35 resultados para Quattrocento


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A través de un recorrido histórico centrado en el Renacimiento, se exponen las aportaciones más significativas de teóricos y artistas en la evolución del escorzo de la figura humana desde un punto de vista geométrico. Los artistas que con sus dibujos y escritos ayudaban a otros en el aprendizaje de la representación, se apresuraron a incluir el estudio del escorzo en sus tratados, buscando métodos que facilitaran su dibujo sobre cualquier soporte y en cualquier posición en el espacio. En este artículo se analizan y enlazan los trazados propuestos por los estudiosos de la geometría, con las obras de arte que reflejan importantes avances en este sentido. Soportes como el lienzo, el muro o la bóveda, presentan al pintor superficies diferentes de trabajo y en distintas posiciones en el espacio. La figura humana, protagonista en la escena, tendrá que adaptarse a ellos para ser contemplada desde unos espacios arquitectónicos cada vez más amplios y con más posibilidades. Fue necesario dominar la perspectiva en la pintura, y muy particularmente en la mural, para ofrecer composiciones cada día más ambiciosas y sorprendentes.

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This edition of Milton’s Epistolarum Familiarium Liber Unus and of his Uncollected Letters, will appear as 672 pp. of The Complete Works of John Milton Volume XI, eds. Gordon Campbell and Edward Jones (Oxford University Press, forthcoming 2016). A diplomatic Latin text and a new facing English translation are complemented by a detailed Introduction and commentary that situate Milton’s Latin letters in relation to the classical, pedagogical and essentially humanist contexts at the heart of their composition. Now the art of epistolography advocated and exemplified by Cicero and Quintilian and embraced by Renaissance pedagogical manuals is read through a humanist filter whereby, via the precedent (and very title) of Epistolae Familiares, the Miltonic Liber is shown to engage with a neo-Latin re-invention of the classical epistola that had come to birth in quattrocento Italy in the letters of Petrarch and his contemporaries. At the same time the Epistolae are seen as offering fresh insight into Milton’s views on education, philology, his relations with Italian literati, his blindness, the poetic dimension of his Latin prose, and especially his verbal ingenuity as the ‘words’ of Latin ‘Letters’ become a self-conscious showcasing of etymological punning on the ‘letters’ of Latin ‘words’. The edition also announces several new discoveries, most notably its uncovering and collation of a manuscript of Henry Oldenburg’s transcription (in his Liber Epistolaris held in Royal Society, London) of Milton’s Ep. Fam. 25 (to Richard Jones). Oldenburg’s transcription (from the original sent to his pupil Jones) is an important find, given the loss of all but two of the manuscripts of Milton’s original Latin letters included in the 1674 volume. The edition also presents new evidence in regard to Milton’s relationships with the Italian philologist Benedetto Buonmattei, the Greek humanist Leonard Philaras, the radical pastor Jean Labadie (and the French church of London), and the elusive Peter Heimbach.

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Il tema del ruolo della contabilità nella Chiesa, con particolare riferimento al legame esistente tra contabilità e valori religiosi, non appare ad oggi sufficientemente studiato, soprattutto se si considera l’importanza economica e sociale di tale istituzione nel passato e nel presente. Il lavoro intende contribuire a tale indagine analizzando la realtà della Diocesi di Ferrara del XV secolo. Il Quattrocento rappresenta per la Chiesa italiana un’epoca di grande importanza, in quanto caratterizzato da un tentativo di riforma promosso da Papa Eugenio IV, volto a combattere la dilagante corruzione morale all’interno del clero e a riportare quest’ultimo alla sua funzione pastorale. L’appello pontificio venne accolto con particolare attenzione da due vescovi ferraresi, Giovanni Tavelli da Tossignano e Francesco Dal Legname, che attraverso le loro visite pastorali cercarono di divulgare i valori della riforma nella propria Diocesi. La promozione della nuova moralità, nell’esperienza ferrarese, era basata anche sulla diffusione degli strumenti contabili, mezzo essenziale per mettere in luce l’operato dei diversi membri del clero ed in particolare l’utilizzo da parte loro dei beni della Chiesa. Attraverso lo studio di documenti originali del XV secolo, scritti in lingua latina, il contributo si propone di mettere in luce come la contabilità possa assumere un ruolo complementare alla promozione dei valori religiosi.

