1000 resultados para digestibilidade proteica
Resumo:
2016
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Il siero di latte è un sottoprodotto dell’industria lattiero casearia dotato di ottime proprietà nutrizionali dato il contenuto in proteine ad alto valore biologico, vitamine del gruppo B e minerali quali calcio, magnesio, fosforo e zinco. Per questo è auspicabile valorizzarne l’impiego piuttosto che destinarlo allo smaltimento. All’interno del progetto regionale “Innovative Milk and Meat products for consumer's health” sono stati sviluppati dal Centro Ricerche Produzioni Animali tre prototipi di bevande ottenute a partire dal siero di fine lavorazione del Parmigiano Reggiano: una a base di siero pastorizzato, una a base di siero pastorizzato e fermentato e una terza in cui sono stati aggiunti probiotici. Le tre bevande oggetto di questo studio sono state sottoposte a digestione statica in vitro secondo il protocollo INFOGEST, i campioni di digerito sono stati prelevati a metà della fase gastrica, metà della fase duodenale e fine della fase duodenale e su questi è stata calcolata la bioaccessibilità proteica mediante assorbanza a 280 nm, il grado di idrolisi proteica con il metodo OPA, e la cinetica di proteolisi attraverso la gel elettroforesi SDS-PAGE. Dai risultati è emerso che i valori di bioaccessibilità e il grado di idrolisi proteica aumentano in maniera significativa al progredire della digestione, ma senza differenze significative nei valori finali tra i prototipi di bevande considerati. La diversa efficienza dell’idrolisi proteica nelle diverse fasi della digestione è stata confermata dall’analisi SDS page dei campioni digeriti, in cui si è potuto apprezzare un aumento delle bande a minor peso molecolare al progredire della digestione, anche in questo caso senza differenze significative tra i campioni. Quindi, nelle condizioni sperimentali utilizzate la fermentazione e l’aggiunta di probiotici non hanno influenzato significativamente la digeribilità e la bioaccessibilità delle proteine presenti nelle bevande.
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Il presente lavoro di tesi ha avuto lo scopo di valutare l’effetto del trattamento con campi elettrici pulsati sulla funzionalità delle proteine e sul livello di ossidazione lipidica e proteica di filetti di branzino (Dicentrarchus labrax) durante 12 giorni di conservazione refrigerata. A tale scopo, un totale di 50 filetti è stato sottoposto a salagione mediante salamoia contenente il 5% di NaCl per 24 ore e successivamente diviso in 2 gruppi sperimentali (n=25/gruppo): CONT, filetti non sottoposti a trattamento e PEF, filetti trattati con campi elettrici pulsati aventi intensità di 0,6 kV/cm, ampiezza degli impulsi di 10 μs per un tempo totale di trattamento pari a 10 s. I filetti sono stati confezionati in atmosfera protettiva (20% di CO2 e 80% di N2) e conservati a temperatura di refrigerazione per i 12 giorni successivi. Nel complesso, i risultati ottenuti suggeriscono come il trattamento PEF non abbia esercitato un effetto né migliorativo né peggiorativo sulla funzionalità delle proteine, determinata tramite analisi della solubilità, risultato piuttosto inatteso data la potenzialità del PEF di migliorare la funzionalità proteica. Si può ipotizzare che il processo di salatura a cui sono stati sottoposti i campioni possa avere in qualche modo mascherato un possibile effetto positivo del trattamento a causa della solubilizzazione delle proteine avvenuta già in fase di salatura. Inoltre, nonostante il PEF possa innescare fenomeni ossidativi a carico della matrice lipidica e proteica, in questo studio non sono state osservate modificazioni, suggerendo come il trattamento non abbia alterato la stabilità ossidativa dei filetti. In conclusione, i risultati ottenuti nel presente studio sono da considerarsi positivi, in quanto è possibile evincere come il trattamento effettuato abbia consentito di migliorare le rese di processo, senza però influenzare la stabilità ossidativa di lipidi e proteine, lasciando quindi inalterata la funzionalità delle stesse.
