995 resultados para Musica - Interpretação (Fraseado, dinamica, etc.)


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Il presente studio si occupa di indagare lo stato delle popolazioni di alici, Engraulis encrasicolus, e sardine, Sardina pilchardus, presenti nel Mar Adriatico Centrale e Settentrionale attraverso l’utilizzo di metodi di dinamica di popolazione. L’attenzione per queste specie è dovuta alla loro importanza commerciale; sono, infatti, specie “target” della flotta peschereccia italiana, in particolare nell’area adriatica. I metodi di dinamica di popolazione sono uno degli aspetti più importanti delle scienze della pesca. Attraverso lo stock assessment si possono acquisire informazioni sull’abbondanza in mare delle risorse nel tempo e nello spazio, nonché sulla mortalità dovuta all’attività di pesca, che sono di primaria importanza per l’adozione di misure gestionali. I metodi di dinamica di popolazione esaminati e confrontati in questa tesi sono stati due: Virtual Population Analysis (VPA) e Integrated Catch-at-Age Analysis (ICA). Prima, però, è stato necessario esaminare le modalità con cui ottenere i dati di “input”, quali: tassi di crescita delle specie, mortalità naturale, sforzo di pesca, dati di cattura. Infine, è stato possibile ricostruire nel tempo la storia dello stock in questione e il suo stato attuale, dando indicazioni per lo sfruttamento futuro in un’ottica di conservazione dello stock stesso. Attraverso la determinazione della curva di crescita si sono potuti ottenere i parametri di crescita delle specie in esame, necessari per definire i tassi di mortalità naturale. L’abbondanza di questi stock è stata valutata con i programmi Age Length Key (ALK) e Iterative Age Length Key (IALK). Nei programmi di stock assessment utilizzati si è preferito utilizzare la stima di abbondanza calcolata con il primo metodo, in quanto più rappresentativo dello stock in esame. Un parametro di fondamentale importanza e di difficile stima è la mortalità; in particolare, in questo studio ci siamo occupati di determinare la mortalità naturale. Questa è stata determinata utilizzando due programmi: ProdBiom (Abella et al., 1998) e il sistema ideato da Gislason et al. (2008). Nonostante l’approccio conservativo suggerisca l’utilizzo dei valori ricavati da ProdBiom, in quanto più bassi, si è preferito utilizzare i tassi di mortalità naturale ricavati dalla seconda procedura. Questa preferenza è stata determinata dal fatto che il programma ProdBiom consegna indici di mortalità naturale troppo bassi, se confrontati con quelli presentati in letteratura per le specie in esame. Inoltre, benché nessuno dei due programmi sia stato costruito appositamente per le specie pelagiche, è comunque preferibile la metodologia ideata da Gislason et al. (2008), in quanto ottenuta da un esame di 367 pubblicazioni, in alcune delle quali erano presenti dati per queste specie. Per quanto riguarda i dati di cattura utilizzati in questo lavoro per il calcolo della Catch Per Unit Effort (CPUE, cioè le catture per unità di sforzo), si sono utilizzati quelli della marineria di Porto Garibaldi, in quanto questa vanta una lunga serie temporale di dati, dal 1975 ad oggi. Inoltre, in questa marineria si è sempre pescato senza imposizione di quote e con quantitativi elevati. Determinati questi dati è stato possibile applicare i programmi di valutazione degli stock ittici: VPA e ICA. L’ICA risulta essere più attendibile, soprattutto per gli anni recenti, in quanto prevede un periodo nel quale la selettività è mantenuta costante, riducendo i calcoli da fare e, di conseguenza, diminuendo gli errori. In particolare, l’ICA effettua i suoi calcoli considerando che i dati di cattura e gli indici di “tuning” possono contenere degli errori. Nonostante le varie differenze dei programmi e le loro caratteristiche, entrambi concordano sullo stato degli stock in mare. Per quanto riguarda l’alice, lo stock di questa specie nel Mar Adriatico Settentrionale e Centrale, altamente sfruttato in passato, oggi risulta moderatamente sfruttato in quanto il livello di sfruttamento viene ottenuto con un basso livello di sforzo di pesca. Si raccomanda, comunque, di non incrementare lo sforzo di pesca, in modo da non determinare nuove drastiche diminuzioni dello stock con pesanti conseguenze per l’attività di pesca. Le sardine, invece, presentano un trend diverso: dalla metà degli anni ottanta lo stock di Sardina pilchardus ha conosciuto un continuo e progressivo declino, che solo nell’ultimo decennio mostra un’inversione di tendenza. Questo, però, non deve incoraggiare ad aumentare lo pressione di pesca, anzi bisogna cercare di mantenere costante lo sforzo di pesca al livello attuale in modo da permettere il completo ristabilimento dello stock (le catture della flotta italiana sono, infatti, ancora relativamente basse). Questo lavoro, nonostante i vari aspetti da implementare (quali: il campionamento, le metodologie utilizzate, l’introduzione di aspetti non considerati, come ad es. gli scarti,… etc.) e le difficoltà incontrate nel suo svolgimento, ha fornito un contributo di approfondimento sugli spinosi aspetti della definizione del tasso di mortalità naturale, individuando una procedura più adatta per stimare questo parametro. Inoltre, ha presentato l’innovativo aspetto del confronto tra i programmi ICA e VPA, mostrando una buon accordo dei risultati ottenuti. E’ necessario, comunque, continuare ad approfondire questi aspetti per ottenere valutazioni sempre più precise e affidabili, per raggiungere una corretta gestione dell’attività di pesca e ai fini della preservazione degli stock stessi.

