912 resultados para Sviluppo sostenibile
Resumo:
The globalization process of the last twenty years has changed the world through international flows of people, policies and practices. International cooperation to development is a part of that process and brought International Organizations (IOs) and Non Governmental Organizations (NGOs) from the West to the rest of the world. In my thesis I analyze the Italian NGOs that worked in Bosnia Herzegovina (BH) to understand which development projects they realized and how they faced the ethnic issue that characterized BH. I consider the relation shaped between Italian NGOs and Bosnian civil society as an object of ethnic interests. In BH, once part of former Yugoslavia, the transition from the communist regime to a democratic country has not been completed. BH’s social conditions are characterized by strong ethnic divisions. The legacy of the early 1990s crisis was a phenomenon of ethnic identities created before the war and that still endure today. The Dayton Peace Agreement signed in 1995 granted the peace and reinforced the inter-ethnic hate between the newly recognized three principal ethnicities: Serbs, Croats and Bosniak. Through the new constitution, the institutions were characterized by division at every level, from the top to the bottom of society. Besides it was the first constitution ever written and signed outside the own country; that was the root of the state of exception that characterized BH. Thus ethnic identities culture survived through the international political involvement. At the same time ethnic groups that dominated the political debate clashed with the international organization’s democratic purpose to build a multicultural and democratic state. Ethnic and also religious differences were the instruments for a national statement that might cause the transition and development projects failure. Fifteen years later social fragmentation was still present and it established an atmosphere of daily cultural violence. Civil society suffered this condition and attended to recreate the ethnic fragmentation in every day life. Some cities became physically divided and other cities don’t tolerated the minority presence. In rural areas, the division was more explicit, from village to village, without integration. In my speech, the anthropology for development – the derivative study from applied anthropology – constitutes the point of view that I used to understand how ethnic identities still influenced the development process in BH. I done ethnographic research about the Italian cooperation for development projects that were working there in 2007. The target of research were the Italian NGOs that created a relation with Bosnian civil society; they were almost twenty divided in four main field of competences: institutional building, education, agriculture and democratization. I assumed that NGOs work needed a deep study because the bottom of society is the place where people could really change their representation and behavior. Italian NGOs operated in BH with the aim of creating sustainable development. They found cultural barricade that both institutions and civil society erected when development projects have been applied. Ethnic and religious differences were stressed to maintain boundaries and fragmented power. Thus NGOs tried to negotiate development projects by social integration. I found that NGOs worked among ethnic groups by pursuing a new integration. They often gained success among people; civil society was ready to accept development projects and overcome differences. On the other hand NGOs have been limited by political level that sustained the ethnic talk and by their representation of Bosnian issue. Thus development policies have been impeded by ethnic issue and by cooperation practices established on a top down perspective. Paradoxically, since international community has approved the political ethnic division within DPA, then the willing of development followed by funding NGOs cooperation projects was not completely successful.
