 174 PP.
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Presenta las reseñas de los siguientes libros: VICENTE ROBALINO, La invención del cielo, Quito, Eskeletra, 2008, 54 pp. -- JUAN VALDANO, Juegos de Proteo, Quito, Eskeletra, 2008, 267 pp. -- CRISTÓBAL ZAPATA, Jardín de arena, Arequipa, Cascahuesos Editores, 2009, 57 pp. -- CAROLINA ANDRADE Frágiles, Guayaquil, b@ezeditor.es, 2009, 123 pp. -- Luis Carlos Mussó, Evohé, Guayaquil, Casa de la Cultura Ecuatoriana, Núcleo del Guayas, 2008. -- JORGE VELASCO MACKENZIE, Tatuaje de náufragos, Quito, Ministerio de Cultura del Ecuador/Abya-Yala, 2008, 425 pp. -- RAÚL SERRANO SÁNCHEZ, En la ciudad se ha perdido un novelista. La narrativa de vanguardia de Humberto Salvador, Quito, Ministerio de Cultura de Ecuador/Universidad Andina Simón Bolívar, Sede Ecuador, 2009, 237 pp. -- ALFONSO ORAMAS VELASCO El sacrilegio de Maruja Hernández Guayaquil, b@ezeditor.es, 2010, 109 pp.
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La “hermenéutica de los altares domésticos en Quito”, propone una lectura política de sentido e interpretación en la relación psicoanálisis comunicación en el momento en que los grandes símbolos están en retirada. En comunicación los altares son una interpretación simbólica-reflexiva de la cotidianidad, en el psicoanálisis son catexis, sin pretensiones universales; necesarios para unos, de malestar sobrante para otros, en los dos casos ponen en discusión a la sociedad y a Dios. Los altares son artefactos de posibilidades interpretativas que aseguran la existencia de los creyentes católicos en la mixtura de los manes y los santos, son lugares en donde el poder divino es apropiado por el poder del sentido cotidiano, o si se quiere, lo divino habita en un rincón de la casa bajo la vigilancia de los deseos y búsquedas humanas. Las imágenes del altar no son tanto arte como vida, comunican sentimientos del ser, estar y la nada, conectan perseverancia y memoria para trascender la amnesia de los límites, los imaginarios; en el que cada uno se reconoce sin necesidad de cursos y talleres de autoestima. Se estudió el valor contemplativo del koinos (comunión) como síntoma y metáfora entre psicoanálisis y comunicación, la otra mixtura: deseo y transgresión en los altares en la ciudad de Quito, en el año 2003. La entrada fenomenológica permite que la cotidianidad se muestre “haciéndose”, no se pierde el valor pragmático del pasado, nada es irrelevante; todo está construyéndose, es un psicoanálisis que busca arreglar el pasado porque nada esta hecho para mañana. La sospecha, el filicidio, la transmutación del sufrimiento al dolor, el recuerdo del material visual que construyen la luz y la memoria, la configuración simbólica-reflexiva de la madre devenida en memoria, las metáforas temporales y las estéticas del pasado, la violencia simbólica de los fundamentalismos y los objetos, hacen el altar y la vida altarera.
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Presenta las reseñas de los siguientes libros: Antonio Annino y Rafael Rojas, La Independencia. Los libros de la patria, México, Centro de Investigación y Docencia Económicas (CIDE)/Fondo de Cultura Económica (FCE), 2008, 244 pp. -- Manuel Espinosa Apolo, Insumisa vecindad. Memoria política del barrio San Roque, Quito, Editorial Tribal/Quito Eterno, 2009, 201 pp. -- Franklin Cepeda Astudillo, Riobamba. Imagen, palabra e historia, Riobamba, Casa de la Cultura Ecuatoriana Benjamín Carrión, Núcleo de Chimborazo, 2001, 286 pp. -- Andrés Guerrero, Administración de poblaciones, ventrililoquia y transescritura. Análilisis históricos: estudios teóricos, Lima-Quito Instituto de Estudios Peruanos (IEP)/Flacso-Ecuador, 2010, 546 pp.
