986 resultados para traduzione letteraria, Argentina, desaparecidos, identità


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Abbiamo più volte ribadito all’interno di questa tesi che una delle più importanti azioni che Borges compie con la sua scrittura è quella di riportare in vita, attraverso le memorie passate, la città di Buenos Aires, e in particolare il sobborgo. Il poeta si riappropria della sua città d’infanzia con un processo di allontanamento da quei tratti che oggi contraddistinguono Buenos Aires (come ad esempio la rumorosità assordante della vita metropolitana) a favore di quei connotati che un tempo rendevano la città mitica. Questo è il tentativo di elevare e recuperare l’aspetto autoctono del “suo” quartiere, valorizzando gli elementi caratterizzanti il sobborgo, che portano alla scoperta delle bellezze dei “quartieri amici” come scritto nel prologo di Fervore di Buenos Aires. Un altro elemento fondamentale che ha guidato questo lavoro è il tango. Borges opera in un‘epoca in cui non esiste un’identità argentina chiara e definita. Il processo di immigrazione ha fatto sì che la mescolanza di culture provenienti dall’estero, soprattutto dall’Europa, frammentasse quelli che erano le abitudini e i costumi primordiali del paese. Dunque Borges affronta questo tema facendo del tango il mezzo per la riconquista di un’identità che con il tempo si è perduta; questo perché il tango è uno dei pochi elementi, forse l’unico, che permane nella cultura argentina, nonostante le diverse vicissitudini che il paese attraversa nel corso della sua storia. Sono numerose le questioni che Borges tratta all’interno delle sue opere, come ad esempio il tema del sobborgo, del recinto, del patio e del rapporto che le architetture domestiche hanno con la luce e con lo spazio esterno ad esse. Nella sua opera più matura intervengono temi quali il labirinto, lo specchio e il sogno, che avvicinano la sua dimensione letteraria più ad un immaginario idealizzato che alla realtà percepita. Lo scopo di questo lavoro è quello di fare una trasposizione di tutti questi elementi attraverso un processo di trasfigurazione della letteratura in un progetto architettonico-compositivo. Un punto fermo e imprescindibile è la ricerca dell’identità, dunque, si è cercato di arrivare ad un progetto di architettura chiaro e riconoscibile per Buenos Aires; un edificio nel quale il cittadino possa identificare sé stesso e la città che egli abita. Il sistema con il quale si intende affrontare questo processo è quello di legare la cultura letteraria argentina e la cultura del tango in un complesso architettonico, affinché il sobborgo, tanto amato da Borges, possa essere “riconquistato”.

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La poetessa Sofija Jakovlevna Parnok (1885 - 1933) ha attraversato anni che per la Russia sono stati travagliati e intensi, sia dal punto di vista storico che da quello culturale (e quindi letterario): percorrendo i primi decenni del XX secolo, da una parte raccolse tracce di quel periodo nella propria opera, dall’altra vi lasciò un segno indelebile e unico. Pochi sono tuttavia coloro che hanno deciso di ripercorrere il segno lasciato dalla poetessa. In questo elaborato si è voluto riportare alla luce il nome di Sofija Parnok, spesso sconosciuto ai più, attraverso la traduzione di alcune poesie scelte, attraverso la loro analisi e, contemporaneamente, attraverso il racconto della sua vita: la vita della cosiddetta “Saffo russa”.