Resumo:
Benessere delle popolazioni, gestione sostenibile delle risorse, povertà e degrado ambientale sono dei concetti fortemente connessi in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale consuma più del 75% delle risorse naturali. Sin dal 1992 al Summit della Terra a Rio de Janeiro si è affermato il forte legame tra tutela dell’ambiente e riduzione della povertà, ed è anche stata riconosciuta l’importanza di un ecosistema sano per condurre una vita dignitosa, specialmente nelle zone rurali povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. La natura infatti, soprattutto per le popolazioni rurali, rappresenta un bene quotidiano e prezioso, una forma essenziale per la sussistenza ed una fonte primaria di reddito. Accanto a questa constatazione vi è anche la consapevolezza che negli ultimi decenni gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana: consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di “metabolizzare” i nostri scarti. Allo stesso modo aumenta la povertà: attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre circa metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno (UN). La connessione tra povertà ed ambiente non dipende solamente dalla scarsità di risorse che rende più difficili le condizioni di vita, ma anche dalla gestione delle stesse risorse naturali. Infatti in molti paesi o luoghi dove le risorse non sono carenti la popolazione più povera non vi ha accesso per motivi politici, economici e sociali. Inoltre se si paragona l’impronta ecologica con una misura riconosciuta dello “sviluppo umano”, l’Indice dello Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite (Cfr. Cap 2), il rapporto dimostra chiaramente che ciò che noi accettiamo generalmente come “alto sviluppo” è molto lontano dal concetto di sviluppo sostenibile accettato universalmente, in quanto i paesi cosiddetti “sviluppati” sono quelli con una maggior impronta ecologica. Se allora lo “sviluppo” mette sotto pressione gli ecosistemi, dal cui benessere dipende direttamente il benessere dell’uomo, allora vuol dire che il concetto di “sviluppo” deve essere rivisitato, perché ha come conseguenza non il benessere del pianeta e delle popolazioni, ma il degrado ambientale e l’accrescimento delle disuguaglianze sociali. Quindi da una parte vi è la “società occidentale”, che promuove l’avanzamento della tecnologia e dell’industrializzazione per la crescita economica, spremendo un ecosistema sempre più stanco ed esausto al fine di ottenere dei benefici solo per una ristretta fetta della popolazione mondiale che segue un modello di vita consumistico degradando l’ambiente e sommergendolo di rifiuti; dall’altra parte ci sono le famiglie di contadini rurali, i “moradores” delle favelas o delle periferie delle grandi metropoli del Sud del Mondo, i senza terra, gli immigrati delle baraccopoli, i “waste pickers” delle periferie di Bombay che sopravvivono raccattando rifiuti, i profughi di guerre fatte per il controllo delle risorse, gli sfollati ambientali, gli eco-rifugiati, che vivono sotto la soglia di povertà, senza accesso alle risorse primarie per la sopravvivenza. La gestione sostenibile dell’ambiente, il produrre reddito dalla valorizzazione diretta dell’ecosistema e l’accesso alle risorse naturali sono tra gli strumenti più efficaci per migliorare le condizioni di vita degli individui, strumenti che possono anche garantire la distribuzione della ricchezza costruendo una società più equa, in quanto le merci ed i servizi dell’ecosistema fungono da beni per le comunità. La corretta gestione dell’ambiente e delle risorse quindi è di estrema importanza per la lotta alla povertà ed in questo caso il ruolo e la responsabilità dei tecnici ambientali è cruciale. Il lavoro di ricerca qui presentato, partendo dall’analisi del problema della gestione delle risorse naturali e dal suo stretto legame con la povertà, rivisitando il concetto tradizionale di “sviluppo” secondo i nuovi filoni di pensiero, vuole suggerire soluzioni e tecnologie per la gestione sostenibile delle risorse naturali che abbiano come obiettivo il benessere delle popolazioni più povere e degli ecosistemi, proponendo inoltre un metodo valutativo per la scelta delle alternative, soluzioni o tecnologie più adeguate al contesto di intervento. Dopo l’analisi dello “stato del Pianeta” (Capitolo 1) e delle risorse, sia a livello globale che a livello regionale, il secondo Capitolo prende in esame il concetto di povertà, di Paese in Via di Sviluppo (PVS), il concetto di “sviluppo sostenibile” e i nuovi filoni di pensiero: dalla teoria della Decrescita, al concetto di Sviluppo Umano. Dalla presa di coscienza dei reali fabbisogni umani, dall’analisi dello stato dell’ambiente, della povertà e delle sue diverse facce nei vari paesi, e dalla presa di coscienza del fallimento dell’economia della crescita (oggi visibile più che mai) si