982 resultados para Legends, Icelandic.


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This work tries to show to the reader a more mystical side of Excalibur and its importance to the Arthurian myth. As its origin is pagan indigenous to the legends of the Celtic people, they will be briefly introduced to the reader so that they can realize the time in which the Celts lived, who they were and a little about how they acted in accordance with their culture . It will also be exposed a brief overview about the character of King Arthur and all the changes that it has passed through according to what suited to the culture of each time. Two legends about Excalibur will be analyzed, so that both points of view Pagan and Christian can be disclosed according to the myths and theoretical texts used as a basis for this work. Finally, several analyzis about the sword will be brought to the reader so they can understand the complexity of myths and symbols that the Celts have left as a legacy

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From October 1996 through September 1998, we used bottom-mounted hydrophone arrays to monitor deep-water areas north and west of the British Isles for songs of humpback whales (Megaptera novaeangliae). Singing humpbacks were consistently detected between October and March from the Shetland- Faroe Islands south to waters west of the English Channel. Temporal and geographic patterns of song detections, and movements of individually tracked whales, exhibited a southwesterly trend over this period, but with no corresponding northward trend between April and September. These results, together with a review of historical data from this area, suggest that the offshore waters of the British Isles represent a migration corridor for humpbacks, at least some of which summer in Norwegian (and possibly eastern Icelandic) waters. The migratory destination of the detected animals remains unknown, but the limited data suggest that these whales are bound primarily for the West Indies rather than historical breeding areas off the northwestern coast of Africa. Humpbacks detected in British waters after early to mid- March probably do not undertake a full migration to the tropics. These data provide further evidence that singing is not confined to tropical waters in winter, but occurs commonly on migration even in high latitudes.

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This work tries to show to the reader a more mystical side of Excalibur and its importance to the Arthurian myth. As its origin is pagan indigenous to the legends of the Celtic people, they will be briefly introduced to the reader so that they can realize the time in which the Celts lived, who they were and a little about how they acted in accordance with their culture . It will also be exposed a brief overview about the character of King Arthur and all the changes that it has passed through according to what suited to the culture of each time. Two legends about Excalibur will be analyzed, so that both points of view Pagan and Christian can be disclosed according to the myths and theoretical texts used as a basis for this work. Finally, several analyzis about the sword will be brought to the reader so they can understand the complexity of myths and symbols that the Celts have left as a legacy

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In this work, we study the effects of a longitudinal periodic potential on a parabolic quantum wire defined in a two-dimensional electron gas with Rashba spin-orbit interaction. For an infinite wire superlattice we find, by direct diagonalization, that the energy gaps are shifted away from the usual Bragg planes due to the Rashba spin-orbit interaction. Interestingly, our results show that the location of the band gaps in energy can be controlled via the strength of the Rashba spin-orbit interaction. We have also calculated the charge conductance through a periodic potential of a finite length via the nonequilibrium Green's function method combined with the Landauer formalism. We find dips in the conductance that correspond well to the energy gaps of the infinite wire superlattice. From the infinite wire energy dispersion, we derive an equation relating the location of the conductance dips as a function of the (gate controllable) Fermi energy to the Rashba spin-orbit coupling strength. We propose that the strength of the Rashba spin-orbit interaction can be extracted via a charge conductance measurement.

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Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.

