889 resultados para Ecoquartiere riqualificazione sostenibile Granada Spagna
Resumo:
Il progetto di tesi si pone come obiettivo la riqualificazione urbana del fronte mare della città di Rimini e la progettazione di un nuovo centro culturale polifunzionale. La costruzione di nuovi margini urbani, viene qui proposta secondo una reinterpretazione di un carattere tipicamente funzionale delle città di costa del litorale adriatico: la proiezione della funzione urbana oltre la linea di costa, con la costruzione di moli oltre l’edificato. “La città allunga la mano nell’acqua.” La tesi riprende questo aspetto di tipicità e propone una serie di “nuovi moli”, strutture polifunzionali destinate a incentivare quale risorsa fruitiva per il pubblico, stanziale o turistico, il rapporto col mare Adriatico. Anche in relazione a queste “proiezioni” oltre il litorale marino la tesi ha analizzato le forme dell’architettura di ultima generazione, cercando di recepirne i significati espressi attraverso la definizione formale; da qui parte il percorso della formulazione compositiva espressa nelle tavole grafiche, nelle quali si sottolinea il rapporto funzionale in relazione alla nova forma urbis e alla ricaduta sul nuovo assetto ambientale. E’, in sintesi, l’accettabilità di questo e dell’integrazione paesaggistica che la tesi vuole sostenere, attraverso il lungo percorso analitico e progettuale affrontato.
Resumo:
La nostra tesi propone un progetto di riqualificazione funzionale ed energetica di una porzione dell’area dismessa delle Ex Officine Reggiane a Reggio Emilia che comprende uno spazio scoperto di circa 42.500 m2 e un fabbricato, nel quale proponiamo di realizzare il museo delle officine, spazi per esposizioni temporanee e il nuovo polo archivistico di Reggio Emilia. Le Officine Meccaniche Reggiane sono state un polo industriale di particolare rilevanza a livello nazionale ed internazionale, diventando negli anni ’40 la quarta potenza industriale italiana dopo Fiat,Ansaldo e Breda. Dismesse dal 2009, si presentano oggi come un’area abbandonata di ben 260.000 m2 nella quale convivono la memoria e la speranza futura di rilancio della città di Reggio Emilia nel panorama europeo. Sulle tracce dei progetti già messi in atto dall’Amministrazione comunale, abbiamo fornito una proposta progettuale che consideri le vocazioni funzionali dell’area e le strategie energetiche possibili per rendere il progetto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Il lavoro è partito dalla definizione di un quadro conoscitivo dell’area attraverso una prima fase di analisi a livello territoriale e microclimatico servendosi per queste ultime del software di simulazione in regime dinamico ENVI-met. Questa prima fase si è conclusa con l’elaborazione di un masterplan, in seguito al quale ci siamo soffermate sul progetto di riqualificazione del capannone 15 e del grande spazio vuoto antistante ad esso. L’intervento sul costruito si può riassumere in tre parole chiave: conservare, aggiornare, integrare. Abbiamo scelto infatti di mantenere la robusta e ritmata struttura in acciaio, ripensare l’involucro edilizio in termini di una maggiore efficienza energetica e confinare i locali climatizzati in volumi autoportanti, garantendo, nell’atrio, condizioni di comfort termico accettabili unicamente attraverso strategie energetiche passive. Per verificare l’effettiva opportunità della soluzione ipotizzata ci siamo servite del software di simulazione fluidodinamica IES VE, il quale, attraverso la simulazione oraria del cambiamento dei parametri ambientali più rilevanti e degli indicatori di benessere (PMV, Comfort index, PPD..), ha confermato le nostre aspettative verificando che non è necessario intervenire con l’introduzione di sistemi di climatizzazione convenzionale. Per quanto riguarda i padiglioni entro i quali sono pensate le attività di servizio e supporto al museo e l’archivio, è stata verificata la soddisfacente prestazione energetica raggiunta attraverso l’utilizzo del software Termolog Epix5, il quale ha attestato che essi rientrano nella classe A con un consumo energetico di 4,55 kWh/m3annuo.
