910 resultados para PORTER, MICHAEL EUGENE, 1947- CRITICA E INTERPRETACION
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The fundamental debt of E. O'Neill's Mourning Becomes Electra to Aeschylus, and to a lesser degree to Sophocles and Euripides, has been always recognised but, according to the author's hypothesis, O'Neill might have taken advantage of the Platonic image of the cave in order to magnify his both Greek and American drama. It is certainly a risky hypothesis that stricto sensu cannot be proved, but it is also reader's right to evaluate the plausibility and the possible dramatic benefit derived from such a reading. Besides indicating to what degree some of the essential themes of Platonic philosophy concerning darkness, light or the flight from the prison of the material world are not extraneous to O'Neill's work, the author proves he was aware of the Platonic image of the cave thanks to its capital importance in the work of some of his intellectual mentors such as F. Nietzsche or Oscar Wilde. Nevertheless, the most significant aim of the author's article is to emphasize both the dramatic benefits and the logical reflections derived, as said before, from reading little by little O'Neill's drama bearing in mind the above mentioned Platonic parameter.
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Résumé II lavoro verte sui volgarizzamenti quattro-cinquecenteschi di Luciano di Samosata, importante capitolo nella fortuna dell'autore greco, che diede l'avvio a quel vasto fenomeno chiamato "lucianesimo", esteso in Europa fino al XIX sec. In particolare fornisco l'edizione critica e commentata delle Storie vere volgarizzate, contenute nella prima, assai ampia (41 opuscoli), e per molto tempo unica, silloge lucianea in volgare, che ho datato a poco prima del 1480. Essa ci è giunta tramite un unico manoscritto, il Vaticano Chigiano L.VI.215, confezionato a Ferrara per Ercole I d'Este, nonché in almeno otto edizioni veneziane apparse fra il 1525 e il 1551. La princeps, da cui dipendono in vario modo tutte le edizioni successive, è pubblicata da Niccolò Zoppino. I1 ms. e le prime due edizioni (1525; 1527 Bindoni e Pasini) tacciono il nome del traduttore, che compare solo nell'edizione del 1529 (Zoppino): Niccolò Leoniceno (1428-1524), medico umanista e valente grecista, attivo a Ferrara dal 1464 al 1524, studioso e traduttore di Ippocrate e Galeno, editore di Aristotele e volgarizzatore di storici per Ercole d'Este. L'edizione ha richiesto uno studio preliminare sulle numerose traduzioni in latino e in volgare di Luciano, per valutare meglio le modalità della sua fortuna umanistica. Confrontando ms. e stampe, per le Storie vere si hanno due volgarizzamenti totalmente diversi, fin dal titolo: La vera historia nel ms., Le vere narrazioni nelle cinquecentine. Ma per l'ultimo quarto di testo, ms. e stampe in sostanza coincidono. La collazione ha coinvolto anche il testo greco (con gli apparati delle edizioni critiche) e la versione latina dell'umanista umbro Lilio Tifernate (1417/18-1486) risalente al 1439-43 ca., intitolata De veris narrationibus, di cui si hanno almeno tre redazioni d'autore; una quarta è invece dovuta probabilmente a Benedetto Bordon, che la inserì nella sua silloge latina di Luciano del 1494. Ho cosa stabilito che il volgarizzamento del ms. Chigiano, La vera historia, è stato eseguito direttamente dal greco, fatto eccezionale nel panorama delle traduzioni umanistiche, mentre quello a stampa, Le vere narrazioni, deriva dalla redazione Bordon del De veris narrationibus. La diversità dei titoli dipende dalle varianti dei codici greci utilizzati dai traduttori: il Vat. gr. 1323, o una sua copia, è utilizzato sia dal volgarizzatore del Chigiano, sia da Bordon, indipendentemente l'uno dall'altro; il Marc. gr. 434, o una sua copia, dal Tifernate. Il titolo latino mantenuto da Bordon risale al Tifernate. Per quanto riguarda l'attribuzione dei due volgarizzamenti, come già per altri due testi della silloge da me studiati (Lucio 01 Asino e Timone), anche per La vera historia del Chigiano è accettabile il nome di Niccolò Leoniceno, poiché: 1) essa è tradotta direttamente dal greco, correttamente e con buona resa in volgare, 2) Paolo Giovio -che conobbe di persona il Leoniceno -, negli Elogia veris clarorum virorum imaginibus apposita ricorda che i volgarizzamenti di Luciano e di Dione eseguiti dal Leoniceno piacquero molto ad Ercole d'Este, 3) nessuno nella prima metà del sec. XVI rivendica, per sé o per un suo maestro, il volgarizzamento di Luciano. Le vere narrazioni a stampa, tradotte dal latino del Bordon, dopo il 1494 e prima del 1525, per la parte che diverge dalla Vera historia rimangono invece anonime. Dato che si tratta di due volgarizzamenti distinti, ho allestito l'edizione a fronte dei due testi fin dove essi divergono, seguendo per l'uno il ms., per l'altro la princeps; per la parte finale, in cui confluiscono, mi baso invece sul manoscritto e relego in apparato le varianti più vistose della princeps (non è emerso un chiaro rapporto di dipendenza fra i due testimoni). Oltre all'apparato critico con le lezioni rifiutate, fornisco un commento con la giustificazione delle scelte e il confronto con i corrispondenti passi greci e latini.