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L’obiettivo del presente lavoro di tesi è stato quello di valutare l’effetto di diverse modalità di affumicatura sulla funzionalità della frazione proteica di filetti di salmoni norvegesi, valutata tramite la determinazione della solubilità e dell’ossidazione delle proteine. A tale scopo, 60 filetti di salmone dal peso omogeneo di circa 600g sono stati sottoposti a salagione e successivamente suddivisi in 3 gruppi sperimentali in funzione del processo di affumicatura (n=20/gruppo): ad aria a 20°C (AR-20), ad azoto a 20°C (AZ-20) e a 5°C (AZ-5). Al termine dei trattamenti tutti i filetti sono stati confezionati sottovuoto, conservati in cella frigorifera e sottoposti alle determinazioni analitiche a 5 diversi tempi di campionamento, per un totale di 17 giorni di conservazione. Dai dati ottenuti si evince come la tecnica di affumicatura commerciale (AR-20) determini, nel complesso, una riduzione della solubilità totale delle proteine, presumibilmente dovuta all’innesco di fenomeni ossidativi che hanno causato un accumulo di composti carbonilici, prevalentemente riscontrabile al termine della conservazione. L’affumicatura con azoto ha fatto invece registrare un miglioramento della funzionalità proteica a prescindere dalla temperatura impiegata, se paragonata all’affumicatura commerciale. A discapito di quanto atteso, l’affumicatura con azoto a 5°C non ha determinato un miglioramento in termini di solubilità ed ossidazione proteica, se paragonato alla controparte affumicata a 20°C; infatti i campioni appartenenti al gruppo AZ-20 hanno mostrato valori di solubilità proteica più elevati congiuntamente ad un contenuto di carbonili significativamente ridotto rispetto agli altri gruppi sperimentali. Alla luce di questi aspetti, ulteriori studi sono necessari al fine di confermare i risultati ottenuti ed approfondire l’effetto delle diverse modalità di affumicatura sulle proprietà funzionali e tecnologiche dei filetti di salmone.
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The objective of this study was to evaluate the inclusion of minced fish (MF) (0, 20, 40, 60, 80 and 100%), obtained from Nile tilapia filleting waste, in sausage and determine their physicochemical, nutritional and sensory properties. The sausages showed a decrease in protein and increase in fat content with increasing inclusion of MF. The nutritional quality of the products was high, with digestibility over 85%. The parameters of texture instrumental and yellow color (b*) decreased with the increasing inclusion of MF. The sensory evaluation of the color showed that the maximum level of inclusion of MF was not well accepted by the panelists. The sausage with the best acceptance for the flavor attribute was those with 60% of MF. The results showed good nutritional quality of sausages utilizing MF of Nile tilapia filleting waste and according to the sensory evaluation, the maximum level of inclusion should not exceed 60%.
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This study was conducted to evaluate the inclusion of two levels (2.5 e 5.0%) of dried yeast (Saccharomyces cerevisiae) and its by-products, disrupted yeast cells and yeast cell wall in diets for juveniles of pacu (Piaractus mesopotamicus). Production performance, body and plasmatic composition indexes were evaluated. Seven isoproteic (26% digestible protein) and isoenergetic (3.100 kcal digestible energy) diets were formulated containing increased levels of each ingredient. The diets were supplied for 86 days, "ad libitum". Yeast and by-products increase feed efficiency and protein use, when compared to the control diet. Carcass composition and plasmatic (glucose, cortisol, uric acid, urea and plasmatic protein) levels are not affected by the test ingredient supplementation.
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Dois experimentos foram conduzidos para determinar a composição química, os valores de energia e os coeficientes de digestibilidade dos aminoácidos, do farelo de arroz integral (FAI) e da quirera de arroz (QA). No primeiro estudo, foram utilizadas 144 aves, com 21 dias de idade, machos, linhagem Cobb, que tiveram suas excretas totalmente coletadas para determinação da energia metabolizável aparente (EMA) e energia metabolizável aparente corrigida (EMAn). O delineamento experimental foi inteiramente casualizado, com três tratamentos e seis repetições, com oito aves cada. No segundo experimento, foi utilizado o método de alimentação forçada para a determinação dos coeficientes de digestibilidade dos aminoácidos. O delineamento foi inteiramente casualizado, com dois alimentos e um jejum e seis repetições com um galo cada. Os valores de MS, PB, EE, FB, EMA e EMAn foram, respectivamente, para FAI: 88,6%; 11,8%; 15,3%; 10,2%; 2968kcal kg-1 e 2804kcal kg-1 e para QA: 93,5%; 9,1%; 0,73%; 0,45%; 3338kcal kg-1 e 3239kcal kg-1. Os valores médios encontrados dos coeficientes de digestibilidade de aminoácidos essenciais e não essenciais foram, respectivamente, de 75,9% e 73,9%, para FAI, e 77,9% e 76,5%, para QA. Embora tenham apresentado níveis inferiores de energia, FAI e a QA podem ser utilizados nas rações de aves em substituição ao milho, uma vez que tiveram níveis maiores de proteína bruta e aminoácidos digestíveis.
