359 resultados para comunista


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Pós-graduação em História - FCLAS

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Pós-graduação em Ciências Sociais - FFC

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O artigo analisa o impacto das transformações no Leste Europeu sobre o Partido Comunista do Brasil (PC do B), entre o 7a Congresso Partidario (maio de 1988) e o 8° Congresso (fevereiro de 1992). Esse impacto levou a mudanças no partido, as quais podem ser assim resumidas: crítica moderada a Stalin, mais importante por ser a primeira na história do PC do B (manteve-se, entretanto, a concepção de partido marxista-leninista de vanguarda); abandono da teoria das duas etapas da revolução brasileira; realinhamento político no plano internacional, em apoio a partidos comunistas dentro e fora do poder; pêndulo à esquerda na política interna brasileira.

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This article ask itself about the permanence of Marx and Engels’ Communist Manifest, demarking the text in its own time (1848), in the last Engels’ day’s life (1895), at the moment of the explosion of the German socialist revolution (1918) and today. !e conclusion is that this text remains current while it is necessary the theoretical and practice criticize of the capital.

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The colection História Nova do Brasil, produced and published in the early 1960s by a group of intellectuals of the Instituto Superior de Estudos Brasileiros (ISEB), has become a field of discussion and debate among military and the left after 1964. Accused of promoting communist subversion, the collection had a new methodology to analyze the history of Brazil, with marxist approach. For this and other reasons, copies were seized by military agencies and the authors were indicted in military investigations, accused of violating the National Security Law.

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Pós-graduação em Ciências Sociais - FFC

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em História - FCLAS

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Il problema storico che è al centro di questo progetto di ricerca può essere così riassunto: in che modo viene selezionata la classe dirigente comunista nell’Italia repubblicana? Ovvero, detto in altri termini, in che misura le nomine dipendevano dal centro, per cooptazione, secondo la tradizione del modello di partito centralizzato, e quanto, invece, costituivano una ratifica alta di processi di selezione che si sviluppavano in periferia? Quanto contava, insomma, l’aver avuto lo scettro del comando nei territori di provenienza per ricoprire incarichi direttivi nel partito a livello nazionale? La nostra ricerca vuole quindi verificare la validità di alcuni paradigmi interpretativi, scaturiti da un’analisi complessiva della politica comunista, prendendo in esame un caso di studio locale, quello di una regione «rossa» per antonomasia come la Toscana. Tenendo conto, contestualmente, della realtà nazionale e di quella locale, cercheremo di analizzare, le ricadute che processi di portata nazionale ebbero sulla realtà locale, e in particolare, sulle modalità che regolavano la selezione della classe dirigente, dando alla ricerca un taglio prosopografico.

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La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».

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Anche se la politica editoriale comunista rappresenta un campo di indagine fondamentale nella ricerca sul Pci, la sua attività editoriale è caduta in un oblio storico. Assumendo il libro come supporto materiale e veicolo della cultura politica comunista, e la casa editrice come canale di socializzazione, questa ricerca s’interroga sui suoi processi di costruzione e di diffusione. La ricerca si muove in due direzioni. Nel primo capitolo si è tentato di dare conto delle ragioni metodologiche dell’indagine e della messa a punto delle ipotesi di ricerca sul “partito editore”, raccogliendo alcune sfide poste alla storia politica da altri ambiti disciplinari, come la sociologia e la scienza politica, che rappresentano una vena feconda per la nostra indagine. La seconda direzione, empirica, ha riguardato la ricognizione delle fonti e degli strumenti di analisi per ricostruire le vicende del “partito editore” dal 1944 al 1956. La suddivisione della ricerca in due parti – 1944-1947 e 1947-1956 – segue a grandi linee la periodizzazione classica individuata dalla storiografia sulla politica culturale del Pci, ed è costruita su quattro fratture storiche – il 1944, con la “svolta di Salerno”; il 1947, con la “svolta cominformista”; il 1953, con la morte di Stalin e il disgelo; il 1956, con il XX Congresso e i fatti d’Ungheria – che sono risultate significative anche per la nostra ricerca sull’editoria comunista. Infine, il presente lavoro si basa su tre livelli di analisi: l’individuazione dei meccanismi di decisione politica e dell’organizzazione assunta dall’editoria comunista, esaminando gli scopi e i mutamenti organizzativi interni al partito per capire come i mutamenti strategici e tattici si sono riflessi sull’attività editoriale; la ricostruzione della produzione editoriale comunista; infine, l’identificazione dei processi di distribuzione e delle politiche per la lettura promosse dal Pci.

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Trata da organizaçao esportiva proletária engendrada pela Federaçao da juventude Comunista no Brasil (FJCB) entre os anos de 1928 a 1935. Busca interrogar as referências e significados da organizaçao do esporte na dinâmica do movimento dos trabalhadores, bem como suas características, suas definiçoes e os limites de sua aceitaçao e negaçao vinculados aos ideais que representaram o esforço de reflexao de parte do proletariado organizado sobre aquele contexto crítico da sociedade brasileira. Aponta que a FJCB levou em consideraçao o alcance do esporte entre os trabalhadores, principalmente os jovens, e o revestiu de um discurso classista a favor do partido comunista. Destaca que a organizaçao de práticas corporais proposta pelos jovens comunistas privilegia o futebol e também considera que as associaçoes de classe, como sociedades recreativas, clubes dançantes e associaçoes esportivas, foram espaços de partilha de experiências e ideais de classe heterogêneos. Usa como fonte a documentaçao oficial da FJCB com o partido comunista e jornais, concluindo que nao houve por parte dos comunistas a construçao de uma crítica ao conteúdo interno do esporte e aos seus códigos. A utilidade dos espaços esportivos, caracterizados como proletários, nao serviu apenas para usufruto da prática, mas, também, como doutrinaçao política. Entretanto, sem questionar os conteúdos e as formas de uso do esporte, aproveitando dele a aceitaçao e inserçao entre os trabalhadores jovens

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Fil: González Canosa, Mora. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.