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Presenta las reseñas de los siguientes libros: Gonzalo Ortiz, Los hijos de Daisy, Alfaguara, Quito, 2009, 400 pp. -- Juan Valdano, Palabra en el tiempo Quito, Eskeletra/Academia Ecuatoriana de la Lengua, 2009, 540 pp. -- Galo Galarza, El turno de Anacle, Casa del Poeta Alí Chumacero, México, 2010, 77 pp., 2a. ed. -- Yanko Molina, Objetos frágiles Quito, Paradiso, 2010, 83 pp. -- Gustavo Garzón, Vivo en medio de tantos muertos, Quito, Casa de la Cultura Ecuatoriana, 2010, 79 pp. -- Mario Vargas Llosa, El sueño del celta, Santillana, Lima, 2010, 454 pp. -- Raúl Serrano Sánchez, Catálogo de ilusiones Buenos Aires, Final Abierto, 2010, 126 pp., 2a. ed. -- Abdón Ubidia, La aventura amorosa y sus personajes Quito, El Conejo, 2011, 165 pp.
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Affrontare l’analisi critica delle traduzioni italiane di Un amour de Swann di Marcel Proust implica necessariamente un attento esame dello stile esemplare di un autore, che ha modificato, in larga misura, la concezione del romanzo e della scrittura stessa; in secondo luogo significa considerare l’altrettanto complesso lavorio intellettuale rappresentato dalla traduzione, in qualità di atto critico fondamentale. Prenderemo in esame nel capitolo primo la genesi del TP, le sue specificità narratologiche e la ricezione critica francese e italiana, per comprendere appieno l’originalità di Proust rispetto al panorama letterario dell’epoca. Nella seconda parte del primo capitolo delineeremo un excursus lungo la storia di tutte le traduzioni italiane del romanzo, accordando particolare attenzione alla figura di ogni traduttore: Natalia Ginzburg (1946), Bruno Schacherl (1946), Armando Landini (1946), Oreste Del Buono (1965), Giovanni Raboni (1978), Maria Teresa Nessi Somaini (1981), Gianna Tornabuoni (1988), Eurialo De Michelis (1990) e il traduttore, rimasto anonimo, della casa editrice La Spiga Languages (1995). Nel secondo capitolo analizzeremo la peculiarità stilistica più nota dell’autore, la sintassi. I lunghi periodi complicati da un intreccio di subordinate e sciolti solo con il ricorso a vari nessi sintattici contribuiscono a rendere la sintassi proustiana una delle sfide maggiori in sede traduttiva. Nel capitolo successivo accorderemo attenzione all’eteroglossia enunciativa, espressa nei diversi idioletti del romanzo. In sede contrastiva affronteremo la questione della trasposizione dei niveaux de langue, per poter valutare le scelte intraprese dai traduttori in un ambito altamente complesso, a causa della diversità diafasica intrinseca dei due codici. All’interno del medesimo capitolo apriremo una parentesi sulla specificità di una traduzione, quella di Giacomo Debenedetti, effettuata seguendo una personale esegesi dello stile musicale e armonico di Proust. Riserveremo al capitolo quarto lo studio del linguaggio figurato, soffermandoci sull’analisi delle espressioni idiomatiche, che vengono impiegate frequentemente da alcuni personaggi. Rivolgeremo uno sguardo d’insieme alle strategie messe in atto dai traduttori, per cercare un equivalente idiomatico o per ricreare il medesimo impatto nel lettore, qualora vi siano casi di anisomorfismo. Analizzeremo nel quinto capitolo la terminologia della moda, confrontando il lessico impiegato nel TP con le soluzioni adottate nei TA, e aprendo, inevitabilmente, una parentesi sulla terminologia storica del settore. A compimento del lavoro presenteremo la nostra proposta traduttiva di un capitolo tratto dal saggio Proust et le style di Jean Milly, per mettere in luce, tramite la sua parola autorevole, la genialità e la complessità della scrittura proustiana e, conseguentemente, il compito ardimentoso e ammirevole che è stato richiesto ai traduttori italiani.
