913 resultados para PSICOLOGIA CLINICA


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Nelle attuali organizzazioni sanitarie non è raro trovare operatori sanitari i quali ritengono che la relazione con il paziente consista nell'avere adeguate competenze tecniche inerenti la professione e nell'applicarle con attenzione e diligenza. Peraltro si tende ad invocare il “fattore umano”, ma si lamenta poi che l’operatore si rapporti col paziente in modo asettico e spersonalizzato. Da un punto di vista scientifico il termine “relazione” in psicologia si riferisce essenzialmente ai significati impliciti e quasi sempre non consapevoli veicolati da qualunque relazione: dipende pertanto dalla struttura psichica dei due interlocutori investendo in particolare la sfera dell’affettività e procede per processi comunicativi che travalicano il linguaggio verbale e con esso le intenzioni razionali e coscienti. La relazione interpersonale quindi rientra nel più ampio quadro dei processi di comunicazione: sono questi o meglio i relativi veicoli comunicazionali, che ci dicono della qualità delle relazioni e non viceversa e cioè che i processi comunicazionali vengano regolati in funzione della relazione che si vuole avere (Imbasciati, Margiotta, 2005). Molti studi in materia hanno dimostrato come, oltre alle competenze tecnicamente caratterizzanti la figura dell’infermiere, altre competenze, di natura squisitamente relazionale, giochino un ruolo fondamentale nel processo di ospedalizzazione e nella massimizzazione dell’aderenza al trattamento da parte del paziente, la cui non osservanza è spesso causa di fallimenti terapeutici e origine di aumentati costi sanitari e sociali. Questo aspetto è però spesso messo in discussione a favore di un maggiore accento sugli aspetti tecnico professionali. Da un “modello delle competenze” inteso tecnicisticamente prende origine infatti un protocollo di assistenza infermieristica basato sull’applicazione sistematica del problem solving method: un protocollo preciso (diagnosi e pianificazione) guida l’interazione professionale fra infermiere e la persona assistita. A lato di questa procedura il processo di assistenza infermieristica riconosce però anche un versante relazionale, spesso a torto detto umanistico riferendosi alla soggettività dei protagonisti interagenti: il professionista e il beneficiario dell’assistenza intesi nella loro globalità bio-fisiologica, psicologica e socio culturale. Nel pensiero infermieristico il significato della parola relazione viene però in genere tradotto come corrispondenza continua infermiere-paziente, basata sulle dimensioni personali del bisogno di assistenza infermieristica e caratterizzata da un modo di procedere dialogico e personalizzato centrato però sugli aspetti assistenziali, in cui dall’incontro degli interlocutori si determinerebbe la natura delle cure da fornire ed i mezzi con cui metterle in opera (Colliere, 1992; Motta, 2000). Nell’orientamento infermieristico viene affermata dunque la presenza di una relazione. Ma di che relazione si tratta? Quali sono le capacità necessarie per avere una buona relazione? E cosa si intende per “bisogni personali”? Innanzitutto occorre stabilire cosa sia la buona relazione. La buona o cattiva relazione è il prodotto della modalità con cui l’operatore entra comunque in interazione con il proprio paziente ed è modulata essenzialmente dalle capacità che la sua struttura, consapevole o no, mette in campo. DISEGNO DELLA LA RICERCA – 1° STUDIO Obiettivo del primo studio della presente ricerca, è un’osservazione delle capacità relazionali rilevabili nel rapporto infermiere/paziente, rapporto che si presume essere un caring. Si è voluto fissare l’attenzione principalmente su quelle dimensioni che possono costituire le capacità relazionali dell’infermiere. Questo basandoci anche su un confronto con le aspettative di relazione del paziente e cercando di esplorare quali collegamenti vi siano tra le une e le altre. La relazione e soprattutto la buona relazione non la si può stabilire con la buona volontà, né con la cosiddetta sensibilità umana, ma necessita di capacità che non tutti hanno e che per essere acquisite necessitano di un tipo di formazione che incida sulle strutture profonde della personalità. E’ possibile ipotizzare che la personalità e le sue dimensioni siano il contenitore e gli elementi di base sui quali fare crescere e sviluppare capacità relazionali mature. Le dimensioni di personalità risultano quindi lo snodo principale da cui la ricerca può produrre i suoi risultati e da cui si è orientata per individuare gli strumenti di misura. La motivazione della nostra scelta dello strumento è da ricercare quindi nel tentativo di esplorare l’incidenza delle dimensioni e sottodimensioni di personalità. Tra queste si è ritenuto importante il costrutto dell’Alessitimia, caratteristico nel possesso e quindi nell’utilizzo, più o meno adeguato, di capacità relazionali nel processo di caring,