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La letteratura per l’infanzia è da molto tempo, ormai, oggetto di riscritture e traduzioni per permettere ai piccoli lettori di leggere, così come avviene per gli adulti, storie provenienti da ogni parte del mondo. La traduzione della letteratura per l’infanzia viene, però, ancora troppo spesso sottovalutata e subordinata in ordine di importanza e, soprattutto, di difficoltà alla traduzione letteraria vera e propria. L’origine di questo elaborato deriva, così, dalla mia volontà di approfondire la mia conoscenza di questo ambito della letteratura e di affrontare in prima persona tutte le sfide e le difficoltà con cui un traduttore di libri per l’infanzia è costretto a confrontarsi. Al centro del mio studio e del mio lavoro di traduzione vi è il libro per bambini Little Lou à Paris di Jean Claverie. Ciò che mi ha immediatamente colpita e affascinata di questo libro è lo stretto legame che l’autore, attraverso rapide pennellate color seppia, riesce a creare tra parole e immagini, tra ciò che viene raccontato e i tratti delicati dei disegni, ma soprattutto il modo in cui è qui rappresentato e descritto lo sguardo di un bambino sul mondo, su un mondo per lui nuovo e sconosciuto. La tesi si compone di quattro capitoli. Nel primo capitolo presenterò l’autore e la sua opera, seguirà, poi, nel secondo, un’analisi del testo di partenza e delle sue caratteristiche. Il terzo capitolo contiene la mia proposta di traduzione dell’intero libro di Jean Claverie, e infine, nel quarto ed ultimo capitolo, dopo aver illustrato i tratti principali della letteratura per l’infanzia e della sua traduzione, commenterò la mia proposta di traduzione spiegando e analizzando particolari scelte fatte nel corso del processo traduttivo.

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La ESMA (Escuela de Mecánica de la Armada) fue uno de los centros clandestinos de tortura y desaparición más activos de la última dictadura militar argentina (1976-1983): se estima que unos 5.000 desaparecidos fueron detenidos allí. A partir de la década de 1990, la ESMA se transformó en un lugar "emblemático" del recuerdo y su imagen suele ser presentada como condensación de todas las atrocidades del terrorismo de Estado. Este trabajo se propone interrogar esta centralidad de la ESMA y reconstruir el proceso de su "emblematización". El artículo analiza las representaciones de la ESMA en la prensa argentina durante los primeros meses de la apertura democrática (entre enero y mayo de 1984). Estas representaciones, conocidas como "show del horror" por su lenguaje macabro y sensacionalista, ofrecen pistas claras para emprender una reflexión sobre el primer proceso de calificación operado sobre ese lugar antes del advenimiento de los principales relatos "fundadores" de la transición democrática: el informe de la comisión de la CONADEP y el juicio a los ex comandantes.

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La ESMA (Escuela de Mecánica de la Armada) fue uno de los centros clandestinos de tortura y desaparición más activos de la última dictadura militar argentina (1976-1983): se estima que unos 5.000 desaparecidos fueron detenidos allí. A partir de la década de 1990, la ESMA se transformó en un lugar "emblemático" del recuerdo y su imagen suele ser presentada como condensación de todas las atrocidades del terrorismo de Estado. Este trabajo se propone interrogar esta centralidad de la ESMA y reconstruir el proceso de su "emblematización". El artículo analiza las representaciones de la ESMA en la prensa argentina durante los primeros meses de la apertura democrática (entre enero y mayo de 1984). Estas representaciones, conocidas como "show del horror" por su lenguaje macabro y sensacionalista, ofrecen pistas claras para emprender una reflexión sobre el primer proceso de calificación operado sobre ese lugar antes del advenimiento de los principales relatos "fundadores" de la transición democrática: el informe de la comisión de la CONADEP y el juicio a los ex comandantes.

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La ESMA (Escuela de Mecánica de la Armada) fue uno de los centros clandestinos de tortura y desaparición más activos de la última dictadura militar argentina (1976-1983): se estima que unos 5.000 desaparecidos fueron detenidos allí. A partir de la década de 1990, la ESMA se transformó en un lugar "emblemático" del recuerdo y su imagen suele ser presentada como condensación de todas las atrocidades del terrorismo de Estado. Este trabajo se propone interrogar esta centralidad de la ESMA y reconstruir el proceso de su "emblematización". El artículo analiza las representaciones de la ESMA en la prensa argentina durante los primeros meses de la apertura democrática (entre enero y mayo de 1984). Estas representaciones, conocidas como "show del horror" por su lenguaje macabro y sensacionalista, ofrecen pistas claras para emprender una reflexión sobre el primer proceso de calificación operado sobre ese lugar antes del advenimiento de los principales relatos "fundadores" de la transición democrática: el informe de la comisión de la CONADEP y el juicio a los ex comandantes.