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Subtitle varies: -1889, Bieträge zur Reform und Förderung der katholischen Kirchenmusik (varies slightly); 1890-95, Monatschrift für Hebung und Förderung der kathol. Kirchenmusik.; 1896- Halbmonatschrift für Hebung und Förderung der kathol. Kirchenmusik.; Monatschrift zur Förderung der katholischen Kirchenmusik.

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Includes works by A. Balbi, G. Bassano, A. Banchieri, D. Borgo, P. da Castello, Fr. degli Atti, R. Giovanelli, A. Grandi, A. Grani, G. B. Grillo, L. Marenzio, G. Massicio, Metallo, G.M. Nanino, M.A. Negri, A. Orologio, P. Petracci, G. Pichi, B. Piovan, G. Priuli, C. da Rore, G. Rosa, G. Sansone, F. Usper, J. Werth, and anonymous works.

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Esse trabalho tem como objetivo realizar um estudo sobre os elementos técnicos, estéticos e históricos, que possa contribuir para uma interpretação mais consciente e consistente da GRANDE MISSA NORDESTINA, do compositor Clóvis Pereira. Escrita para coro, solistas e orquestra em 1977, essa obra se destaca por ser uma das principais composições produzidas em Pernambuco durante o Movimento Armorial nos anos de 1970. Pretendemos na primeira parte, expor como uma cadeia consequente de elos a partir da experiência de vida do compositor, aliada à sua vivência musical, assim como, ao conhecimento técnico e estético junto a nomes como César Guerra-Peixe e Ariano Suassuna, geraram uma práxis musical, tornando essa obra uma espécie de síntese da produção do compositor nesse período. Na segunda parte apresentaremos um conjunto de sugestões interpretativas a partir das ideias musicais extraídas entre a comparação das duas gravações realizadas pelo compositor, assim como, do relato de experiências adquiridas pelo autor desse trabalho durante os processos de interpretação dessa obra.

