960 resultados para Nonlinear dynamic analysis


Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Pós-graduação em Engenharia Mecânica - FEIS

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Introduction: Toxoplasmosis is usually a benign infection, except in the event of ocular, central nervous system (CNS), or congenital disease and particularly when the patient is immunocompromised. Treatment consists of drugs that frequently cause adverse effects; thus, newer, more effective drugs are needed. In this study, the possible activity of artesunate, a drug successfully being used for the treatment of malaria, on Toxoplasma gondii growth in cell culture is evaluated and compared with the action of drugs that are already being used against this parasite. Methods: LLC-MK2 cells were cultivated in RPMI medium, kept in disposable plastic bottles, and incubated at 36 degrees C with 5% CO2. Tachyzoites of the RH strain were used. The following drugs were tested: artesunate, cotrimoxazole, pentamidine, pyrimethamine, quinine, and trimethoprim. The effects of these drugs on tachyzoites and LLC-MK2 cells were analyzed using nonlinear regression analysis with Prism 3.0 software. Results: Artesunate showed a mean tachyzoite inhibitory concentration (IC50) of 0.075 mu M and an LLC MK2 toxicity of 2.003 mu M. Pyrimethamine was effective at an IC50 of 0.482 mu M and a toxicity of 11.178 mu M. Trimethoprim alone was effective against the in vitro parasite. Cotrimoxazole also was effective against the parasite but at higher concentrations than those observed for artesunate and pyrimethamine. Pentamidine and quinine had no inhibitory effect over tachyzoites. Conclusions: Artesunate is proven in vitro to be a useful alternative for the treatment of toxoplasmosis, implying a subsequent in vivo effect and suggesting the mechanism of this drug against the parasite.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

The enzyme chitinase from Moniliophthora perniciosa the causative agent of the witches' broom disease in Theobroma cacao, was partially purified with ammonium sulfate and filtration by Sephacryl S-200 using sodium phosphate as an extraction buffer. Response surface methodology (RSM) was used to determine the optimum pH and temperature conditions. Four different isoenzymes were obtained: ChitMp I, ChitMp II, ChitMp III and ChitMp IV. ChitMp I had an optimum temperature at 44-73ºC and an optimum pH at 7.0-8.4. ChitMp II had an optimum temperature at 45-73ºC and an optimum pH at 7.0-8.4. ChitMp III had an optimum temperature at 54-67ºC and an optimum pH at 7.3-8.8. ChitMp IV had an optimum temperature at 60ºC and an optimum pH at 7.0. For the computational biology, the primary sequence was determined in silico from the database of the Genome/Proteome Project of M. perniciosa, yielding a sequence with 564 bp and 188 amino acids that was used for the three-dimensional design in a comparative modeling methodology. The generated models were submitted to validation using Procheck 3.0 and ANOLEA. The model proposed for the chitinase was subjected to a dynamic analysis over a 1 ns interval, resulting in a model with 91.7% of the residues occupying favorable places on the Ramachandran plot and an RMS of 2.68.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

A Machining Centre is nowadays a complex mechanical, electronic, electrical system that needs integrated design capabilities which very often require a high time-consuming effort. Numerical techniques for designing and dimensioning the machine structure and components usually requires different knowledge according to the system that have to be designed. This Ph. D Thesis is related about the efforts of the Authors to develop a system that allows to perform the complete project of a new machine optimized in its dynamic behaviour. An integration of the different systems developed, each of which respond to specific necessities of designer, is here presented. In particular a dynamic analysis system, based on a lumped mass approach, that rapidly allows to setup the drives of the machine and an Integrated Dynamic Simulation System, based on a FEM approach, that permit a dynamic optimization, are shown. A multilevel Data Base, and an operator interface module provide to complete the designing platform. The proposed approach represents a significant step toward the virtual machining for the prediction of the quality of the worked surface.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Il presente studio ha come obiettivi l’analisi, la modellazione numerica e la caratterizzazione del rischio idrogeologico di due siti dell’Appennino bolognese interessati negli ultimi due anni da colate detritiche, Serraglio (Comune di Castiglione dei Pepoli) e Chiapporato (Comune di Camugnano). Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Servizio Tecnico di Bacino Reno della Regione Emilia-Romagna, che ha reso disponibile la documentazione relativa ai due eventi analizzati. I predetti eventi possono esser definiti “anomali” in relazione sia alla loro collocazione – essendo il fenomeno delle colate detritiche diffuso principalmente in aree montuose caratterizzate da un’altitudine media rilevante, come l’arco alpino – sia al fatto che non sono né catalogati né ricordati a memoria d’uomo eventi, in tali località, precedenti a quelli in esame. Il rischio idrogeologico, indotto dalla possibilità non remota di nuovi eventi, è dato non dal volume o dall’area interessata dai fenomeni, ma piuttosto dall’estrema velocità caratterizzante le colate detritiche, appunto definite come manifestazioni parossistiche lungo la rete idrografica secondaria con trasporto in massa di sedimenti. L’analisi effettuata ha anche fornito l’occasione per effettuare un confronto tra due realtà, quella di Serraglio e quella di Chiapporato, accomunate dalla stessa tipologia di evento, ma differenti in relazione all’uso del suolo, alle caratteristiche geomorfologiche e alle modalità di propagazione nel corso dell’evento. L’abitato di Serraglio, sito nella frazione di Baragazza, è stato colpito da una colata detritica il 20 gennaio 2009. Da un punto di vista geologico e geomorfologico la località è sovrastata da un versante boscato notevolmente acclive, caratterizzato dall’affioramento della cosiddetta Formazione di Cervarola: tali rocce, appartenenti alla categoria delle arenarie e solitamente presenti in strati compatti, in seguito alla naturale degradazione dovuta agli agenti atmosferici hanno dato luogo ad un detrito composto da blocchi e ciottoli di varia dimensione immersi in una matrice sabbiosa. Il distacco è avvenuto proprio in questo materiale detritico, reso instabile dal notevole apporto pluviometrico verificatosi nei giorni precedenti. La colata, sviluppatasi in seguito alla fluidificazione del materiale coinvolto in uno scivolamento di detrito di ridotta volumetria, si è incanalata in uno dei rii effimeri che drenano il versante con traiettorie tra loro pseudo parallele. Il debris flow, accelerato da un dislivello complessivo di 125 m, ha poi raggiunto due abitazioni, fortunatamente non abitate al momento dell’evento, depositando uno spessore detritico di oltre 1,5 m nella zona di transito prima di proseguire verso valle nella sua frazione più fine, incanalandosi di fatto lungo lo stradello asfaltato di accesso alle abitazioni e interessando la strada provinciale che collega Castiglione dei Pepoli all’uscita autostradale di Roncobilaccio. Da un punto di vista meteo-climatico il mese di gennaio 2009 è stato caratterizzato da precipitazioni fortemente superiori alla media, accompagnate da una ridotta insolazione. La continua oscillazione dello zero termico tra 0 e 900 m ha dato luogo alla formazione di uno spessore nivale al suolo di circa 20 cm tre giorni prima dell’evento e poi al suo rapido scioglimento contestualmente all’aumento termico, dato dalla risalita di aria calda umida di origine africana, accompagnata da quella perturbazione che ha poi di fatto innescato il fenomeno. Nelle 48 ore precedenti l’evento sono stati registrati apporti nivo-pluviometrici corrispondenti ad oltre 130 mm, che hanno causato la completa saturazione del detrito superficiale, l’innesco dello scivolamento di detrito e la sua successiva fluidificazione. Il distacco del materiale detritico, la sua movimentazione e la notevole erosione che ha caratterizzato l’alveo del rio durante il fenomeno – quantificata mediamente in 20 cm – sono state favorite dalle mediocri condizioni di salute del castagneto che copre il versante interessato dall’evento: la totale assenza di manutenzione e l’abbandono della coltivazione “a pali” del bosco hanno inibito la naturale funzione stabilizzante del boscato, trasformatosi da fattore inibente a fattore predisponente il fenomeno. La seconda colata detritica analizzata ha invece interessato la strada comunale che collega la frazione di Stagno all’abitato di Chiapporato, splendida borgata cinquecentesca, frequentata soprattutto da turisti ed escursionisti durante la stagione estiva. Il versante sede della colata, occorsa in data 8 novembre 2010, è caratterizzato da numerosi affioramenti della cosiddetta Formazione di Stagno, arenarie intervallate da strati marnoso-pelitici. Tale litotipo, soggetto alla naturale degradazione indotta dagli agenti atmosferici, origina un detrito composto da massi e ciottoli, raccoltisi, nell’area in esame, in un canalone posto ai piedi di una scarpata pseudo verticale delimitante il pianoro di “Val di Sasso”. Tale materiale detritico è stato poi fluidificato dalle abbondanti piogge, depositando, dopo oltre 320 metri di dislivello, circa un metro di detrito sul piano stradale per poi proseguire la sua corsa verso il Torrente Limentra e il Bacino di Suviana. L’evento è stato innescato da precipitazioni intense e persistenti che hanno depositato al suolo oltre 69 mm di pioggia in 25 ore. Nel mese precedente il fenomeno sono stati misurati oltre 530 mm di pioggia, quantitativi superiori alla media climatologica, che hanno sicuramente accelerato anche la degradazione della scarpata e l’accumulo di detriti nell’area sorgente. Le colate sopra descritte sono state poi simulate utilizzando il modello DAN-W (Dynamic ANalysis) del prof. Oldrich Hungr della University of British Columbia (Canada). Tale modello si basa su una discretizzazione della massa movimentata tramite il metodo degli “elementi