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“Tecnologie sostenibili per il social housing”: la mia tesi affronta il tema dell’edilizia sociale cercando di capire se può ancora diventare un campo di ricerca e sperimentazione architettonica come lo è stato in più occasioni nell’ultimo secolo. La ricerca si è sviluppata in due fasi: una prima attività di studio della vicenda storica dell’abitazione sociale in Italia, con alcuni confronti europei, fino ad analizzare il nuovo quadro che si è andato delineando dalla fine degli anni ’90 e che caratterizza la situazione attuale. Successivamente, la progettazione di un piccolo intervento di edilizia abitativa che si propone di rispondere agli attuali profili della domanda, puntando a scelte tipologiche e costruttive coerenti. Nel trentennio 1950-’80, nell’Europa uscita dalla Seconda guerra mondiale, e in Italia in particolare, l’edilizia popolare ha vissuto un periodo dinamico, ricco di interventi normativi da parte dello Stato, (su tutte la legge Fanfani, e le norme Gescal) che hanno permesso di realizzare molti degli edifici ancora oggi utilizzati, accelerando la ripresa economica e sociale. Dopo gli anni ’80, le ricerche e le sperimentazioni in campo architettonico si spostano verso altri temi; superata la necessità di fornire una casa a milioni di persone, il tema dell’alloggio sembra perdere il forte rilievo sociale che aveva avuto nei decenni precedenti. Fino a ritenere che il tema dell’alloggio e in particolare dell’alloggio sociale, non avesse più la necessità di essere sperimentato e approfondito. Oggi la situazione riguardante la sperimentazione non è molto diversa: sono ancora molto limitati, infatti, gli studi e le ricerche sul tema dell’alloggio sociale. Ciò che è nuovamente mutata, invece, è l’emergenza di una nuova domanda di casa e la drammatica esigenza sociale di fornire un alloggio a milioni di famiglie che non se lo possono permettere. Le dinamiche che guidano questa nuova ondata di richiesta di alloggi sono molteplici, sia di natura sociale che economica. Sul piano sociale: - l’aumento del numero delle famiglie, passate da 22.226.000 nel 200o a 24.642.000 nel 2010, con un aumento del 9,8% in un solo decennio; - la “nuclearizzazione” delle famiglie e la loro contrazione dimensionale, fino agli attuali 2,4 componenti per nucleo; - l’invecchiamento della popolazione; - l’aumento della popolazione straniera, con oltre 3.900.000 di immigrati regolari. Su quello economico: - l’aumento della povertà assoluta: in Italia 1.162.000 famiglie (4,7%) corrispondenti a 3.074.000 individui vivono sotto la soglia di povertà; - l’aumento della povertà relativa, che investe oggi 2.657.000 famiglie (9,3%) e l’aumento delle famiglie a rischio di povertà (920.000 famiglie, pari al 3,7% dei nuclei). Questi dati evidenziano la dimensione del problema abitativo e smentiscono l’opinione che si tratti di una questione marginale: nel 2010 in Italia almeno 1.162.000 non hanno le risorse per pagare un affitto, nemmeno a canone agevolato, e 4.739.000 famiglie non riescono a pagare un affitto ai prezzi del libero mercato, ma non hanno la possibilità di entrare nelle graduatorie per l’assegnazione di un alloggio sociale. Da questa panoramica sulle dimensioni del disagio abitativo, prende spunto la progettazione del mio sistema costruttivo, che si pone come obiettivo quello di ridurre i costi di costruzione tramite la standardizzazione dei componenti, consentendo di conseguenza, un minor costo di costruzione e quindi la possibilità di canoni di affitto ridotti, mantenendo buoni standard di qualità degli alloggi, sostenibilità ambientale e risparmio energetico. Le linee guida che hanno portato alla progettazione del sistema sono: - modularità degli spazi abitativi - zonizzazione funzionale - razionalizzazione impiantistica - illuminazione naturale - industrializzazione dei sistema costruttivo - standardizzazione dei componenti. Il risultato è un catalogo di alloggi di diverse metrature, aggregabili secondo tre tipologie residenziali. - a ballatoio - in linea - a torre Messo a punto questo sistema costruttivo, è stato progettato un intervento in un contesto specifico, per verificare l’applicabilità delle soluzioni sviluppate ed esplorarne alcune possibilità.
