998 resultados para Pedreres -- Roma -- Congressos


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Estudi interdisciplinari de la dona romana entre els segles IV aC i III dC. El treball s'ha basat en estudis monogràfics, justificats i comprovats mitjançant la lectura i l'examen de fonts de l'època.

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Background: Data provided by the social sciences as well as genetic research suggest that the 8-10 million Roma (Gypsies) who live in Europe today are best described as a conglomerate of genetically isolated founder populations. The relationship between the traditional social structure observed by the Roma, where the Group is the primary unit, and the boundaries, demographic history and biological relatedness of the diverse founder populations appears complex and has not been addressed by population genetic studies. Results: Recent medical genetic research has identified a number of novel, or previously known but rare conditions, caused by private founder mutations. A summary of the findings, provided in this review, should assist diagnosis and counselling in affected families, and promote future collaborative research. The available incomplete epidemiological data suggest a non-random distribution of disease-causing mutations among Romani groups.Conclusion: Although far from systematic, the published information indicates that medical genetics has an important role to play in improving the health of this underprivileged and forgotten people of Europe. Reported carrier rates for some Mendelian disorders are in the range of 5 -15%, sufficient to justify newborn screening and early treatment, or community-based education and carrier testing programs for disorders where no therapy is currently available. To be most productive, future studies of the epidemiology of single gene disorders should take social organisation and cultural anthropology into consideration, thus allowing the targeting of public health programs and contributing to the understanding of population structure and demographic history of the Roma.

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La tesi di Dottorato, condotta in accordo di colutela tra l'Università di Roma Tor Vergata e l'UNIL di Losanna, ha affrontato l'analisi di un gruppo di undici disegni custodia presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo, copie di alcuni dei più significativi mosaici medioevali delle chiese di Roma, ricostruendone la genesi, quindi le vicende legate alla committenza, e il percorso collezionistico. I disegni scozzesi, oggetto di un importante articolo di Julian Gardner pubblicato sul Burlington Magatine nel 1973, furono commissionati intorno agli anni Settanta del XVII secolo dall'antiquario romano Giovanni Giustino Ciampini (1633-1698) in connessione alla stesura della sua opera di erudizione più avvertita e famosa: i Vetera Mommenta in' quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanan,mque, Aedìum structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconìbusque illustrantur. La composizione dei Vetera Mommenta - un'opera riccamente illustrata che nasce per rispondere alle esigenze della ideologia della Chiesa di Roma in un momento di rinnovata crisi del sistema - impone a Ciampini di porsi da un lato nella prospettiva della più alta tradizione antiquaria cinque e seicentesca, di cui recupera i metodi di lettura e di analisi applicati allo studio delle monete e dei monumenti antichi interpretati quali prove per la ricostruzione storica, e dall'altra, come è emerso dalle mie ricerche, lo pone immediatamente in contatto con gli avamposti del più moderno metodo di indagine storica e filologica applicato alle fonti e ai documenti della storia ecclesiastica, inaugurato dall'ambiente bollandista e inaurino. I monumenti paleocristiani e medioevali assumono in quest'ottica lo status di 'fatti incontestabili', le fonti primarie attraverso le quali Ciampini ricuce le tappe salienti della storia della Chiesa, da Costantino fino al XV secolo. Nel 1700 le copie di Edimburgo arrivano nelle mani del mercante e connoisseur milanese il padre oratoriano Sebastiano Resta (1635-1714), di stanza a Roma presso la Chiesa Nuova della Vallicella dal 1660, che decide di rilegarle tutte insieme in un volume da donare al suo maggiore acquirente e patrono, il vescovo di Arezzo Giovanni Matteo Marchetti. Come spiega Resta in alcune sue lettere, il presente avrebbe dovuto costituire insieme una curiosità ed offrire un confronto: infatti «le copie delli mosaici di Roma che erano di Monsignor Ciampini» - afferma Resta - avrebbero mostrato al Marchetti «le maniere di que' tempi gottici, barbari e divoti de cristiani e [fatto] spiccare i secoli seguenti». Questa indagine infatti ha fatto riemergere aspetti della precoce attenzione di Sebastiano Resta per l'arte dei "secoli bassi", mai debitamente affrontata dagli studi. E' infatti sulla scorta di una profonda conoscenza dei testi della letteratura artistica, e in connessione alla esplosione vivacissima della controversia Malvasia/Baldinucci sul primato del risorgere delle arti in Toscana, che Sebastiano a partire dagli anni Ottanta del Seicento comincia a meditare sul Medioevo artistico con il fine di spiegare l'evoluzione del linguaggio tecnico e formale che ha condotto alla perfezione dell'atte moderna. In questa prospettiva ι disegni del XIV e XV secolo che egli riuscì ad intercettare sul mercato valgono quali testimonianze delle maniere degli artefici più antichi e sono imbastiti nei molteplici album che Resta compone nel rispetto della successione cronologica dei presunti autori, e ordinati in base alle scuole pittoriche di pertinenza. La tesi permette perciò di descrivere nelle loro diverse specificità: da un lato il modo dei conoscitori come Resta, interessati nell'opera al dato stilistico, con immediate e sensibili ricadute sul mercato, e disposti anche con passione a ricercare i documenti relativi all'opera in quanto pressati dall'urgenza di collocarla nella sequenza cronologica dello sviluppo del linguaggio formale e tecnico; dall'altro gli antiquari come Ciampini e come Bianchini, per i quali le opere del passato valgono come prove irrefutabili della ricostruzione storica, e divengono quindi esse stesse, anche nel loro statuto di copia, documento della stona. Sono due approcci che si manifestano nel Seicento, e talvolta in una medesima persona, come mostra il caso anche per questo cruciale di Giovati Pietro Bellori, ma che hanno radici cinquecentesche, di cui i protagonisti di queste vicende sono ben consapevoli: e se dietro Resta c'è palesemente Vasari, dietro Ciampini e soprattutto Bianchini c'è la più alta tradizione antiquaria del XVI secolo, da Antonio Augustin a Fulvio Orsini.

