578 resultados para Koolhaas, Rem
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Actualment l’esport del rem només s’entén com a activitat de lleure o esport de competició. Dins del rem, hi ha una gran varietat de disciplines esportives; totes coincideixen en l’impuls d’una embarcació mitjançant un sistema de palanques simple. Es diferencien en dos grans grups: el banc mòbil i el banc fix. El banc mòbil disposa d’un seient sobre rodes que permet aprofitar la força de les cames per la impulsió, en canvi, en el banc fix, no hi ha desplaçament del seient, el que implica el treball del tors i braços. Un dels punts que tenen en comú tot el banc fix, és el disseny del seu rem; a diferència del banc mòbil on la pala pot tenir el disseny que es vulgui. En banc fix la pala del rem ha de ser simètrica i alineada amb la canya del rem. L’objectiu d’aquest projecte és l’anàlisi hidrodinàmic de diferents models de pales simètriques per tal de determinar el model més eficient, des del punt de vista hidrodinàmic, per a la impulsió de l’embarcació de banc fix. Així, es simularan virtualment diferents models de pales simètriques disponibles en el mercat com models prototipus amb un programa de dinàmica de fluids computacional. L’anàlisi dels resultats determinarà el model més eficient. En la realització del projecte, l’estudi hidrodinàmic es realitzarà de manera virtual a partir de la utilització de programes comercials de dinàmica de fluids. Així com també programes de disseny 3D i programes de mallat que siguin compatibles amb el programa de simulació a utilitzar. En el disseny s’utilitzaran programes com Autocad i Rhinoceros, després, en funció del disseny, utilitzarem un programa d’elements finits anomenat ICEM ANSYS que mallarà la geometria emprada. Finalment, la simulació s’efectuarà amb el programa ANSYS CFX. L’estudi no preveu el càlcul de resistència mecànica dels models ni la seva construcció
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Resumen tomado de la publicación
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TORT, A. B. L. ; SCHEFFER-TEIXEIRA, R ; Souza, B.C. ; DRAGUHN, A. ; BRANKACK, J. . Theta-associated high-frequency oscillations (110-160 Hz) in the hippocampus and neocortex. Progress in Neurobiology , v. 100, p. 1-14, 2013.
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Sleep-deprived rats exhibit defensive fighting as well as explosive flights very similar to the wild-running of audiogenic seizures. In order to determine why sleep deprivation is a common factor that facilitates both panic and convulsive manifestations, the present study was undertaken to investigate whether rats that display sleep deprivation-induced fighting (SDIF) are the same as those that are susceptible to audiogenic wild-running (WR). Twenty-eight male adult Wistar rats were divided into two groups assigned to two e-sleep deprivation for 5 days and had their SDIF evaluated in social experimental schemes. In the first, 18 subjects were submitted to REM grouping. After 1 week for recovery, their susceptibility to WR was tested in an acoustic stimulation trial ( 104 dB, 200 Hz, 60 S). Rats that did not present WR received a lactate infusion and were tested again by acoustic stimulation 40 min later. In the second experimental scheme, 10 subjects were initially evaluated for WR susceptibility and the number of SDIF was recorded in social grouping after I week. Three categories of WR-susceptibility were determined: WR-sensitive rats, intermediate WR-sensitive rats and WR-insensitive rats. T'he number of SDIF in each category was significantly different and there was a high positive correlation (r=0.89; Spearman test) between the number of SDIF and the level of WR-susceptibility. We conclude that the reasons why sleep deprivation exerts facilitatory effects on both panic and convulsive manifestations are due to overlappings of neural pathways responsible for both behavioral patterns and for the property of sleep deprivation to increase neuronal excitability. (C) 2002 Elsevier B.V. B.V. All rights reserved.
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Sleep is beneficial to learning, but the underlying mechanisms remain controversial. The synaptic homeostasis hypothesis (SHY) proposes that the cognitive function of sleep is related to a generalized rescaling of synaptic weights to intermediate levels, due to a passive downregulation of plasticity mechanisms. A competing hypothesis proposes that the active upscaling and downscaling of synaptic weights during sleep embosses memories in circuits respectively activated or deactivated during prior waking experience, leading to memory changes beyond rescaling. Both theories have empirical support but the experimental designs underlying the conflicting studies are not congruent, therefore a consensus is yet to be reached. To advance this issue, we used real-time PCR and electrophysiological recordings to assess gene expression related to synaptic plasticity in the hippocampus and primary somatosensory cortex of rats exposed to novel objects, then kept awake (WK) for 60 min and finally killed after a 30 min period rich in WK, slow-wave sleep (SWS) or rapid-eye-movement sleep (REM). Animals similarly treated but not exposed to novel objects were used as controls. We found that the mRNA levels of Arc, Egr1, Fos, Ppp2ca and Ppp2r2d were significantly increased in the hippocampus of exposed animals allowed to enter REM, in comparison with control animals. Experience-dependent changes during sleep were not significant in the hippocampus for Bdnf, Camk4, Creb1, and Nr4a1, and no differences were detected between exposed and control SWS groups for any of the genes tested. No significant changes in gene expression were detected in the primary somatosensory cortex during sleep, in contrast with previous studies using longer post-stimulation intervals (>180 min). The experience-dependent induction of multiple plasticity-related genes in the hippocampus during early REM adds experimental support to the synaptic embossing theory.