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Durante el transcurso del proyecto que se informa el equipo ha desarrollado múltiples actividades consistentes en las programadas y otras que son el resultado de los proyectos aprobados con financiamiento de múltiples instituciones. Las principales actividades a mencionar son de investigación, formación de recursos humanos y extensión. Cabe citar las actividades de formación de recursos humanos desarrolladas en el marco del programa de fortalecimiento a la extensión universitaria PROFAE, el Voluntariado Universitario, las becas CIN (Consejo Interuniversitario Nacional) Beca de estímulo a las vocaciones científicas 2012 y las becas del CEDIT (Comité Ejecutivo de Desarrollo e Innovación Tecnológica). En cuanto a investigación y extensión hemos trabajado con la Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo, las actividades de Voluntariado Universitario con fondos de la SPU y actividades financiadas por el Programa de fortalecimiento a la extensión universitaria SPU: Redes y Promoción de las actividades de la Universidad en el exterior. Las actividades que se han desarrollado durante 2009/11 se informan en el punto 2.1.2 Acciones de transferencia que resulten del Proyecto de Investigación y que estén acreditados a través de convenios, disposiciones, contratos, etc. Otras actividades realizadas en el período: En el transcurso del período se han efectuado numerosas actividades tendientes a generar vínculos e interactuar con diversos actores locales. Salidas de reconocimiento del área de estudio y encuentros con actores locales en Concepción de la Sierra: Se han visitado las localidades de Concepción de la Sierra y Santa María. Se llevaron a cabo contactos y entrevistas con vecinos de Concepción de la Sierra, el párroco que atiende toda el área, directivo del área de Deportes del municipio, visita a la casa de la cultura y algunos sitios de interés relacionado al patrimonio jesuítico. Los agentes con quienes se ha contactado, manifestaron su preocupación por los bienes patrimoniales que se fueron perdiendo a lo largo de su historia reciente o que se llevaron para formar parte de museos de otras ciudades, la cual se plantean como una tarea pendiente su recupero. A raíz de esta situación, quienes poseen bienes encontrados o heredados, mantienen su apropiación hasta tanto no consideren políticas y espacios de exposición seguros y adecuados para su conservación y protección. Asimismo, se ha observado en la visita a la ciudad, la excavación por parte de particulares de restos misionales para construcciones privadas sin la presencia evidente de ninguna figura legal que proteja o regule el uso o restricción de dichos elementos. Cabe señalar, que los encuentros con los habitantes, fueron de carácter espontáneo, quienes se acercaron por iniciativa propia a los miembros del equipo de investigación, para expresar su desazón por la falta de política e inacción de sectores que tienen la facultad de decisión. También se ha observado un clima hostil de algunos manifestantes hacia el intendente de Concepción (2010) debido a gestiones poco claras según expresaron los actores con quienes se ha contactado, lo cual era evidente en el panorama de disconformidad que se presentaba en la ciudad y que se venía sosteniendo desde el mes de diciembre de 2009. Al mismo tiempo, el párroco señaló que tenían expectativas de planificar y organizar el espacio donde se erige la Iglesia, pero sus proyectos llevaban largo tiempo de espera por parte del organismo de cultura de la provincia, a quienes expusieron dichos proyectos. Observación: Los habitantes de Concepción de la Sierra, expresa su interés por el pasado, su historia y su identidad basado en la apropiación de los procesos que se desarrollan en el territorio. Están ansiosos y ávidos de dar a conocer ese pasado bajo condiciones viables de exposición