422 resultados para A Bela e a Fera
Resumo:
Il sito archeologico della città romana di Suasa, nell’entroterra marchigiano, costituisce l'area di intervento della Tesi di Laurea. Il tema progettuale riguarda la musealizzazione del sito e del relativo scavo nell'ambito marchigiano. Si è stabilito come obiettivo progettuale quello di rievocare, proteggere e conservare le tracce archeologiche e la città nel suo insieme. Il progetto mette in evidenza l’estensione dell’insediamento urbano attraverso la riproposizione in superficie di tutte le tracce rinvenute mediante i sondaggi effettuati dagli archeologi. Particolare attenzione è stata posta a Fòro, Domus dei Coiedii e Decumano, attraverso lo scavo di una finestra archeologica con lo scopo di avvicinare il visitatore alla quota degli scavi. Osservando i resti si è concluso che l’atteggiamento progettuale dovesse differenziarsi a seconda dei casi con interventi mirati e specifici: il Decumano, di cui è evidente un'ampia parte del basolato, è stato preservato dal continuo passaggio dei visitatori mediante l’inserimento di una passerella sopraelevata e traslata rispetto ad esso; L'intento progettuale riguardante il Fòro è quello di rievocarne la forma e la relazione che esso instaurava con la città e col paesaggio circostante. La scelta architettonica è ricaduta sulla riproposizione in volume dell'edificio, attraverso la semplificazione della sagoma e l'utilizzo di tecnologie moderne, senza tuttavia negare i principi compositivi romani. Tale involucro viene posizionato al di sopra del dato preesistente senza punti di contatto con esso, mentre la struttura vi poggia direttamente. Atteggiamento differente è stato adottato per la musealizzazione della Domus dei Coiedii; l’intenzione progettuale è, in questo caso, conseguenza della necessità di coprire e rendere fruibile ed apprezzabile, oltre che proteggere, l'intero scavo, in quanto le tracce risultano essere più consistenti e costituite inoltre da una ricca compagine di elementi musivi in un buono stato di conservazione. Definiti tali obiettivi è risultato necessario studiare un percorso museografico interno.
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Il progetto di musealizzazione dell’area archeologica di Suasa pone le basi sullo studio dei legami storici, culturali e paesaggistici che si sono instaurati sin dall’epoca romana e permangono tutt’oggi. Il primo passo parte dallo studio della Salaria Gallica: nasce così la volontà di mantenere la Salaria usufruibile da tutti, richiamando quindi l’interesse di un pubblico di vario target intorno l’area di progetto . Da questa principio si rende quindi necessaria una prima divisione dell’aria in una parte pubblica ed una privata, la prima interessata dalla costruzione di un nuovo spazio polifunzionale, la seconda destinata al mantenimento delle tracce (archeologiche e paesaggistiche). Si rende fondamentale nello spazio pubblico la costruzione di un nuovo edificio che vada ad ospitare funzioni utili alle due aree, una costruzione che è figlia di principi che caratterizzano l’area sin dall’epoca romana: la viabilità antica e le maglie generatrici. Lo spazio privato, reso tale attraverso la costruzione di un limite fisico è a sua volta diviso in due parchi: il parco archeologico e il parco agricolo. Il parco archeologico è interessato dalla costruzione di una copertura atta alla salvaguardia delle tracce di una delle istanze archeologiche di maggior valore : la Domus dei Coiedii. I principi che contraddistinguono il progetto sono quelli di riproporre, a scopo educativo, la volumetria antica della domus, mantenendo però una pianta libera che sottolinei la maestosità che fu. Si ha così una triade di parchi, legati fra loro da elementi ordinatori che nascono da una rilettura di sistemi romani ed una riproposizione di tali. Si tratta degli elementi d’ombra, che riprenderanno le strutture a sacco tipiche romane, e dei percorsi studiati per sottolineare la gerarchia delle tracce.
