980 resultados para Beni Mtir, Tunisia
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Southern Tunisia contains one of the most extensive gypsum accumulations in Africa comprising Triassic, Cretaceous, Eocene and Mio-Pliocene marine evaporites, spring deposits, playa sediments, aeolian sands and gypsum crusts. Sulphur isotope analysis (delta(34)S) of bedrock samples, groundwater, playa brines, playa sediments, and gypsiferous crusts provides insight into the sources of gypsum in the region and sheds light on the processes that lead to gypsum crust formation. Results Suggest that recycling of marine gypsum is the most likely source of the sulphate in the groundwater, playa sediments and crusts. The low PS values found in Eocene and Mio-Pliocene samples suggest that this recycling has been going on for millions of years. Though bedrock appears to be the ultimate source of the gypsum in the crusts, transport of this sulphate to playas, concentration therein, and subsequent dispersal across the landscape by aeolian processes provides the most likely pathway for surticial gypsum crust formation. Comparison of these results with those from Australia, Chile and Namibia suggests that, although the source of the sulphur varies from region to region, the processes of surficial crust formation appear to be similar. Copyright (C) 2004 John Wiley Sons, Ltd.
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This paper focuses on successful reform strategies invoked in parts of the Muslim world to address issues of gender inequality in the context of Islamic personal law. It traces the development of personal status laws in Tunisia and Morocco, exploring the models they offer in initiating equality-enhancing reforms in Bangladesh, where a secular and equality-based reform approach conflicts with Islamic-based conservatism. Recent landmark family law reforms in Morocco show the possibility of achieving ‘women-friendly’ reforms within an Islamic legal framework. Moreover, the Tunisian Personal Status Code, with its successive reforms, shows that a gender equality-based model of personal law can be successfully integrated into the Muslim way of life. This study examines the response of Muslim societies to equality-based reforms and differences in approach in initiating them. The paper maps these sometimes competing approaches, locating them within contemporary feminist debates related to gender equality in the East and West.
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Although sparsely populated today, the Llanos de Mojos, Bolivia, sustained large sedentary societies in the Late Holocene (ca. 500 to 1400 AD). In order to gain insight into the subsistence of these people, we undertook macrobotanical and phytolith analyses of sediment samples, and starch grain and phytolith analyses of artifact residues, from four large habitation sites within this region. Macrobotanical remains show the presence of maize (Zea mays), squash (Cucurbita sp.), peanut (Arachis hypogaea), cotton (Gossypium sp.), and palm fruits (Arecaceae). Microbotanical results confirm the widespread use of maize at all sites, along with manioc (Manihot esculenta), squash, and yam (Dioscorea sp.). These integrated results present the first comprehensive archaeobotanical evidence of the diversity of plants cultivated, processed, and consumed, by the pre-Hispanic inhabitants of the Amazonian lowlands of Bolivia.
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Natural, dissolved U-238-series radionuclides (U, Ra-226, Rn-222) and activity ratios (A.R.s: U-234/U-238; Ra-228/Ra-226) in Continental Intercalaire (Cl) groundwaters and limited samples from the overlying Complexe Terminal (CT) aquifers of Algeria and Tunisia are discussed alongside core measurements for U/Th (and K) in the contexts of radiological water quality, geochemical controls in the aquifer, and water residence times. A redox barrier is characterised downgradient in the Algerian Cl for which a trend of increasing U-234/U-238 A.R.s with decreasing U-contents due to recoil-dominated U-234 solution under reducing conditions allows residence time modelling similar to 500 ka for the highest enhanced A.R. = 3.17. Geochemical modelling therefore identifies waters towards the centre of the Grand Erg Oriental basin as palaeowaters in line with reported C-14 and Cl-36 ages. A similar U-234/U-238 trend is evidenced in a few of the Tunisian CI waters. The paleoage status of these waters is affirmed by both noble gas recharge temperatures and simple modelling of dissolved, radiogenic He-4-contents both for sampled Algerian and Tunisian CI and CT waters. For the regions studied these waters therefore should be regarded as "fossil" waters and treated effectively as a non-renewable resource. (C) 2014 The Authors. Published by Elsevier Ltd.