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Fundação de Apoio à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Questa tesi propone una riflessione critica sulle pratiche della pianificazione urbanistica attraverso l’analisi di un significativo caso di studio, costituito dalla Darsena di Città a Ravenna. Questo approccio di ricerca è dal nostro punto di vista una conseguenza della difficoltà di governare le attuali problematiche di sviluppo dello spazio urbano attraverso gli strumenti tradizionali della pianificazione e dell’urbanistica. La tesi ha lo scopo di far emergere temi di dibattito attuale sulle aree di sviluppo urbano, in particolare la complessità dei compiti decisionali riguardanti aree oggetto di interventi di rigenerazione urbana. La definizione “area di sviluppo urbano” si pone come prodotto di un’attiva collaborazione tra Stato, mercato e società civile e costituisce dal nostro punto di vista una vera “questione sociale”. Prenderemo come riferimento il caso della Darsena di Città di Ravenna, oggetto della sperimentazione urbanistica degli ultimi trenta anni, sul quale diversi “stili” e strumenti di pianificazione si sono confrontati, nell’intento di guidare un processo di riqualificazione che ha portato ad oggi a risultati concreti assai limitati. Attraverso gli strumenti consultabili e un rapido sopralluogo infatti, possiamo intuire immediatamente come la realizzazione di interventi sull’area si limiti a casi localizzati come la riqualificazione della raffineria Almagià, la nuova sede dell’autorità portuale e l’ex molino Pineta, oltre agli interventi residenziali riconducibili all’edificio progettato dall’architetto Cino Zucchi e ai nuovi isolati attorno alla parte centrale di via Trieste. Le problematiche di fondo che hanno creato conflitti sono molte, dall’elevata divisione proprietaria alla cesura del comparto con il centro storico data dalla barriera ferroviaria, alla questione relativa al risanamento delle acque e dei suoli, solo per citare le più evidenti. Siamo quindi interessati a capire il problema dal punto di vista del processo di pianificazione per poi concentrare la nostra riflessione su possibili soluzioni che possano risolvere i conflitti che sembrano all’oggi non trovare una risposta condivisa. Per meglio comprendere come rapportarci al caso specifico si è cercato di analizzare alcuni aspetti teorici fondanti del “procedimento archetipico” di pianificazione urbana in contrapposizione con metodi di pianificazione “non convenzionali”. Come lo studio dei primi ci ha permesso di capire come si è arrivati all’attuale situazione di stallo nella trasformazione urbana della Darsena di Città, i secondi ci hanno aiutato a comprendere per quali ragioni i piani urbanistici di tipo “tradizionale” pensati per la Darsena di Città non sono stati portati a realizzazione. Consci che i fattori in gioco sono molteplici abbiamo deciso di affrontare questa tesi attraverso un approccio aperto al dialogo con le reali problematiche presenti sul territorio, credendo che la pianificazione debba relazionarsi con il contesto per essere in grado di proporre e finalizzare i suoi obiettivi. Conseguenza di questo è per noi il fatto che una sensibile metodologia di pianificazione debba confrontarsi sia con i processi istituzionali sia con le dinamiche e i valori socio-culturali locali. In generale gerarchie di potere e decisioni centralizzate tendono a prevalere su pratiche decisionali di tipo collaborativo; questa tesi si è proposta quindi l’obiettivo di ragionare sulle une e sulle altre in un contesto reale per raggiungere uno schema di pianificazione condiviso. La pianificazione urbanistica è da noi intesa come una previsione al futuro di pratiche di accordo e decisione finalizzate a raggiungere un obiettivo comune, da questo punto di vista il processo è parte essenziale della stessa pianificazione. Il tema è attuale in un contesto in cui l’urbanistica si è sempre confrontata in prevalenza con i temi della razionalizzazione della crescita, e con concetti da tempo in crisi che vanno oggi rimessi in discussione rispetto alle attuali istanze di trasformazione “sostenibile” delle città e dei territori. Potremmo riassumere le nostre riflessioni sull’urbanistica ed i nostri intenti rispetto al piano della Darsena di Città di Ravenna attraverso una definizione di Rem Koolhaas: l’urbanistica è la disciplina che genera potenziale, crea opportunità e causa eventi, mentre l’architettura è tradizionalmente la disciplina che manipola questo potenziale, sfrutta le possibilità e circoscrive. Il percorso di ragionamento descritto in questa tesi intende presentare attraverso alcune questioni significative l’evoluzione dello spazio urbano e delle pratiche di pianificazione, arrivando a formulare un “progetto tentativo” sul territorio della Darsena di Città.
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Narcolepsy is characterized by excessive daytime sleepiness and rapid eye movement (REM) sleep abnormalities, including cataplexy. The aim of this study was to assess REM sleep pressure and homeostasis in narcolepsy. Six patients with narcolepsy and six healthy controls underwent a REM sleep deprivation protocol, including one habituation, one baseline, two deprivation nights (D1, D2) and one recovery night. Multiple sleep latency tests (MSLTs) were performed during the day after baseline and after D2. During D1 and D2 REM sleep was prevented by awakening the subjects at the first polysomnographic signs of REM sleep for 2 min. Mean sleep latency and number of sleep-onset REM periods (SOREMs) were determined on all MSLT. More interventions were required to prevent REM sleep in narcoleptics compared with control subjects during D1 (57 ± 16 versus 24 ± 10) and D2 (87 ± 22 versus 35 ± 8, P = 0.004). Interventions increased from D1 to D2 by 46% in controls and by 53% in narcoleptics (P < 0.03). Selective REM sleep deprivation was successful in both controls (mean reduction of REM to 6% of baseline) and narcoleptics (11%). Both groups had a reduction of total sleep time during the deprivation nights (P = 0.03). Neither group had REM sleep rebound in the recovery night. Narcoleptics had, however, an increase in the number of SOREMs on MSLT (P = 0.005). There was no increase in the number of cataplexies after selective REM sleep deprivation. We conclude that: (i) REM sleep pressure is higher in narcoleptics; (ii) REM sleep homeostasis is similar in narcoleptics and controls; (iii) in narcoleptics selective REM sleep deprivation may have an effect on sleep propensity but not on cataplexy.