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Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare con una strategia diversa con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare gli elementi presenti con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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L’esigenza di contestualizzare le rovine di Suasa Senonum all’interno di un Parco Archeologico che racconti la composizione della città e le relazioni che questa ha intessuto con il territorio, ha condotto alla formulazione di un progetto territoriale; il Parco Archeologico è così inteso come un’occasione per rilanciare la conoscenza di un sistema che connette aspetti culturali, storici e paesaggistici. La città è intersecata da uno dei percorsi più antichi e importanti della Regione: la Salaria Gallica che attraversa città, borghi, vallate, fiumi e parchi archeologici tra cui quello di Suasa Senonum e offre la possibilità di leggere le dinamiche che hanno modellato il territorio sin dall’antichità. Il punto di forza di questa via consiste nell’offrire la possibilità di leggere come la natura e l’uomo abbiano interagito nel tempo e di come esso eserciti la propria opera modellatrice sul risultato delle loro relazioni. Queste considerazioni hanno portato ad affrontare temi che pongono l’accento su questioni che vanno dalle connessioni territoriali all’aggiunta di stratificazione sullo spessore del tempo culminando in un risultato che riconsegna la città alla collettività. Il progetto traduce queste riflessioni affrontando la costruzione di un ponte sul fiume Cesano quale punto di ricucitura della via Salaria Gallica, dell’inserimento di un visitor centre e della rivitalizzazione dell’anfiteatro quale luogo di spettacolo. Il filo conduttore del tutto, dal lining out all’opera land art, sta nella volontà di intaccare il meno possibile quell’equilibrio con cui la natura ha preso il sopravvento sulle attività umane di un tempo celandone le tracce; la sfida è stata quella di rendere l’organismo urbano nuovamente leggibile attraverso il progetto di architettura. Abbiamo così cercato di reinserire in un circuito ritrovato ciò che il tempo ha in parte cancellato.
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Recent advances have revealed that during exogenous airway challenge, airway diameters can not be adequately predicted by their initial diameters. Furthermore, airway diameters can also vary greatly in time on scales shorter than a breath. In order to better understand these phenomena, we developed a multiscale model which allows us to simulate aerosol challenge in the airways during ventilation. The model incorporates agonist-receptor binding kinetics to govern the temporal response of airway smooth muscle (ASM) contraction on individual airway segments, which together with airway wall mechanics, determines local airway caliber. Global agonist transport and deposition is coupled with pressure-driven flow, linking local airway constrictions with global flow dynamics. During the course of challenge, airway constriction alters the flow pattern, redistributing agonist to less constricted regions. This results in a negative feedback which may be a protective property of the normal lung. As a consequence, repetitive challenge can cause spatial constriction patterns to evolve in time, resulting in a loss of predictability of airway diameters. Additionally, the model offers new insight into several phenomena including the intra- and inter-breath dynamics of airway constriction throughout the tree structure.
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Multiple endocrine neoplasia type 2 is characterized by germline mutations in RET. For exon 10, comprehensive molecular and corresponding phenotypic data are scarce. The International RET Exon 10 Consortium, comprising 27 centers from 15 countries, analyzed patients with RET exon 10 mutations for clinical-risk profiles. Presentation, age-dependent penetrance, and stage at presentation of medullary thyroid carcinoma (MTC), pheochromocytoma, and hyperparathyroidism were studied. A total of 340 subjects from 103 families, age 4-86, were registered. There were 21 distinct single nucleotide germline mutations located in codons 609 (45 subjects), 611 (50), 618 (94), and 620 (151). MTC was present in 263 registrants, pheochromocytoma in 54, and hyperparathyroidism in 8 subjects. Of the patients with MTC, 53% were detected when asymptomatic, and among those with pheochromocytoma, 54%. Penetrance for MTC was 4% by age 10, 25% by 25, and 80% by 50. Codon-associated penetrance by age 50 ranged from 60% (codon 611) to 86% (620). More advanced stage and increasing risk of metastases correlated with mutation in codon position (609?620) near the juxtamembrane domain. Our data provide rigorous bases for timing of premorbid diagnosis and personalized treatment/prophylactic procedure decisions depending on specific RET exon 10 codons affected.
