994 resultados para Jesolo, parco, teatro, piazza coperta


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Ogni luogo, ogni città, reca i segni dell’evoluzione e della trasformazione dettata dal tempo. In alcuni casi il passato viene visto con un’accezione negativa, in altri positiva a tal punto da monumentalizzarla. Nel caso della città di Verucchio non è possibile mettere in ombra il valore, e la forza della Rocca del Sasso, che per la sua storia e la sua posizione, che la rende visibile sia dall’interno che dall’esterno del centro storico, la attesta come simbolo della città. Allo stesso tempo questa città di piccole dimensioni possiede un ricco passato che non è rintracciabile all’interno della città storica ma che emerge dal verde, nonchè dagli spazi nascosti sotto il parco che cinge perimetralmente la città. Questi momenti della storia, importanti e riconoscibili, possono essere connessi nonostante sia notevole il salto temporale che li divide. Lo strumento deve essere una forma che li unisca, uno spazio pubblico, limitato ma aperto, distinguibile ma integrato nel paesaggio, un nuovo “layer” che si sovrapponga a quelli precedenti esaltandone il valore. Il tema della direzione, del percorso, è alla base dei ragionamenti e delle soluzioni proposte per la realizzazione di un museo archeologico. A differenza dei luoghi pubblici come la piazza o il teatro, in questo caso l’esposizione prevede che l’utente si muova negli ambienti, che segua in maniera dinamica una serie di spazi, di figure, di affacci, che devono essere in grado si susseguirsi in maniera fluida, attraverso un “respiro” che mantenga alta l’attenzione del visitatore. Adottato questo tema si ha la possibilità di declinarlo più volte, attraverso non solo la disposizione degli spazi ma anche con la posizione dei volumi e degli assi che li generano. Il progetto del nuovo museo si pone in una zona che può essere definita come “di cerniera” tra il centro storico e il parco archeologico. A livello territoriale questa può essere giudicata una zona critica, poiché sono più di trenta i metri di dislivello tra queste due zone della città. La sfida è quindi quella di trasformare la lontananza da problema a opportunità e relazionarsi con la conformazione del territorio senza risultare eccessivamente impattanti ed invasivi su quest’ultimo. Poiché la città di Verucchio possiede già un museo archeologico, inserito all’interno dell’ex convento e della chiesa di Sant’Agostino, il percorso archeologico, che vede il museo progettato come fulcro del tutto, prevede che il turista abbia la possibilità di conoscere la civiltà villanoviana visitando sia il museo di progetto che quello esistente, avendo questi differenti allestimenti che non creano delle “sovrapposizioni storiche”, poiché sono uno tematico e l’altro cronologico. Il museo esistente si inserisce all’interno di un edificio esistente, adattando inevitabilmente i propri spazi espositivi alla sua conformazione. La realizzazione di un una nuova struttura porterebbe a una migliore organizzazione degli spazi oltre che ad essere in grado di accogliere anche i reperti presenti all’interno dei magazzini dell’ex convento e dei beni culturali di Bologna. La necropoli Lippi è solo una delle necropoli individuate perimetralmente alla città e i reperti, rilevati, catalogati e restaurati, sono in numero tale da poter essere collocati in una struttura museale adeguata. Il progetto si sviluppa su più fronti: l’architettura, l’archeologia ed il paesaggio. Il verde è una componente fondamentale del sistema della città di Verucchio, risulta essere un elemento di unione, che funge talvolta da perimetro del centro, talvolta da copertura della nuda roccia dove l’inclinazione del terreno non ha permesso nel tempo la realizzazione di edifici e strutture urbane, si mette in contrapposizione con la forma e i colori della città.

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Progetto per la città di Jesolo, situato nell'area denominata Parco della Musica nel P.R.G. e in cui insiste già un progetto denominato X-Site. Si prevede la realizzazioone di un ecomuseo per la laguna veneta completo di altri edifici al suo servizio come una stazione fluviale, case d'affitto e laboratoti e aule didattiche.

