651 resultados para Psychological Adjustment


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Malgré des recherches intensives portant sur l’hérédité et les aspects biologiques de la rétinite pigmentaire (RP), peu de recherches fondées ont porté sur les aspects psychologiques. Ces quelques études suggèrent que les personnes atteintes de rétinite pigmentaire s’adaptent différemment à la déficience visuelle. Le but de la présente étude était donc de vérifier si les personnes atteintes de rétinite pigmentaire s’adaptaient différemment d’un point de vue psychologique par rapport à des personnes ayant une déficience visuelle causée par une autre pathologie. Des entrevues téléphoniques incluant des personnes ayant la rétinite pigmentaire, la rétinopathie diabétique (RD) et l’albinisme ont été menées. Cinq questionnaires ont été utilisés afin d’évaluer le bien-être psychologique et de recueillir les données démographique. Les résultats de la première étude démontrent qu’il n’existe aucune différence entre les individus atteints de rétinite pigmentaire et ceux ayant d’autres pathologies visuelles d’un point de vue « bien-être psychologique ». En fait, les facteurs démographiques, la baisse de vision, les fluctuations et le type de perte de vision semblent être les seuls facteurs directement corrélés à l’adaptation et au bien-être psychologique. Dans la deuxième étude, aucune différence n’a pu être établie entre les trois types de pathologies. Ce sont plutôt, des facteurs comme la perception des capacités fonctionnelles, l’identité personnelle, l’appréhension de la perception sociale et le niveau d’indépendance qui étaient davantage reliés au bien-être psychologique associé à la déficience visuelle. Les résultats de cette étude suggèrent que les personnes atteintes de Rétinite pigmentaire ne présentent pas de différences au niveau du bien-être psychologique et de l’adaptation. Les facteurs démographiques et psychologiques sont plus importants que la pathologie elle-même.

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The aim of the study was to test a revised conceptualization of the role of coping in adjustment to a low-control stressor-women's adjustment to a failed in vitro fertilization (NF) attempt. Data were collected prior to the IVF treatment (Time I) and twice after the failed NF attempt (1 to 2 weeks after finding out the results, n = 171, and fi weeks later, n = 139). Initial adjustment was assessed at Time I, whereas measures of coping and both self-report and partner ratings of adjustment were obtained at Times ? and 3. As predicted, escapist strategies and problem-management strategies (mainly at Time ?) were associated with poor adjustment, whereas problem-appraisal coping was associated with better adjustment., There was also support for the proposed positive relationship between adjustment and emotional approach coping (on self-report adjustment).

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Background: Recent research suggested thatreligious coping, based on dispositional religiousness and spirituality (R/S), is an important modulating factor in the process of dealing with adversity. In contrast to the United States, the effect of R/S on psychological adjustment to stress is a widely unexplored area in Europe. Methods: We examined a Swiss sample of 328 church attendees in the aftermath of stressful life events to explore associations of positive or negative religious coping with the psychological outcome. Applying a cross-sectional design, we used Huber’s Centrality Scale to specify religiousness and Pargament’s measure of religious coping (RCOPE) for the assessment of positive and negative religious coping. Depressive symptoms and anxiety as outcome variables were examined by the Brief Symptom Inventory. The Stress-Related Growth Scale and the Marburg questionnaire for the assessment of well-being were used to assess positive outcome aspects. We conducted Mann-Whitney tests for group comparisons and cumulative logit analysis for the assessmentof associations of religious coping with our outcome variables. Results: Both forms of religious coping were positively associated with stress-related growth (p < 0.01). However, negative religious coping additionally reduced well-being (p = 0.05, β = 0.52, 95% CI = 0.27–0.99) and increased anxiety (p = 0.02, β = 1.94, 95% CI = 1.10–3.39) and depressive symptoms (p = 0.01, β = 2.27, 95% CI = 1.27–4.06). Conclusions: The effects of religious coping on the psychological adjustment to stressful life events seem relevant. These findings should be confirmed in prospective studies.