Resumo:
Il progetto presentato in questa tesi, svolto all’interno del Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile, pone come obiettivo la riqualificazione di un edificio di edilizia sociale a Bologna, nel quartiere Bolognina, quell’area di espansione operaia a Nord della stazione ferroviaria, caratterizzata da una forte presenza di interventi di edilizia popolare. L’edificio oggetto di intervento si trova, nello specifico, in via Di Vincenzo ed, insieme ad altri edifici, fa parte di un lotto particolare, che si distingue per forma dagli altri limitrofi, generalmente rettangolari. Infatti è l’unico del quartiere, per lo più caratterizzato da una rete stradale perpendicolare, ad essere invece tagliato diagonalmente. Inoltre, l’edificio caso-studio, insieme agli altri dell’isolato, costituisce un’alta cortina che delimita una grande corte di pertinenza, attualmente però priva di un confine netto e chiuso, in quanto alcuni edifici che ne delimitavano il perimetro, nel corso del tempo, sono stati demoliti. L’assenza quindi di questi volumi, attribuisce al lotto una particolare forma ad U, segno marcato di incompletezza, facilmente percepibile anche solo passeggiando per le vie circostanti. Proprio a partire da queste due caratteristiche molto forti che contraddistinguono l’area, si è sviluppato l’intero progetto, che è passato dall’avere come oggetto la sola riqualificazione di un edificio in forte stato di degrado, all’assumere come obiettivo in un’ottica più generale l’intera rivitalizzazione dell’insula. La proposta che si vuole presentare lavora sostanzialmente su tre diversi livelli, riprogettando e ridefinendo le tre diverse tipologie di spazio che coesistono all’interno del lotto: - lo spazio privato - lo spazio condiviso - lo spazio collettivo
Resumo:
ABITARE NUOVI SPAZI tratta della riqualificazione funzionale ed energetica di un edificio residenziale situato all’interno dell’area costruita secondo il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare di Bologna durante gli anni ’70 e ’80. Il caso studio si trova nella zona Corticella del quartiere Navile, a nord del centro storico di Bologna. Le principali criticità riscontrate a livello urbano riguardano la frammentazione degli spazi pubblici e la scarsa qualità dei percorsi ciclo-pedonali. Nelle proposte d’intervento è stata quindi prestata particolare attenzione alla qualità degli spazi e ai percorsi esterni, vere e proprie matrici per la riqualificazione del tessuto esistente. È possibile ricondurre tali obiettivi a tre punti fondamentali: liberare, ordinare, e connettere lo spazio. Passando alla scala architettonica, le principali criticità riguardano il taglio degli alloggi, l’illuminazione e le prestazioni energetiche dell’involucro edilizio. Tenendo conto delle preesistenze, l’approccio al progetto è stato quello di conservare ed adeguare, nonché di conferire all’edificio una forte identità attraverso un progetto architettonico che preveda la definizione di nuovi spazi sia all’interno che all’esterno dell’involucro edilizio esistente. Questi si manifestano sia con l’aggiunta di importanti volumetrie che si relazionano con l’edificio come dei veri e propri “parassiti”, sia con demolizioni di alcune parti che permettono all’ambiente esterno di entrare all’interno della struttura.
Resumo:
"Abitare nuovi spazi" tratta della riqualificazione funzionale ed energetica di un edificio residenziale situato all’interno dell’area costruita secondo il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare di Bologna durante gli anni ’70 e ’80. Il caso studio si trova nella zona Corticella del quartiere Navile, a nord del centro storico di Bologna. Le principali criticità riscontrate a livello urbano riguardano la frammentazione degli spazi pubblici e la scarsa qualità dei percorsi ciclo-pedonali. Nelle proposte d’intervento è stata quindi prestata particolare attenzione alla qualità degli spazi e ai percorsi esterni, vere e proprie matrici per la riqualificazione del tessuto esistente. È possibile ricondurre tali obiettivi a tre punti fondamentali: liberare, ordinare, e connettere lo spazio. Passando alla scala architettonica, le principali criticità riguardano il taglio degli alloggi, l’illuminazione e le prestazioni energetiche dell’involucro edilizio. Tenendo conto delle preesistenze, l’approccio al progetto è stato quello di conservare ed adeguare, nonché di conferire all’edificio una forte identità attraverso un progetto architettonico che preveda la definizione di nuovi spazi sia all’interno che all’esterno dell’involucro edilizio esistente. Questi si manifestano sia con l’aggiunta di importanti volumetrie che si relazionano con l’edificio come dei veri e propri “parassiti”, sia con demolizioni di alcune parti che permettono all’ambiente esterno di entrare all’interno della struttura.
