22 resultados para Tubi corrugati velocipedi
Resumo:
Si vuole dimostrare la fattibilità di realizzazione di una serie di misuratori di portata fluidi da applicare principalmente per le misure di portata dei fluidi di un motore in prova al banco. Queste portate di interesse riguardano: liquido di raffreddamento, tipicamente acqua a una temperatura prossima ai 100°C, olio lubrificante, tipicamente ad una temperatura di 150°C, aria di aspirazione, BlowBy, aria che filtra dalle fasce elastiche e dalla camera di combustione passa in coppa e quindi presenta goccioline e vapori d'olio, e possibilmente EGR. La prima fase consiste nel valutare ciò che offre il mercato per rendersi conto di quali sono i livelli di prestazione di misura dei sensori commerciali e il loro prezzo. Dunque, oltre alla consultazione di datasheet, segue una richiesta di preventivi ai fornitori di tali prodotti. Conclusa la fasce di analisi di mercato sopra descritta si avvia la fase di design del misuratore. Dopo l'analisi il principio di misura ottimale risulta quello ultrasonico. In particolare è opportuno effettuare una prima distinzione fra misuratori per liquidi e per gas, i quali naturalmente presenteranno differenze geometriche sia per la compatibilità con l'impianto nel quale verranno montati sia per le caratteristiche del fluido di cui interessa la misura. Disegnata a CAD la geometria i due tubi vengono stampati in 3D, dopodichè vengono montati i trasduttori per la generazione e la ricezione degli ultrasuoni. Si effettuano le prove di laboratorio, per liquidi e poi per gas, nel primo caso misurando la portata acqua messa in circolo da una pompa, nel secondo caso misurando la portata aria di un Ducati al banco motori. I dati acquisiti da varie prove vengono poi elaborati tramite Matlab, e si ricavano conclusioni in termini di rumore, accuratezza, ripetibilità ed infine di conferma che è fattibile realizzarli ad un costo contenuto ma che per riuscirci è necessario molto più sviluppo e ottimizzazione.
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La tesi di laurea è stata svolta presso l’Università di Scienze Applicate di Rosenheim, in Germania; il progetto di ricerca si basa sulla tecnica di rinforzo conosciuta come “Soil Nailing”, che consiste nella costruzione di un’opera di sostegno nella realizzazione di pareti di scavo o nel consolidamento di versanti instabili. L’obiettivo principale dell’elaborato sarà quello di valutare la fattibilità dell’impiego di tubi fabbricati con legno di faggio, in sostituzione dei chiodi d’acciaio comunemente utilizzati; la scelta di questo tipo di legno è dettata dalla larga disponibilità presente in Germania. La sollecitazione principale su tali tubi sarà di trazione parallela alla fibratura, tramite test sperimentali è stato possibile valutare tale resistenza nelle diverse condizioni in cui si verrà a trovare il tubo dopo l’installazione nel terreno. A tal proposito è necessario specificare che, l’indagine per risalire all’influenza che le condizioni ambientali esercitano sull’elemento, verrà condotta su provini costituiti da un singolo strato di legno; in tal modo si può apprezzare l’influenza direttamente sull’elemento base e poi risalire al comportamento globale. I dati ottenuti dall’indagine sperimentale sono stati elaborati tramite la teoria di Weibull, largamente utilizzata in tecnologia dei materiali per quanto riguarda materiali fragili come il legno; tali distribuzioni hanno permesso la determinazione della resistenza caratteristica dei provini per ogni condizione ambientale d’interesse. Per quanto riguarda la valutazione della fattibilità dell’uso di tubi in legno in questa tecnica di consolidamento, è stato eseguito il dimensionamento del tubo, utilizzando i dati a disposizione ottenuti dall’indagine sperimentale eseguita; ed infine sono state eseguite le verifiche di stabilità dell’intervento.
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L'obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare la stabilità di uno spettro raggi X emesso da un tubo usurato per analisi cardiovascolari, in modo da verificare il suo comportamento. Successivamente questo tipo di analisi sarà effettuata su tubi CT. Per raggiungere questo scopo è stato assemblato un particolare set-up con un rivelatore al germanio criogenico in modo da avere la miglior risoluzione energetica possibile ed alcuni particolari collimatori così da ridurre il flusso fotonico per evitare effetti di pile-up. Il set-up è stato costruito in modo da avere il miglior allineamento possibile nel modo più veloce possibile, e con l'obiettivo di rendere l'intero sistema portabile. Il tubo usato è un SRM Philips tube per analisi cardiovascolari; questa scelta è stata fatta in modo da ridurre al minimo i fattori esterni (ottica elettromagnetica, emettitori) e concentrare l'attenzione solo sugli effetti, causati dalle varie esposizioni, sull'anodo (roughness e bending) e sul comportamento di essi durante il surriscaldamento e successivo raffreddamento del tubo. I risultati mostrano come durante un'esposizione alcuni fattori di usura del tubo possono influire in maniera sostanziale sullo spettro ottenuto e quindi alterare il risultato. Successivamente, nell'elaborato, mediante il software Philips di ricostruzione e simulazione dello spettro si è cercato di riprodurre, variando alcuni parametri, la differenza riscontrata sperimentalmente in modo da poter simulare l'instabilità e correggere i fattori che la causano. I risultati sono interessanti non solo per questo esperimento ma anche in ottica futura, per lo sviluppo di applicazioni come la spectral CT. Il passo successivo sarà quello di spostare l'attenzione su un CT tube e verificare se l'instabilità riscontrata in questo lavoro è persiste anche in una analisi più complessa come quella CT.