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The present work explores the psychosocial issues emerging from a large cross-sectional study aimed to assess the prevalence, clinical manifestations, and psychosocial correlates of hyperandrogenism in a population of Italian high school students. Participants were 1804 adolescents, aged between 15 and 19 years, who volunteered to fill in a package of self-report questionnaires (including the Psychosocial Index, the Symptom Questionnaire and Ryff’s Psychological Well-Being scales for the assessment of psychological aspects) and undergo a comprehensive physical examination. Significant gender differences were found with regard to psychological distress, with females reporting higher scores compared with males, but not on well-being dimensions. The relationships of well-being to distress were found to be complex. Although inversely associated, well-being and ill-being appeared to be distinct domains of mental functioning. The evaluation of the moderating effects of well-being in the association between stress and psychological distress indicated that well-being may act as a protective factor, contributing to less pronounced psychological distress as stress levels increased. Higher rates of somatic complaints were found among current smokers. However, substance use (i.e., smoking and drug use) was also found to be positively associated with some well-being dimensions. A considerable number of participants were found to present with disordered eating symptoms, particularly females, and associated higher stress levels and lower quality of life. Sport activities were found to favourably affect psychological health. As to clinical signs of hyperandrogenism, a significant impairment in psychosocial functioning was found among females, whereas no effects on psychological measures could be detected among males. Subgroups of adolescents with distinct clinical and psychological characteristics could be identified by means of cluster analysis. The present study provides new insights into better understanding of the complex relationships between well-being, distress and health status in the adolescent population, with important clinical implications.

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Emotional Intelligence (EI) has increasingly gained widespread popularity amongst both lay people and scientists in a wide range of contexts and across several research areas. In spite of rigorous inquiry into its applications in educational, social, health and clinical settings, substantial disagreement exists regarding the definition of EI, with respect to both terminology and operationalizations. Actually, there is a consensus about a conceptual distinction between Trait EI, or trait emotional self-efficacy (Petrides & Furnham, 2001), and Ability EI, or cognitive-emotional ability (Mayer & Salovey, 1997). Trait EI is measured via self-report questionnaires, whereas Ability EI is assessed via maximum performance tests. Moreover, EI is the broadest of the emotional constructs, and it subsumes various constructs, as Emotional Awareness (Lane & Schwartz, 1987). To date, EI research has focused primarily on adults, with fewer studies conducted with child samples. The aim of the present study is to investigate the role of different models of EI in childhood and early adolescence (N = 670; 353 females; Mage= 10.25 years ; SD = 1.57). In addition, a further goal is to evaluate the relationship of each construct with personality, non verbal cognitive intelligence, school performance, peer relationships, and affective disorders (anxiety and depression). Results shows significant correlations between Trait EI and Emotional Awareness, whereas Trait and Ability EI appear as independent constructs. We also found significant positive associations between age and Ablity EI and Emotional Awareness (although with add of verbal productivity), while gender differences emerged in favour of females in all EI-related measures. The results provide evidence that Trait EI is partially determined by all of the Big Five personality dimensions, but independent of cognitive ability. Finally, the present study highlights the role of EI on social interactions, school performance and, especially, a negative relationship between Trait EI and psychopathology.