Resumo:
Effettuando un’analisi della condizione attuale del parco edilizio che costituisce le nostre città e periferie, ciò che si può rilevare è che questo, allo stato attuale, risulta in condizioni di grave degrado tecnologico, energetico, sociale ed architettonico. Diviene pertanto necessario intervenire su questa ampia porzione di città. A tal fine possono essere attuati due metodi di intervento: la trasformazione dell’esistente attraverso la completa sostituzione dei manufatti edilizi, oppure la riqualificazione dell’esistente con opere mirate. Questo secondo modello di intervento ha il pregio di riconoscere il valore culturale del tessuto edilizio esistente, puntando a criteri di sviluppo sostenibile, e guardando ai manufatti esistenti riconoscendone il potenziale economico ed architettonico. Allo stato attuale pertanto la disciplina punta a questo secondo metodo di intervento ricercando soluzioni in grado di modificare le prestazioni dell’edificio fino a renderle soddisfacenti in rapporto alle nuove esigenze ambientali, economiche, del vivere contemporaneo dell’individuo e della collettività nel suo complesso. Tra le opere che possono essere attuate al fine di riqualificare queste preziose aree, oltre a quelle di riqualificazione che mirano al miglioramento del comportamento energetico e della qualità architettonica dell’edificio esistente, si considera anche l’intervento per addizione, che permette la densificazione dei tessuti esistenti attraverso l’aumento del numero di alloggi sociali e l’implementazione dei servizi. In questo modo si va ad implementare e completare la gamma di prestazioni di un manufatto edilizio che non è più in grado di soddisfare tutte quelle esigenze del vivere contemporaneo. Il risultato finale è quindi un sistema edilizio che, grazie all’intervento, può vantare una valorizzazione complessiva del patrimonio immobiliare, grazie agli elevati livelli di prestazione energetica, alle condizioni di vivibilità eccellenti raggiunte e alla migliorata qualità architettonica.
Resumo:
El objetivo fue evaluar el establecimiento de tres especies forestales de valor comercial, Swietenia humilis, Cedrela odorata y Pachira quinata, como medida de enriquecimiento del bosque seco secundario de Nandaime, como medida de enriquecimiento del bosque seco. Se establecieron tres parcelas cuadradas con área de 625 m² (25 m x 25 m) y un espaciamiento de 3 m x 3 m entre plantas y líneas. Se plantaron 15 plantas por especie para un total de 45 individuos por parcelas, cada parcela con un porcentaje de cobertura de dosel correspondiente a: 0 a 20%, 20 a 50% y 50% a más. Las variables medidas fueron sobrevivencia, daños por insectos. Se obtuvo un porcentaje general de sobrevivencia de 53%, C. odorata es la especie que presentó valores más bajos (0%) en la cobertura0 a 20% y mayor de 50, los principales daños causados fueron notorios en los meses secos al final del período evaluado, principalmente en la cobertura mayor a 50%. Con los resultados obtenidos de las tres especies evaluadas se concluye que las especies P. quinata y Swietenia humilis, pueden utilizarse en plantaciones de enriquecimiento forestal con cobertura inferior al a 50% mientras C. odorata siempre y cuando se establezca un sistema de monitoreo y control de agentes de agentes que incrementan el riesgo de mortalidad de la especie.