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La tesi indaga l’esperienza del teatro comunitario, una delle espressioni artistiche più originali e pressoché sconosciute nel panorama teatrale novecentesco, che ha avuto in Argentina un punto di riferimento fondamentale. Questo fenomeno, che oggi conta cinquanta compagnie dal nord al sud del paese latinoamericano, e qualcuna in Europa, affonda le sue radici nella Buenos Aires della post-dittatura, in una società che continua a risentire degli esiti del terrore di Stato. Il teatro comunitario nasce dalla necessità di un gruppo di persone di un determinato quartiere di riunirsi in comunità e comunicare attraverso il teatro, con l'obiettivo di costruire un significato sociale e politico. La prima questione messa a fuoco riguarda la definizione della categoria di studio: quali sono i criteri che consentono di identificare, all’interno della molteplicità di pratiche teatrali collettive, qualcosa di sicuramente riconducibile a questo fenomeno. Nel corso dell’indagine si è rivelata fondamentale la comprensione dei conflitti dell’esperienza reale e l’individuazione dei caratteri comuni, al fine di procedere a un esercizio di generalizzazione. La ricerca ha imposto la necessità di comprendere i meccanismi mnemonici e identitari che hanno determinato e, a loro volta, sono stati riattivati dalla nascita di questa esperienza. L’analisi, supportata da studi filosofici e antropologici, è volta a comprendere come sia cambiata la percezione della corporeità in un contesto di sparizione dei corpi, dove il lavoro sulla memoria riguarda in particolare i corpi assenti (desaparecidos). L’originalità del tema ha imposto la riflessione su un approccio metodologico in grado di esercitare una adeguata funzione euristica, e di fungere da modello per studi futuri. Sono stati pertanto scavalcati i confini degli studi teatrologici, con particolare attenzione alle svolte culturali e storiche che hanno preceduto e affiancato l’evoluzione del fenomeno.

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Nonostante l’importanza crescente degli scrittori latinos caraibici all’interno della letteratura nordamericana, le loro opere sono ancora poco conosciute in Italia. Lo scopo di questa tesi è di presentare il filone degli scrittori caraibici che scrivono e pubblicano negli Stati Uniti attraverso la traduzione di alcuni capitoli tratti dal romanzo How the García girls lost their accents della scrittrice newyorchese di origini dominicane Julia Álvarez. L’elaborato è diviso in cinque capitoli: il primo inizia fornendo una breve panoramica del contesto storico e letterario in cui si inseriscono gli autori latinos, per poi proseguire con la descrizione delle caratteristiche principali di questo filone; una breve parentesi verrà dedicata anche alla sua difficile collocazione letteraria. Nel secondo capitolo viene presentata l’autrice e la sua opera. Il terzo capitolo si focalizza sulla struttura e i temi principali del romanzo e su una descrizione più dettagliata dei capitoli scelti per la traduzione. Nel quarto capitolo vengono riportate le mie proposte di traduzione per quattro dei capitoli del romanzo. Infine, l’ultimo capitolo è composto da un’analisi dettagliata del processo di traduzione che include alcune riflessioni preliminari sul testo, la descrizione di alcune delle teorie più recenti dei Translation Studies e delle strategie messe in atto durante il processo di traduzione.

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En este artículo se indaga sobre las configuraciones identitarias de hijos de detenidosdesaparecidos de la ciudad de Santa Fe, a partir de las experiencias y memorias de una muestra de cinco casos. Se propone abordar una interrelación entre memoria e identidad a partir de una experiencia límite que conjuga espacios diferenciados -privados y públicos-, y conformaciones de actores distintas -individuales y colectivas-

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En este artículo se indaga sobre las configuraciones identitarias de hijos de detenidosdesaparecidos de la ciudad de Santa Fe, a partir de las experiencias y memorias de una muestra de cinco casos. Se propone abordar una interrelación entre memoria e identidad a partir de una experiencia límite que conjuga espacios diferenciados -privados y públicos-, y conformaciones de actores distintas -individuales y colectivas-

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En este artículo se indaga sobre las configuraciones identitarias de hijos de detenidosdesaparecidos de la ciudad de Santa Fe, a partir de las experiencias y memorias de una muestra de cinco casos. Se propone abordar una interrelación entre memoria e identidad a partir de una experiencia límite que conjuga espacios diferenciados -privados y públicos-, y conformaciones de actores distintas -individuales y colectivas-