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Com o objetivo de avaliar o efeito do uso de probiótico (Saccharomyces cerevisiae) em dietas para cavalos, utilizaram-se quatro equinos machos com média de 400 kg de peso corporal, em delineamento em quadrado latino 4 õ 4. As dietas foram compostas de concentrado e feno de capim-tifton 85 (de baixa qualidade) ou feno de alfafa (de alta qualidade), com ou sem a adição de levedura. Cada período experimental teve duração de 36 dias, com coleta total de fezes, para determinação dos coeficientes de digestibilidade aparente dos nutrientes, e coleta de fezes, para determinação do pH e da microbiologia fecal. A utilização de probiótico não alterou os coeficientes de digestibilidade aparente dos nutrientes das dietas, com exceção do extrato etéreo. A qualidade nutricional do feno influenciou os coeficientes de digestibilidade da matéria seca (MS), da proteína bruta (PB) e do extrato etéreo (EE) apenas no caso das dietas com feno de capim-tifton sem probiótico e com feno de alfafa com probiótico. A utilização de cultura de levedura aumentou a população de Lactobacillus nas fezes dos animais que receberam a dieta com feno de capim-tifton com probiótico. Não houve uso de probiótico na população de Lactobacillus nas dietas com feno de alfafa (de boa qualidade). A população de Streptococcus nas fezes aumentou com suplementação de levedura, tanto na dieta com feno de capim-tifton como naquela com feno de alfafa. A dieta com capim-tifton 85 sem probiótico promoveu redução nos valores de pH fecal 14 e 17 horas após a alimentação. Considerando ainda os valores de pH fecal nesses períodos após a alimentação, as dietas suplementadas com probiótico apresentaram valores superiores àqueles obtidos sem adição de levedura.
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Avaliaram-se as características fermentativas e a qualidade das silagens de seis variedades de milho, de ciclos precoce e superprecoce - BRS Caatingueiro, BRS Assum Preto, BR 5033 Asa Branca, BR 5028 São Francisco, Gurutuba e BRS 4103 - indicadas para a região semiárida brasileira. Foram utilizados silos experimentais, em delineamento inteiramente ao acaso, com seis tratamentos (variedades) e quatro repetições. Avaliaram-se: matéria seca (MS), matéria orgânica (MO), proteína bruta (PB), fibra em detergente neutro (FDN), fibra em detergente ácido (FDA), extrato etéreo (EE), carboidratos totais (CHO), carboidratos não fibrosos (CNF), pH, nitrogênio amoniacal como parte do nitrogênio total (N-NH3/NT), ácidos orgânicos e digestibilidade in vitro da matéria seca (DIVMS) das silagens. Os valores médios encontrados para a silagem foram: MS= 28,7%; MO= 94,9%; PB= 8,3%; FDN= 49,9%; FDA= 27,5%; EE= 3,8%; CHO= 82,7%; CNF= 32,8%; pH= 3,8; N-NH3/NT= 2,9%/NT; ácido láctico = 7,6%; ácido acético = 0,6%; ácido butírico = 0,3% e DIVMS= 57,9%. As variedades BR 5028 - São Francisco e Gurutuba destacaram-se das demais em relação ao teor de matéria seca. A variedade BRS Caatingueiro apresentou maior teor de carboidratos não fibrosos em relação às demais. As silagens de todas as variedades foram classificadas como de excelente qualidade, por apresentarem potencial para ensilagem no semiárido brasileiro
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OBJECTIVE: To investigate the expression of SMAD proteins in human thyroid tissues since the inactivation of TGF-β/activin signaling components is reported in several types of cancer. Phosphorylated SMAD 2 and SMAD3 (pSMAD2/3) associated with the SMAD4 induce the signal transduction generated by TGF-β and activin, while SMAD7 inhibits this intracellular signaling. Although TGF-β and activin exert antiproliferative roles in thyroid follicular cells, thyroid tumors express high levels of these proteins. MATERIALS AND METHODS: The protein expression of SMADs was evaluated in multinodular goiter, follicular adenoma, papillary and follicular carcinomas by immunohistochemistry. RESULTS: The expression of pSMAD2/3, SMAD4 and SMAD7 was observed in both benign and malignant thyroid tumors. Although pSMAD2/3, SMAD4 and SMAD7 exhibited high cytoplasmic staining in carcinomas, the nuclear staining of pSMAD2/3 was not different between benign and malignant lesions. CONCLUSIONS: The finding of SMADs expression in thyroid cells and the presence of pSMAD2/3 and SMAD4 proteins in the nucleus of tumor cells indicates propagation of TGF-β/activin signaling. However, the high expression of the inhibitory SMAD7, mostly in malignant tumors, could contribute to the attenuation of the SMADs antiproliferative signaling in thyroid carcinomas.