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Introduction: The term Clinimetric was introduced by Feinstein in 1982, who first noticed that despite all the improvements in the assessment methods, a number of clinical phenomena were still unconsidered during the evaluation process. Yet today clinical phenomena, such as stress, relevant in diseases progression and course, are not completely evaluated. Only recently, according to the clinimetric approach, Fava and colleagues have introduced specific criteria for evaluating the allostatic overload in clinical setting. Methods: Participants were 240 blood donors recruited from May 2007 to December 2009 in 4 different blood Centers (AVIS) in Italy. Blood samples from each participant were collected for laboratory test the same day the self-rating instruments were administered (Psychosocial Index, Symptom Questionnaire, Psychological well-being scales, Temperament and Character inventory, Self-Report Altruism scale). The study explore different aspects describing sample characteristics and correlates of stress in the total sample (part I), new selection criteria applied to existing instruments to identify individuals reporting allostatic load (part II), and differences on biological correlates between subjects with vs without AL. Results: Significant differences according to gender and past illnesses have been found in different dimensions of well-being and distress. Further, distress was explained for more than 60% by 4 main factors such as anxiety, somatic symptoms, environmental mastery and persistence. According to the new criteria, 98 donors reported AL. Allostatic load individuals reported to engage in less altruistic behaviours. Also they differ in personality traits and characters from controls. In the last part, results showed significant differences among donors according to allostatic load on diverse biological parameters (RBC, MCV, immune essay). Conclusion: This study presents obvious limitations due to its preliminary nature. Further research are need to confirm that these new criteria may lead to identify high risk individuals reporting not only stressful situations but also vulnerabilities.

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It is believed that the way of being and the communicative-relational skills of every individual have multifactorial origins, including the quality of primary relationships with caregivers. For some time, the need for health care professionals to possess specific communicative and interpersonal skills has been highlighted. To the degree course in Nursing, like to all other degree programs related to health, access is granted to students who have large individual differences, both in terms of personality, and in terms of relational skills. Each academic year, therefore, the people responsible for the didactic organization of every course, are faced with having to prepare a training plan capable of addressing communicative-relational aspects and, at the same time, of being adequate to the real attitudes of incoming students. Thus, the need for appropriate tools for measuring the personological and vocational traits considered specific to health professions was born. This study has a twofold objective. On one hand, it aims at selecting a battery of psychological tests to detect psychological and attitudinal patterns, to facilitate the coordinators of graduate courses in their didactic organization and planning of educational training; on the other hand, it seeks to assess the correlations between communicative-relational skills (Relational-Communicative style, according to the model of patient-centered medicine-TRS) (Mucchielli’s Test of Spontaneous Attitudes – usual kind of attitude in dual relationships), personality traits (Alexithymia), styles of attachment to parental figures (PBI), and the capability of recognizing facial emotions, in a sample of students enrolled in the first year of a degree in Nursing.

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La ricerca è strutturata in due sezioni: nella prima, dopo una premessa storica sul suicidio ed una lettura dei relativi dati statistici italiani integrata dall’analisi delle principali teorie sociologiche e dei principali aspetti psicopatologici e di psicologia clinica, vengono esaminati i risultati forniti da numerosi studi scientifici sul tema complementare delle morti equivoche, con particolare riferimento alle categorie a rischio rappresentate da anziani, carcerati, piloti di aerei, soggetti dediti a pratiche di asfissia autoerotica o roulette russa, istigatori delle forze di polizia e suicida stradali. Successivamente sono esaminati gli aspetti investigativi e medico-legali in tema di suicidi e morti equivoche con particolare riferimento alla tecnica dell’autopsia psicologica analizzandone le origini ed evoluzioni, il suo ambito di utilizzo ed i relativi aspetti metodologici. Nella seconda sezione del lavoro il tema dei suicidi e delle morti equivoche viene approfondito grazie all’apporto di professionisti di discipline diverse esperti in materia di autopsia psicologica ed indagini giudiziarie. A questi è stata presentata, con l’utilizzo della tecnica qualitativa “Dephi, una iniziale ipotesi di protocollo di autopsia psicologica, con le relative modalità applicative, al fine di procedere ad una sua revisione ed adattamento alle esigenze operative italiane grazie alle specifiche esperienze professionali e multidisciplinari maturate dagli esperti. I dati raccolti hanno permesso di giungere alla formulazione di un protocollo di autopsia psicologica, basato sulla elaborazione di domande generali, specifiche e conclusive, a risposta aperta, che possono esser formulate, secondo le modalità previste, alle persone affettivamente significative per la vittima nei confronti della quale si intende procedere con tale strumento investigativo.