Resumo:
El dióxido de carbono es el más importante de los Gases de Efecto Invernadero, por la actividad humana, tanto en términos de su cantidad como de su potencial efecto sobre el calentamiento global. Este es producido cuando se usa combustible fósil para generar energía y cuando los bosques son deforestados y quemados. La vegetación arbórea es una fuente y a la vez un sumidero natural de CO2. El presente estudio se realizó en el municipio de Nandaime departamento de Granada 20 10, con el objetivo de evaluar el carbono almacenado en los componentes biomasa aérea, hojarasca y suelo en tres sucesiones de edad (9, 15 y 19 años), en bosque seco tropical. Se hizo un inventario forestal (fustal 200 m2 y latizal 25 m2). Se cortó el árbol promedio en fustales Se pesó y muestreo la biomasa aérea y hojarasca, en las cuales se determinó en laboratorio el porcentaje de humedad y contenido de carbono. La mayor cantidad de árboles fue en la edad de 9 años con 2,366.7 árboles/ha. Los promedios de diámetro en fustal fueron 10.92, 14.7 y 15.97 cm, para 9, 15 y 19 años respectivamente. Los promedios de diámetro en latizal fueron 6.29, 6.41 y 6.43 cm, para 9 15 y 19 años respectivamente. Los promedios de altura en fustal fueron 6.92, 10.21 y 10.78 m, para 9 15 y19 años respectivamente. Los promedios de altura en latizal fueron 5.25, 6.00 y 8.13 m, para 9 15 y19 años respectivamente. La mayor cantidad de área basal y volumen fue en la edad de 9 años con 38.66 m 2/a y 356.83 m3/ha. Según el índice de diversidad Shannon-Wiener y Simpson se determinó que el sitio más diverso en fustal fue la sucesión de 15 años de edad y el menos diverso el nivel de 19 años, en latizal el más diverso fue el de 15 años y el menos diverso el de 19. En la edad 19 años , se cuantifico la mayor cantidad de hojarasca con 5.69 t/ha, pero el mayor contenido de carbono fue en 9 años con 1.11 t/ha. En la edad 9 años, se cuantifico la mayor cantidad de biomasa y carbono en ramas y hojas con 206.82 y 37.49t/ha, respectivamente. Para fuste, se cuantifico la mayor cantidad de biomasa y carbono en la edad de 9 años con 149.98 y 47.63 t/ha, respectivamente. El carbono almacenado en el suelo fueron 22.5, 27.68 y 42.39 t/ha, para 9, 15 y19 años respectivamente. La tasa de fijación de la biomasa aérea fue 9.46, 7.11 y 6.23 t/año, para 9, 15 y 19 años respectivamente.
Resumo:
El presente estudio se realizó en el CECA (Centro de Experimentación y Capacitación Agropecuaria), ubicado al Noreste de la ciudad de Granada, siendo el clima catalogado como clima tropical de sabana con una biotemperatura de 17-24°C y humedad relativa de) 68-85%. El ensayo tuvo una duración de 37 días comprendidos entre los meses de Julio y Agosto de 1994. Con el objetivo de comprar el efecto de la utilización del té de hojas de Nim (Azadirachta indica) como desparasitante interno botánico realizando un análisis comparativo con el producto químico Levamisol en el control de endoparásitos en cabras reproductoras en edades de 2-5 años. Se les realizaron análisis coprológicos al inicio del ensayo para diagnosticar las especies parasitarias y la intensidad de las cargas parasitarias, para este análisis se les realizó en el laboratorio del MAG la prueba de flotación y sedimentación resultando por orden de importancia los géneros: Strongylata, Strongyloides, Coccidias, Paramphistomun, Trichostrongylus y Haemonchus. A continuación se procedió a la aplicación del té de hojas de Nim Azadirachta indica) por vía oral, formando dos grupos para el tratamiento botánico, uno tratado con 150 hojas y otro con 250 hojas y un tercero tratado con desparasitante interno químico Levamisol en dosis de 3 ce por UE vía intramuscular. Después de aplicar los tratamientos se procedió a tomar muestras de heces a los 7, 14,21 y 30 días post-tratamiento. Al realizar el análisis comparativo de los tratamientos respecto a las cargas parasitarias y especies parasitarias resultó que los niveles de efectividad se obtuvieron a los 14 días con los tratamientos botánicos Nim 250 y químico Levamisol. El porcentaje de efectividad con Nim 250 fue del 83.3% para la especie Strongyloides y el tratamiento Levamisol del l00%, mostrando para Coocidia una efectividad del 83.3% para Nim 250.
