1000 resultados para Jesolo,teatro, museo, archetipo, Piave


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Il territorio del comune di Jesolo si estende a nord della costa veneziana,affacciato sul Mare Adriatico e delimitato dalla Laguna e dai fiumi Sile e Piave. Come molte città costiere del Nord Italia, Jesolo si è sviluppata principalmente tra gli anni ’70 e ’80 del ‘900. La rapida espansione del Lido ha provocato la saturazione disordinata della costa, dettata dalla necessità di rispondere in maniera rapida ad un aumento improvviso del turismo balneare. L’organizzazione in fasce parallele dell’edificato rispetto alla linea di costa e la sua compattezza non consente la relazione diretta tra il Mare Adriatico e il sistema formato dalla laguna e dal fiume Sile. Obiettivo della proposta progettuale è ristabilire il legame tra mare e fiume mediante un sistema di percorsi in grado di attraversare una parte consistente del territorio del Lido offrendo luoghi di aggregazione e opportunità di svago alternative alla stagionalità della spiaggia.

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Il paesaggio lagunare porta i segni di importanti interventi antropici che si sono susseguiti dall’epoca romana ad oggi, a partire dalle prima centuriazioni, per seguire con le grandi opere di bonifica e deviazione dei fiumi sino alla rapida trasformazione di Jesolo Lido, da colonia elioterapica degli anni ‘30 a località turistica internazionale. L’insediamento nella zona “Parco Pineta” si propone come costruzione di un paesaggio artificiale, funzionale all’uso particolare del tempo libero in un grande spazio aperto, strettamente connesso alla città e aderente a luoghi precisamente connotati quali sono la pineta, il borgo, il canale e le residenze turistiche progettate dall’architetto Gonçalo Byrne. Le scale di progetto sono due, quella territoriale e quella architettonica. Il progetto mira a connettere i centri di Jesolo e Cortellazzo con un sistema di percorsi ciclabili. Il fiume Piave consente di combinare il turismo sostenibile con la possibilità di ripercorrere i luoghi delle memorie storiche legate al primo conflitto bellico mondiale. L’intenzione è quella di rendere Cortellazzo parte integrante di un itinerario storico, artistico e naturalistico. Il Parco Pineta si configurerebbe così come il punto di partenza di un percorso che risalendo il fiume collega il piccolo borgo di Cortellazzo con San Donà e con il suo già noto Parco della Scultura in Architettura. Alla scala territoriale è l’architettura del paesaggio, il segno materiale, l’elemento dominante e caratterizzante il progetto. L’articolazione spaziale dell’intervento è costruita seguendo la geometria dettata dall’organizzazione fondiaria e la griglia della città di fondazione, con l’intento chiaro di costruire un “fatto territoriale” riconoscibile. L’unità generale è affidata al quadrato della Grande Pianta entro il quale vengono definite le altre unità spaziali. L’insieme propone uno schema organizzativo semplice che, scavalcando il Canale Cavetta, ricongiunge le parti avulse del territorio. Il grande quadrato consente di frazionare gli spazi definendo sistemi integrati diversamente utilizzabili cosicché ogni parte dell’area di progetto abbia una sua connotazione e un suo interesse d’uso. In questo modo i vincoli morfologici dell’area permettono di costruire ambienti specificamente indirizzati non solo funzionalmente ma soprattutto nelle loro fattezze architettoniche e paesistiche. Oggetto di approfondimento della tesi è stato il dispositivo della piattaforma legata all’interpretazione del sistema delle terre alte e terre basse centrale nel progetto di Byrne. Sulla sommità della piattaforma poggiano gli edifici dell’auditorium e della galleria espositiva.

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L’area di progetto si trova nella parte orientale della città di Jesolo, vicino al confine comunale con Eraclea. A nord è delimitata dal canale Cavetta, al di là del quale si trova il borgo di Cortellazzo, ad est si trova l’ultimo tratto del corso del Piave, a sud si trovano la pineta e l’area del nuovo quartiere residenziale progettato dall’architetto Gonçalo Byrne, ad ovest vi è il progetto di una strada che attraverserà il Cavetta, compresa nella nuova viabilità comunale. Le qualità paesaggistiche dell’area rendono evidente il continuo ed inevitabile rapporto del territorio con l’acqua. Da una parte ci sono le difficoltà che gli abitanti di queste terre hanno sempre avuto, cercando attraverso le bonifiche di difendere le proprie terre, provando a strappare la maggiore quantità possibile di terreno coltivabile alle acque stagnanti. Dall’altra ci sono i benefici che una zona così ricca di acqua ha portato alle coltivazioni. La lettura dell’area, ma anche del territorio circostante, suggerisce un approccio progettuale che porti alla definizione di una nuova identità del luogo: una identità diversa da quella esistente, ma che sia integrata con gli elementi strettamente legati alla natura del territorio.