può comprendere che la soluzione per sconfiggere la povertà, il degrado dell’ambiente, e raggiungere lo sviluppo umano, non è il consumismo, la produzione, e nemmeno il trasferimento della tecnologia e l’industrializzazione; ma il “piccolo e bello” (F. Schumacher, 1982), ovvero gli stili di vita semplici, la tutela degli ecosistemi, e a livello tecnologico le “tecnologie appropriate”. Ed è proprio alle Tecnologie Appropriate a cui sono dedicati i Capitoli successivi (Capitolo 4 e Capitolo 5). Queste sono tecnologie semplici, a basso impatto ambientale, a basso costo, facilmente gestibili dalle comunità, tecnologie che permettono alle popolazioni più povere di avere accesso alle risorse naturali. Sono le tecnologie che meglio permettono, grazie alle loro caratteristiche, la tutela dei beni comuni naturali, quindi delle risorse e dell’ambiente, favorendo ed incentivando la partecipazione delle comunità locali e valorizzando i saperi tradizionali, grazie al coinvolgimento di tutti gli attori, al basso costo, alla sostenibilità ambientale, contribuendo all’affermazione dei diritti umani e alla salvaguardia dell’ambiente. Le Tecnologie Appropriate prese in esame sono quelle relative all’approvvigionamento idrico e alla depurazione dell’acqua tra cui: - la raccolta della nebbia, - metodi semplici per la perforazione di pozzi, - pompe a pedali e pompe manuali per l’approvvigionamento idrico, - la raccolta dell’acqua piovana, - il recupero delle sorgenti, - semplici metodi per la depurazione dell’acqua al punto d’uso (filtro in ceramica, filtro a sabbia, filtro in tessuto, disinfezione e distillazione solare). Il quinto Capitolo espone invece le Tecnolocie Appropriate per la gestione dei rifiuti nei PVS, in cui sono descritte: - soluzioni per la raccolta dei rifiuti nei PVS, - soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti nei PVS, - semplici tecnologie per il riciclaggio dei rifiuti solidi. Il sesto Capitolo tratta tematiche riguardanti la Cooperazione Internazionale, la Cooperazione Decentrata e i progetti di Sviluppo Umano. Per progetti di sviluppo si intende, nell’ambito della Cooperazione, quei progetti che hanno come obiettivi la lotta alla povertà e il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità beneficiarie dei PVS coinvolte nel progetto. All’interno dei progetti di cooperazione e di sviluppo umano gli interventi di tipo ambientale giocano un ruolo importante, visto che, come già detto, la povertà e il benessere delle popolazioni dipende dal benessere degli ecosistemi in cui vivono: favorire la tutela dell’ambiente, garantire l’accesso all’acqua potabile, la corretta gestione dei rifiuti e dei reflui nonché l’approvvigionamento energetico pulito sono aspetti necessari per permettere ad ogni individuo, soprattutto se vive in condizioni di “sviluppo”, di condurre una vita sana e produttiva. È importante quindi, negli interventi di sviluppo umano di carattere tecnico ed ambientale, scegliere soluzioni decentrate che prevedano l’adozione di Tecnologie Appropriate per contribuire a valorizzare l’ambiente e a tutelare la salute della comunità. I Capitoli 7 ed 8 prendono in esame i metodi per la valutazione degli interventi di sviluppo umano. Un altro aspetto fondamentale che rientra nel ruolo dei tecnici infatti è l’utilizzo di un corretto metodo valutativo per la scelta dei progetti possibili che tenga presente tutti gli aspetti, ovvero gli impatti sociali, ambientali, economici e che si cali bene alle realtà svantaggiate come quelle prese in considerazione in questo lavoro; un metodo cioè che consenta una valutazione specifica per i progetti di sviluppo umano e che possa permettere l’individuazione del progetto/intervento tecnologico e ambientale più appropriato ad ogni contesto specifico. Dall’analisi dei vari strumenti valutativi si è scelto di sviluppare un modello per la valutazione degli interventi di carattere ambientale nei progetti di Cooperazione Decentrata basato sull’Analisi Multi Criteria e sulla Analisi Gerarchica. L’oggetto di questa ricerca è stato quindi lo sviluppo di una metodologia, che tramite il supporto matematico e metodologico dell’Analisi Multi Criteria, permetta di valutare l’appropriatezza, la sostenibilità degli interventi di Sviluppo Umano di carattere ambientale, sviluppati all’interno di progetti di Cooperazione Internazionale e di Cooperazione Decentrata attraverso l’utilizzo di Tecnologie Appropriate. Nel Capitolo 9 viene proposta la metodologia, il modello di calcolo e i criteri su cui si basa la valutazione. I successivi capitoli (Capitolo 10 e Capitolo 11) sono invece dedicati alla sperimentazione della metodologia ai diversi casi studio: - “Progetto ambientale sulla gestione dei rifiuti presso i campi Profughi Saharawi”, Algeria, - “Programa 1 milhão de Cisternas, P1MC” e - “Programa Uma Terra e Duas Águas, P1+2”, Semi Arido brasiliano.