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INTRODUZIONE: L’integrazione mente-corpo applicata ad un ambito patologico predominante in questi tempi, come il cancro, è il nucleo di questa tesi. Il background teorico entro cui è inserita, è quello della Psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 1995) e Psico-Oncologia. Sono state identificate, nella letteratura scientifica, le connessioni tra stati psicologici (mente) e condizioni fisiologiche (corpo). Le variabili emerse come potenzialmente protettive in pazienti che si trovano ad affrontare il cancro sono: il supporto sociale, l’immagine corporea, il coping e la Qualità della Vita, insieme all’indice fisiologico Heart Rate Variability (HRV; Shaffer & Venner, 2013). Il potenziale meccanismo della connessione tra queste variabili potrebbe essere spiegato dall’azione del Nervo Vago, come esposto nella Teoria Polivagale di Stephen Porges (2007; 2009). OBIETTIVI: Gli obiettivi principali di questo studio sono: 1. Valutare l’adattamento psicologico alla patologia in termini di supporto sociale percepito, immagine corporea, coping prevalente e qualità della vita in donne con cancro ovarico; 2. Valutare i valori di base HRV in queste donne; 3. Osservare se livelli più elevati di HRV sono associati ad un migliore adattamento psicologico alla patologia; 4. Osservare se una peggiore percezione dell’immagine corporea e l’utilizzo di strategie di coping disadattive sono associate ad una Qualità della Vita più scarsa. METODO: 38 donne affette da cancro ovarico, al momento della valutazione libere da patologia, sono state reclutate presso la clinica oncologica del reparto di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italia. Ad ogni partecipante è stato chiesto di compilare una batteria di test composta da: MSPSS, per la valutazione del supporto sociale percepito; DAS-59, per la valutazione dell’immagine corporea; MAC, per la valutazione delle strategie di coping prevalenti utilizzate verso il cancro; EORTC-QLQ30, per la valutazione della Qualità della Vita. Per ogni partecipante è stato registrato HRV di base utilizzando lo strumento emWave (HeartMath). RISULTATI PRINCIPALI: Rispondendo agli obiettivi 1 e 2, in queste donne si è rilevato una alto tasso di supporto sociale percepito, in particolare ricevuto dalla persona di riferimento. L’area rivelatasi più critica nel supporto sociale è quella degli amici. Per quanto riguarda l’immagine corporea, la porzione di campione dai 30 ai 61 anni, ha delle preoccupazioni globali legate all’immagine corporea paragonabili ai dati provenienti dalla popolazione generale con preoccupazioni riguardo l’aspetto corporeo. Invece, nella porzione di campione dai 61 anni in su, il pattern di disagio verso l’aspetto fisico sembra decisamente peggiorare. Inoltre, in questo campione, si è rilevato un disagio globale verso l’immagine corporea significativamente più alto rispetto ai valori normativi presenti in letteratura riferiti a donne con cancro al seno con o senza mastectomia (rispettivamente t(94)= -4.78; p<0.000001; t(110)= -6.81;p<0.000001). La strategia di coping più utilizzata da queste donne è lo spirito combattivo, seguito dal fatalismo. Questo campione riporta, inoltre, una Qualità della Vita complessivamente soddisfacente, con un buon livello di funzionamento sociale. L’area di funzionalità più critica risulta essere il funzionamento emotivo. Considerando i sintomi prevalenti, i più riferiti sono affaticamento, disturbi del sonno e dolore. Per definire, invece, il pattern HRV, sono stati confrontati i dati del campione con quelli presenti in letteratura, riguardanti donne con cancro ovarico. Il campione valutato in questo studio, ha un HRV SDNN (Me=28.2ms) significativamente più alto dell’altro gruppo. Tuttavia, confrontando il valore medio di questo campione con i dati normativi sulla popolazione sana (Me=50ms), i nostri valori risultano drasticamente più bassi. In ultimo, donne che hanno ricevuto diagnosi di cancro ovarico in età fertile, sembrano avere maggiore HRV, migliore funzionamento emotivo e minore sintomatologia rispetto alle donne che hanno ricevuto diagnosi non in età fertile. Focalizzando l’attenzione sulla ricerca di relazioni significative tra le variabili in esame (obiettivo 3 e 4) sono state trovate numerose correlazioni significative tra: l’età e HRV, supporto percepito , Qualità della Vita; Qualità della Vita e immagine corporea, supporto sociale, strategie di coping; strategie di coping e immagine corporea, supporto sociale; immagine corporea e supporto sociale; HRV e supporto sociale, Qualità della Vita. Per verificare la possibile connessione causale tra le variabili considerate, sono state applicate regressioni lineari semplici e multiple per verificare la bontà del modello teorico. Si è rilevato che HRV è significativamente positivamente influenzata dal supporto percepito dalla figura di riferimento, dal funzionamento di ruolo, dall’immagine corporea totale. Invece risulta negativamente influenzata dal supporto percepito dagli amici e dall’uso di strategie di coping evitanti . La qualità della vita è positivamente influenzata da: l’immagine corporea globale e l’utilizzo del fatalismo come strategia di coping prevalente. Il funzionamento emotivo è influenzato dal supporto percepito dalla figura di riferimento e dal fatalismo. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI: Il campione Italiano valutato, sembra essere a metà strada nell’adattamento dello stato psicologico e dell’equilibrio neurovegetativo al cancro. Sicuramente queste donne vivono una vita accettabile, in quanto sopravvissute al cancro, ma sembra anche che portino con sé preoccupazioni e difficoltà, in particolare legate all’accettazione della loro condizione di sopravvissute. Infatti, il migliore adattamento si riscontra nelle donne che hanno avuto peggiori condizioni in partenza: stadio del cancro avanzato, più giovani, con diagnosi ricevuta in età fertile. Pertanto, è possibile suggerire che queste condizioni critiche forzino queste donne ad affrontare apertamente il cancro e la loro situazione di sopravvissute al cancro, portandole ad “andare avanti” piuttosto che “tornare indietro”. Facendo riferimento alle connessioni tra variabili psicologiche e fisiologiche in queste donne, si è evidenziato che HRV è influenzata dalla presenza di figure significative ma, in particolare, è presumibile che sia influenzata da un’appropriata condivisione emotiva con queste figure. Si è anche evidenziato che poter continuare ad essere efficaci nel proprio contesto personale si riflette in un maggiore HRV, probabilmente in quanto permette di preservare il senso di sé, riducendo in questo modo lo stress derivante dall’esperienza cancro. Pertanto, HRV in queste donne risulta associato con un migliore adattamento psicologico. Inoltre, si è evidenziato che in queste donne la Qualità della Vita è profondamente influenzata dalla percezione dell’immagine corporea. Si tratta di un aspetto innovativo che è stato rilevato in questo campione e che, invece, nei precedenti studi non è stato indagato. In ultimo, la strategia di coping fatalismo sembra essere protettiva e sembra facilitare il processo di accettazione del cancro. Si spera sinceramente che le ricerche future possano superare i limiti del presente studio, come la scarsa numerosità e l’uso di strumenti di valutazione che, per alcuni aspetti come la scala Evitamento nel MAC, non centrano totalmente il target di indagine. Le traiettorie future di questo studio sono: aumentare il numero di osservazioni, reclutando donne in diversi centri specialistici in diverse zone d’Italia; utilizzare strumenti più specifici per valutare i costrutti in esame; valutare se un intervento di supporto centrato sul miglioramento di HRV (come HRV Biofeedback) può avere una ricaduta positiva sull’adattamento emotivo e la Qualità della Vita.

