984 resultados para Oxytocin antagonist


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A detailed structure-function analysis of human interleukin 5 (hIL5) has been performed. The hIL5 receptor is composed of two different polypeptide chains, the alpha and beta subunits. The alpha subunit alone is sufficient for ligand binding, but association with the beta subunit leads to a 2- to 3-fold increase in binding affinity. The beta chain is shared with the receptors for IL3 and granulocyte/macrophage-colony-stimulating factor--hence the descriptor beta C (C for common). All hIL5 mutants were analyzed in a solid-phase binding assay for hIL5R alpha interaction and in a proliferation assay using IL5-dependent cell lines for receptor-complex activation. Most residues affecting binding to the receptor alpha subunit were clustered in a loop connecting beta-strand 1 and helix B (mutants H38A, K39A, and H41A), in beta-strand 2 (E89A and R91A; weaker effect for E90A) and close to the C terminus (T109A, E110A, W111S, and I112A). Mutations at one position, E13 (Glu13), caused a reduced activation of the hIL5 receptor complex. In the case of E13Q, only 0.05% bioactivity was detected on a hIL5-responsive subclone of the mouse promyelocytic cell line FDC-P1. Moreover, on hIL5-responsive TF1 cells, the same mutant was completely inactive and proved to have antagonistic properties. Interactions of this mutant with both receptor subunits were nevertheless indistinguishable from those of nonmutated hIL5 by crosslinking and Scatchard plot analysis of transfected COS-1 cells.

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L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione

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In an interspecific cooperative context, individuals must be prepared to tolerate close interactive proximity to other species but also need to be able to respond to relevant social stimuli in the most appropriate manner. The neuropeptides vasopressin and oxytocin and their non-mammalian homologues have been implicated in the evolution of sociality and in the regulation of social behaviour across vertebrates. However, little is known about the underlying physiological mechanisms of interspecific cooperative interactions. In interspecific cleaning mutualisms, interactions functionally resemble most intraspecific social interactions. Here we provide the first empirical evidence that arginine vasotocin (AVT), a non-mammalian homologue of arginine vasopressin (AVP), plays a critical role as moderator of interspecific behaviour in the best studied and ubiquitous marine cleaning mutualism involving the Indo-Pacific bluestreak cleaner wrasse Labroides dimidiatus. Exogenous administration of AVT caused a substantial decrease of most interspecific cleaning activities, without similarly affecting the expression of conspecific directed behaviour, which suggests a differential effect of AVT on cleaning behaviour and not a general effect on social behaviour. Furthermore, the AVP-V1a receptor antagonist (manning compound) induced a higher likelihood for cleaners to engage in cleaning interactions and also to increase their levels of dishonesty towards clients. The present findings extend the knowledge of neuropeptide effects on social interactions beyond the study of their influence on conspecific social behaviour. Our evidence demonstrates that AVT pathways might play a pivotal role in the regulation of interspecific cooperative behaviour and conspecific social behaviour among stabilized pairs of cleaner fish. Moreover, our results suggest that the role of AVT as a neurochemical regulator of social behaviour may have been co-opted in the evolution of cooperative behaviour in an interspecific context, a hypothesis that is amenable to further testing on the potential direct central mechanism involved.

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ATP and glutamate are fast excitatory neurotransmitters in the central nervous system acting primarily on ionotropic P2X and glutamate [N-methyl-D-aspartate (NMDA) and non-NMDA] receptors, respectively. Both neurotransmitters regulate synaptic plasticity and long-term potentiation in hippocampal neurons. NMDA receptors are responsible primarily for the modulatory action of glutamate, but the mechanism underlying the modulatory effect of ATP remains uncertain. In the present study, the effect of ATP on recombinant NR1a + 2A, NR1a + 2B, and NR1a + 2C NMDA receptors expressed in Xenopus laevis oocytes was investigated. ATP inhibited NR1a + 2A and NR1a + 2B receptor currents evoked by low concentrations of glutamate but potentiated currents evoked by saturating glutamate concentrations. In contrast, ATP potentiated NR1a + 2C receptor currents evoked by nonsaturating glutamate concentrations. ATP shifted the glutamate concentration-response curve to the right, indicating a competitive interaction at the agonist binding site. ATP inhibition and potentiation of glutamate-evoked currents was voltage-independent, indicating that ATP acts outside the membrane electric field. Other nucleotides, including ADP, GTP, CTP, and UTP, inhibited glutamate-evoked currents with different potencies, revealing that the inhibition is dependent on both the phosphate chain and nucleotide ring structure. At high concentrations, glutamate outcompetes ATP at the agonist binding site, revealing a potentiation of the current. This effect must be caused by ATP binding at a separate site, where it acts as a positive allosteric modulator of channel gating. A simple model of the NMDA receptor, with ATP acting both as a competitive antagonist at the glutamate binding site and as a positive allosteric modulator at a separate site, reproduced the main features of the data.