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Selective degradation of organic matter in sediments is important for reconstructing past environments and understanding the carbon cycle. Here, we report on compositional changes between and within lipid classes and kerogen types (represented by palynomorph groups) in relation to the organic matter flux to the sea floor and oxidation state of the sediments since the early Holocene for central Eastern Mediterranean site ABC26. This includes the initially oxic but nowadays anoxic presapropelic interval, the still unoxidised lower part of the organic rich S1 sapropel, its postdepositionally oxidised and nowadays organic-poor upper part as well as the overlying postsapropelic sediments which have always been oxic. A general ~ 2.3 times increase in terrestrial and marine input during sapropel formation is estimated on the basis of the total organic carbon (TOC), pollen, spore, dinoflagellate cyst, n-alkane, n-alkanol and n-alkanoic acid concentration changes in the unoxidised part of the sapropel. The long-chain alkenones, 1,15 diols and keto-ols, loliolides and sterols indicate that some plankton groups, notably dinoflagellates, may have increased much more. Apart from the terrestrial and surface water contributions to the sedimentary organic matter, anomalous distributions and preservation of some C23-C27 alkanes, alkanols and alkanoic acids have been observed, which are interpreted as a contribution by organisms living in situ. Comparison of the unoxidised S1 sapropel with the overlying oxidised sapropel and the organic matter concentration profiles in the oxidised postsapropelic sediments demonstrates strong and highly selective aerobic degradation of lipids and palynomorphs. There seems to be a fundamental difference in degradation kinetics between lipids and pollen which may be possibly related with the absence of sorptive preservation as a protective mechanism for palynomorph degradation. The n-alkanes, Impagidinium, and Nematosphaeropsis are clearly more resistant than TOC. The n-alkanols and n-carboxylic acids are about equally resistant whereas the pollen, all other dinoflagellate cysts and other lipids appear to degrade considerably faster, which questions the practice of normalising to TOC without taking diagenesis into account. Selective degradation also modifies the relative distributions within lipid classes, whereby the longer-chain alkanes, alcohols and fatty acids disappear faster than their shorter-chain equivalents. Accordingly, interpretation of lipid and palynomorph assemblages in terms of pre- or syndepositional environmental change should be done carefully when proper knowledge of the postdepositional preservation history is absent. Two lipid-based preservation proxies are tested the diol-keto-ol oxidation index based on the 1,15C30 diol and keto-ols (DOXI) and the alcohol preservation index (API) whereby the former seems to be the most promising.
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This volume has been designated "sixième volume" in the Catalogue, for a collection known under the title of the repository, Cabinet du roi. The engravings were prepared between 1672 and 1689 by various engravers: Le Pautre, Le Clerc, Chauveau, Edelinck, Picart, Baudet, Silvestre, Simonneau and Chatillon. They were issued individually at the outset, collected, and in this instance issued in uniform format. The plates of the Labyrinthe, 15 x 8.5 cm., have been printed on 4 leaves of 9 and 1 leaf of 5.
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A new interglacial pollen sequence from the Döttinger dry maar in the Eifel region of the Rheinish Schield is presented. Palynology is used to correlated to several classical north German Holsteinian sites. The lake sediments reveal the complete interglacial and also 60 m of laminated sediments from the glacial preceding the Holsteinian. The interglacial section indicates limnic conditions in its lower part and telmatic conditions in its upper part with an intermediate episode of peat formation. Ash layers document internsive volcansim during the interglacial in the Eifel region. Some of the north German Holsteinian sites reval spikes of high abundance of Pinus, Beutal and Poaceae and/or setbacks of more demanding taxa during the interglacial, often interpreted as cold events. The Döttingen profile shows similar pattern, but with little response from the thermophilous pollen taxa. In the Döttingen sequence these vegetation 'anomalies' are preceded, or accompanied by phases of active volcanism. The role/interaction of climate and/or volcanism as a likely cause for these vegetation 'anomalies' ist still to be quantified.
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Lo scopo di questa tesi è quello di ottenere una rappresentazione grafica del profilo di velocità di un fluido all’interno di un condotto. In particolare si studieranno le equazioni di bilancio facendo alcune ipotesi semplificative riguardo il moto del fluido. Si considererà un moto laminare in condizione di completo sviluppo dinamico e convezione forzata. Grazie a queste ipotesi si riuscirà ad ottenere un’equazione semplificata di Navier-Stokes, che permetterà di calcolare l’andamento della velocità all’interno di condotti con qualsiasi forma della sezione. In questo caso si confronterà il profilo di velocità di un condotto a sezione circolare con uno a sezione circolare forata come in uno scambiatore di calore a tubi concentrici. Per risolvere l’equazione di Navier-Stokes e stampare l’andamento delle velocità all’interno della sezione del condotto si è utilizzato il software “Mathematica”, che è stato appreso durante l’attività di tirocinio curriculare. Questo software offre un supporto notevole allo studio matematico di qualsiasi problema. Permette inoltre di avere un riscontro grafico dei risultati ottenuti, direttamente nell’interfaccia utilizzata per la stesura del codice. Per rappresentare il profilo di velocità sarà inoltre utilizzato il metodo degli elementi finiti all’interno di Mathematica, che permetterà di ottenere una soluzione più uniforme e vicina alla realtà. Il metodo degli elementi finiti (FEM) permette di semplificare lo studio del moto di un fluido, in quanto ci dà la possibilità di avere un sistema di equazioni algebriche che ne descrivono il moto, invece di equazioni differenziali e le sue relative condizioni al contorno. Sarà quindi brevemente descritto questo metodo che è stato di grande aiuto tramite l’implementazione della “mesh” su Mathematica.