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OBJETIVO: Avaliar a relação entre o consumo de açúcares de adição e a adequação do consumo de nutrientes e grupos alimentares em adolescentes residentes no município de São Paulo. MÉTODOS: Foram avaliados 793 adolescentes, provenientes de um estudo de base populacional, realizado em 2003. O consumo alimentar foi medido pelo recordatório de 24 horas, tendo sido aplicado método de ajuste por meio de subamostra de 195 indivíduos. O consumo de açúcares foi categorizado em adequado ou inadequado, quando ≤10% ou >10% do valor energético total da dieta, respectivamente. A adequação de ingestão de macronutrientes considerou intervalos de distribuição aceitável, e a prevalência de inadequação dos micronutrientes foi calculada pelo método Estimated Average Requirement como ponto de corte. O consumo mediano dos alimentos foi estimado além dos percentis 25 e 75. Foram utilizados testes de Qui-quadrado, Wald e mediana, com nível de significância de 5%. RESULTADOS: Identificou-se maior proporção de adolescentes com consumo adequado de carboidratos entre aqueles com maior ingestão de açúcares de adição. Todos os adolescentes apresentaram ingestão proteica dentro dos valores preconizados e verificou-se associação significativa entre a adequação de lipídeos e o consumo de açúcares de adição somente entre os adolescentes do sexo masculino. Maior porção mediana de leite, carnes, frutas, suco industrializado, refrigerante e achocolatado em pó foi identificada entre os adolescentes com consumo excessivo de açúcares de adição. CONCLUSÃO: O consumo excessivo de açúcares de adição se mostrou relacionado à menor adequação do consumo de nutrientes e à menor ingestão de alimentos de alta densidade nutritiva.
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The effects of body weight or age and dietary digestible lysine and metabolizable energy on apparent digestibility of energy and dry matter were evaluated in piglets after weaning. The animals were weaned at 21 days of age and distributed in two groups: 8.68 ± 0.76 kg at 28 days of age (weaned 7 days earlier); and 12.73 ± 0.99 kg at 35 days of age (weaned 14 days earlier). The pigs were allotted in digestibility cages in a completely randomized block design with the following factorial arrangements: 2 × 4 composed of two weight categories and four levels of digestible lysine (1.222; 1.305; 1.390 and 1.497%); and 2 × 3 composed of two weight categories and three levels of metabolizable energy (3,510; 3,700 and 3,830 kcal/kg rations). Digestible lysine was evaluated in six replications and metabolizable energy in eight replications and each animal constituted an experimental unit. Piglets with higher body weight and age were more efficient in nitrogen retention and energetic balance, compared to lighter and younger piglets, particularly those given lower concentration of lysine in the diet. The energy increase favored nitrogen retention by the heavier and older piglets. However, coefficients of dry matter and energy apparent digestibility did not differ among weight categories. Older and heavier piglets were more efficient in nitrogen retention, although this efficacy depended on concentration of the energy in the diet. This better use of protein and energy suggest differences on nutritional requirements.