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A one-dimensional multi-component reactive fluid transport algorithm, 1DREACT (Steefel, 1993) was used to investigate different fluid-rock interaction systems. A major short coming of mass transport calculations which include mineral reactions is that solid solutions occurring in many minerals are not treated adequately. Since many thermodynamic models of solid solutions are highly non-linear, this can seriously impact on the stability and efficiency of the solution algorithms used. Phase petrology community saw itself faced with a similar predicament 10 years ago. To improve performance and reliability, phase equilibrium calculations have been using pseudo compounds. The same approach is used here in the first, using the complex plagioclase solid solution as an example. Thermodynamic properties of a varying number of intermediate plagioclase phases were calculated using ideal molecular, Al-avoidance, and non-ideal mixing models. These different mixing models can easily be incorporated into the simulations without modification of the transport code. Simulation results show that as few as nine intermediate compositions are sufficient to characterize the diffusional profile between albite and anorthite. Hence this approach is very efficient, and can be used with little effort. A subsequent chapter reports the results of reactive fluid transport modeling designed to constrain the hydrothermal alteration of Paleoproterozoic sediments of the Southern Lake Superior region. Field observations reveal that quartz-pyrophyllite (or kaolinite) bearing assemblages have been transformed into muscovite-pyrophyllite-diaspore bearing assemblages due to action of fluids migrating along permeable flow channels. Fluid-rock interaction modeling with an initial qtz-prl assemblage and a K-rich fluid simulates the formation of observed mineralogical transformation. The bulk composition of the system evolves from an SiO2-rich one to an Al2O3+K2O-rich one. Simulations show that the fluid flow was up-temperature (e.g. recharge) and that fluid was K-rich. Pseudo compound approach to include solid solutions in reactive transport models was tested in modeling hydrothermal alteration of Icelandic basalts. Solid solutions of chlorites, amphiboles and plagioclase were included as the secondary mineral phases. Saline and fresh water compositions of geothermal fluids were used to investigate the effect of salinity on alteration. Fluid-rock interaction simulations produce the observed mineral transformations. They show that roughly the same alteration minerals are formed due to reactions with both types of fluid which is in agreement with the field observations. A final application is directed towards the remediation of nitrate rich groundwaters. Removal of excess nitrate from groundwater by pyrite oxidation was modeled using the reactive fluid transport algorithm. Model results show that, when a pyrite-bearing, permeable zone is placed in the flow path, nitrate concentration in infiltrating water can be significantly lowered, in agreement with proposals from the literature. This is due to nitrogen reduction. Several simulations investigate the efficiency of systems with different mineral reactive surface areas, reactive barrier zone widths, and flow rates to identify the optimum setup.

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The present study describes a Late Miocene (early Tortonian - early Messinian) transitional carbonate system that combines elements of tropical and cool-water carbonate systems (Irakleion Basin, island of Crete, Greece). As documented by stratal geometries, the submarine topography of the basin was controlled by tilting blocks. Coral reefs formed by Porites and Tarbellastrea occurred in a narrow clastic coastal belt along a „central Cretan landmass“, and steep escarpments formed by faulting. Extensive covers of level-bottom communities existed in a low-energy environment on the gentle dip-slope ramps of the blocks that show the widest geographical distribution within the basin. Consistent patterns of landward and basinward shift of coastal onlap in all outcrop studies reveal an overriding control of 3rd and 4th order sea level changes on sediment dynamics and facies distributions over block movements. An increasingly dry climate and the complex submarine topography of the fault block mosaic kept sediment and nutrient discharge at a minimum. The skeletal limestone facies therefore reflects oligotrophic conditions and a sea surface temperature (SST) near the lower threshold temperature of coral reefs in a climatic position transitional between the tropical coral reef belt and the temperate zone. Stable isotope records (δ18O, δ13C) from massiv, exceptionally preserved Late Miocene aragonite coral skeletons reflect seasonal changes in sea surface temperature and symbiont autotrophy. Spectral analysis of a 69 years coral δ18O record reveals significant variance at interannual time scales (5-6 years) that matches the present-day eastern Mediterranean climate variability controlled by the Arctic Oscillation/North Atlantic Oscillation (AO/NAO), the Northern Hemisphere’s dominant mode of atmospheric variability. Supported by simulations with a complex atmospheric general circulation model coupled to a mixed-layer ocean model, it is suggested, that climate dynamics in the eastern Mediterranean and central Europe reflect atmospheric variability related to the Icelandic Low 10 million years ago. Usually, Miocene corals are transformed in calcite spar in geological time and isotope values are reset by diagenetic alteration. It is demonstrated that the relicts of growth bands represent an intriguing source of information for the growth conditions of fossil corals. Recrystallized growth bands were measured systematically in massive Porites from Crete. The Late Miocene corals were growing slowly with 2-4 mm/yr, compatible with present-day Porites from high latitude reefs, a relationship that fits the position of Crete at the margin of the Miocene tropical reef belt. Over Late Miocene time (Tortonian - early Messinian) growth rates remained remarkably constant, and if the modern growth temperature relationship for massive Porites applies to the Neogene, minimum (winter) SST did not exceed 19-21°C.

