989 resultados para Bioacustica Marina, Delfini Mediterraneo, Monitoraggio acustico, Acustica passiva


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[ES]El aprendizaje colaborativo es un procedimiento de enseñanza-aprendizaje basado en la organización de la clase en pequeños grupos de composición heterogénea, que trabajan juntos para la consecución de unos objetivos comunes. La posibilidad de éxito personal está estrechamente relacionada y depende exclusivamente de que los demás integrantes del grupo alcancen también los mismos objetivos. En este trabajo presentamos nuestra experiencia en trabajo colaborativo en la asignatura de Biodiversidad Marina de segundo curso del grado de Ciencias del Mar, obteniendo unos resultados de aprendizaje muy satisfactorios (superiores al 80%). Además de facilitar la consecución de las competencias básicas de laasignatura, esta metodología favorece la adquisición de destrezas sociales, mejora la autoestima y la interacción, desarrolla destrezas de autodescubrimiento, aumenta el interés, promueve el pensamiento crítico y la comunicación, mejorando el uso del lenguaje.

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Cambiamenti di habitat in ambienti marini: uno studio sperimentale sulla perdita di foreste a Cystoseira barbata (Stackhouse) C. Agardh e sui popolamenti che le sostituiscono La presente tesi affronta il tema scientifico generale di come prevedere e mitigare la perdita di habitat marini naturali causata dalle attività umane. La tesi si è focalizzata sugli habitat subtidali a “canopy” formati da macroalghe brune a tallo eretto dell’ordine Fucales, che per morfologia, ruolo ed importanza ecologica possono essere paragonate alle “foreste” in ambienti terrestri temperati. Questi sistemi sono tra i più produttivi in ambienti marini, e sono coinvolti in importanti processi ecologici, offrendo cibo, protezione, riparo ed ancoraggio a diverse altre specie animali e vegetali, modificando i gradienti naturali di luce, sedimentazione e idrodinamismo, e partecipando al ciclo dei nutrienti. Sulle coste temperate di tutto il mondo, le foreste di macroalghe a canopy sono in forte regressione su scala locale, regionale e globale. Questo fenomeno, che sta accelerando a un ritmo sempre più allarmante, sta sollevando interesse e preoccupazione. Infatti, data la loro importanza, la perdita di questi habitat può avere importanti conseguenze ecologiche ed economiche, tra cui anche il possibile declino della pesca che è stato osservato in alcune aree in seguito alla conseguente riduzione della produttività complessiva dei sistemi marini costieri. Nel Mar Mediterraneo questi tipi di habitat sono originati prevalentemente da alghe appartenenti al genere Cystoseira, che sono segnalate in forte regressione in molte regioni. Gli habitat a Cystoseira che ancora persistono continuano ad essere minacciati da una sineregia di impatti antropici, ed i benefici complessivi delle misure di protezione fin ora attuate sono relativamente scarsi. Scopo della presente tesi era quello di documentare la perdita di habitat a Cystoseira (prevalentemente Cystoseira barbata (Stackhouse) C. Agardh) lungo le coste del Monte Conero (Mar Adriatico centrale, Italia), e chiarire alcuni dei possibili meccanismi alla base di tale perdita. Studi precedentemente condotti nell’area di studio avevano evidenziato importanti cambiamenti nella composizione floristica e della distribuzione di habitat a Cystoseira in quest’area, e avevano suggerito che la scarsa capacità di recupero di questi sistemi potesse essere regolata da interazioni tra Cystoseira e le nuove specie dominanti sui substrati lasciati liberi dalla perdita di Cystoseira. Attraverso ripetute mappature dell’habitat condotte a partire da Luglio 2008 fino a Giugno 2010, ho documentato la perdita progressiva delle poche, e sempre più frammentate, patch di habitat originate da questa specie in due siti chiamati La Vela e Due Sorelle. Attraverso successivi esperimenti, ho poi evidenziato le interazioni ecologiche tra le specie dominanti coinvolte in questi cambiamenti di habitat, al fine di identificare possibili meccanismi di feedback che possano facilitare la persistenza di ciascun habitat o, viceversa, l’insediamento di habitat alternativi. La mappatura dell’habitat ha mostrato un chiaro declino della copertura, della densità e della dimensione degli habitat a Cystoseira (rappresentati soprattutto dalla specie C. barbata e occasionalmente C. compressa che però non è stata inclusa nei successivi esperimenti, d’ora in avanti per semplicità verrà utilizzato unicamente il termine Cystoseira per indicare questo habitat) durante il periodo di studio. Nel sito Due Sorelle le canopy a Cystoseira sono virtualmente scomparse, mentre a La Vela sono rimaste poche, sporadiche ed isolate chiazze di Cystoseira. Questi habitat a canopy sono stati sostituiti da nuovi habitat più semplici, tra cui soprattutto letti di mitili, feltri algali e stand monospecifici di Gracilaira spp.. La mappatura dell’habitat ha inoltre sottolineato una diminuzione del potenziale di recupero del sistema con un chiaro declino del reclutamento di Cystoseira durante tutto il periodo di studio. Successivamente ho testato se: 1) una volta perse, il recupero di Cystoseira (reclutamento) possa essere influenzato dalle interazioni con le nuove specie dominanti, quali mitili e feltri algali; 2) il reclutamento di mitili direttamente sulle fronde di Cystoseira (sia talli allo stadio adulto che giovanili) possa influenzare la sopravvivenza e la crescita della macroalga; 3) la sopravvivenza e la crescita delle nuove specie dominanti, in particolare mitili, possa essere rallentata dalla presenza di canopy di Cystoseira. I risultati dimostrano che le nuove specie dominanti insediatesi (feltri algali e mitili), possono inibire il reclutamento di Cystoseira, accelerandone il conseguente declino. L’effetto diretto dei mitili sulle fronde non è risultato particolarmente significativo né per la sopravvivenza di Cystoseira che finora non è risultata preclusa in nessun stadio di sviluppo, né per la crescita, che nel caso di individui adulti è risultata leggermente, ma non significativamente, più elevata per le fronde pulite dai mitili, mentre è stato osservato il contrario per i giovanili. La presenza di canopy a Cystoseira, anche se di piccole dimensioni, ha limitato la sopravvivenza di mitili. Questi risultati complessivamente suggeriscono che una foresta di macroalghe in buone condizioni può avere un meccanismo di autoregolazione in grado di facilitare la propria persistenza. Quando però il sistema inizia a degradarsi e a frammentarsi progressivamente, i cambiamenti delle condizioni biotiche determinati dall’aumento di nuove specie dominanti contribuiscono alla mancanza di capacità di recupero del sistema. Pertanto le strategie per una gestione sostenibile di questi sistemi dovrebbero focalizzarsi sui primi segnali di cambiamenti in questo habitat e sui possibili fattori che ne mantengono la resilienza.