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Parco Agricolo Guimarães, piano per la riqualificazione paesaggistica e la fruizione pubblica dell'area rurale di Veiga de Creixomil. La tesi in oggetto consiste in una proposta per una riqualificazione paesaggistica ed uno studio di inserimento di attrattività pubbliche in un contesto rurale periurbano. L'area oggetto di studio presenta caratteristiche ambientali e agricole che divengono uno spunto progettuale, trasponendo le criticità sino a diventare motori della rigenerazione urbana per micro interventi. La proposta progettuale consiste nella espansione degli orti urbani e nella creazione di una piazza scambio per i prodotti locali mentre altre attività di aggregazione e coesione sociale sono poste in altre zone del parco agricolo.

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La tesi rappresenta un intervento architettonico e urbano sull’area destinata al “Central Park”, che si inserisce nel contesto del Masterplan di Jesolo di Kenzo Tange del 1997. Un’analisi delle dinamiche storiche, dello sviluppo della città balneare, dei punti di forza e delle criticità territoriali, ha portato alla definizione dell’area di progetto e delle intenzioni progettuali, sia a scala urbana, sia a scala architettonica. Il progetto si basa sulla creazione di un grande parco centrale che funga da luogo di svago e relax, ma anche da sito privilegiato per lo studio della natura del territorio. All’interno di un sistema di fasce, che scandisce l’intero intervento, è stato progettato un giardino botanico che lega tra loro i quattro edifici destinati allo studio e alla cultura: il museo di storia naturale, la biblioteca, la sala conferenze e i laboratori didattici per bambini. Le architetture sono disposte secondo un sistema lineare che crea una sequenza di spazi chiusi e aperti. La progettazione degli edifici si articola su uno punto di partenza comune, identificato nell’isolato quadrato e nel tipo a corte. Seguendo un principio di trasformazione sperimentato da Oswald Mathias Ungers, ogni architettura ha successivamente raggiunto il proprio sviluppo e le proprie caratteristiche spaziali e volumetriche.

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Il sito archeologico di Suasa è stato oggetto di una lunga campagna di scavi iniziata negli anni sessanta, che ha portato alla pubblicazione di diversi saggi e ha stimolato l’attenzione di numerosi studiosi nel corso degli ultimi anni. Questo interesse, però, rimane un fenomeno ristretto agli addetti al settore e non vede una vera riflessione sul piano turistico. Suasa, infatti, rimane un gioiello culturale scarsamente conosciuto nel territorio ed escluso dai principali percorsi turistici. Il primo obiettivo del nostro intervento è quello di porre l’attenzione su un’area di così grande interesse e avvicinare le persone, esperti di storia e non, all’antica città, in modo che questa possa acquisire una nuova vita e ritrovare una sua valenza nel territorio. Il primo passo in questa direzione è stato quello di mettere in relazione il parco archeologico con gli altri siti archeologici della zona inserendolo in un sistema di offerta culturale volto all’esplorazione e all’approfondimento del territorio marchigiano e della sua storia. La posizione di Suasa sul fiume Cesano, inoltre, risulta particolarmente favorevole ad una integrazione dell’area con i percorsi cicloturistici, in quanto fornisce la possibilità di creare un parco fluviale di supporto a queste nuove tratte di collegamento, così come alle esistenti, andando ad aggiungere valore all’area. Questo elemento risulterà un fattore chiave per la collocazione e la definizione del visitor center del parco archeologico, il quale fa del rapporto tra il sito archeologico e il territorio il suo punto fondante. L’organizzazione del parco richiama quella che era l’organizzazione della città romana, cercando di restituire al visitatore non tanto l’immagine precisa di una ricostruzione, ma la logica e la successione degli spazi che l’impianto urbano poteva assumere. Gli interventi sulle emergenze, quindi, sono realizzati seguendo una coerenza progettuale e materica volta a minimizzare l’impatto sull’archeologia e nel contesto.