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La tesi rappresenta un intervento architettonico e urbano sull’area destinata al “Central Park”, che si inserisce nel contesto del Masterplan di Jesolo di Kenzo Tange del 1997. Un’analisi delle dinamiche storiche, dello sviluppo della città balneare, dei punti di forza e delle criticità territoriali, ha portato alla definizione dell’area di progetto e delle intenzioni progettuali, sia a scala urbana, sia a scala architettonica. Il progetto si basa sulla creazione di un grande parco centrale che funga da luogo di svago e relax, ma anche da sito privilegiato per lo studio della natura del territorio. All’interno di un sistema di fasce, che scandisce l’intero intervento, è stato progettato un giardino botanico che lega tra loro i quattro edifici destinati allo studio e alla cultura: il museo di storia naturale, la biblioteca, la sala conferenze e i laboratori didattici per bambini. Le architetture sono disposte secondo un sistema lineare che crea una sequenza di spazi chiusi e aperti. La progettazione degli edifici si articola su uno punto di partenza comune, identificato nell’isolato quadrato e nel tipo a corte. Seguendo un principio di trasformazione sperimentato da Oswald Mathias Ungers, ogni architettura ha successivamente raggiunto il proprio sviluppo e le proprie caratteristiche spaziali e volumetriche.

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El modelo dominante durante la Era Moderna asume la presencia del hombre como sujeto dentro del gran engranaje mecánico del Cosmos. Asimismo, recoge una idea acerca del ser natural dentro de la tradición ontológica iniciada por el eleatismo presocrático que concibe a éste como lo inmutable y estático frente al cambio y al movimiento, los cuales se constituyen como meras apariencias. Durante el periodo anterior a la aparición de los grandes filósofos griegos se produce una transformación en donde, de la inicial cosmología vinculada a un tiempo primordial, se pasará a una visión del Universo como ente indestructible, atemporal, inmutable, perfecto, geométrico y espacial. Si en Demócrito se admite un universo sometido al azar y a la necesidad, en Platón el Universo sólo atiende a la necesidad. Este modelo ontológico se pone en entredicho cuando el hombre ya no es concebido como pieza de un sistema más amplio, sino como centro radical del pensamiento. La condición radical del hombre es entonces su propia vida, siendo éste el concepto troncal del denominado vitalismo cuyo más influyente representante en España es José Ortega y Gasset. El estatismo del ser –del hombre- pierde sentido; en palabras del propio Ortega, “no es un ser sino un estar siendo” lo que caracteriza a la vida humana. La razón cartesiana es ahora la razón vital y su objeto de estudio no es la naturaleza sino el propio devenir, es decir, el tiempo, la historia. Este planteamiento es fundamental para comprender el edificio que es objeto de este estudio, el Museo de Arte Romano de Mérida (1980-1985) de Rafael Moneo. Por ello el concepto de tiempo es utilizado como marco y estructura de la presente tesis, a sabiendas del notorio y muy significativo papel que este edificio desempeñó en la carrera de su autor y en el panorama nacional e internacional de la arquitectura y de la museología. Este proyecto nos permite acercarnos al pensamiento de su autor a través de un edificio que, aun habiendo sido ampliamente reconocido, no cuenta con un estudio suficientemente exhaustivo que recoja la amplitud y riqueza que encierra. Esta tesis no es un compendio de lo que ya se ha investigado sobre Mérida; es una aproximación global e interpretativa cuyo sentido sólo puede concebirse al vislumbrar la estructura completa de la misma en sintonía con el "lógos" vital, histórico y narrativo que el proyecto encierra. Se revisará la concepción histórica según la cual, la configuración espacial de la forma habría tenido primacía respecto a su configuración temporal, al remitir esta última a una condición espacializada y circunstancial. La componente vicaria de la circunstancia será elevada por Ortega a la categoría de esencial, visualizando así una paradoja cuya reformulación nos lleva a la concepción de un tiempo sustancial. El diccionario de la RAE, en su tercera acepción, define la sustancia como “aquello que permanece en algo que cambia”, lo cual nos remite al pensamiento antiguo. Se mostrará que lo que permanece no necesariamente implica una concepción estática y eleática de la forma, que la arquitectura esencial no es unívocamente la arquitectura atemporal del platonismo y que cabe concebir la "firmitas" desde la atención a la "durée" bergsoniana. Al asociar tradicionalmente la sustancia con el referido estatismo, se margina al tiempo y a la duración a lo no sustancial; por ello, se tratará de aproximar los términos de tiempo y sustancia para definir la forma. Ello conllevará al estudio de las notables patologías derivadas de la asunción de un tiempo cronológico en nuestra contemporaneidad frente a las cuales, las intuiciones contenidas en Mérida, se alinearán con la actual actitud revisionista en el ámbito del pensamiento filosófico y científico. En Mérida, la memoria recogerá los aspectos de la conciencia así como los aspectos vinculados a la experiencia íntima y colectiva como soporte para la consecución de un discurso. La dualidad entre intuición e inteligencia será recogida por Moneo con idea de trascender su incomunicabilidad, mediante una operación que