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Purpose. This study examined benefit finding in MS carers including the dimensionality of benefit finding, relations between carer and care recipient benefit finding, and the effects of carer benefit finding on carer positive and negative adjustment domains. Method. A total of 267 carers and their care recipients completed questionnaires at Time 1 and 3 months later, Time 2 (n=155). Illness data were collected at Time 1, and number of problems, stress appraisal, benefit finding, negative (global distress, negative affect) and positive (life satisfaction, positive affect, dyadic adjustment) adjustment domains were measured at Time 2. Results. Qualitative data revealed seven benefit finding themes, two of which were adequately represented by the Benefit Finding Scale (BFS) [1] (Mohr et al. Health Psychology 1999; 18: 376). Factor analyses indicated two factors (Personal Growth, Family Relations Growth) which were psychometrically sound and showed differential relations with illness and adjustment domains. Although care recipients reported higher levels of benefit finding than carers, their benefit finding reports regarding personal growth were correlated. The carer BFS factors were positively related to carer and care recipient dyadic adjustment. Care recipient benefit finding was unrelated to carer adjustment domains. After controlling for the effects of demographics, care recipient characteristics, problems and appraisal, carer benefit finding was related to carer positive adjustment domains and unrelated to carer negative adjustment domains. Conclusion. Findings support the role of benefit finding in sustaining positive psychological states and the communal search for meaning within carer-care recipient dyads.

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We examined intergroup predictors of cultural adjustment among Asian international students in Australia. Sociostructural beliefs (status, legitimacy, and permeability) and initial adjustment were assessed (N = 113) at Time 1, and measures of adjustment were obtained (N = 80) at Time 2 eight weeks later. International students who perceived their cultural group to be relatively low in status experienced lower levels of psychological adjustment. Also, as expected, the effects of status were moderated by perceptions of both the permeability of intergroup boundaries and the legitimacy of the status differential. At high levels of legitimacy, perceptions of permeable group boundaries were associated with better psychological, sociocultural, and academic adjustment among international students perceiving their group to be low in status, but lower levels of adjustment among students who perceived their group to be high in status. At low levels of legitimacy, irrespective of group status position, perceived permeability was not related to adjustment.

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Pregnancy provides a very public, visual confirmation of femininity. It is a time of rapid physical and psychological adjustment for women and is surrounded by stereotyping, taboos and social expectations. This book seeks to examine these popular attitudes towards pregnancy and to consider how they influence women’s experiences of being pregnant. Sanctioning Pregnancy offers a unique critique of sociocultural constructions of pregnancy and the ways in which it is represented in contemporary culture, and examines the common myths which exist about diet, exercise and work in pregnancy, alongside notions of risk and media portrayals of pregnant women. Topics covered include: •Do pregnant women change their diet and why? •Is memory really impaired in pregnancy? •How risky behaviour is defined from exercise to employment •The biomedical domination of pregnancy research. Different theoretical standpoints are critically examined, including a medico-scientific model, feminist perspectives and bio-psychosocial and psychodynamic approaches. Table of Contents: Introduction. Cognition and Cognitive Dysfunction. Working and Employment. Dietary Change and Eating. Exercise and Activity. Pregnancy and Risk. Pregnancy Under Surveillance. Concluding Remarks. References/Bibliography. Index.