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We have previously shown that complement factor 5a(C5a) plays a role in the pathogenesis of 2,4,6-trinitrobenzene sulfonic acid (TNBS)-induced colitis in rats by using the selective, orally active C5a antagonist AcF-[OP(D-Cha) WR]. This study tested the efficacy and potency of a new C5a antagonist, hydrocinnamate (HC)-[OP(D-Cha) WR], which has limited intestinal lumenal metabolism, in this model of colitis. Analogs of AcF-[OP(D-Cha) WR] were examined for their susceptibility to alimentary metabolism in the rat using intestinal mucosal washings. One metabolically stable analog, HC-[OP(D-Cha)WR], was then evaluated pharmacokinetically and investigated at a range of doses (0.03 - 10 mg/kg/ day p.o.) in the 8-day rat TNBS- colitis model, against the comparator drug AcF-[OP(D-Cha) WR]. Using various amino acid substitutions, it was determined that the AcF moiety of AcF-[OP(D-Cha) WR] was responsible for the metabolic instability of the compound in intestinal mucosal washings. The analog HC-[OP( D-Cha) WR], equiactive in vitro to AcF-[OP(D-Cha) WR], was resistant to intestinal metabolism, but it displayed similar oral bioavailability to AcF-[OP(D-Cha) WR]. However, in the rat TNBS- colitis model, HC-[OP(D-Cha) WR] was effective at reducing mortality, colon edema, colon macroscopic scores, and increasing food consumption and body weights, at 10- to 30- fold lower oral doses than AcF-[OP( D-Cha) WR]. These studies suggest that resistance to intestinal metabolism by HC-[OP(D-Cha) WR] may result in increased local concentrations of the drug in the colon, thus affording efficacy with markedly lower oral doses than AcF-[OP(D-Cha) WR] against TNBS-colitis. This large increase in potency and high efficacy of this compound makes it a potential candidate for clinical development against intestinal diseases such as inflammatory bowel disease.

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Obesity and alcoholism are two common modern-day diseases. The cannabinoid CB, receptor antagonist rimonabant is in Phase III clinical trial for the treatment of obesity with preliminary results showing that it decreases appetite and body weight. Animal studies have shown that rimonabant is effective in the treatment of alcoholism. SR-147778 is a new potent and selective CB1 receptor antagonist. In animals, SR-147778 has been shown to inhibit CB1 receptor-mediated hypothermia, analgesia and slowing of gastrointestinal transit. In rats trained to drink sucrose, the oral administration of SR-147778 3 mg/kg, before the presentation of sucrose, decreased the consumption of sucrose. SR-147778 3 mg/kg also reduced spontaneous feeding in rats deprived of food and also in non-deprived rats. In Sardinian alcohol-preferring (sP) rats, in the alcohol-naive state, SR-147778 slowed the development of a preference for alcohol. in alcohol-experienced sP rats SR-147778 (2.5, 5 and 10 mg/kg p.o.) reduced the alcohol intake. When alcohol-experienced sP rats are deprived of alcohol for 15 days, there is a large intake of alcohol on reintroduction of alcohol, and this response was almost abolished by treatment with SR-147778. From the preclinical studies published to date, there is no obvious major point of difference between rimonabant and SR-147778, and both are promising agents for the treatment of obesity and alcoholism.