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[ES]¿Qué hay en las aguas profundas de El Hierro? La organización de conservación marina Oceana presenta los hallazgos efectuados en el Mar de las Calmas con un robot submarino (ROV) capaz de descender a 1.000 metros. Estas imágenes revelan desde fondos de anguilas jardineras a arrecifes vivos de corales blancos de profundidad, de la freza del tamboril oceánico a rocas cubiertas de ostras gigantes. Durante la presentación se mostrarán hallazgos de interés mundial, como el primer vídeo obtenido de un pez transparente de seis ojos. Se describirán las profundidades al sur de la isla, explicando sus necesidades de protección, y se enseñarán imágenes de tiburones de aguas profundas, peces trípode, crinoideos, esponjas carnívoras y erizos de cuero, entre otras.

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Human brain is provided with a flexible audio-visual system, which interprets and guides responses to external events according to spatial alignment, temporal synchronization and effectiveness of unimodal signals. The aim of the present thesis was to explore the possibility that such a system might represent the neural correlate of sensory compensation after a damage to one sensory pathway. To this purpose, three experimental studies have been conducted, which addressed the immediate, short-term and long-term effects of audio-visual integration on patients with Visual Field Defect (VFD). Experiment 1 investigated whether the integration of stimuli from different modalities (cross-modal) and from the same modality (within-modal) have a different, immediate effect on localization behaviour. Patients had to localize modality-specific stimuli (visual or auditory), cross-modal stimulus pairs (visual-auditory) and within-modal stimulus pairs (visual-visual). Results showed that cross-modal stimuli evoked a greater improvement than within modal stimuli, consistent with a Bayesian explanation. Moreover, even when visual processing was impaired, cross-modal stimuli improved performance in an optimal fashion. These findings support the hypothesis that the improvement derived from multisensory integration is not attributable to simple target redundancy, and prove that optimal integration of cross-modal signals occurs in processing stage which are not consciously accessible. Experiment 2 examined the possibility to induce a short term improvement of localization performance without an explicit knowledge of visual stimulus. Patients with VFD and patients with neglect had to localize weak sounds before and after a brief exposure to a passive cross-modal stimulation, which comprised spatially disparate or spatially coincident audio-visual stimuli. After exposure to spatially disparate stimuli in the affected field, only patients with neglect exhibited a shifts of auditory localization toward the visual attractor (the so called Ventriloquism After-Effect). In contrast, after adaptation to spatially coincident stimuli, both neglect and hemianopic patients exhibited a significant improvement of auditory localization, proving the occurrence of After Effect for multisensory enhancement. These results suggest the presence of two distinct recalibration mechanisms, each mediated by a different neural route: a geniculo-striate circuit and a colliculus-extrastriate circuit respectively. Finally, Experiment 3 verified whether a systematic audio-visual stimulation could exert a long-lasting effect on patients’ oculomotor behaviour. Eye movements responses during a visual search task and a reading task were studied before and after visual (control) or audio-visual (experimental) training, in a group of twelve patients with VFD and twelve controls subjects. Results showed that prior to treatment, patients’ performance was significantly different from that of controls in relation to fixations and saccade parameters; after audiovisual training, all patients reported an improvement in ocular exploration characterized by fewer fixations