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The ydgR gene of Escherichia coli encodes a protein of the proton-dependent oligopeptide transporter (POT) family. We cloned YdgR and overexpressed the His-tagged fusion protein in E. coli BL21 cells. Bacterial growth inhibition in the presence of the toxic phosphonopeptide alafosfalin established YgdR functionality. Transport was abolished in the presence of the proton ionophore carbonyl cyanide p-chlorophenylhydrazone, suggesting a proton-coupled transport mechanism. YdgR transports selectively only di- and tripeptides and structurally related peptidomimetics (such as aminocephalosporins) with a substrate recognition pattern almost identical to the mammalian peptide transporter PEPT1. The YdgR protein was purified to homogeneity from E. coli membranes. Blue native-polyacrylamide gel electrophoresis and transmission electron microscopy of detergent-solubilized YdgR suggest that it exists in monomeric form. Transmission electron microscopy revealed a crown-like structure with a diameter of approximately 8 nm and a central density. These are the first structural data obtained from a proton-dependent peptide transporter, and the YgdR protein seems an excellent model for studies on substrate and inhibitor interactions as well as on the molecular architecture of cell membrane peptide transporters.
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The BepiColombo Laser Altimeter (BELA) has been selected to fly on ESA׳s BepiColombo mission to Mercury. The instrument will be the first European laser altimeter designed for interplanetary flight. This paper describes the setup used to characterize the angular movements of BELA under the simulated environmental conditions that the instrument will encounter when orbiting Mercury. The system comprises a laser transmitter and a receiving telescope, which can move with respect to each other under thermal load. Tests performed using the Engineering Qualification Model show that the setup is accurate enough to characterize angular movements of the instrument components to an accuracy of ≈10 μrad. The qualification instrument is thermally stable to operate during all mission phases around Mercury proving that the transmitter and receiver sections will remain within the alignment requirements during its mission.
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BACKGROUND REG1 is a novel anticoagulation system consisting of pegnivacogin, an RNA aptamer inhibitor of coagulation factor IXa, and anivamersen, a complementary sequence reversal oligonucleotide. We tested the hypothesis that near complete inhibition of factor IXa with pegnivacogin during percutaneous coronary intervention, followed by partial reversal with anivamersen, would reduce ischaemic events compared with bivalirudin, without increasing bleeding. METHODS We did a randomised, open-label, active-controlled, multicentre, superiority trial to compare REG1 with bivalirudin at 225 hospitals in North America and Europe. We planned to randomly allocate 13,200 patients undergoing percutaneous coronary intervention in a 1:1 ratio to either REG1 (pegnivacogin 1 mg/kg bolus [>99% factor IXa inhibition] followed by 80% reversal with anivamersen after percutaneous coronary intervention) or bivalirudin. Exclusion criteria included ST segment elevation myocardial infarction within 48 h. The primary efficacy endpoint was the composite of all-cause death, myocardial infarction, stroke, and unplanned target lesion revascularisation by day 3 after randomisation. The principal safety endpoint was major bleeding. Analysis was by intention to treat. This trial is registered at ClinicalTrials.gov, identifier NCT01848106. The trial was terminated early after enrolment of 3232 patients due to severe allergic reactions. FINDINGS 1616 patients were allocated REG1 and 1616 were assigned bivalirudin, of whom 1605 and 1601 patients, respectively, received the assigned treatment. Severe allergic reactions were reported in ten (1%) of 1605 patients receiving REG1 versus one (<1%) of 1601 patients treated with bivalirudin. The composite primary endpoint did not differ between groups, with 108 (7%) of 1616 patients assigned REG1 and 103 (6%) of 1616 allocated bivalirudin reporting a primary endpoint event (odds ratio [OR] 1·05, 95% CI 0·80-1·39; p=0·72). Major bleeding was similar between treatment groups (seven [<1%] of 1605 receiving REG1 vs two [<1%] of 1601 treated with bivalirudin; OR 3·49, 95% CI 0·73-16·82; p=0·10), but major or minor bleeding was increased with REG1 (104 [6%] vs 65 [4%]; 1·64, 1·19-2·25; p=0·002). INTERPRETATION The reversible factor IXa inhibitor REG1, as currently formulated, is associated with severe allergic reactions. Although statistical power was limited because of early termination, there was no evidence that REG1 reduced ischaemic events or bleeding compared with bivalirudin. FUNDING Regado Biosciences Inc.
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irta Bernstein Bela