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Doctor Miquel Porter recent death (1930-2004) constitutes the ocassion to review his whole work either as an University Professor or as a Cinema¿s History researcher. But Porter was also active on some other cultural and political opposition movements during the Francoist Dictatorship and after 1975 during the democratic Transtion. Doctor Palmira González¿s obituary article stablishes the political and social meaning of this entire biographie.
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El text presenta la important tasca de Joan Estelrich en projectar el problema nacional català a l'estranger entre els anys 1919-1926. Se subratlla l'empenta que dóna a la traducció d'obres de la cultura catalana en altres idiomes i especialment a l'italià. En aquest marc s'expliquen les relacions entre aquest intel·lectual català i l'italià Cesare Giardini. Seguint l'epistolari inèdit entre els dos, el text explica els rerefons en què es va fer la traducció de dos obres significatives com La nacionalitat catalana d'Enric Prat de la Riba i Entorn del feixisme italià de Francesc Cambó. En aquest marc, el text reflexiona i critica les interpretacions historiogràfiques que han llegit l'experiència de Cambó com la d'un autor proper al feixisme.
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El text presenta la important tasca de Joan Estelrich en projectar el problema nacional català a l'estranger entre els anys 1919-1926. Se subratlla l'empenta que dóna a la traducció d'obres de la cultura catalana en altres idiomes i especialment a l'italià. En aquest marc s'expliquen les relacions entre aquest intel·lectual català i l'italià Cesare Giardini. Seguint l'epistolari inèdit entre els dos, el text explica els rerefons en què es va fer la traducció de dos obres significatives com La nacionalitat catalana d'Enric Prat de la Riba i Entorn del feixisme italià de Francesc Cambó. En aquest marc, el text reflexiona i critica les interpretacions historiogràfiques que han llegit l'experiència de Cambó com la d'un autor proper al feixisme.
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A transcript of the Condition of the State of Iowa speech by Governor Blue delivered at the State Capitol.
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No menos útil que la escritura de la historia para conocer lo que sucedió realmente es analizar las maneras de escribir esa misma historia para saber qué motivaciones, intenciones, fi lias o fobias latieron bajo la prosa de un historiador, un arte del que ya la misma antigüedad nos brindó excelentes ejercicios, por citar dos ejemplos ilustres, como la Maledicencia de Heródoto, de Plutarco, o el Cómo se debe escribir la historia, de Luciano de Samosata. A esa labor tan interesante se dedicó, en diciembre de 2006, un coloquio en el Institut für Geschichtswissenschaft, Abteilung Alte Geschichte de la Rheinische Friedrich- Wilhelms-Universität de Bonn y con el no menos importante motivo de festejar el octogésimo aniversario de una celebridad de la historia antigua como la del profesor Gerhard Wirth.
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Contrary to what Felipe Pedrell indicates, the second Ave maris stella in his Victoria's collected works (vol. V, 1908, pp. 100-3, n° 33) doesn't appear in the collection published in 1600 in Madrid by the composer, nor in any other of the musician's books. In the 1600 edition, Victoria reissues the two first verses (plainchant followed by polyphony) of the Ave maris stella published in 1576 and then again in 1581. The earliest source of the problematic Ave maris stella is Munich, Bayerische Staatsbibliothek, Musik-Abteilung, 2 Mus. pr. 23 handschriftlicher Beiband, dating from the third quarter oft he seventeenth century. This source is a manuscrit that runs as an appendix to the 1581 edition of Victoria's hymns. No attributions are given in the manuscript. The first attributions of the piece to Victoria arise in the nineteenth century, in manuscripts copied by Johann Michael Hauber, Johann Caspar Aiblinger, August Baumgartner and Carl Proske, and preserved in Munich and Regensburg. Proske pubished the piece in his Musica divina in 1859 (Annus primus, vol. III, pp. 419-24). The most probable hypothesis ist that Pedrell had knowledge of the second Ave maris stella, under the spanish composer's name, via Proske's Musica divina. In all likelihood the piece is not by Victoria, not least because the composer has never written odd polyphonic verses of hymns. In his Studies in the Music of Tomás Luis de Victoria (2001), Eugene Casjen Cramer relies on the supposed authenticity of the work to ascribe the others pieces of Munich, Bayerische Staatsbibliothek, Musik-Abteilung, 2 Mus. pr. 23 handschriftlicher Beiband to the composer. These attributions should therefore be refuted.