and refixations, quicker and larger saccades, and reduced scanpath length. Similarly, reading parameters were significantly affected by the training, with respect to specific impairments observed in left and right hemisphere–damaged patients. The present findings provide evidence that a systematic audio-visual stimulation may encourage a more organized pattern of visual exploration with long lasting effects. In conclusion, results from these studies clearly demonstrate that the beneficial effects of audio-visual integration can be retained in absence of explicit processing of visual stimulus. Surprisingly, an improvement of spatial orienting can be obtained not only when a on-line response is required, but also after either a brief or a long adaptation to audio-visual stimulus pairs, so suggesting the maintenance of mechanisms subserving cross-modal perceptual learning after a damage to geniculo-striate pathway. The colliculus-extrastriate pathway, which is spared in patients with VFD, seems to play a pivotal role in this sensory compensation.

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La studio della distribuzione spaziale e temporale della associazioni a foraminiferi planctonici, campionati in zone con differente regime idrografico, ha permesso di comprendere che molte specie possono essere diagnostiche della presenza di diverse masse d’acqua superficiali e sottosuperficiali e di diversi regimi di nutrienti nelle acque oceaniche. Parte di questo lavoro di tesi si basa sullo studio delle associazioni a foraminiferi planctonici attualmente viventi nel Settore Pacifico dell’Oceano Meridionale (Mare di Ross e Zona del Fronte Polare) e nel Mare Mediterraneo (Mar Tirreno Meridionale). L’obiettivo di questo studio è quello di comprendere i fattori (temperatura, salinità, nutrienti etc.) che determinano la distribuzione attuale delle diverse specie al fine di valutarne il valore di “indicatori” (proxies) utili alla ricostruzione degli scenari paleoclimatici e paleoceanografici succedutisi in queste aree. I risultati documentano che la distribuzione delle diverse specie, il numero di individui e le variazioni nella morfologia di alcuni taxa sono correlate alle caratteristiche chimico-fisiche della colonna e alla disponibilità di nutrienti e di clorofilla. La seconda parte del lavoro di tesi ha previsto l’analisi degli isotopi stabili dell’ossigeno e del rapporto Mg/Ca in gusci di N. pachyderma (sin) prelevati da pescate di micro zooplancton (per tarare l’equazione di paleo temperatura) da un box core e da una carota provenienti dalla zona del Fronte Polare (Oceano Pacifico meridionale), al fine di ricostruire le variazioni di temperatura negli ultimi 13 ka e durante la Mid-Pleistocene Revolution. Le temperature, dedotte tramite i valori degli isotopi stabili dell’ossigeno, sono coerenti con le temperature attuali documentate in questa zona e il trend di temperatura è paragonabile a quelli riportati in letteratura anche per eventi climatici come lo Younger Dryas e il mid-Holocene Optimum. I valori del rapporto Mg/Ca misurato tramite due diverse tecniche di analisi (laser ablation e analisi in soluzione) sono risultati sempre molto più alti dei valori riportati in letteratura per la stessa specie. La laser ablation sembra carente dal punto di vista del cleaning del campione e da questo studio emerge che le due tecniche non sono comparabili e che non possono essere usate indifferentemente sullo stesso campione. Per quanto riguarda l’analisi dei campioni in soluzione è stato migliorato il protocollo di cleaning per il trattamento di campioni antartici, che ha permesso di ottenere valori veritieri e utili ai fini delle ricostruzioni di paleotemperatura. Tuttavia, rimane verosimile l’ipotesi che in ambienti particolari come questo, con salinità e temperature molto basse, l’incorporazione del Mg all’interno del guscio risenta delle condizioni particolari e che non segua quindi la relazione esponenziale con la temperatura ampiamente dimostrata ad altre latitudini.