di contorno” e sulla soluzione alle differenze finite di tipo Lagrangiano dell’equazione di De Saint Venant. L’equazione del moto, integrata verticalmente, è applicata a colonne strette di flusso (elementi di contorno). L’equazione di continuità è invece risolta riferendosi agli elementi di massa delimitati dai predetti elementi di contorno. Il numero di incognite principali eguaglia il numero di equazioni disponibili ed il problema è quindi completamente determinato. Gli altri parametri caratterizzanti la colata sono determinati tramite interpolazioni basate sull’ipotesi che sia la superficie del flusso sia quella della traiettoria siano ragionevolmente lisce. La soluzione è esplicita ed avviene per step temporali successivi. Al fine della determinazione dei parametri l’utilizzatore ha la possibilità di scegliere tra vari modelli reologici, quantificanti il termine di resistenza caratterizzante il moto. Su indicazione dell’autore del modello sono stati utilizzati il modello frizionale e quello di Voellmy, che, in casi simili, forniscono risultati più realistici (in relazione alla modellizzazione di colate di detrito). I parametri utilizzati per la calibrazione sono lo spessore di detrito depositato sul piano stradale, nel caso di Chiapporato, e a tergo della prima abitazione investita dalla colata nel caso di Serraglio, unitamente alla massima distanza raggiunta dai detriti. I risultati ottenuti utilizzando il modello reologico frizionale mostrano profili di velocità scarsamente rappresentativi, con una costante sovrastima della stessa, a fronte di una migliore capacità descrittiva degli spessori accumulatisi. Il modello di Voellmy ha invece prodotto andamenti di velocità più realistici, confrontabili con i valori forniti dalla letteratura internazionale, riuscendo al contempo a quantificare con precisione l’accumulo di detrito rilevato a seguito degli eventi. I valori dei parametri utilizzati nella modellazione sono stati ricavati dalle indicazioni dell’autore del modello affiancate dai range resi disponibili dalla letteratura. Entrambe le caratterizzazioni reologiche sono poi state oggetto di un’analisi di sensitività ai fini di quantificare il peso dei parametri utilizzati. Il modello frizionale si è rivelato particolarmente sensibile all’andamento del coefficiente di attrito basale e al coefficiente di pressione dei pori, con un lieve preponderanza del primo, mentre il modello reologico di Voellmy si è mostrato fortemente influenzato dal coefficiente di turbolenza e dal coefficiente di attrito, pressoché paritari nell’effettivo condizionamento dei risultati. Gli output ottenuti simulando l’evento di Serraglio sono risultati generalmente meno realistici di quelli ricavati nel caso di Chiapporato: ciò è probabilmente dovuto alle caratteristiche reologiche proprie del fenomeno occorso a Serraglio, classificabile come un ibrido tra un mud flow e un debris flow. Sono state infine avanzate proposte di intervento e di monitoraggio dei siti indagati, al fine di una mitigazione del rischio idrogeologico gravante sulle aree esaminate. Il caso di Serraglio presenta, a parere dello scrivente, un rischio idrogeologico più elevato, se paragonato a quello presente a Chiapporato, dati la vicinanza ad un centro abitato e lo status quo caratterizzante il versante sede del dissesto. Nei circa 18 mesi trascorsi dopo l’evento è stato possibile rilevare un progressivo ampliamento della nicchia di distacco dello scivolamento, poi evolutosi in colata con andamento tipicamente retrogressivo. Lo stato della vegetazione permane in condizioni problematiche, con frequenti ribaltamenti e sradicamenti (processi noti in letteratura come chablis) dei castagni presenti, con un conseguente aumento dell’erosione superficiale del versante e l’apporto detritico all’interno del rio. Tale detrito è poi trattenuto all’interno dell’alveo da una serie di briglie naturali formatesi a seguito della caduta di varie piante all’interno del canale stesso a causa del passaggio del debris flow o a fenomeni di chablis. La forte sovraescavazione occorsa in occasione della colata ha poi favorito l’innesco di una serie di piccoli scivolamenti superficiali confluenti nel rio stesso, anch’essi apportatori di detrito, ingrediente principale per un nuovo debris flow. È inoltre da notare come la zona di runout è tuttora parzialmente occupata dal detrito depositatosi a seguito dell’evento: tale configurazione, causando di fatto una riduzione della potenziale area di “sfogo” di un nuovo debris flow, acuisce il rischio di un’estensione areale verso valle degli effetti di un nuovo fenomeno, con un conseguente possibile maggior coinvolgimento dell’abitato di Serraglio. È stato quindi proposto di attuare un’adeguata regimazione dell’area boschiva caratterizzante il versante, unitamente ad una regimazione fluviale del rio, tramite la realizzazione di briglie in legno e pietrame – essendo l’area non cantierabile – e la rimozione degli accumuli detritici in seno all’alveo stesso. La nicchia di distacco principale e le nicchie secondarie dovranno poi essere oggetto di opportuna stabilizzazione. Più a valle è stata suggerita la rimozione dell’accumulo detritico presente nell’area