Resumo:
El presente trabajo se llevó a cabo con el objetivo de realizar una caracterización de los sistemas de producción ganadera en los Municipios de Tisma, Nandaime y granada (Malacatoya.). El estudio se llevo acabo en 4 fases: Realización de la entrevista a los productores en la que se determino la disponibilidad y uso actual de los recursos en las fincas. La segunda fase consistió en la codificación de los datos obtenidos de las entrevistas asignándoles un número para su análisis por medio del programa computarizado y se creo una base de datos ordenada por municipio y de manera general. La tercera fase comprendió en el análisis estadistico de la información recopilada en las entrevistas ordenándose en programas computarizados Microsoft Word, Excel y para el análisis de los datos se utilizo un programa estadístico SPSS (paquete estadístico para ciencias sociales). La cuata fase consistió en la obtención y discusión de resultados. En cada unó de los aspectos de la entrevista se determino lo siguiente: Característica de la población animal. El 73.6% de los productores encuestados saben leer, un 70.5 %sabe escribir, en cuanto al tiempo de trabajo en la finca el 82.2% trabaja tiempo completo en la finca, en lo referente a la edad del productor el promedio es de 50 años, y el números de personas promedio que viven en la finca es de 6 personas. Característica de la finca: En cuanto a la distribución de la tierra el área total promedio en manzana es de 33.75 manzanas, y el área ganadera en promedio es de 24.36 manzana, en lo referente a la tenencia de la tierra el 53.5% de los productores encuestados poseen tierras propias, un 24.8% tienen una forma de tenencia de la tierra propia y alquilada y % restante tienen otra modalidad de tenencia. En lo referente a la infraestructura el 96.1% de los productores poseen corrales, un 66.7% tienen salitreros, un 51.9% cuentan con comederos, apenas un 10.1% poseen mangas, un 55.8% tienen pilas para abrevar su ganado y apenas un 33.3% cuentan con bodegas. Características de la población animal: En promedio de vaquillas es de 2.55, el promedio de vacas en producción es de 6.31, el promedio de vacas secas es de 3.67 y el promedio de toros es de 0.65.Esto es con respecto a las categorías tomadas en cuentas en esta variable. Hablando del tamaño general del hato en promedio es de 24.58 U.A. Manejo sanitario: Con respecto a la desparasitación del ganado en el ultimo año un 94.6% de los productores ha desparasitado. Referente a los que han vacunado en el ultimo año un 87.4% manifestó haber realizado dicha actividad. En cuanto a cuantas veces vacuna al año un 55% manifestaron hacerlo 2 veces al año, hablando de las enfermedades contra las que vacunan el 59.6 % expresaron vacunar contra ántrax y pierna negra. Manejo productivo el promedio de vacas en ordeños fue de 6.31 U.A, la producción de leche en invierno es de 4.61 Lt/v/día y la producción en verano es de 3.24 Lt/v/día, con lo que respecta a la venta de la leche un 50.39 % de los productores venden la leche al contado y en cuanto a la venta de carne un 87..6% de los productores venden al contado. Manejo reproductivo la edad en que son incorporadas las vaquillas es a los 28.13 meses, el intervalo parto-parto en promedio es de 14.67 meses y el promedio de partos por vacas es de 5.7 partos, el 94.6% de los productores utiliza semental para cubrir las hembras. Manejo alimentario con respecto al tipo de pasto suministrados al ganado un 41.8 % de los productores de dan pasto mejorados y naturales, únicamente un 10.9% de los productores le da concentrado a su ganado, el 38 % les dan suplemento al ganado y un 68.2 % de los encuestados dan rastrojo en la alimentación del ganado. Conocimiento tecnológico referente al uso de registro apenas un 32.6 % lleva registros productivos y reproductivos, con lo que respecta a la organización un 44.2 % forma parte de una organización, apenas un 15.5 % de los productores encuestados reciben financiamiento de instituciones y apenas el 30.2 % del total de productores ha recibido capacitaciones sobre el manejo del ganado.