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La ricerca pone al centro dell’indagine lo studio dell’importanza del cibo nelle cerimonie nuziali dell’Europa occidentale nei secoli V-XI. Il corpus di fonti utilizzate comprende testi di genere diverso: cronache, annali, agiografie, testi legislativi, a cui si è aggiunta un’approfondita analisi delle antiche saghe islandesi. Dopo un'introduzione dedicata in particolare alla questione della pubblicità della celebrazione, la ricerca si muove verso lo studio del matrimonio come “processo” sulla base della ritualità alimentare: i brindisi e i banchetti con cui si sigla l’accordo di fidanzamento e i ripetuti convivi allestiti per celebrare le nozze. Si pone attenzione anche ad alcuni aspetti trasversali, come lo studio del caso della “letteratura del fidanzamento bevuto”, ossia una tradizione di testi letterari in cui il fidanzamento tra i protagonisti viene sempre ratificato con un brindisi; a questo si aggiunge un’analisi di stampo antropologico della "cultura dell’eccesso", tipica dei rituali alimentari nuziali nel Medioevo, in contrasto con la contemporanea "cultura del risparmio". L'analisi si concentra anche sulle reiterate proibizioni al clero, da parte della Chiesa, di partecipare a banchetti e feste nuziali, tratto comune di tutta l’epoca altomedievale. Infine, la parte conclusiva della ricerca è incentrata sulla ricezione altomedievale di due figure bibliche che pongono al centro della narrazione un banchetto nuziale: la parabola delle nozze e il banchetto di Cana. L’insistente presenza di questi due brani nelle parole dei commentatori biblici mostra la straordinaria efficacia del “linguaggio alimentare”, ossia di un codice linguistico basato sul cibo (e su contesti quali l’agricoltura, la pesca, ecc.) come strumento di comunicazione sociale di massa con una valenza antropologica essenzialmente universale.

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This thesis consists of three self-contained papers. In the first paper I analyze the labor supply behavior of Bologna Pizza Delivery Vendors. Recent influential papers analyze labor supply behavior of taxi drivers (Camerer et al., 1997; and Crawford and Meng, 2011) and suggest that reference-dependence preferences have an important influence on drivers’ labor-supply decisions. Unlike previous papers, I am able to identify an exogenous and transitory change in labor demand. Using high frequency data on orders and rainfall as an exogenous demand shifter, I invariably find that reference-dependent preferences play no role in their labor’ supply decisions and the behavior of pizza vendors is perfectly consistent with the predictions of the standard model of labor’ supply. In the second paper, I investigate how the voting behavior of Members of Parliament is influenced by the Members seating nearby. By exploiting the random seating arrangements in the Icelandic Parliament, I show that being seated next to Members of a different party increases the probability of not being aligned with one’s own party. Using the exact spatial orientation of the peers, I provide evidence that supports the hypothesis that interaction is the main channel that explain these results. In the third paper, I provide an estimate of the trade flows that there would have been between the UK and Europe if the UK had joined the Euro. As an alternative approach to the standard log-linear gravity equation I employ the synthetic control method. I show that the aggregate trade flows between Britain and Europe would have been 13% higher if the UK had adopted the Euro.