di runout e la realizzazione di un’adeguata opera di ricezione delle acque del rio e di eventuali nuove colate: a tal fine si è ipotizzato il ripristino dell’antico alveo, successivamente deviato e tombato per permettere l’edificazione dell’abitazione poi investita dalla colata. È stato inoltre proposto un monitoraggio attraverso l’installazione di un pluviometro, tarato con opportune soglie di allarme, dotato di datalogger e modem GPRS al fine di comunicare in tempo reale, ai tecnici incaricati e agli abitanti, un eventuale superamento della soglia di allarme. Il caso di Chiapporato è invece caratterizzato da problematiche connesse al rischio idrogeologico meno rilevanti di quelle presenti a Serraglio. Ciò è dovuto allo scarso traffico caratterizzante la strada comunale e all’assenza di altri edifici o infrastrutture potenzialmente coinvolgibili da un nuovo evento. La probabilità del verificarsi di una nuova colata è però concreta, considerata la forte erosione caratterizzante il versante: trascorsi sei mesi dall’evento, è stato possibile rilevare nell’area sorgente un accumulo medio di detrito di circa mezzo metro di spessore. Le cause del dissesto, a differenza di Serraglio, non sono in alcun modo imputabili all’azione antropica: si tratta infatti della naturale evoluzione del versante sovrastante il piano stradale. Si propone quindi la collocazione di cartelli stradali indicanti il pericolo di caduta massi e colate detritiche agli automobilisti e ai pedoni, unitamente all’installazione di un cavo a strappo posto lungo l’alveo torrentizio collegato ad un semaforo dislocato nei pressi del guado della strada comunale sul rio Casale. L’eventuale verificarsi di un nuovo evento comporterebbe la lacerazione del cavo installato e l’attivazione del semaforo – e di un eventuale allarme acustico – con conseguente inibizione del traffico stradale in occasione del transito del debris flow. Nel contesto geologico e geomorfologico dell’Appennino tosco-emiliano i debris flow rappresentano una tipologia di dissesto da frana poco diffusa, ma comunque potenzialmente presente nelle aree dove i processi di alterazione e degradazione degli ammassi rocciosi affioranti generino accumuli di detrito e in condizioni morfologiche caratterizzate da elevate pendenze dei versanti. Questo studio ha permesso di approfondire la conoscenza di questi fenomeni, che presentano una magnitudo notevolmente inferiore rispetto al contesto alpino, ma la cui interferenza con l’attività antropica acuisce notevolmente il rischio idrogeologico nelle zone interessate. Si sottolinea, inoltre, che nell’attuale contesto climatico caratterizzato da sempre più frequenti piogge brevi ed intense ed eventi cosiddetti di rain on snow, la frequenza sia temporale che spaziale di tali fenomeni di dissesto appare destinata ad aumentare, anche in aree in precedenza non interessate.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

The dynamics of a passive back-to-back test rig have been characterised, leading to a multi-coordinate approach for the analysis of arbitrary test configurations. Universal joints have been introduced into a typical pre-loaded back-to-back system in order to produce an oscillating torsional moment in a test specimen. Two different arrangements have been investigated using a frequency-based sub-structuring approach: the receptance method. A numerical model has been developed in accordance with this theory, allowing interconnection of systems with two-coordinates and closed multi-loop schemes. The model calculates the receptance functions and modal and deflected shapes of a general system. Closed form expressions of the following individual elements have been developed: a servomotor, damped continuous shaft and a universal joint. Numerical results for specific cases have been compared with published data in literature and experimental measurements undertaken in the present work. Due to the complexity of the universal joint and its oscillating dynamic effects, a more detailed analysis of this component has been developed. Two models have been presented. The first represents the joint as two inertias connected by a massless cross-piece. The second, derived by the dynamic analysis of a spherical four-link mechanism, considers the contribution of the floating element and its gyroscopic effects. An investigation into non-linear behaviour has led to a time domain model that utilises the Runge-Kutta fourth order method for resolution of the dynamic equations. It has been demonstrated that the torsional receptances of a universal joint, derived using the simple model, result in representation of the joint as an equivalent variable inertia. In order to verify the model, a test rig has been built and experimental validation undertaken. The variable inertia of a universal joint has lead to a novel application of the component as a passive device for the balancing of inertia variations in slider-crank mechanisms.