y decisiones políticas acorde para la protección y seguridad. Es necesario un ordenamiento del territorio, regulación y zonificación con fines de protección, conservación y exposición del patrimonio local, incluyendo el legado jesuítico. Conversaciones en Santa María: Continuando con el recorrido por la zona, se visitó en varias oportunidades la Escuela de Familia Agrícola en el municipio de Santa María, establecimiento educativo con quien ya se han desarrollado otras actividades en proyectos anteriores, tanto de Investigación como de Extensión. De estos encuentros surgen solicitudes vinculadas a la posible construcción de la Represa Garabí, que afectaría a propiedades de familias de alumnos quienes desconocen el impacto ambiental resultante y las tierras que se inundarían si se concretase dicha obra. Requieren en ese sentido charlas y reuniones informativas con especialistas para que clarifiquen la situación derivada. También se visitó un emprendimiento familiar de elaboración, envasado y distribución de rapadura artesanal en el Paraje La Corita. El proceso consiste en la adquisición de leche de ordeñe que provee una vecina y de otro productor local, para luego iniciar la cocción, reservar y luego prepararlo para la distribución en la zona, incluyendo a la localidad San Javier y otros compradores de otros lugares que conocían el producto y se acercaban periódicamente a comprar cierta cantidad para revenderlo. El producto presenta dos variantes: 1. De leche y azúcar, 2. De leche, azúcar y maní. Según indicaron, cada vez es mayor la demanda y se encuentran analizando el modo de aumentar la producción. La difusión se dio básicamente bajo la modalidad del boca a boca o boca oreja. La Misión de Santa María La Mayor, amerita una visita toda vez que concurrimos al área, tanto por las acciones llevadas a cabo en este sitio, como también para recabar información y mantener el vínculo e interactuar con los gestores del patrimonio. Un dulce encuentro en San Javier: El 15 de abril de 2010 se concurrió a la localidad de San Javier, ocasión en la que se visita el Cerro que evoca la batalla de Mobororé sobre el río Uruguay en el que se construye la casa del bicentenario, el deteriorado hotel del ACA (Automóvil Club Argentino), el ingenio azucarero, el museo jesuítico, el Cerro Monje, y un camping. En el Cerro, conocido como “el cerrito” sobre el río Uruguay, el intendente explicó las acciones llevadas a cabo y los proyectos en vías de desarrollo. En la casa en construcción de la casa del bicentenario, se llevarían a cabo diversas actividades culturales, allí también existe un anfiteatro que se recuperaría teniendo en cuenta la vista excepcional del río y el entorno paisajístico desde este espacio en altura. Inmediatamente anexo se halla el viejo edificio del Hotel del ACA, que se encuentra en planes de concesionarlo para su restauración. Asimismo, el intendente explicó que se ha trabajado en forma conjunta con una escuela especial creándose una comisión para la redacción de una ordenanza que ya se ha aprobado para favorecer a personas con capacidades especiales, en el que se reglamenta aspectos constructivos en toda la ciudad. También se ha impulsado la creación y promoción de un frigorífico cooperativo con productores de ganado de la zona, contemplando aspectos de calidad y posterior comercialización, y que está encaminándose exitosamente. En el ingenio azucarero, el Ingeniero a cargo, explicó las diversas actividades que se realizaba en esos momentos de desarme de las maquinarias, debido a que no se realizaba la zafra en esa época. Aclaró también las posibilidades de ampliar la producción de azúcar si se pudiera adquirir moderna maquinaria sin un costo excesivo. A la vez explicó de qué manera se controlan a los productores de caña de azúcar que se inscriben para cumplir con los requisitos para la producción orgánica, considerando