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La tesi tratta il tema della riqualificazione sostenibile delle aree della Vallata del Torrente Setta (Comune di Castiglione dei Pepoli, Bologna) in seguito alla mutata situazione dell'assetto viario, dovuta alla costruzione di uno svincolo autostradale "Badia Nuova" e del nuovo tratto appenninico dell'Autostrada del Sole tra Bologna e Firenze. Si è partiti da una profonda analisi del territorio, cercando di capire il contesto attuale dell'Appennino Bolognese, le dinamiche si sviluppo e le prospettive e potenzialità portate dall'arrivo di una nuova infrastruttura viaria autostradale in zona. In seguito all'analisi si è optato per la realizzazione di un progetto integrato di un area di sviluppo sostenibile nelle vicinanze del casello: rispondente alle numerose istanze che erano pervenute in fase di analisi preliminare. Tra gli obiettivi primari che si è cercato di dare maggiore rilievo citiamo: - Criteri di Marketing territoriale, per migliorare l'immagine dell'Appennino Bolognese, e per un discorso commerciale relativo all'area di sviluppo; - Azioni di riqualificazione urbana conseguenti alla fase di cantierizzazione della Variante di Valico; - Attenzione allo sviluppo sostenibile, attraverso l'introduzione di accorgimenti che toccassero diverse realtà locali, quali l'agricoltura, il turismo, le possibilità imprenditoriali insediabili in zona; - Aspetti ecologici, APEA; - aspetti energetico/impiantistici: mediante l'utilizzo di impianti capaci di ottimizzare al massimo l'uso di fonti energetiche tradizionali e l'adozione di fonti energetiche rinnovabili.
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Nella tesi sono rielaborati i dati etnografici, prodotti in Italia ed in Ghana, con una ricerca sul campo di oltre un anno. Attraverso la ricostruzione di un progetto di co-sviluppo che mobilita i migranti in quanto attori di sviluppo, ed in questo caso l’associazione ghanese di Modena per avviare alcune iniziative di sviluppo economico, umano e sostenibile nel paese d’origine, si sono indagate le forme concrete di transnazionalismo attivate da questo gruppo sociale. Nell’analisi, prettamente antropologica, si rivela come, nel progetto di co-sviluppo osservato, le identità etniche, le relazioni asimmetriche di genere ed i processi di negoziazione politica sono celati ed agiti dai diversi attori sociali coinvolti. Si sono inoltre osservate le forme di partecipazione politica in Italia ed in Ghana rivelando come il collettivo ghanese abbia avviato un processo di depoliticizzazione dello sviluppo nel contesto d’origine e, nonostante ciò, sia divenuto nel paese d’immigrazione un nuovo attore politico. Particolare attenzione è stata posta alle produzioni discorsive dello sviluppo e della diaspora, evidenziando come i collettivi migranti se ne riapproprino e le riformulino nelle pratiche quotidiane.