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In recent decades fascinating studies in developmental psychology, especially in infant research (for review see Lavelli, 2007) and recent discoveries in neuroscience (Welsh, et al, 2007; Siegel, 2001; Pally, 2007) have brought great interest to study the mode of sharing subjective experiences (affective states, intentions and attentional focus) in children and adults.It therefore appears today in the clinic is a growing consensus about the fact that the psychological disorder can be read as a deficit in intersubjective processes of affect regulation (see Benecke C. et al 2005; psychodynamic Diagnostic Manual-PDM, 2006) leading many authors to assume the centrality of affect regulation in the construction of the psychotherapeutic process of change (just to name a few Tronick, Greenberg, Stern, Sander, Fonagy, Beebe, Philippot, Rimé etc..). As previously stated, this study has led us to hypothesize that the long process of therapy is to assist with the sessions continue, a growing "emotional attunement" between the communication styles of both patient and therapist. And also to speculate that this synchronization can represent the existence of a significant positive correlation between the increased level of "emotional synchronization" and increased capacity for regulation of emotions by the patient.The research results despite the limitations of small sample showed encouraging results about the verification of the existence of an increasing degree of attunement between therapist and patient long psychotherapy sessions and also showed a good degree of positive correlation between the increase the latter construct and emotional regulation through the implicit mode of expression and nonverbal communication.

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Il ruolo dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziaro è un problema crescente in entrambi i paesi sviluppati e in via di sviluppo. Gli esperti della psichiatria di comunità e dei gruppi di auto aiuto vedono l'empowerment come un fattore chiave per il successo di queste istituzioni. Uno studio quantitativo esplorativo è stato condotto in un ospedale Psichiatrico Giudiziario a Tirana. Questo studio ha misurato l'empowerment del paziente e il personale con l'obiettivo di comprendere la situazione attuale presso l'O. P. G. di Tirana. Questo consentirà alle parti interessate di effettuare un intervento di successo per servire al meglio le esigenze di tutte le parti. Empowerment in psichiatria può essere definito come un progetto attentamente progettata che contribuirà a consentire al personale di aiutare al meglio a soddisfare le esigenze dei pazienti e dei operatori. Pertanto, l’empowerment scale e altri questionari sono stati utilizzati sia per il paziente e gli operatori del personale dell'O. P. G. di Tirana. I risultati mostrano una differenza significativa tra il personale e i pazienti in materia di empowerment. Correlazioni interessanti sono state trovate tra l’empowerment e dati demografici dei pazienti e il personale dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Tirana. Una correlazione positiva tra empowerment e alcuni elementi della qualità di vita dei pazienti. Si è anche trovato che l’empowerment dipendeva dalla gravità dei sintomi. E' molto importante avere un intervento concreto che prevede di aumentare il livello dell’empowerment nel personale e nei pazienti presso l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Tirana.

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Il seguente lavoro di tesi verte sulla ricerca-azione formazione triennale “Il Filo di Arianna” realizzata in convenzione tra Associazione Italiana Sindrome X Fragile e Dipartimento Di Scienze dell’Educazione – Università di Bologna, finalizzata alla superamento degli handicap che la X fragile propone. La ricerca ha un fuoco in Pedagogia Speciale e un carattere multidisciplinare e inter istituzionale grazie alla sinergia con l’area neuroriabilitativa (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) San Raffaele Pisana di Roma) e l’area della Psicologia Clinica (Ospedale Bambin Gesù di Roma). Il lavoro di tesi descrive il percorso per giungere alle linee guida di intervento scaturite dalla ricerca, per il potenziamento cognitivo ed affettivo di bambini e persone con x fragile nei contesti di casa, scuola e tempo libero.