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Faxaflói bay is a short, wide and shallow bay situated in the southwest of Iceland. Although hosting a rather high level of marine traffic, this area is inhabited by many different species of cetaceans, among which the white-beaked dolphin (Lagenorhynchus albirostris), found here all year-round. This study aimed to evaluate the potential effect of increasing marine traffic on white-beaked dolphins distribution and behaviour, and to determine whether or not a variation in sighting frequencies have occurred throughout years (2008 – 2014). Data on sightings and on behaviour, as well as photographic one, has been collected daily taking advantage of the whale-watching company “Elding” operating in the bay. Results have confirmed the importance of this area for white-beaked dolphins, which have shown a certain level of site fidelity. Despite the high level of marine traffic, this dolphin appears to tolerate the presence of boats: no differences in encounter durations and locations over the study years have occurred, even though with increasing number of vessels, an increase in avoidance strategies has been displayed. Furthermore, seasonal differences in probabilities of sightings, with respect to the time of the day, have been found, leading to suggest the existence of a daily cycle of their movements and activities within the bay. This study has also described a major decline in sighting rates throughout years raising concern about white-beaked dolphin conservation status in Icelandic waters. It is therefore highly recommended a new dedicated survey to be conducted in order to document the current population estimate, to better investigate on the energetic costs that chronic exposure to disturbances may cause, and to plan a more suitable conservation strategy for white-beaked dolphin around Iceland.

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The Simulation Automation Framework for Experiments (SAFE) streamlines the de- sign and execution of experiments with the ns-3 network simulator. SAFE ensures that best practices are followed throughout the workflow a network simulation study, guaranteeing that results are both credible and reproducible by third parties. Data analysis is a crucial part of this workflow, where mistakes are often made. Even when appearing in highly regarded venues, scientific graphics in numerous network simulation publications fail to include graphic titles, units, legends, and confidence intervals. After studying the literature in network simulation methodology and in- formation graphics visualization, I developed a visualization component for SAFE to help users avoid these errors in their scientific workflow. The functionality of this new component includes support for interactive visualization through a web-based interface and for the generation of high-quality, static plots that can be included in publications. The overarching goal of my contribution is to help users create graphics that follow best practices in visualization and thereby succeed in conveying the right information about simulation results.

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Genetic characterization helps to assure breed integrity and to assign individuals to defined populations. The objective of this study was to characterize genetic diversity in six horse breeds and to analyse the population structure of the Franches-Montagnes breed, especially with regard to the degree of introgression with Warmblood. A total of 402 alleles from 50 microsatellite loci were used. The average number of alleles per locus was significantly lower in Thoroughbreds and Arabians. Average heterozygosities between breeds ranged from 0.61 to 0.72. The overall average of the coefficient of gene differentiation because of breed differences was 0.100, with a range of 0.036-0.263. No significant correlation was found between this parameter and the number of alleles per locus. An increase in the number of homozygous loci with increasing inbreeding could not be shown for the Franches-Montagnes horses. The proportion of shared alleles, combined with the neighbour-joining method, defined clusters for Icelandic Horse, Comtois, Arabians and Franches-Montagnes. A more disparate clustering could be seen for European Warmbloods and Thoroughbreds, presumably from frequent grading-up of Warmbloods with Thoroughbreds. Grading-up effects were also observed when Bayesian and Monte Carlo resampling approaches were used for individual assignment to a given population. Individual breed assignments to defined reference populations will be very difficult when introgression has occurred. The Bayesian approach within the Franches-Montagnes breed differentiated individuals with varied proportions of Warmblood.