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1. Antefatti e protagonisti veneziani della Dieta imperiale - 2. I problemi organizzativi lungo il viaggio d'andata - 3. Compiti degli inviati veneziani alla Dieta imperiale - 4. Il significato del rango: nuove onorificenze e il viaggio a Norimberga - 5. Conclusione

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Il lavoro tratta della produzione miniata a Bologna sotto la signoria dei Bentivoglio, tra il quinto decennio del Quattrocento ed il secondo decennio del secolo successivo.

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L’idea iniziale di questo lavoro era di tentare un approccio ad una tematica che, per la cronologia scelta, era stata decisamente poco studiata. Il Quattrocento e gli arcivescovi di Ravenna sembravano formare una diade promettente per i risultati che avrebbe potuto dare in termini di riscoperta dell’antico in ambito urbano, di rinascita umanistica e dei valori culturali che, nel particolare deposito memoriale ravennate, avrebbe potuto configurarsi in maniera particolarmente interessante dati i caratteri di unicità che la città – già imperiale, regia ed esarcale – porta inscritti nella sua identità. Le fonti primarie, rivolte all’analisi della politica degli arcivescovi ravennati per la conservazione e l’innovazione della facies urbana cittadina e ricercate anche all’interno del quadro istituzionale/amministrativo e culturale veneziano e della Ferrara estense, dalla cui società e cultura provengono i più importanti arcivescovi ravennati del periodo, hanno restituito il riflesso di una identità cittadina e urbica indebolita. Una difficoltà oggettiva è venuta da un carattere costante delle consuetudini clericali del tempo, la non residenza del presule nella sua chiesa locale, cui neppure il vescovo ravennate ha fatto eccezione. L’ipotesi di partenza finisce dunque per essere sfumata: le dinamiche della gestione e conservazione del patrimonio monumentale e artistico della città non appaiono più in mano all’arcivescovo, ma ad una pluralità di amministratori ed utilizzatori anche del frammentato mondo ecclesiale cittadino. Vengono peraltro messe in luce le attitudini e la sensibilità tutta umanistica di taluni vescovi – Bartolomeo Roverella in particolare -, qualità che non paiono estendersi fuori dalla vita personale dei presuli e meno ancora fino alla città della loro diocesi, ma che indagate in maniera organica e legate alle testimonianze materiali fino ad oggi disperse e per la prima volta riunite nel presente lavoro, apportano nuova luce e aprono la strada a ulteriori lavori di approfondimento.

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Principales aportaciones: Elenco actualizado y más completo de “serlianas” hasta el momento, incluyendo el más amplio repertorio numismático e iconográfico sobre el tema. Visión de conjunto crítica de la “serliana” y motivos afines en la Antigüedad, la Edad Media y el Renacimiento, atendiendo a una selección de ejemplos en todos los formatos posibles (arquitectura e iconografía). Inclusión y explicación de la “serliana” dentro de los avances de la arquitectura romana, con atención a las fuentes escritas. Identificación de las principales áreas de origen y desarrollo de la “serliana”. Explicación de las causas y resultados de los procesos de innovación arquitectónica. Demostración de la llegada de la “serliana” a Hispania mucho antes que el disco de Teodosio. Indagación en las funciones y posibles implicaciones simbólicas de ejemplos de “serliana”. Hipótesis sobre el papel desempeñado por las arquitecturas efímeras. Hipótesis sobre el papel de la arquitectura militar en época romana para la difusión de la “serliana”. Comentario crítico de la situación de la “serliana” en la Antigüedad Tardía y visión general de sus procesos de transferencia y metamorfosis. Demostración de la pervivencia de la “serliana” en la Edad Media. Análisis de la arcada triple como posible sustituto de la “serliana”. Comentario crítico de los dibujos tardomedievales y renacentistas sobre la “serliana” y su relación con el estudio contemporáneo de los monumentos antiguos. Identificación de ejemplos y comentario crítico de la situación de la “serliana” en la Italia del Quattrocento y del Cinquecento. Análisis de las confluencias de la “serliana” Italia-España y evolución del motivo en este último ámbito. Demostración de las novedades propias del ámbito hispano.