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Objectives: The aim of this research was to evaluate the impact of Cardiac Rehabilitation (CR) on risky lifestyles, quality of life, psychopathology, psychological distress and well-being, considering the potential moderating role of depression, anxiety and psychosomatic syndromes on lifestyles modification. The influence of CR on cardiac morbidity and mortality was also evaluated. Methods: The experimental group (N=108), undergoing CR, was compared to a control group (N=85) of patients affected by cardiovascular diseases, not undergoing CR, at baseline and at 1-month, 6- and 12-months follow-ups. The assessment included: the Structured Clinical Interview for DSM-IV, the structured interview based on Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR), GOSPEL questionnaire on lifestyles, Pittsburgh Sleep Quality Index, Morisky Medication Adherence Scale, MOS 36-Item Short Form Health Survey, Symptom Questionnaire, Psychological Well-Being Scale and 14-items Type D Scale. Results: Compared to the control group, CR was associated to: maintenance of the level of physical activity, improvement of correct dietary behaviors and stress management, enhancement of quality of life and sleep; reduction of the most frequently observed psychiatric diagnoses and psychosomatic syndromes at baseline. On the contrary, CR was not found to be associated with: healthy dietary habits, weight loss and improvement on medications adherence. In addition, there were no relevant effects on sub-clinical psychological distress and well-being, except for personal growth and purpose in life (PWB). Also, CR did not seem to play a protective role against cardiac recurrences. The presence of psychosomatic syndromes and depressive disorders was a mediating factor on the modification of specific lifestyles. Conclusions: The findings highlight the need of a psychosomatic assessment and an evaluation of psychological sub-clinical symptomatology in cardiac rehabilitation, in order to identify and address specific factors potentially associated with the clinical course of the heart disease.

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La Fondazione ANT rappresenta una delle più ampie esperienze al mondo di assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai malati di tumore, tramite équipe di specialisti costituite da medici, psicologi e infermieri. La patologia oncologica ha un enorme impatto sul benessere dei pazienti. Un modo per raggruppare i diversi sintomi di disagio psicologico è utilizzare il concetto di distress, che sarebbe importante monitorare in modo semplice e veloce. Primo studio: 66 pazienti oncologici (40% uomini; età media 54 anni) in cure palliative domiciliari. Il 79% dei pazienti ha mostrato livelli clinicamente significativi di distress. Il 55% dei partecipanti allo studio ha riportato alti livelli di ansia, e l'81% dei pazienti ha riportato alti livelli di depressione. Dall'analisi delle curve ROC il singolo item del Distress Thermometer, con un cut-off maggiore o uguale a 4, è stato in grado di rilevare il 97% dei soggetti con punteggi clinici di ansia e depressione, quindi può essere utilizzato anche come uno strumento di screening precoce rapido ed affidabile per i disturbi dell'umore. I familiari sono la prima risorsa dei malati di tumore, e l'identificazione dei loro bisogni è utile per individuare chi ha maggiore necessità di aiuto ed in quali aree. Secondo studio: 115 caregiver di pazienti oncologici (37% uomini; età media 52 anni). Di seguito i bisogni più frequenti. Salute psicofisica: “preoccupazioni circa il/la paziente” (72%), ansia (53%) e rabbia (52%). Informazioni: “come prendersi cura del paziente” (64%), “terapie alternative e/o complementari” (64%) e “come gestire lo stress” (57%). Servizi e strutture sanitarie: “un operatore di riferimento”, (65%), “cure infermieristiche a domicilio” (62%), “indicazioni su servizi ospedalieri” (57%), ed “assistenza per caregiver, ad esempio consulenza psicologica” (55%). Il monitoraggio dei bisogni consentirebbe un'ottimizzazione dell'assistenza, prevenendo situazioni che potrebbero compromettere il benessere della famiglia e la qualità dell'assistenza fornita al paziente.