Resumo:
Il mio elaborato, si propone di dimostrare come l'ambiente sia divenuto protagonista non solo per i governi di tutto il mondo, ma altresì per le aziende. Dopo un breve accenno alle conferenze mondiali sull'ambiente trattato nel primo capitolo, verrà approfondito il concetto di “Corporate Social Responsability”. Sempre più aziende infatti, decidono di integrare nelle proprie attività commerciali, l'attenzione per l'ambiente e per le tematiche sociali. Inoltre tale visione aziendale, comporta numerosi vantaggi in termini di ritorni economici e d'immagine. Il capitolo 3 si pone l'obiettivo di spiegare nel dettaglio le caratteristiche di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA), e quali attività specifiche debbano essere intraprese al fine di implementarlo all'interno della gestione delle attività convenzionali di un'azienda. In particolare verrà fatto riferimento alla normativa europea e internazionale per comprendere quali attività debbano essere poste in essere al fine di ottenere la certificazione del proprio SGA. Risulta comprensibile come non solo le attività aziendali debbano rispettare l'ambiente, ma anche l'organizzazione di un evento, sia esso una conferenza, una Festa aziendale, un concerto o un evento sportivo. Nel capitolo 4 vengono esposte alcune metodologie di supporto per l'implementazione di un evento sostenibile, che hanno l'obiettivo di ridurre gli impatti ambientali dell'evento stesso. Visto il crescente interesse dell'opinione pubblica su questo tema, proprio di recente è stata emanata la norma BS 8901 a supporto dell'organizzazione di eventi sostenibili ed è in procinto di uscire in concomitanza delle Olimpiadi di Londra 2012, l'analoga norma ISO 20121 che ha valenza internazionale. L'obiettivo del mio elaborato è stato quello di creare un SGA a supporto dell'organizzazione della “Festa di villa Terracini” che si svolge a Sala Bolognese (BO) ed ha una durata di 18 giorni. In particolare, verranno prima evidenziati gli impatti ambientali che la Festa ha prodotto durante la scorsa edizione, tramite la conduzione della così detta Analisi Ambientale Iniziale, e successivamente verranno esplicitate le azioni che dovranno essere messe in atto al fine di ridurre gli impatti ambientali. Questo caso studio evidenzierà da un lato, gli ingenti impatti ambientali prodotti dalla realizzazione della Festa, ma dall'altro permetterà di comprendere come l'implementazione di un SGA porti a notevoli miglioramenti.
Resumo:
L’oggetto della mia ricerca è la società multiculturale e il livello di sviluppo sociale delle comunità minoritarie in Macedonia, rispetto all’attuazione delle politiche e i programmi europei per la stabilizzazione democratica. L’indagine condotta nella mia tesi si è sviluppata esaminando i risultati ottenuti dai programmi CARDS, attuati per soddisfare gli obblighi stabiliti nell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione e per l’implementazione dell’Accordo Quadro di Ohrid. Uno dei valori democratici, su cui l’UE è particolarmente attenta, ed al quale ha riservato un posto primario nei programmi CARDS, è la tutela dei diritti delle minoranze ossia il rispetto delle differenze culturali, linguistiche e religiose. L’obiettivo della mia indagine è stato quello di valutare l’impatto delle politiche europee sulla normativa macedone, concernente i diritti delle comunità minoritarie, ovvero il loro effetto sul consolidamento della società multiculturale e sullo status sociale delle comunità minoritarie in Macedonia. A tale scopo, in primo luogo sono stati esaminati gli emendamenti costituzionali e le modifiche legislative introdotti in seguito alla stipulazione dell’Accordo Quadro di Ohrid. L’analisi è stata incentrata nel verificare se la normativa macedone rientra nei parametri della normativa europea. I risultati ottenuti dimostrano quale è il tipo di multiculturalismo che promuove e garantisce la costituzione macedone. Attraverso l’analisi dei rapporti preparati dalla Commissione europea, relativi all’implementazione del Processo di Stabilizzazione e Associazione, è stato dimostrato come le politiche e i programmi europei hanno inciso sul consolidamento della società multiculturale. Analizzando invece