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Objetivou- se verificar a existência de variação genética entre cultivares de capim- colonião quanto ao efeito da maturidade sobre a composição química e a digestibilidade, e classificar os genótipos de acordo com características produtivas e de qualidade nutricional. Utilizou- se o delineamento de blocos ao acaso, com parcelas subdivididas e três repetições, considerando parcelas as datas de corte e subparcelas, os genótipos. A produção de MS diferiu entre os genótipos somente aos 90 dias de crescimento, mas a porcentagem de folhas, colmos e material morto variou tanto aos 60 como aos 90 dias de crescimento. Ao contrário do observado para as folhas, a composição química e a digestibilidade do colmo apresentou grande variabilidade entre os genótipos. O colmo apresentou concentrações mais elevadas de FDN, FDA e lignina e menores valores de PB em comparação às folhas. Apresentou ainda maior digestibilidade da MS aos 60 dias de crescimento e maior digestibilidade da FDN aos 30 e 60 dias de crescimento. No agrupamento dos cultivares, os genótipos PM39 e PM47 foram apontados como os mais promissores no programa de melhoramento, por apresentarem alta produtividade e alta qualidade nutricional. A maturidade pouco afeta a digestibilidade de folhas em comparação ao colmo. Quando a participação de colmo no total de massa seca aumenta, esse componente passa a ser o limitador da qualidade de plantas forrageiras. Portanto, programas de melhoramento devem considerar, além da relação folha:colmo, também a digestibilidade in vitro da FDN do colmo na seleção de genótipos.
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The objective of this study was to evaluate the use of fat sources in rations for lactating cows on the productive performance and composition of milk protein fraction. Twelve Holstein cows were used, grouped in three balanced 4 × 4 Latin squares, fed with the following rations: control; refined soybean oil; whole raw soybean; and calcium salts of unsaturated fatty acid (Megalac-E). Dry matter and nutrient intake, and daily milk production were evaluated. The samples used to analyze milk composition were collected in two alternate days and were obtained from two daily milking. Milk composition and total nitrogen, non-protein nitrogen and non-casein nitrogen ratios were analyzed. The casein, serum protein and true protein ratios were obtained by difference. Dry matter and nutrient intakes were lower when cows received the diet containing calcium salts of fatty acids, in relation to the control diet. Among the diets with fat sources, the one with whole raw soybean and calcium salts decreased milk production. There was no effect of fat sources added to the diet on crude protein, non-protein nitrogen, non-casein nitrogen, true protein, casein, casein/milk true protein ratio and serum protein. Similarly, the experimental diets did not influence the protein fractions when expressed in percentage of milk crude protein. The utilization of fat sources in diets changes milk production and composition of lactating cows, but does not influence the composition of milk protein fractions.
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O estudo foi realizado com o objetivo de avaliar o resultado econômico e o desempenho de leitões na fase de creche alimentados com rações formuladas com base nos nutrientes digestíveis da silagem de grãos úmidos de milho. Foram utilizados 18 leitões mestiços (Landrace × Large White) com peso médio inicial de 16,01 kg no experimento de digestibilidade e 60 leitões mestiços com peso médio inicial de 7,11 kg no experimento de desempenho. O delineamento experimental nos dois experimentos foi em blocos ao acaso. No experimento de digestibilidade, avaliou-se uma ração-referência contendo ou não 30% de milho seco moído (30%) e silagem de grãos úmidos de milho e, no experimento de desempenho, avaliaram-se quatro rações: à base de grãos de milho seco moídos; à base de silagem de grãos úmidos de milho (SGUM) em substituição a 100% do milho seco, com base na matéria seca; à base de SGUM, considerando o valor de energia digestível da silagem determinado no experimento de digestibilidade; e à base de SGUM, considerando os valores de energia digestível, proteína digestível e fósforo disponível da silagem, determinados no experimento de digestibilidade. A digestibilidade aparente de matéria seca (MS), proteína bruta (PB), fósforo (P) e cálcio (Ca) e o nível de energia digestível foram maiores para a ração à base de SGUM formulada considerando os valores nutricionais determinados no experimento de digestibilidade. Durante o período total do experimento de desempenho (0 a 32 dias), a SGUM proporcionou melhor conversão alimentar e os menores custos/kg de peso ganho, mas não foram observadas diferenças no ganho diário de peso e no consumo diário de ração. Na formulação de rações com silagem de grãos úmidos de milho para suínos, deve-se considerar o valor nutricional, principalmente o teor de energia digestível, desse alimento.