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The aim of the dissertation was to test the feasibility of a new psychotherapeutic protocol for treating children and adolescents with mood and anxiety disorders: Child-Well-Being Therapy (CWBT). It originates from adult Well-Being Therapy protocol (WBT) and represents a conceptual innovation for treating affective disorders. WBT is based on the multidimensional model of well-being postulated by Ryff (eudaimonic perspective), in sequential combination with cognitive-behavioral therapy (CBT). Results showed that eudaimonic well-being was impaired in children with affective disorders in comparison with matched healthy students. A first open investigation aimed at exploring the feasibility of a 8-session CWBT protocol in a group of children with emotional and behavioural disorders has been implemented. Data showed how CWBT resulted associated to symptoms reduction, together with the decrease of externalizing problems, maintained at 1-year follow-up. CWBT triggered also an improvement in psychological well-being as well as an increasing flourishing trajectory over time. Subsequently, a modified and extended version of CWBT (12-sessions) has been developed and then tested in a controlled study with 34 patients (8 to 16 years) affected by mood and anxiety disorders. They were consecutively randomized into 3 different groups: CWBT, CBT, 6-month waiting list (WL). Both treatments resulted effective in decreasing distress and in improving well-being. Moreover, CWBT was associated with higher improvement in anxiety and showed a greater recovery rate (83%) than CBT (54%). Both groups maintained beneficial effects and CWBT group displayed a lower level of distress as well as a higher positive trend in well-being scores over time. Findings need to be interpret with caution, because of study limitations, however important clinical implications emerged. Further investigations should determine whether the sequential integration of well-being and symptom-oriented strategies could play an important role in children and adolescents’ psychotherapeutic options, fostering a successful adaptation to adversities during the growth process.

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Abstract Background: Turner syndrome (TS) is a chromosomal abnormality (total or partial absence of one of the sexual chromosomes in some or all cells of the body), which affects approximately 1:2000 female. Principal characteristics are short stature and gonadal disgenesis. Clinical management consist of Growth Hormone (GH) treatment and oestrogen replacement therapy (HRT), to induce development of secondary characteristics and to avoid the sequelae of oestrogen deficiency. Aim of the study: To assess clinical management, quality of life (QoL) and general psychosocial adjustment of women with TS. Population: 70 adult Caucasian females with TS (mean age: 27.8, ± 7.6; range 18-48 y.). Setting: Specialist service for Rare Disease care, University Hospital. Methods: Subjects were required to fill in questionnaires collecting ASR, WHOQOL, and 8 open questions. Data were compared with those of the Italian population or to those collected in a comparison group (70 healthy females, mean age: 27.9, ±7.3, range 21-48 y.). Results: Women with TS are educated as well as the Italian Population, but they have a less successful professional life. They show good QoL in general, but they appeared less satisfied in social area. They had statistically higher scores than the comparison group for depression, anxiety and withdrawal. Are less involved in a love relationship. Diagnosis communication was mostly performed by doctors or parents, satisfaction was higher when information was given by parents. Main preoccupation about TS are infertility, feeling of being different and future health problem. Conclusions: Italian people with TS were generally well adapted and have a good QoL, but lived more often with parents and show impaired sentimental and sexual life. They have higher degree of psychological distress compared to a comparison group. Psychological intervention should firstly address parents in order to encourage an open communication on diagnosis issues and on sexual education.