i risultati dai rapporti relativi all’implementazione delle disposizioni dell’Accordo Quadro di Ohrid è stato valutato l’impatto che le politiche europee hanno avuto sullo sviluppo sociale delle comunità minoritarie in Macedonia. Per la valutazione di questo ultimo, sono state prese in considerazione il livello di partecipazione politica delle comunità minoritarie, la realizzazione delle richieste e delle questioni legate alla loro particolarità, l’ambito normativo regolato dal diritto di con-decisione, la rappresentanza delle comunità minoritarie nella sfera pubblica, il livello dell’accesso di istruirsi nella propria lingua e quindi il livello di istruzione e l’ambito e la libertà di usare la propria lingua nel settore pubblico. I concetti principali di questa ricerca sono: cooperazione, democrazia, multiculturalismo e sviluppo. Il termine cooperazione usato in questa ricerca si riferisce ai rapporti di cooperazione instaurati tra l’Unione Europea e la Macedonia nell’ambito dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione e dell’Accordo Quadro di Ohrid, ossia il sostegno dell’UE per la stabilizzazione democratica della Macedonia. Riferendosi a questa ultima, si fa riferimento al livello di garanzia di libera partecipazione dei cittadini, in ogni segmento della vita politica, sociale ed economica, senza discriminazioni etniche, linguistiche e religiose. Il termine multiculturalismo si riferisce alla società multiculturale ed è legato alla questione della politica della differenza, ossia del riconoscimento delle differenze culturali, che discendono dall’appartenenza ad una minoranza etnica e linguistica. Il multiculturalismo in questa ricerca viene analizzato, riferendosi alla multiculturalità della società macedone e ai diritti che la Costituzione macedone garantisce alle comunità minoritarie in Macedonia. Infine, per lo sviluppo in questa ricerca si fa riferimento allo sviluppo sociale delle comunità minoritarie, inteso e misurato tramite una seri di indicatori relativi all’occupazione (crescita di capitale sociale), all’educazione (capitale umano e qualifica di alta istruzione), alla partecipazione politica (occupazione dei posti principali nelle istituzione governative e della amministrazione pubblica), alla diffusione della cultura (uso e mantenimento della lingua e delle tradizioni) ecc. Prendendo in considerazione i principali concetti di questa tesi, il quadro teorico della ricerca sviluppa i nodi cruciali del dibattito sullo sviluppo e la democrazia, sul nesso tra democrazia e multiculturalismo e tra multiculturalismo e sviluppo. Attenendosi alle varie tesi, la ricerca avrà lo scopo di rilevare come si conciliano la società multiculturale macedone ed il modello democratico vigente. In questo contesto sarà fatto riferimento alle tesi fanno favoriscono la necessità di iniziare con la democrazia per poter innescare e sostenere il processo di sviluppo, alla tesi che sostiene la necessità di riconoscimento obbligatorio dei diritti collettivi nella società multiculturale, ossia dell’etnosviluppo delle comunità minoritarie. La ricerca è stata condotta tramite i seguenti metodi: - Il metodo descrittivo sarà usato per descrivere cosa è accaduto nel periodo di interesse di ricerca, riguardo i cambiamenti di natura sociale e politica delle minoranze in Macedonia. - Il metodo comparativo sarà applicato nella comparazione dell'efficacia delle leggi relative ai diritti delle minoranze e del loro status di sviluppo sociale e politico, prima e dopo l'attuazione e implementazione delle riforme europee. - Il metodo qualitativo sarà applicato per l’analisi di documenti, della legislatura e dei rapporti europei e nazionali. Le fonti usate in questa ricerca principalmente si basano su: - analisi di documenti e rapporti governativi, rapporti elaborati dalla Commissione Europea, dall’OSCE, dagli organi governativi e dalle organizzazioni non governative. - analisi di letteratura accademica, focalizzata sui problemi che sono oggetto di questa ricerca. - analisi di documenti pubblicati, come la gazzetta ufficiale, leggi costituzionali e atti legislativi, strategie nazionali e statistiche ufficiali. - analisi dei dati ottenuti da interviste e questionari.