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Resumen: Este trabajo busca demostrar cómo la escena de “El Jardín de Isabel” (acto IV, escena ii) en la obra La tragedia española de Thomas Kyd es un ejemplo de una escena espejo. Inicialmente se observa cómo esta escena está laxamente conectada con el resto de la obra y la misma no sufriría un cambio significativo de ser la escena eliminada; la característica de “prescindible” de ésta, es propia de una escena espejo. La escena del Jardín de Isabel es luego estudiada en profundidad para dejar en evidencia cómo resume la obra y la simboliza. El personaje de Isabel es examinado en detalle, siguiendo una sensibilidad pictórica y, a través de una interpretación temática y simbólica, Isabel es presentada como Piedad, Testigo de Justicia Divina y Venganza. Finalmente el espacio es también analizado como locus amoenus al ser inicialmente un lugar de encuentro de los enamorados y locus eremus luego de la maldición de Isabel. Luego del estudio de estos aspectos de esta escena espejo, se pone en evidencia cómo la misma “refleja” los temas centrales de la obra: la verdad se revela con el tiempo, hay que ser paciente y esperar la justicia divina y, por último, la venganza sólo condena al vengador.

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Resumen: El artículo afirma que en la Teatrología argentina de los últimos años ha crecido la conciencia y la responsabilidad de los investigadores respecto de la pregunta epistemológica. Se llama base epistemológica para el estudio teatral a la elección de las condiciones de conocimiento que determinan los marcos, las capacidades y las limitaciones teóricas, metodológicas, historiológicas, analíticas, críticas y pedagógicas de un investigador ante su objeto de estudio. La determinación de la base epistemológica depende del posicionamiento consciente del investigador respecto de su relación científica con el teatro. El artículo afirma que diferentes líneas científicas construyen concepciones del teatro diferentes. Finalmente se describe la base epistemológica de la Filosofía del Teatro, disciplina de innovación en los estudios teatrales de la Argentina.

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Resumen: Este ensayo establece una territorialización de los lenguajes teatrales alternativos como zona específica de la cultura urbana, y los historiza en la tradición de la escena independiente argentina. Analiza el contexto específico de la crisis financiera que eclosionó en 2001 y la producción más reciente, dando cuenta de un periodo tan conflictivo en lo económico como prolífico en lo teatral. Se describen las actividades de gestión y producción escénicas, que incluyen la búsqueda de espacios, subsidios y respaldo institucional, y la implementación de estrategias de difusión y explotación. Estas labores específicas son desarrolladas de manera particular por numerosos teatristas argentinos de entre 30 y 40 años, ya legitimados, incluso a nivel internacional. Estos dramaturgos-actores-directores co-construyen representaciones sociales compartidas, y manifiestan diferentes modalidades estratégicas asociativas, tales como la rotación de roles y el trabajo en colaboración.

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[ES] El proyecto documenta los restos de una parte del antiguo teatro romano de Córdoba que se encuentran bajo la ampliación del museo arqueológico (MAECO) y ocupan una superficie de unos 50 x 20 metros, en el momento de la documentación era un área sobre la que se estaba construyendo el nuevo edificio. Se incluyen también otros posibles restos visibles desde el sótano de una residencia anexa.

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Eguíluz, Federico; Merino, Raquel; Olsen, Vickie; Pajares, Eterio; Santamaría, José Miguel (eds.)

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[EN] This contribution offers a brief overview of research undertaken for the last few years under the TRACE (translation and censorship, or censored translations) project with respect to theatre. The AGA (General Administration Archive in Alcala de Henares, Madrid), a unique source for information for translation scholars, has become the focus of TRACE-theatre investigations on Francoist Spain in the last few years. In Spain, these censorship archives have proved to be an essential source of information, and a rich reservoir of data that, when explored in depth, help draw a history of Spanish theatre in translation. Contrary to what one may think at first, the purpose of using censorship archives in TRACE is not only to check what got censored (banned, crossed out or modified) but rather to trace back all written evidence left by plays that underwent the bureaucratic censoring process which was applied to all cultural manifestations, national or foreign, theatrical as well as non-dramatic. And it is precisely when tracing back censorship records that one finds a way to uncover a history of Spanish theatre in translation that is yet to be written but can now be outlined.

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Santamaría, José Miguel; Pajares, Eterio; Olsen, Vickie; Merino, Raquel; Eguíluz, Federico (eds.)