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La tesi ha per oggetto la cultura ebraica cretese nei secoli XIV-XVI e, in particolare, l’influsso esercitato su di essa dalla cultura e dalle tradizioni degli ebrei sefarditi e ashkenaziti che cominciarono a stabilirsi sull’isola a partire dalla metà del Trecento. La tesi si basa da un lato su fonti amministrative e notarili e, dall’altro, sui manoscritti ebraici prodotti o portati a Candia nel periodo considerato. Il primo capitolo tratta della comunità ebraica nel primo Cinquecento e porta nuove notizie a proposito della geografia della zudeca, delle sue sinagoghe, della sua composizione sociale, dell’entità della sua popolazione e della biografia del principale leader spirituale e culturale attivo a Candia a quell’epoca: Elia Capsali. Il secondo capitolo offre una panoramica sull’immigrazione ebraica a Candia nei secoli XIV-XV. Il terzo capitolo esplora alcune particolarità della liturgia sinagogale elaborata dagli ebrei candioti sotto l’influsso della tradizione ashkenazita. Il quarto capitolo tratta di due liste di libri databili alla seconda metà del Quattrocento (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3574 B) e suggerisce di considerarle come indicative del peso che ebbero alcuni immigrati ebrei catalani nella diffusione della cultura medica sefardita a Candia. Il quinto capitolo è dedicato al medico, filosofo e astronomo Mosheh ben Yehudah Galiano, il quale visse a Candia tra la seconda metà degli anni Venti del Cinquecento e il 1543. L’ultimo capitolo tratta degli effetti provocati dall’epidemia di peste del 1592-95 all’interno della zudeca di Candia.