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Con el propósito de evaluar el comportamiento reproductivo, la dinámica de producción y calidad de la leche de genotipos lecheros en la Finca El Corpus del Meneo, manejado intensivamente, se utilizó información del periodo 1997 - 2004. Se analizaron 181 datos de edad de incorporación (EDADINC), 157 datos de edad a primer parto (EPP), 543 datos de número de servicios por concepción (NSC) y 341 datos de intervalo entre partos (IEP), 233 datos de dos pesajes de leche (diciembre 2004 y enero 2005) y sus respectivos análisis de calidad en porcentajes de grasa (%FAT), proteína (%PROT), lactosa (%LACT) y materia seca (%DRYM). Los modelos lineales aditivos incluyeron efectos de grupo racial (GRUPO), año de nacimiento (ANACV), año de incorporación (AINCV), época de incorporación (El), año de parto (APART), número de parto (NUMPA), época de parto (EP), periodo de lactancia (PERL) y sexo de la cría (SEXC) e interacciones importantes. Para EDINCV, se encontró diferencias relevantes entre GRUPOS (P<0.068), ANACV (P<0.0001), AINCV (P<0.0001) y EN (P<0.0001). Para EPP, diferencias importantes entre AINCV (P<0.0001), APART (P<0.0028) y la interacción APARTxEP (P<0.0361). Para NSC, diferencias estadísticas entre APART (P<0.0138) y NUMPA (P<0.0074). Para IEP, las diferencias importantes entre APART (P<0.0076), NUMPA (P<0.0004) y la interacción GRUPOxSEXC (P<0.0882). Se obtuvieron medias de mínimos cuadrados para EDADINC, EPP, NSC IEP de 25.75±0.72 meses, 35.71±0.88 meses, 1.34±0.11 unidades y !2.82±0.35 meses, respectivamente. Se encontró diferencias importantes entre GRUPOS (1'<0.0001 a P<0.026), NUMPA (P<0.0003 a P<0.0024), PERL (P<0.0000) y la interacción NUMPA*PERL (P<0.0000 a 0.0082), en las variables de producción y calidad, no así entre NUMPA para %DRYM. Se estimaron valores de 8.79±0.29 Kg., 4.14±0.09, 3.48±0.04, 4.31±0.02 y 12.56±0.11 para PLD, %FAT, %PROT, %LACT y %DRYM, respectivamente. GRUPOS no resulto significativo, pero se observo una tendencia marcada del GRUPO 5 (Pardo suizo) hacia una menor EDADINC, el GRUPO l (Holstein y cruces) mostró menores EPP, y los menores valores de NSC (mayor eficiencia técnica) e IEP para el GRUPO 3 (Jersey y cruces). El GRUPO con Holstein mostró mayores producciones de leche pero con menor calidad, mientras que los GRUPOS 2 y 4 (Jersey y cruces, Pardo suizo y cruces) mostraron menores producciones pero con mayor calidad general. La producción de leche por vaca promedio semanal (PLVD) a través de los años se comportó de acuerdo con algunos eventos climatológicos que determinan la disponibilidad y calidad del alimento. Se determinaron tres picos de producción (9.5, 10.0 y 9.7 kg.) y tres puntos críticos similares (9.0- 9.1 kg.). Los genotipos lecheros estudiados muestran que bajo condiciones de trópico seco y manejo intensivo es posible lograr parámetros de reproducción, producción y calidad de leche aceptable y mayores que los parámetros nacionales.

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Durante la postrera de 1995, se establecio un experimento de campo en la finca experimental La Compañia, localizada en San Marcos Carazo, con el propósito de evaluar los efectos de labranza y métodos de control de malezas sobre la dinámica de las malezas y el crecimiento y rendimiento del frijol común (Phaseolus vulgaris L.). Los tratamientos en estudio se evaluaron en un diseño de parcelas divididas con cuatro repeticiones. Los factores en estudio fueron A: sistemas de labranza (labranza cero, labranza mínima y labranza convencional). y B: controles de malezas (pre-emergente más postemergente, pre­ emergente más chapia,y pre-emergente más cobertura muerta de maíz (Zea mays L.). Los resultados indican que la especies de malezas dominantes fueron plantas de la familia Cyperaceae, sobresaliendo Cyperus rotundus L.y de la familia Poaceae: Digitaria sanguinalis (L). Scop, Ixophorus unisetus (Presl) Schlech,. De la clase dicotiledonea se identificaron Melantera aspera (Jacquin) de la familia Asterceae, Argemone mexicana L. de la familia Papaveraceae; y Chamaesyce hirta (L.) Mill de la familia Euphorbiaceae. Las especies descritas anteriormente fueron las de mayor abundancia y dominancia (cobertura y peso seco) en el área del experimento. Los mejores resultados se presentaron en la labranza mínima y manejo pre emergente más post emergente. De manera general se puede afirmar que los rendimientos presentaron diferencias altamente significativas en los sistemas de labranza. En cuanto al número de vainas por planta los mejores resultados los presenta labranza mínima. En relación al número de plantas por hectárea, el mayor número lo presenta labranza convencional. En referencia a peso de cien granos y rendimiento, los mejores resultados lo presenta labranza mínima. Los controles de maleza presentaron diferencias altamente significativas en la variable altura de plantas en el último recuento. Con referencia al número de vainas por planta, el mayor número lo presenta el control pre­ emergente más post emergente, en cuanto al rendimiento el de mayor valor fué el control pre-emergente más chapia. Las variables número de granos por vaina, peso de cien granos, y peso de paja, presentaron mejor comportamiento en el control pre-emergente más chapiac El sistema de labranza con mejor rentabilidad resultó ser el sistema de labranza mínima dado que este ofrece mayores beneficios netos con menores costos variables, además se obtuvieron los mejores rendimientos.