que San Javier forma parte de la cuenca orgánica, un programa del Ministerio del Agro y la Producción. Ello redunda en un precio más elevado para dichos productores. También se llevan a cabo otras investigaciones para la producción de derivados, a través de convenios con Cuba, como la elaboración de ron, licores, entre otros usos. El museo jesuítico que se halla en la plaza principal, se encuentra poco organizado y no adecuado para la contención de los bienes patrimoniales, así como el diseño, la exposición e interpretación para la visita. El camping de San Javier, sobre el río Uruguay, se enseñorea de un paisaje de excepcional belleza, ofreciendo la posibilidad de alojarse en cabañas y carpas y realizar actividades en el río, paseos en canoa y pesca en épocas permitidas. San Javier es también, un centro de peregrinación que convoca a miles de fieles en Semana Santa, provenientes de localidades aledañas. El punto culminante es el Cerro Monje, en cuya cima se erige una capilla y espacio para acampar. Desde este lugar, se tiene una amplia visión panorámica del río y del lindero país, Brasil. Con las localidades próximas de este país, se realiza un encuentro de integración anual entre miembros y funcionarios de municipios de ambas orillas. El puerto de San Javier, con el servicio de balsa entre Porto Xavier y Porto Xavier (Brasil), desarrolla una intensa actividad comercial, destacándose la exportación de cebolla, papa y ajo, con largas esperas de un centenar de camiones que van y vienen continuamente. La distancia a recorrer entre ambas orillas es muy corta, lo que permite el cruce en pocos minutos. En verano además, es una de las principales vías de comunicación hacia las playas del sur de Brasil. A su paso, es posible observar, los cultivos de la planta que emana dulzura al saborear alguna infusión, la caña de azúcar, y que distingue a San Javier, la dulce. El desvío de la Ruta provincial N° 30, un proyecto de largo caminar: La Ruta provincial N° 30 que atraviesa la Misión de Santos Mártires del Japón, luego de una sostenida gestión de poco más de una década por parte del equipo de investigación ante autoridades locales, de Vialidad Provincial, del Programa Misiones Jesuíticas, finalmente concretó el desvío. El trazado se realizó mediante la gestión del Intendente para la cesión de tierras de los propietarios que circundan el Cerro para la ejecución de dicho desvío evitando circular sobre el mismo, y apaciguar el continuo deterioro de los restos pétreos protegidos por la selva de dicha misión, de importancia notable para estudios e investigaciones científicas que pudiera dar cuenta de informaciones relevantes secretamente guardados bajo la vegetación. En la presentación del nuevo trazado, se sumó una vecina y una concejal del municipio, además del referido intendente municipal, quienes amablemente nos brindaron un almuerzo de trabajo, además del apoyo para realizar otras actividades de indagación y puesta en escena de circuitos turísticos locales en bicicleta por la Ruta provincial N° 30. Durante 2011, también se recorrió la zona advirtiéndose que no están concluidas las obras de consolidación del desvío por lo que el acceso por el nuevo camino se hace muy dificultoso.
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En la presente investigación se muestra lo acontecido durante la última dictadura militar en la Argentina (1976 – 1983), en los ámbitos de la educación y de la cultura, ámbitos que sufrieron la censura y la represión mediante distintos mecanismos implementados por parte de quienes tomaron el poder. También se busca analizar, estudiar y elaborar un nuevo enfoque sobre la incidencia que tuvo ésta dictadura sobre la censura a los libros, sus mecanismos, como se instrumentó, y las consecuencias que tuvo desde la mirada y testimonios de quienes trabajaban y aún trabajan en bibliotecas en la provincia de Mendoza.