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Organitzades per la Fundació Joan Costa Roma i pel Consorci Sanitari de Terrassa i amb el suport del Departament de Salut de la Generalitat de Catalunya, entre els dies 6 i 8 d'octubre se celebraren a Terrassa les XI Jornadas Nacionales de Información y Documentación en Ciencias de la Salud. Aquestes Jornadas, de caràcter biennal, són d'àmbit estatal i representen una bona oportunitat perquè els professionals de la informació que treballen en el camp biosanitari (hospitals, biblioteques universitàries, centres de recerca, agències d'avaluació, empreses de serveis d'informació, etc.) intercanviïn informacions i experiències sobre temes del seu interès.

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Référence bibliographique : Weigert, 726

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El Palatí. La formació dels palaus imperials a Roma neix d’un projecte iniciat el 1988 amb l’excavació arqueològica de la zona situada al voltant del temple de Júpiter Stator, als peus del Palatí, un dels turons més emblemàtics de Roma. Aquest treball de camp va durar gairebé 18 anys i, durant tot aquest temps, Ricardo Mar va portar a terme una recerca molt àmplia sobre la topografia arqueològica del Palatí. El resultat d’aquest treball és aquesta obra, que descriu l’evolució del turó, des de l’època de la Roma primitiva fins a la darreria de la República, i entra després en el que constitueix el cos fonamental del llibre: el naixement, la formació i l’evolució dels palaus imperials de Roma a partir del moment en què August va decidir situar-hi casa seva. L’obra, de 355 pàgines, inclou, a més, tres annexos: el primer, del mateix Ricardo Mar, amb les dades de l’excavació. Un segon, de Natàlia Alonso, amb l’anàlisi de sediments de les clavegueres aparegudes durant l’excavació. I, finalment, un tercer, d’Ana Rodríguez, amb l’estudi de la presència de la família Fragipane al Palatí durant l’edat mitjana. Les conclusions de l’estudi apareixen traduïdes a l’anglès. A banda, s’inclou una carpeta amb 12 plànols DIN-A2 en color amb la planimetria dels palaus imperials al Palatí en diferents períodes.

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Aquest és el llibre més complet que hi ha sobre la pedra de Santa Tecla i el llisós, dos materials procedents de Tarragona i molt utilitzats en època romana. Els autors, arqueòlegs i geòlegs, caracteritzen aquestes dues varietats i presenten el panorama de les seves aplicacions, i també donen pautes per identificar-les i diferenciar-les d’altres pedres que s’hi podrien confondre, com la “portasanta” o la pedra de Buixcarró.

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Es presenta la llista de congressos en les que més han participat els autors del CBL ordenat per centres. Si el centre no apareix vol dir que els congressos en el que han participat els seus autors no están buidats a l’SCOPUS.