consistirá en la reivindicación de una memoria irreductible, cuya morada estaría incardinada en el propio tiempo de la duración y de la vida y no en la espacialidad coextensiva del presente y de la acción funcional sobre la materia. Moneo asumirá el papel de la memoria como condición central de una forma que se encarnará al concebirse como un teatro. En la respuesta a la contradicción entre el hecho físico y el efecto psíquico de la experiencia humana residirá la pertinencia de un tiempo narrativo. Será entonces el lenguaje el encargado de aportar sentido a la obra mediante el recurso fundado en la dramatización de la experiencia, es decir, a través de una conexión entre la conciencia íntima y el carácter social y colectivo intrínseco en la arquitectura. ABSTRACT TIME AS A SUBSTANCE OF FORM. AN APPROACH TO THE ROMAN ART MUSEUM OF MÉRIDA FROM THE VIEWPOINT OF VITALISM. The dominant model during the Modern Era placed man as a subject inside the great mechanism of the cosmos. It is also based in an idea about natural being within the ontological tradition initiated by the pre-Socratic Eleatism that conceives it as something immutable and static in respect with change and movement, which are considered as mere appearances. Prior to the emergence of the great Greek philosophers occurred a transformation where concepts of cosmology linked to a primordial time, changed to a view of the universe as indestructible, timeless, unchanging, perfect, geometric and spatial. If Democritus accepted a universe subjected to randomness and necessity, Plato thought that the universe only worked by necessity. This ontological model is called into question when man is not conceived as a piece of a broader system, but as a radical center of thinking. The radical condition of man then is his own life. This is the core concept of so-called Vitalism, whose most influential representative in Spain was José Ortega y Gasset. The stillness of being – of man - loses its meaning; in the words of Ortega, “it is not being but being in progress” that characterizes human life. The Cartesian reason is now the vital reason and its subject of study is no longer nature but its own evolution, in other words, time and history. This approach is fundamental to understand the building which is the subject of this study, the Museum of Roman Art in Mérida (1980-1985) by Rafael Moneo. The concept of time is used as a framework and structure of this thesis, demonstrating the notorious and very significant role this building has implied in the career of its author and in the national and international panorama of architecture and museology. This project allow us to approach the thought of its author through a building that, even whilst widely recognized, does not yet have a sufficiently comprehensive study covering its breadth and richness. This thesis is not a compendium of what already has been researched on Merida; it is a global and interpretative approach whose meaning can only be conceived as a study of its complete structure in line with the vital, historical and narrative logos the project implies. We will review the historical idea where spatial configuration of the form would have had primacy with respect to temporary configuration, because the latter refers to a spatial and circumstantial condition. The vicarious nature of the circumstance will be elevated by Ortega to the category of essential, thus showing a paradox which reformulation leads us to the conception of a substantial time. The dictionary of the Spanish Royal Academy, in its third meaning, defines substance as "that which remains in something that changes". This is a reference to ancient thought. It will be shown that what remains does not necessarily imply a static and Eleatic conception of form. It will also be shown that the essential architecture is not uniquely the timeless architecture of Platonism and that it is possible to conceive the "firmitas" parallel to the "durée" of Henri Bergson. As a result of this traditional association between substance and stillness, it marginalizes the time and the duration to the non-substantial; for this reason, we will try to approach terms of time and substance to define the shape. This will involve studying significant pathologies resulting from an assumption of chronological time in our contemporary world against which, the insights contained in Merida, will be aligned with the current revisionist attitude in the fields of philosophical and scientific thought. In Merida, memory includes aspects of consciousness as well as aspects linked to the intimate and collective experience as a foundation for the achievement of discourse. The duality between intuition and intelligence is put forward by Moneo with the idea of transcending its lack of communication, by means of a resource consisting of the vindication of an irreducible memory, whose home would be embodied in the time of duration and life and not in the coextensive spatiality of the present and in the functional action on the matter. Moneo demonstrates the role of memory as a central condition of form as a theatre. In response to the contradiction between the physical fact and the psychological effect of human experience lies the relevance of narrative time. Language then assumes the responsibility of giving meaning to the work through the dramatization of experience, i.e., through a connection between the intimate consciousness and the intrinsic social and collective character of architecture.