Resumo:
El presente trabajo se realizó en la Hacienda Santa Lastenia en municipio de Malacatoya, departamento de Granada, con el objetivo de evaluar un tratamiento homeopáticos (Nosodes de leche mastitica • CH7), contra mastitis bovina, la cual es normalmente atendida con antibióticos. El problema de los residuos ha motivado el interés en buscar diferentes alternativas de tratamientos, los cuales se han estado implementando para la prevención y control de la mastitis bovina y que estos no generan residuos en el producto final Para este fin, durante el trabajo de investigación se aplicó el Nosodes y el tratamiento convencional con Oxitetraciclina, se seleccionó cuarenta vacas con mastitis dividiéndolas en dos grupos de 20 cada uno. Los grupos de vacas tratadas con Nosodes resulto estadísticamente mejor en el control de mastitis con un estimado de 0.6672 con respecto a la oxitetraciclina que presento 0.3717 con un significancia (p< 0.01 y 0.16) respectivamente, presentando el Nosodes mayor efecto en los niveles altos de mastitis. Este trabajo fue desarrollado durante el mes de Octubre 2005, donde la investigación refleja que ninguno de los tratamientos controlo en un 1 00"/o la mastitis, sino que disminuyo su intensidad y que no todos los antibióticos que se compran por los productores para el tratamiento de mastitis realizan el efecto de eliminación de los agentes patógenos implicados.
Resumo:
El presente estudio se realizó con los objetivos de la utilización del Anamú (Petiveria Alliaceae) en el tratamiento de la mastitis subclínica bovina en la finca San Emilio Comarca la Escoba, Municipio de Diriomo en el Departamento de Granada Latitud 11°83 ́3 ́ ́ Norte Longitud Este 85°98 ́3 ́ ́. El departamento de Granada limita al sur con Rivas, al norte con Granda y Boaco, al oeste con Carazo y Masaya y al Este con el Lago Cocibolca. En este trabajo experimental los análisis de varianza así como las estimaciones de los parámetros de cada factor fueron realizados con el Statical Análisis System (SAS) con una función de modelo lineal reducido con factores principales para dos respuestas de la variable dependiente diagnóstico de mastitis CMT, tomando en cuenta toda la población en producción lechera en ese momento. El tratamiento I: Solución de Anamú al 40%. Tratamiento II: Solución de Anamú al 20%. Tratamiento III: tratamiento testigo (Oxitetraciclina 200 mg, Bacitracina 250 mg, Neomicina 2 000 UI, y Prednisolona 10 mg). Existe una prevalencia del 39% con 43vacas infectadas con el 61 % resulto negativo a la prueba de CMT. Los tratamientos 1y 2 obtuvieron mejores resultados en el control y tratamiento de esta enfermedad que el tratamiento químico y a través del análisis de costos se determinó que es económicamente factible la utilización de la solución de Petiveria Alliaceae en el tratamiento de esta enfermedad.
Resumo:
El presente estudio se realizó con el objetivo de determinar si la semilla de ayote (Cucurbita maxima) fresca ejerce algún efecto en el control de parásitos gastrointestinales en terneros, el cual fue realizado en la Hacienda San Emilio ubicada en el Municipio de Diriomo, departamento de Granada, la temperatura del lugar oscila entre los 27-34ºC. La duración del experimento fue de 14 días a partir de la selección, identificación de los animales y aplicación de los tratamientos. En el estudio se utilizaron tablas de contingencia de variables dicotómicas: control total y reducción parasitaria como columnas y tratamientos como filas. Para el estudio se seleccionaron 20 animales entre los 3-8 meses de edad, estos se dividieron en 4 grupos constituidos por 5 animales para cada uno de los 4 tratamientos; Tratamiento 1: Doramectina 1% (10mg/50kg) SC, Tratamiento 2: semilla de ayote a dosis de 240 mg/kg/ día por 3 días PO, Tratamiento 3: semilla de ayote a dosis de 240mg/ kg por un día PO,Tratamiento 4: animales sin tratamiento. A los animales se les realizaron análisis coprológicos al inicio del estudio para identificar la familia de parásitos y la carga parasitaria. Los terneros fueron pesados e identificados para la aplicación de los tratamientos; posteriormente se realizó otro análisis coprológico con la técnica de Mc Master a los 14 días después del primer día de aplicación de los tratamientos. Se identificaron las familias Trichost rongylidae, Eimeriidae y Strongyloididae. Para la familia Eimeriidae demostró tener un mejor efecto el tratamiento con semilla de ayote; en lo que refiere a disminución de la carga parasitaria tanto la semilla de ayote como la doramectina resultaron efectivos en las familias Trichostrongylidae y Eimeriidae, mientras que en la familia Strongyloididae solo fue efectiva la doramectina. A través del análisis de costos se determinó que es económicamente factible la utilización de semilla de ayote en la Coccidiosis.