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Dissertação de Mestrado em Psicologia da Educação, especialidade em Contextos Comunitários.

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Trabalho apresentado em XIII Congreso Internacional Galego-Portugués de Psicopedagoxía, Área 5 Familia, Escuela y Comunidad. Universidad da Coruña, 2 de Setembro de 2015.

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Trabalho apresentado em XIII Congreso Internacional Galego-Portugués de Psicopedagoxía, Área 1 Aprendizaje, memoria y motivación. Universidad da Coruña, 2 de Setembro de 2015.

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Trabalho apresentado em XIII Congreso Internacional Galego-Portugués de Psicopedagoxía, Área 5 Familia, Escuela y Comunidad. Universidad da Coruña, 2 de Setembro de 2015.

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The aim of this study was to develop and validate a Portuguese version of the Short Form of the Posttraumatic Growth Inventory (PTGI-SF). Using an online convenience sample of Portuguese divorced adults (N = 482), we confirmed the oblique five-factor structure of the PTGI-SF by confirmatory factor analysis. The results demonstrated the measurement invariance across divorce initiator status groups. Total score and factors of PTGI-SF showed good internal consistency, with the exception of the New Possibilities factor, which revealed an acceptable reliability. The Portuguese PTGI-SF showed a satisfactory convergent validity. In terms of discriminant validity, posttraumatic growth assessed by the Portuguese PTGI-SF was a distinct factor from posttraumatic psychological adjustment. These preliminary findings suggest the cultural adaptation and also psychometric properties of the present Portuguese PTGI-SF to measure posttraumatic growth after personal crisis.

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Dissertação de Mestrado apresentada ao ISPA - Instituto Universitário

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Background: Research has separately indicated associations between pregnancy depression and breastfeeding, breastfeeding and postpartum depression, and pregnancy and postpartum depression. This paper aimed to provide a systematic literature review on breastfeeding and depression, considering both pregnancy and postpartum depression. Methods: An electronic search in three databases was performed using the keywords: “breast feeding”, “bottle feeding”, “depression”, “pregnancy”, and “postpartum”. Two investigators independently evaluated the titles and abstracts in a first stage and the full-text in a second stage review. Papers not addressing the association among breastfeeding and pregnancy or postpartum depression, non-original research and research focused on the effect of antidepressants were excluded. 48 studies were selected and included. Data were independently extracted. Results: Pregnancy depression predicts a shorter breastfeeding duration, but not breastfeeding intention or initiation. Breastfeeding duration is associated with postpartum depression in almost all studies. Postpartum depression predicts and is predicted by breastfeeding cessation in several studies. Pregnancy and postpartum depression are associated with shorter breastfeeding duration. Breastfeeding may mediate the association between pregnancy and postpartum depression. Pregnancy depression predicts shorter breastfeeding duration and that may increase depressive symptoms during postpartum. Limitations: The selected keywords may have led to the exclusion of relevant references. Conclusions: Although strong empirical evidence regarding the associations among breastfeeding and pregnancy or postpartum depression was separately provided, further research, such as prospective studies, is needed to clarify the association among these three variables. Help for depressed pregnant women should be delivered to enhance both breastfeeding and postpartum psychological adjustment.

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Objetivo: A Medida de Aliança Parental (PAM) avalia a qualidade da relação interparental na prestação de cuidados da criança. O presente artigo apresenta a validação de uma versão portuguesa da medida, bem como examina as qualidades psicométricas de uma versão reduzida com 6 itens do instrumento (PAM-R). Método: A amostra foi constituída por 182 pais (63% mães), dos quais 72 preencheram um instrumento de avaliação dos problemas de ajustamento psicológico das crianças. Resultados: As análises fatoriais confirmatórias não corroboraram a estrutura dos dois modelos testados. No entanto, excelentes valores foram encontrados nos índices de adequação do modelo da PAM-R. Não foram encontrados erros de especificação no modelo unidimensional testado, o que suporta a validade fatorial da versão reduzida da PAM. A PAM-R apresentou excelentes valores de consistência interna e uma correlação negativa e significativa com a medida de problemas de ajustamento das crianças. Conclusões: PAM-R emerge como uma medida que possibilita a avaliação do impacto das dimensões familiares no funcionamento e desenvolvimento psicológico das crianças, em contextos de prestação de cuidados de saúde primários.