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El trabajo ha sido elaborado en base al Proyecto de Investigación 2009-2011 financiado por la Universidad Nacional de Cuyo, Secretaría de Ciencia Técnica y Posgrado, dirigido por María Cristina Romagnoli y denominado: "De la Casa a la Escuela. Ingresos diferentes al nivel primario en un sistema educativo desigual". Se busca reconocer los mecanismos y prácticas generados por las políticas educativas, que contribuyen a la conformación de una oferta educativa diferencial que opera como condición para la construcción de las "elecciones escolares". El trabajo de campo se ha realizado en escuelas primarias pertenecientes a distintos sectores sociales, ubicadas en el Gran Mendoza. Para esta presentación se ha seleccionado la voz de algunos directivos que nos dan cuenta de:¿Cómo se representan el espacio de las Instituciones educativas?, ¿De qué manera interviene el Estado?, ¿Cómo se distribuye el derecho social a la educación entre los ciudadanos?, ¿Eligen "democráticamente las familias" la escuela de sus hijos?, ¿Se van conformando distintos ciudadanos a través del ingreso diferencial/desigual en las escuelas? Las lógicas y modos de actuar aprendidos por los directivos en años de transformación educativa, más las normativas y programas que se han mantenido pese al cambio de la Ley Nacional de Educación, muestran la persistencia del neoliberalismo, que compromete seriamente la reproducción en términos escolares de la desigualdad social
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El trabajo ha sido elaborado en base al Proyecto de Investigación 2009-2011 financiado por la Universidad Nacional de Cuyo, Secretaría de Ciencia Técnica y Posgrado, dirigido por María Cristina Romagnoli y denominado: "De la Casa a la Escuela. Ingresos diferentes al nivel primario en un sistema educativo desigual". Se busca reconocer los mecanismos y prácticas generados por las políticas educativas, que contribuyen a la conformación de una oferta educativa diferencial que opera como condición para la construcción de las "elecciones escolares". El trabajo de campo se ha realizado en escuelas primarias pertenecientes a distintos sectores sociales, ubicadas en el Gran Mendoza. Para esta presentación se ha seleccionado la voz de algunos directivos que nos dan cuenta de:¿Cómo se representan el espacio de las Instituciones educativas?, ¿De qué manera interviene el Estado?, ¿Cómo se distribuye el derecho social a la educación entre los ciudadanos?, ¿Eligen "democráticamente las familias" la escuela de sus hijos?, ¿Se van conformando distintos ciudadanos a través del ingreso diferencial/desigual en las escuelas? Las lógicas y modos de actuar aprendidos por los directivos en años de transformación educativa, más las normativas y programas que se han mantenido pese al cambio de la Ley Nacional de Educación, muestran la persistencia del neoliberalismo, que compromete seriamente la reproducción en términos escolares de la desigualdad social
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El trabajo ha sido elaborado en base al Proyecto de Investigación 2009-2011 financiado por la Universidad Nacional de Cuyo, Secretaría de Ciencia Técnica y Posgrado, dirigido por María Cristina Romagnoli y denominado: "De la Casa a la Escuela. Ingresos diferentes al nivel primario en un sistema educativo desigual". Se busca reconocer los mecanismos y prácticas generados por las políticas educativas, que contribuyen a la conformación de una oferta educativa diferencial que opera como condición para la construcción de las "elecciones escolares". El trabajo de campo se ha realizado en escuelas primarias pertenecientes a distintos sectores sociales, ubicadas en el Gran Mendoza. Para esta presentación se ha seleccionado la voz de algunos directivos que nos dan cuenta de:¿Cómo se representan el espacio de las Instituciones educativas?, ¿De qué manera interviene el Estado?, ¿Cómo se distribuye el derecho social a la educación entre los ciudadanos?, ¿Eligen "democráticamente las familias" la escuela de sus hijos?, ¿Se van conformando distintos ciudadanos a través del ingreso diferencial/desigual en las escuelas? Las lógicas y modos de actuar aprendidos por los directivos en años de transformación educativa, más las normativas y programas que se han mantenido pese al cambio de la Ley Nacional de Educación, muestran la persistencia del neoliberalismo, que compromete seriamente la reproducción en términos escolares de la desigualdad social
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Artículo de la revista de Shanghai "Minax" que analiza el pensamiento sobre el espacio como el motor principal de las investigaciones en diversos proyectos de Alberto Campo Baeza. Se analizan el proyecto "Entre Catedrales", la "Casa Moliner", la "Caja de Ahorros de Granada", el "Museo de la Memoria" y la "Guardería de Benetton". El artículo se centra en las ideas espaciales que existen en cada uno de estos proyectos.