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L’Inserimento Eterofamigliare Supportato di Adulti (IESA) sofferenti di disturbi psichici consiste nell’accogliere persone in cura presso i servizi psichiatrici territoriali, nel proprio domicilio, integrandole nelle proprie relazioni famigliari. Obiettivo è migliorare la qualità di vita dell’utente e favorirne l’integrazione nella comunità. Obiettivo. Valutare gli esiti dello IESA, con un disegno di ricerca longitudinale, considerando: psicopatologia, benessere psicologico, funzionamento sociale e familiare. Metodologia. 40 soggetti: 20 pazienti e 20 ospitanti. La valutazione clinica è stata effettuata all’inizio della convivenza e al follow-up di 1, 3, 6 e 12 mesi. Strumenti utilizzati: BPRS, VGF, PWB, SQ, FAD. Analisi statistica: Modello Lineare Generale (GLM) con l’Analisi della Varianza per prove ripetute e calcolo dell’effect-size. Risultati. 15 pazienti maschi e 5 femmine, 17 italiani. 11 soddisfano i criteri diagnostici (DSM-IV-TR) per schizofrenia e disturbi psicotici, 5 per i disturbi dell’umore e 4 per i disturbi di personalità. Dopo l’inserimento 3 sono stati i ricoveri e 4 le visite psichiatriche urgenti. 8 pazienti modificano/diminuiscono la terapia e 3 la sospendono. Aumenta il benessere psicologico (PWB); diminuiscono i sintomi psicopatologici (BPRS ed SQ) e migliora il funzionamento globale (VFG). Il gruppo dei famigliari composto da 11 uomini e 9 donne, 19 di nazionalità italiana; con età media di 55 anni. 8 sono coniugati, 6 celibi/nubili, 4 divorziati e 2 vedovi. 9 hanno figli, 11 lavorano e 8 sono pensionati. Nei famigliari aumenta il benessere psicologico (PWB), migliora il funzionamento famigliare (FAD) e la valutazione del funzionamento globale (VGF) rimane costante nel tempo. Discussioni e conclusioni. Il progetto IESA sembra migliorare la psicopatologia, con una diminuzione dei comportamenti maladattativi e un aumento delle capacità relazionali dell’ospite favorendone l’integrazione. Inoltre, lo IESA sembra diminuire i costi della cronicità psichiatrica: diminuzione degli accessi al Pronto Soccorso, delle visite psichiatriche urgenti e delle giornate di ricovero.

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This research based on 3 indipendent studies, sought to explore the nature of the relationship between overweight/obesity, eating behaviors and psychological distress; the construct of Mindful eating trough the validation of the Italian adaptation of the Mindful Eating Questionnaire (MEQ); the role of mindfulnessand mindful eating as respectively potential mediator and moderator between overeating behavior (binge eating and emotional overeating) and negative outcomes (psychological distress, body dissatisfaction). All the samples were divided in normal weight, overweight and obese according to BMI categories. STUDY1: In a sample of 691 subjects (69.6% female, mean aged 39.26 years) was found that BMI was not associated with psychological distress, whereas binge eating increases the psychopathological level. BMI and male gender represent negative predictors of psychological distress, but certain types of overeating (i.e., NES/grazing, overeating during or out of meals, and guilt/restraint) result as positive predictors.. STUDY 2 : A sample of 1067 subjects (61.4% female, mean aged 34 years) was analized. The Italian MEQ resulted in a 26-item 4-factor model measuring Disinhibition, Awareness, Distraction, and Emotional response. Internal consistency and test-retest reliability were acceptable MEQ correlated positively with mindfulness (FMI) and it was associated with sociodemographic variables, BMI, meditation. type of exercise and diet. STUDY 3, based on a sample of 502 subjects (68.8% female, mean aged 39.42 years) showed that MEQ and FMI negatively correlated with BES, EOQ, SCL-90-R, and BIAQ. Obese people showed lower level of mindful eating and higher levels of binge eating, emotional overeating, and body dissatisfaction, compared to the other groups Mindfulness resulted to partially mediates the relationship between a) binge eating and psychological distress, b) emotional overeating and psychological distress, c) binge eating and mental well-being, d) emotional overeating and menal well-being. Mindful eating was a moderator only in the relationship between emotional overeating and body dissatisfaction.