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Insect bite hypersensitivity (IBH) is an allergic dermatitis of horses caused by IgE-mediated reactions to bites of Culicoides and sometimes Simulium spp. The allergens causing IBH are probably salivary gland proteins from these insects, but they have not yet been identified. The aim of our study was to identify the number and molecular weight of salivary gland extract (SGE) proteins derived from Culicoides nubeculosus which are able to bind IgE antibodies (ab) from the sera of IBH-affected horses. Additionally, we sought to investigate the IgG subclass (IgGa, IgGb and IgGT) reactivity to these proteins. Individual IgE and IgG subclass responses to proteins of C. nubeculosus SGE were evaluated by immunoblot in 42 IBH-affected and 26 healthy horses belonging to different groups (Icelandic horses born in Iceland, Icelandic horses and horses from different breeds born in mainland Europe). Additionally, the specific antibody response was studied before exposure to bites of Culicoides spp. and over a period of 3 years in a cohort of 10 Icelandic horses born in Iceland and imported to Switzerland. Ten IgE-binding protein bands with approximate molecular weights of 75, 66, 52, 48, 47, 32, 22/21, 19, 15, 13/12 kDa were found in the SGE. Five of these bands bound IgE from 50% or more of the horse sera. Thirty-nine of the 42 IBH-affected horses but only 2 of the 26 healthy horses showed IgE-binding to the SGE (p<0.000001). Similarly, more IBH-affected than healthy horses had IgGa ab binding to the Culicoides SGE (19/22 and 9/22, respectively, p<0.01). Sera of IBH-affected horses contained IgE, IgGa and IgGT but not IgGb ab against significantly more protein bands than the sera of the healthy horses. The cohort of 10 Icelandic horses confirmed these results and showed that Culicoides SGE specific IgE correlates with onset of IBH. IBH-affected horses that were born in Iceland had IgGa and IgGT ab (p< or =0.01) as well as IgE ab (p=0.06) against a significantly higher number of SGE proteins than IBH-affected horses born in mainland Europe. The present study shows that Culicoides SGE contains at least 10 potential allergens for IBH and that IBH-affected horses show a large variety of IgE-binding patterns in immunoblots. These findings are important for the future development of a specific immunotherapy with recombinant salivary gland allergens.

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We analysed a 610-bp mitochondrial (mt)DNA D-loop fragment in a sample of German draught horse breeds and compared the polymorphic sites with sequences from Arabian, Hanoverian, Exmoor, Icelandic, Sorraia and Przewalski's Horses as well as with Suffolk, Shire and Belgian horses. In a total of 65 horses, 70 polymorphic sites representing 47 haplotypes were observed. The average percentage of polymorphic sites was 11.5% for the mtDNA fragment analysed. In the nine different draught horse breeds including South German, Mecklenburg, Saxon Thuringa coldblood, Rhenisch German, Schleswig Draught Horse, Black Forest Horse, Shire, Suffolk and Belgian, 61 polymorphic sites and 24 haplotypes were found. The phylogenetic analysis failed to show monophyletic groups for the draught horses. The analysis indicated that the draught horse populations investigated consist of diverse genetic groups with respect to their maternal lineage.

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Volcanoes pose a threat to the human population at regional and global scales and so efficient monitoring is essential in order to effectively manage and mitigate the risks that they pose. Volcano monitoring from space has been possible for over thirty years and now, more than ever, a suite of instruments exists with the capability to observe emissions of gas and ash from a unique perspective. The goal of this research is to demonstrate the use of a range of satellite-based sensors in order to detect and quantify volcanic sulphur dioxide, and to assess the relative performances of each sensor against one another. Such comparisons are important in order to standardise retrievals and permit better estimations of the global contribution of sulphur dioxide to the atmosphere from volcanoes for climate modelling. In this work, retrievals of volcanic sulphur dioxide from a number of instruments are compared, and the individual performances at quantifying emissions from large, explosive volcanic eruptions are assessed. Retrievals vary widely from sensor to sensor, and often the use of a number of sensors in synergy can provide the most complete picture, rather than just one instrument alone. Volcanic emissions have the ability to result significant economic loses by grounding aircraft due to the high risk associated with ash encountering aircraft. As sulphur dioxide is often easier to measure than ash, it is often used as a proxy. This work examines whether this is a reasonable assumption, using the Icelandic eruption in early 2010 as a case study. Results indicate that although the two species are for the most part collocated, separation can occur under some conditions, meaning that it is essential to accurately measure both species in order to provide effective hazard mitigation. Finally, the usefulness of satellite remote sensing in quantifying the passive degassing from Turrialba, Costa Rica is demonstrated. The increase in activity from 2005 – 2010 can be observed in satellite data prior to the phreatic phase of early 2010, and can therefore potentially provide a useful indication of changing activity at some volcanoes.