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Le soluzioni tecnologiche rese oggi disponibili dalle discipline della moderna Geomatica, offrono opportunità di grande interesse per il rilevamento nel settore dei Beni Culturali, sia per quanto riguarda il momento primario del rilievo, cioè la fase di acquisizione del dato metrico, sia per quanto concerne la questione della rappresentazione per oggetti di interesse archeologico, artistico, architettonico. Lo studio oggetto della presente tesi si propone, sulla base di numerose esperienze maturate nel corso del Dottorato dal Laboratorio di Topografia e Fotogrammetria del DISTART, di affrontare e approfondire le problematiche connesse all’utilizzo della fotogrammetria digitale e del laser a scansione terrestre per applicazioni nell’ambito dei Beni Culturali. La ricerca condotta è prettamente applicata, quindi è stata primaria l’esigenza di avere a disposizione reali casi di studio su cui sperimentare le tecniche di interesse; è però importante sottolineare che questo è un campo in cui ogni esperienza presenta proprie caratteristiche e peculiarità che la rendono interessante e difficilmente descrivibile con schemi convenzionali e metodologie standardizzate, quindi le problematiche emerse hanno di volta in volta indirizzato e spinto la ricerca all’approfondimento di certi aspetti piuttosto che altri. A tal proposito è stato evidenziato dalle esperienze effettuate che il campo dei Beni Culturali è forse il più emblematico delle potenzialità rese oggi disponibili dalle moderne tecnologie della Geomatica, e soprattutto dalle possibilità offerte da un approccio integrato e multi – disciplinare di tecniche e tecnologie diverse; per questo nell’Introduzione si è voluto sottolineare questo aspetto, descrivendo l’approccio metodologico adottato in molti lavori in contesto archeologico, che include generalmente diverse tecniche integrate tra loro allo scopo di realizzare in modo veloce e rigoroso un rilievo multi – scala che parte dal territorio, passa attraverso l’area del sito archeologico e degli scavi, ed arriva fino al singolo reperto; questo approccio è caratterizzato dall’avere tutti i dati e risultati in un unico e ben definito sistema di riferimento. In questa chiave di lettura l’attenzione si è poi focalizzata sulle due tecniche che rivestono oggi nel settore in esame il maggiore interesse, cioè fotogrammetria digitale e laser a scansione terrestre. La struttura della tesi segue le fasi classiche del processo che a partire dal rilievo porta alla generazione dei prodotti di rappresentazione; i primi due capitoli, incentrati sull’acquisizione del dato metrico, riguardano quindi da un lato le caratteristiche delle immagini e dei sensori digitali, dall’altro le diverse tipologie di sistemi laser con le corrispondenti specifiche tecniche; sempre nei primi capitoli vengono descritte le caratteristiche metodologiche e tecnico – operative e le relative problematiche delle due tipologie di rilievo. Segue un capitolo sulle procedure di calibrazione delle camere digitali non professionali, imperniato sull’utilizzo di software diversi, commerciali e sviluppati in house per questo scopo, prestando attenzione anche agli strumenti che essi offrono in termini di risultati ottenibili e di controllo statistico sugli stessi. La parte finale della tesi è dedicata al problema della rappresentazione, con l’obiettivo di presentare un quadro generale delle possibilità offerte dalle moderne tecnologie: raddrizzamenti, ortofoto, ortofoto di precisione e infine modelli tridimensionali foto – realistici, generati a partire sia da dati fotogrammetrici sia da dati laser.
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Questo lavoro di tesi nasce da un progetto di ricerca promosso nel 2001 dal Prof. Leonardo Seccia (Seconda Facoltà di Ingegneria, sede di Forlì, e C.I.R.A.M., Università di Bologna), dal Prof. Nicola Santopuoli (Facoltà di Architettura Valle Giulia, Sapienza Università di Roma), dal Prof. Ingo Muller e dal Dott. André Musolff (Technical University Berlin, Facultat III, Thermodynamics). Tale progetto ha avuto come obiettivo lo studio, la progettazione e la realizzazione di un dispositivo di ancoraggio in lega a memoria di forma per il restauro di affreschi e mosaici parietali, che presentino distacchi più o meno evidenti fra gli strati di intonaco di supporto, proponendosi come mezzo efficace per la salvaguardia strutturale di tali zone variamente ammalorate. In particolare, è stata programmata una serie di prove di laboratorio per caratterizzare in modo preciso il comportamento del materiale prescelto, al fine di realizzare un prototipo rispondente alle caratteristiche di progetto ed anche per implementare un modello numerico sufficientemente realistico. A questo proposito, è stato anche approfondito il problema della scelta del modello costitutivo più adeguato. Successivamente, i risultati ottenuti sono stati impiegati nella progettazione e realizzazione di nuovi dispositivi in lega a memoria di forma da impiegare nel campo dei beni culturali, fra cui sistemi reversibili per il ricongiungimento di parti fratturate e sistemi di movimentazione intelligenti sia per lastre di protezione di superfici affrescate, sia per finestre da inserire in contesti museali per il controllo del microclima.