Resumo:
Con el propósito de evaluar el efecto de factores genéticos grupo racial y condiciones ambientales como época de parto, número de parto y periodo de lactación sobre el comportamiento productivo y composición de la leche por vaca día-1 de genotipos lecheros Reyna y sus cruces (Angus, Brahmán, Chianina, Holstein, Jersey, Pardo Suizo y desconocido), se utilizó información de la finca Los Peiranos en el periodo 2005-2006. Se analizo un total de 508 datos relativos a producción y composición de leche de vaca por día, determinando porcentajes de grasa, proteína , lactosa, materia seca y sólidos no grasos, para lo cual se usaron modelos aditivos lineales del tipo fijo que incluyeron factores como grupo racial, número de parto, época de parto y periodo de lactación e interacciones importantes. El Periodo de Lactación presentó valores altamente significativos (P<0.01) para las seis variables en estudio; sin embargo época de parto fue no significativa (P>0.05)en Producción de leche día-1 en kilogramos y sólidos no grasos; mientras que grasa, proteína y materia seca fueron significativos (P<0.05), presentando la lactosa un valor altamente significativo (P<0.01). En cambio para números de partos y grupos raciales la lactosa y sólidos no grasos respectivamente resultaron no significativo (P>0.05). Las interacciones de los factores de estudio muestran valores altamente significativos (P<0.01) para grupo racial por época de parto, números de partos por época de parto, para producción de leche día-1 en Kilogramos; en cambio época de parto por periodo de lactación fue significativo (P<0.05)para proteína, materia seca y sólidos no grasos, así como, grupo racial por periodo de lactación para sólidos no grasos y época de parto por periodo de lactación en grasa.
Resumo:
Este estudio evaluó la productividad en gallinas de patio, alimentadas con tres tipos de raciones caseras bajo condiciones de libertad, en la comunidad Los Ángeles, Malacatoya, municipio de Granada, en el período de Noviembre 2009 a Febrero 2010. Esta comunidad se localiza geográficamente a 11o55’ latitud Norte y 86o57’ longitud Oeste. Se seleccionaron 12 familias bajo criterios previos, principalmente anuencia y disponibilidad de 5 gallinas por familia, durante un período de 18 semanas, las que debían alimentar con 3 diferentes raciones caseras formuladas para tal fin (Tratamiento 1, Tratamiento 2, Tratamiento 3). Se efectuó talleres de capacitación con las participantes en aspectos como construcción de gallineros, elaboración de concentrado utilizando ingredientes de la zona, vacunación y curación con medicina alternativa. Para el procesamiento e interpretación de los datos se realizó un DCA, teniendo como única fuente de variación no aleatoria las raciones, con dos bases de datos (A y B) utilizando el programa estadístico SAS (versión 8 1999). Las variables evaluadas fueron peso de la gallina, GMD, cantidad y peso del huevo a una muestra de 60 gallinas. En la base de datos A, el peso mayor de la gallina, lo obtuvo el T3 con un valor de 1,930 g/ave, en cuanto a la GMD, el máximo valor se logró en el T2 con 5 g/día. En la base de datos B, el peso de la gallina reflejó su mayor valor en el T3 con 1,940 g/ave, en cuanto a GMD fue mayor en el T2 con 4 g/día. La mayor cantidad de huevos obtenida fue en el T2 con 5 huevos/ave/sem, así como el mayor peso del huevo con 49.9 g.