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El nopal (Opuntia ficus indica L), es una Cactácea, endémico de América, es alternativa alimenticia para el trópico seco. En la finca Guadarrama, ubicada en Buena Vista Sur, carretera Casares-la Boquita, Diriamba, Carazo; se estableció el ensayo en julio, 2007; para determinar la influencia en aplicación de enmiendas nutricionales en nopal sobre dinámica de arvenses. El área presenta suelo arcilloso, la temperatura oscila entre 30-32 grados Celsius y humedad relativa de 60 %. El experimento tenía un área de 208 m2 en diseño BCA, con 6 tratamientos y 4 repeticiones, consistentes en dosis por planta de: 2 kg de compost, 2 kg de estiércol vacuno, 0.5 kg de gallinaza, 0.5 kg de lombrihumus, 0.03 kg de fertlizante 12-15-10, todo aplicado a la siembra y testigo sin aplicación. Las variables fueron: dominancia, abundancia, diversidad y entomofauna. Se realizaron dos controles manuales de malezas,a la siembra y a los 45 días después de la siembra. La mayor cobertura fue gallinaza (90 %), la menor el fertilizante químico (55 %); biomasa para monocotiledóneas, el mayor fue estiércol (113 kg/ha), el menor el fertilizante (83 kg/ha), para dicotiledóneas el mayor fue compost (52 kg/ha), el menor el fertilizante (13 kg/ha); abundancia, el mayor número de plantas por especies monocotiledoneas fue Cynodon dactylon L. con 87 plantas en gallinaza, para dicotiledóneas, Desmodium tortuosum D.C. con 9 plantas en lombrihumus; diversidad, encontramos 7 especies en compost y 3 en fertilizante. La entomofauna mostró una diversidad de 11 especies de insectos (fitófagos como Gryllus sp L. y entomófagos como Mantis sp).

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El cultivo de frijol común Phaseolus vulgaris L. es importante para la dieta del nicaragüense, el consumo per cápita es de los más altos de Centroamérica, 71 y 50 grs./persona/día, por consumidores rurales y urbanos, respectivamente Bressani (1981). Actualmente se siembra frijol común con riego en época seca para garantiza el consumo de éste en los meses de junio a agosto, que escasea enventulmente. En este periodo se puede afectar por ataques de mosca blanca, Bemisia Tabacì Genn., en frijol común con riego, se sembraron tres lotes de diferentes fechas de enero a marzo de 1987. Para obtener información de la dinámica poblacional de mosca blanca, se hicieron recuentos de plantas completas en todo el ciclo biológico del frijol. Se registraron datos de temperatura, humedad relativa y ovoposición de mosca blanca. Los resultados obtenidos indican que la población de mosca blanca de Enero a Abril de 1987 fue baja, con promedios máximos de nueve moscas por planta.

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El desarrollo de las poblaciones depredador doru caeniatum dohrn (dermáptera) (dermáptera: forficullidae) en los monocultivo de maíz difieren con una distribución especial más uniforme en postrera, colonizando toda el área a los 31 días después de la siembra (DDs). Durante la primera se colonizo el mismo campo totalmente a los 70 dds. Esto se explicarle por la sobrevivencia de las tijeretas (dtaeniatum) en los rastrojos de la primera. La densidad máxima en la primera fue de 130.4 tijeretas por 100 plantas, en tanto que en postrera fue de 176.97 por 100 plantas. Estas ocurrieron a los 70 y 52 dds respectivamente. Las poblaciones en el agroecosistema de postrera no se distribuyeron uniformemente en el campo y este se colonizo totalmente a los 52 dds. Al momento de establecer el agroecosistema no existían tijeretas y este campo estaba en barbacho. Además registraron máximas densidades de 75 y 33.5 tijeretas por 100 plantas en los tratamientos maíz y maíz-frijol respectivamente, a los 69 dds. El carácter migratorio y colonizador de las tijeretas nos siguiere estudiar el efecto real de los agroecosistemas sobre sus poblaciones en campos en los cuales recientemente hayan existido plantaciones de maíz.

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Se realizó un estudio en San Francisco, Matagalpa durante junio 1987 a mayo 1988 con el objetivo de conocer el comportamiento poblacional del Dolbulus maidis y la incidencia de aprovechamiento del maíz en diferentes fechas de siembra. Se encontró que existe diferencia significativa entre los niveles poblacionales de D. maidisen las diferentes fechas de siembra presentando colonizaciones en relación a otras; la distancia de 12 maidis tiende a incrementarse con la edad de la planta de maíz presentado menores poblaciones en las primeras semanas después de la emergencia: El achaparramiento se presentó en 6 fechas de siembra encontrándose al mayor porcentaje de plantas enfermas en la siembra de octubre cuando la colonización fue más temprana se presentaron mayores porcentajes de las plantas con síntomas del achaparramiento: Existe una relación líneas entre las poblaciones de D maidis a los 7 y 14 días después de la emergencia del cultivo y los porcentajes de plantas con achaparramiento, considerándose el periodo critico de infestación los primero 14 dde.