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Plaza Navona representa una de las visitas obligadas de Roma, pero solo algunos advertirán en ella la presencia española en la sala de exposiciones del Instituto Cervantes o en la inmediata Libreria Española. Todavía serán menos los que se percatarán de la huella española dejada en aquella iglesia de fachada anónima situada, en el extremo sur de la plaza: la antigua iglesia de Santiago de los Españoles. La presente tesis pretende, utilizando el dibujo como guía, herramienta y fin del proceso de análisis y estudio, reconstruir el proceso de conformación y construcción de la que fue iglesia española principal, cuya fundación hace patente el destacado papel jugado por la “nación” castellana en Roma durante la Edad Media; y en torno a la que se aglutinaron las actividades religiosas, diplomáticas y financieras de los castellanos que vivieron en la actual capital italiana. Se intentará recrear en el tiempo la que es hoy la iglesia de Nuestra Señora del Sagrado Corazón, sometiéndola a una restitución gráfica disciplinada, homogénea y objetiva en la medida de lo posible de las varias etapas que la han caracterizadas, desde su fundación hasta cuando en 1878 España se deshizo de ella, ya en ruina, vendiéndola. Como nos comenta Gaetano Moroni, de todas las comunidades nacionales que se encontraban en Roma la española parece ser efectivamente una de las más rica y prestigiosa. Aunque lo que no cuenta Moroni no haya sido todavía demostrado, dicho enunciado resulta de todas formas interesante puesto que pone el acento sobre el hecho de que ya desde el siglo X parece ser habitual de ocupar y reutilizar antiguas ruinas, usándolas como base para la construcción de hospitales para los peregrinos. Esta operación se hizo particularmente frecuente sobre todo antes del Gran Jubileo de 1450: de hecho desde la primera mitad del Quattrocento se fundan distintas iglesias y hospitales nacionales para acoger y prestar una adecuada asistencia y socorro a los innumerables peregrinos que llegaban a la ciudad, edificios que se van construyendo sobre los restos de antiguos edificios de época romana. Prueba de ello es en efecto la fundación originaria de la iglesia y hospital de los Españoles que, parte del conjunto de edificios que compone la Plaza Navona, situada en el corazón de Campo Marzio y cuya posición y forma corresponden a la del antiguo Estadio de Domiciano, y que ahora es en sus dimensiones, en su imagen arquitectónica y en su consistencia material, el resultado de la definición proyectual y de las transformaciones que se llevaron a cabo sobre lo que quedaba del antiguo templo español del siglo XV, entre finales del ‘800 y los años 30 del siglo XX . Transformaciones devastadoras, huellas grabadas o canceladas que encuentran una justificación en los acontecimientos históricos reflejados en el patrimonio urbano. El análisis de todas las fuentes permite trazar, si no la totalidad, buena parte de las modificaciones que la antigua iglesia de Santiago ha sufrido. La construcción del templo se puede dividir en tres momentos decisivos: una primera etapa de fundación en 1450-1478 en la que la iglesia tenía fachada y entrada en via de la Sapienza, hoy Corso Rinascimento; una segunda de significativa ampliación hacia Plaza Navona con una nueva fachada monumental hacia ese espacio público en 1496-1500; y una última importante ampliación entre 1525-1526, llevada a cabo por el arquitecto Antonio da Sangallo el Joven. Tras la intensa vida del templo, en el siglo XVIII, éste cae en ruina y finalmente es vendido en 1878 a la orden de los misioneros franceses de Nuestra Señora del Sagrado Corazón que la reconvierten en iglesia reformando totalmente el conjunto en 1881, según proyecto de Luca Carimini. En 1936, en plena fase de rectificación de trazados urbanos por obra del régimen fascista, según proyecto de Arnaldo Foschini, se mutila su extremidad hacia vía de la Sapienza dejando su estado tal y como se contempla en la actualidad. ABSTRACT The objective of this thesis is the reconstruction of the design and edification process -using drawings and sketches as a guide, tool and the end of the analytical process- of a church which was once the preeminent Spanish church in medieval Rome, known today as Nostra Signora del Sacro Cuore (Our Lady of the Sacred Heart). The founding of this church illustrates the important role held by the Castillian “nation” in Rome during the Middle Ages. It was the focal point of all the religious, diplomatic and economic activities of the Castillian community residing in today’s Italian capital. The aim of this proyect is a recreation the church in time by submitting it to a disciplined, homogenous and objective graphic restitution of the various stages most characteristic the temple, starting from its foundation until 1878 when, in a state of ruins, the church was finally sold off by Spain. Gaetano Moroni once commented that of all the international communities found in Rome, the Spanish community seemed to be one of the wealthiest and most prestigious. Such a statement proves interesting as it emphasizes that starting in the 10th century we see there was a widespread custom of occupying and reusing old ruins for use as the bases of new constructions of hospitals for pilgrims. This custom became especially frequent just before the Jubilee Year of 1450: in fact, in the first half of the Quattrocento we see the founding of many different national churches and hospitals which provided shelter and care to the countless pilgrims arriving in the city, buildings which were constructed on top of the ruins of ancient buildings left over from Roman times. Proof of this is the original foundation of the Spanish church and hospital forming part of the Piazza Navona, built upon and following the outline of the Stadium of Domitian, in the heart of Campo Marzio. Now, in its dimensions, its architectural image and its material substance, it represents the predominant result of the planning definitions and the transformations which affected the old 15th-century Spanish temple. Ocurring between the end of the 19th century and the 1930s, the transformations were devastating, erasing original peculiarities and engraving new ones, transformations made justifiable by the historical events reflected in its urban environs. Analyzing all sources allows us to trace, even if not in entirety, still a sizeable portion of the modifications undergone by the old Church of Saint James. The construction of the temple can be divided into three decisive moments: its foundation, from 1450 to 1478, when the church’s façade and main door looked out on to the Via della Sapienza, today’s central avenue of Corso del Rinascimento; the second stage being a major expansion towards the Piazza Navona (1496-1500) with a new, monumental façade facing the public space; and the third was the last significant expansion, carried out from 1525 to 1526 by the architect Antonio da Sangallo the Younger. Despite an intense and bustling life during the Modern Age, in the 18th century the church began to fall into ruin and was finally sold in 1878 to the order of French missionaries of Our Lady of the Sacred Heart, who reconverted it into a church and completely renovated the structure in 1881 in a project supervised by Luca Carimini. In 1936, the corrective urban redesign of Rome carried out by the fascist regime and implemented by Arnaldo Foschini mutilated the part bordering Via della Sapienza, leaving it as we see it today.

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Includes bibliographical references.

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Index at end of each volume.