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Tässä pro gradu –tutkielmassa tarkastellaan museoita osana yhteiskunnan historiakulttuuria; niitä tapoja joiden pohjalta käsityksiä menneestä tuotetaan ja käytetään. Aihetta lähestytään kysymällä millaisia kulttuurihistoriallisia museoita pääkaupunkiseudulle on perustettu ja millaiset teemat eivät ole olleet museon arvoisia. Tutkielmassa selvitetään onko pääkaupunkiseudulle perustetuissa kulttuurihistoriallisissa museoissa havaittavissa ajallista aaltoa sen suhteen millaisille aiheille on perustettu oma museo. Lopuksi pohditaan esimerkkitapausten valossa sitä, miten erilaisia teemoja edustavien museoiden perustamistarvetta on perusteltu omana aikanaan. Etsimällä vastauksia tutkimuskysymyksiin pyritään samalla hahmotetaan sitä, millaista yhteiskunnallista historiakulttuuria museot ovat olleet osa. Työn ensimmäisessä vaiheessa kartoitettiin millaisia kulttuurihistoriallisia museoita pääkaupunkiseudulla on ollut. Museoviraston ja Suomen museoliiton aineistojen avulla on listattu kooste vuosien 1875-2010 välillä pääkaupunkiseudulla olleista museoista. Museoiden perustamiseen ja museokentältä katoamiseen liittyvää koostetta on täydennetty Helsingin matkailuyhdistyksen julkaisujen tiedoilla sekä museoiden omilla tiedonannoilla. Tutkielman museot on luokiteltu edustamiensa teemojen mukaan. Tarkoituksena on ollut hahmotella miten pääkaupunkiseudun kulttuurihistoriallisten museoiden kenttä on muuttunut 135 vuoden aikana. Työn toisessa vaiheessa tarkasteltiin neljän esimerkkitapauksen kautta museokentän ajallista muutosta ja sitä millaisia perusteluita museoiden perustamiselle on annettu sekä millaista keskustelua museon perustamisesta on omana aikanaan käyty. Esimerkkitapausten tarkastelun lähteinä käytettiin arkistomateriaalia, aikakauden lehdissä museoista käytyä keskustelua ja museoista kirjoitettuja historiikkeja. Pääkaupunkiseudun kulttuurihistoriallisissa museoissa on tutkielman mukaan havaittavissa löyhä ajallinen muutos. Kulttuurihistoriallisten museoiden edustamat historian kertomukset ovat muuttuneet ja pirstaloituneet 135 vuoden aikana virallisesta, kansallisesta historian kertomuksesta kohti useita pienempiä historian kertomuksia ja erilaisten ryhmien omaa historiaa. 1800-1900-lukujen taitteessa perustettiin pääosin valtiollisia ja instituutioiden historiaan keskittyneitä museoita sekä suurmiehille omistettuja henkilöhistoriallisia museoita. Valtiolliset ja henkilöhistorialliset teemat näkyvät museoissa läpi koko tutkielman tarkasteluajanjakson. Kansallisen historian katse suuntasi paikalliseen 1900-luvun alussa ja 1980-luvulla, jolloin perustettiin erityisen paljon paikallishistoriallisia ja alueellisia museoita. 1970-1990-luvuilla museokenttää hallitsivat monet tekniikkaan, teollisuuteen ja yrityshistoriaan keskittyneet museot. Tultaessa 2000-luvulle museot edustivat lapsiin, nuoriin, koulutukseen ja monikulttuurisuuteen liittyviä teemoja. Tutkielman toisen vaiheen esimerkkitapausten tarkastelu osoitti, että erilaisia teemoja edustavien museoiden perustamistarvetta perustellaan hyvin samankaltaisesti. Niin 1800-luvun lopussa kuin 1900-luvun lopussa museoiden tarvetta perusteltiin kasvatus- ja sivistystyöllä ja aihealueen arvostuksen kasvulla. Museon perustamisen koettiin osoittavan Suomen kuuluvan osaksi länsimaisia sivistysyhteiskuntia. Museoiden perustamisen taustalla on usein ollut asiaa ajanut yhdistys. Kuitenkin museohanke on ollut vuosikausien projekti ja konkretisoitunut usein vasta kun museon tiloihin ja talouteen liittyvät kysymykset on saatu kuntoon. Tutkielman loppupäätelmien myötä hahmottui monia historiantutkimuksellisen lisätarkastelun arvoisia aiheita museoista osana yhteiskunnan historiakulttuuria. Avainsanat – Nyckelord – Keywords kulttuurihistorialliset museot, historiakulttuuri, historiankäyttö, yhteiskunta