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La presente Tesi di Laurea nasce dalla volontà nostra di proseguire il progetto intrapreso durante il corso di Proyecto V, seguito durante la nostra esperienza Ersamus a Granada, sotto la guida dell’Arch. Elisa Valero. Il tema trattato è quello della sostenibilità urbana e in particolare quello della riqualificazione della periferia. La decisione di continuare e approfondire questo progetto è dovuto al fatto che il tema trattato è di forte attualità, soprattutto perché, fino al Protocollo di Kyoto del 2005, le massive emissioni di CO2 hanno portato ad un innalzamento del riscaldamento globale e di conseguenza ad un deterioramento inesorabile dell’intero sistema ambientale. Oltre a quello ambientale, l’altro tema che ci ha particolarmente stimolato è quello della riqualificazione della periferia, in quanto ai giorni d’oggi le condizioni delle zone periferiche delle città versano in condizioni critiche, perché vi è una carenza di servizi, di spazi pubblici e verdi e soprattutto mancano di una propria identità nella quale la società possa identificarsi e quindi i presupposti per l’aggregazione sociale. La Tesi si articola in tre parti: - una prima parte di analisi e approfondimenti sui temi della sostenibilità dello sviluppo urbano, sulla situazione attuale delle periferie metropolitane e la ricerca delle varie strategie per risolvere tali problematiche, anche grazie allo studio di ecoquartieri esistenti - la seconda parte è costituita dal lavoro preliminare per la redazione del nostro progetto, e quindi dal lavoro di analisi della città di Granada e del contesto periferico in cui si va ad inserire il progetto e dall’individuazione degli obiettivi da soddisfare e delle relative strategie per conseguirli - la terza parte consta nel progetto vero e proprio, in cui andiamo a definire le conformazioni spaziali, morfologiche e architettoniche del sito, accompagnate da strategie per uno sviluppo sostenibile della zona - nella quarta ed ultima parte ci focalizziamo sul tema della residenza, dove andremo a sia a riqualificare che realizzare edifici residenziali, studiando delle tecniche costruttive per la realizzazione di edifici a basso consumo energetico. L’obiettivo di tale progetto è la creazione di un ecoquartiere e tutti i benefici che esso comporta, per migliorare la qualità della vita dei residenti, ridurre drasticamente l’inquinamento sia atmosferico che non, incentivare l’aggregazione sociale e la vita all’aria aperta, che sono temi molto cari della cultura spagnola che però, in queste zone della città, sono ormai andati persi a causa del degrado urbano e la mancanza di identità della periferia.
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A 30 anni dalla Dichiarazione di Alma Ata, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sia nei lavori della Commissione sui Determinanti Sociali della Salute che nel corso della sua 62^ Assemblea (2009) ha posto nuovamente la sua attenzione al tema dei determinanti sociali della salute e allo sviluppo di una sanità secondo un approccio "Primary Health Care", in cui la partecipazione ai processi decisionali è uno dei fattori che possono incidere sull'equità in salute tra e nelle nazioni. Dopo una presentazione dei principali elementi e concetti teorici di riferimento della tesi: Determinanti Sociali della Salute, partecipazione ed empowerment partecipativo (Cap. 1 e 2), il lavoro di tesi, a seguito dell'attività di ricerca di campo svolta in Zambia (Lusaka, Kitwe e Ndola) e presso EuropeAid (Bruxelles), si concentra sui processi di sviluppo e riforma del settore sanitario (Cap. 3), sulle politiche di cooperazione internazionale (Cap.4) e sull'azione (spesso sperimentale) della società civile in Zambia, considerando (Cap. 5): le principali criticità e limiti della/alla partecipazione, la presenza di strumenti e strategie specifiche di empowerment partecipativo, le politiche di decentramento e accountability, le buone prassi e proposte emergenti dalla società civile, le linee e i ruoli assunti dai donatori internazionali e dal Governo dello Zambia. Con questa tesi di dottorato si è voluto evidenziare e interpretare sia il dibattito recente rispetto alla partecipazione nel settore sanitario che i diversi e contraddittori gradi di attenzione alla partecipazione delle politiche di sviluppo del settore sanitario e l'emergere delle istanze e pratiche della società civile. Tutto questo incide su spazi e forme di partecipazione alla governance e ai processi decisionali nel settore sanitario, che influenzano a loro volta le politiche e condizioni di equità in salute. La metodologia adottata è stata di tipo qualitativo articolata in osservazione, interviste, analisi bibliografica e documentale.
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L’elaborato finale presentato per la tesi di Dottorato analizza e riconduce a unitarietà, per quanto possibile, alcune delle attività di ricerca da me svolte durante questi tre anni, il cui filo conduttore è l'impatto ambientale delle attività umane e la promozione dello sviluppo sostenibile. Il mio filone di ricerca è stato improntato, dal punto di vista di politica economica, sull'analisi storica dello sviluppo del settore agricolo dall'Unità d'Italia ai giorni nostri e dei cambiamenti avvenuti in contemporanea nel contesto socio-economico e territoriale nazionale, facendo particolare riferimento alle tematiche legate ai consumi e alla dipendenza energetica ed all'impatto ambientale. Parte della mia ricerca è stata, infatti, incentrata sull'analisi dello sviluppo della Green Economy, in particolare per quanto riguarda il settore agroalimentare e la produzione di fonti di energia rinnovabile. Enfasi viene posta sia sulle politiche implementate a livello comunitario e nazionale, sia sul cambiamento dei consumi, in particolare per quanto riguarda gli acquisti di prodotti biologici. La Green Economy è vista come fattore di sviluppo e opportunità per uscire dall'attuale contesto di crisi economico-finanziaria. Crisi, che è strutturale e di carattere duraturo, affiancata da una crescente problematica ambientale dovuta all'attuale modello produttivo, fortemente dipendente dai combustibili fossili. Difatti la necessità di cambiare paradigma produttivo promuovendo la sostenibilità è visto anche in ottica di mitigazione del cambiamento climatico e dei suoi impatti socio-economici particolare dal punto di vista dei disastri ambientali. Questo punto è analizzato anche in termini di sicurezza internazionale e di emergenza umanitaria, con riferimento al possibile utilizzo da parte delle organizzazioni di intervento nei contesti di emergenza di tecnologie alimentate da energia rinnovabile. Dando così una risposta Green ad una problematica esacerbata dall'impatto dello sviluppo delle attività umane.
Resumo:
Scegliere di consumare in modo sostenibile significa passare ad un nuovo modello di consumo. Tale modello richiede una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte dei consumatori, unite all'adozione di nuovi stili di vita e di scelte d’acquisto, che permettano il raggiungimento di elevati livelli di benessere nel rispetto dell'ambiente. Un notevole sforzo è stato compiuto recentemente dai policy maker per incoraggiare il consumo sostenibile quali implementazioni dello sviluppo sostenibile. Ancora lunga, tuttavia, è la strada da percorrere per raggiungere pienamente questo obiettivo. Tra i prodotti sostenibili, il biologico si è rivelato di gran lunga il più rappresentativo: le statistiche di questo mercato mostrano, infatti, tendenze positive, sebbene il consumo risulti ancora eterogeneo e contenuto rispetto al consumo di alimenti convenzionali. Ciò mostra che il comportamento dei consumatori non è ancora abbastanza reattivo alle suddette politiche. Il presente studio si propone di contribuire alla ricerca sul consumo sostenibile approfondendo i fattori che incoraggiano o impediscono il consumo di prodotti alimentari biologici in Italia. Adottando un nuovo approccio si cerca di capire come i diversi segmenti di diete alimentari affrontino gli alimenti biologici in termini di consumi e di atteggiamenti. Un'analisi multivariata a più fasi è stata condotta su un campione di 3.004 consumatori. Un’analisi delle componenti principali non lineare è stata applicata alle variabili ordinali che misurano il consumo di ventuno categorie di alimenti. Successivamente è stata applicata la cluster analysis che ha dato luogo a quattro segmenti di abitudini alimentari. I prodotti biologici sono diventati parte delle abitudini alimentari in Italia in quasi un terzo della popolazione. Il consumo sembra essersi affermato soprattutto nel segmento con abitudini alimentari sane. Una scarsa attenzione ad una dieta sana, gli stili di vita, il reddito, l'accessibilità, la mancanza di consapevolezza condizionano le abitudini alimentari a scapito di un consumo più sostenibile.
Resumo:
All'interno dell'elaborato si analizzano le potenzialità offerte da uno sviluppo sostenibile del fotovoltaico per la nostra richiesta energetica futura. Sono inoltre illustrati gli ultimi interventi applicati in tema di politica ambientale e viene evidenziato il contributo fondamentale offerto da un opportuno quadro normativo per la valorizzazione del settore. Viene effettuato un'analisi della convenienza e fattibilità economica del sistema fotovoltaico. Si sottolinea infine la necessità e i benefici garantiti dal riciclaggio dei pannelli solari dismessi e vengono mostrati le attuali soluzioni studiate e applicate.