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Resumen: Este trabajo busca demostrar cómo la escena de “El Jardín de Isabel” (acto IV, escena ii) en la obra La tragedia española de Thomas Kyd es un ejemplo de una escena espejo. Inicialmente se observa cómo esta escena está laxamente conectada con el resto de la obra y la misma no sufriría un cambio significativo de ser la escena eliminada; la característica de “prescindible” de ésta, es propia de una escena espejo. La escena del Jardín de Isabel es luego estudiada en profundidad para dejar en evidencia cómo resume la obra y la simboliza. El personaje de Isabel es examinado en detalle, siguiendo una sensibilidad pictórica y, a través de una interpretación temática y simbólica, Isabel es presentada como Piedad, Testigo de Justicia Divina y Venganza. Finalmente el espacio es también analizado como locus amoenus al ser inicialmente un lugar de encuentro de los enamorados y locus eremus luego de la maldición de Isabel. Luego del estudio de estos aspectos de esta escena espejo, se pone en evidencia cómo la misma “refleja” los temas centrales de la obra: la verdad se revela con el tiempo, hay que ser paciente y esperar la justicia divina y, por último, la venganza sólo condena al vengador.

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Resumen: El artículo afirma que en la Teatrología argentina de los últimos años ha crecido la conciencia y la responsabilidad de los investigadores respecto de la pregunta epistemológica. Se llama base epistemológica para el estudio teatral a la elección de las condiciones de conocimiento que determinan los marcos, las capacidades y las limitaciones teóricas, metodológicas, historiológicas, analíticas, críticas y pedagógicas de un investigador ante su objeto de estudio. La determinación de la base epistemológica depende del posicionamiento consciente del investigador respecto de su relación científica con el teatro. El artículo afirma que diferentes líneas científicas construyen concepciones del teatro diferentes. Finalmente se describe la base epistemológica de la Filosofía del Teatro, disciplina de innovación en los estudios teatrales de la Argentina.

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Resumen: Este ensayo establece una territorialización de los lenguajes teatrales alternativos como zona específica de la cultura urbana, y los historiza en la tradición de la escena independiente argentina. Analiza el contexto específico de la crisis financiera que eclosionó en 2001 y la producción más reciente, dando cuenta de un periodo tan conflictivo en lo económico como prolífico en lo teatral. Se describen las actividades de gestión y producción escénicas, que incluyen la búsqueda de espacios, subsidios y respaldo institucional, y la implementación de estrategias de difusión y explotación. Estas labores específicas son desarrolladas de manera particular por numerosos teatristas argentinos de entre 30 y 40 años, ya legitimados, incluso a nivel internacional. Estos dramaturgos-actores-directores co-construyen representaciones sociales compartidas, y manifiestan diferentes modalidades estratégicas asociativas, tales como la rotación de roles y el trabajo en colaboración.

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[ES] Se trata de un área cubierta de unos 8 x 8 metros (la altura del techo es de unos 2,5 metros en la zona más baja) en la que se disponen varios huesos de diferentes especies entre los que destacan, por su porte, varios colmillos de elefante.

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[ES] La dimensión del mercado turístico y dentro de éste el mercado turístico cultural no deja de crecer y desarrollarse. En algunas regiones su importancia ha sido vital al servir como motor al propio desarrollo económico de la zona. Éste ha sido el caso del fenómeno conocido como Museo Guggenheim que ha contribuido de una forma clara e importante al desarrollo económico de la zona del Gran Bilbao y ha servido de ejemplo para intentar el mismo modelo con mayor o menor éxito en diferentes zonas de España.

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Publicación de la lista de materiales depositados en la Colección de la Sección Zoológica del Museo de La Plata y sus localidades. (PDF tiene 13 paginas.)

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Eguíluz, Federico; Merino, Raquel; Olsen, Vickie; Pajares, Eterio; Santamaría, José Miguel (eds.)