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Most of today's dynamic analysis approaches are based on method traces. However, in the case of object-orientation understanding program execution by analyzing method traces is complicated because the behavior of a program depends on the sharing and the transfer of object references (aliasing). We argue that trace-based dynamic analysis is at a too low level of abstraction for object-oriented systems. We propose a new approach that captures the life cycle of objects by explicitly taking into account object aliasing and how aliases propagate during the execution of the program. In this paper, we present in detail our new meta-model and discuss future tracks opened by it.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Writing unit tests for legacy systems is a key maintenance task. When writing tests for object-oriented programs, objects need to be set up and the expected effects of executing the unit under test need to be verified. If developers lack internal knowledge of a system, the task of writing tests is non-trivial. To address this problem, we propose an approach that exposes side effects detected in example runs of the system and uses these side effects to guide the developer when writing tests. We introduce a visualization called Test Blueprint, through which we identify what the required fixture is and what assertions are needed to verify the correct behavior of a unit under test. The dynamic analysis technique that underlies our approach is based on both tracing method executions and on tracking the flow of objects at runtime. To demonstrate the usefulness of our approach we present results from two case studies.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Nonlinear computational analysis of materials showing elasto-plasticity or damage relies on knowledge of their yield behavior and strengths under complex stress states. In this work, a generalized anisotropic quadric yield criterion is proposed that is homogeneous of degree one and takes a convex quadric shape with a smooth transition from ellipsoidal to cylindrical or conical surfaces. If in the case of material identification, the shape of the yield function is not known a priori, a minimization using the quadric criterion will result in the optimal shape among the convex quadrics. The convexity limits of the criterion and the transition points between the different shapes are identified. Several special cases of the criterion for distinct material symmetries such as isotropy, cubic symmetry, fabric-based orthotropy and general orthotropy are presented and discussed. The generality of the formulation is demonstrated by showing its degeneration to several classical yield surfaces like the von Mises, Drucker–Prager, Tsai–Wu, Liu, generalized Hill and classical Hill criteria under appropriate conditions. Applicability of the formulation for micromechanical analyses was shown by transformation of a criterion for porous cohesive-frictional materials by Maghous et al. In order to demonstrate the advantages of the generalized formulation, bone is chosen as an example material, since it features yield envelopes with different shapes depending on the considered length scale. A fabric- and density-based quadric criterion for the description of homogenized material behavior of trabecular bone is identified from uniaxial, multiaxial and torsional experimental data. Also, a fabric- and density-based Tsai–Wu yield criterion for homogenized trabecular bone from in silico data is converted to an equivalent quadric criterion by introduction of a transformation of the interaction parameters. Finally, a quadric yield criterion for lamellar bone at the microscale is identified from a nanoindentation study reported in the literature, thus demonstrating the applicability of the generalized formulation to the description of the yield envelope of bone at multiple length scales.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Polymorphism, along with inheritance, is one of the most important features in object-oriented languages, but it is also one of the biggest obstacles to source code comprehension. Depending on the run-time type of the receiver of a message, any one of a number of possible methods may be invoked. Several algorithms for creating accurate call-graphs using static analysis already exist, however, they consume significant time and memory resources. We propose an approach that will combine static and dynamic analysis and yield the best possible precision with a minimal trade-off between used resources and accuracy.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

Femoroacetabular impingement (FAI) is a dynamic conflict of the hip defined by a pathological, early abutment of the proximal femur onto the acetabulum or pelvis. In the past two decades, FAI has received increasing focus in both research and clinical practice as a cause of hip pain and prearthrotic deformity. Anatomical abnormalities such as an aspherical femoral head (cam-type FAI), a focal or general overgrowth of the acetabulum (pincer-type FAI), a high riding greater or lesser trochanter (extra-articular FAI), or abnormal torsion of the femur have been identified as underlying pathomorphologies. Open and arthroscopic treatment options are available to correct the deformity and to allow impingement-free range of motion. In routine practice, diagnosis and treatment planning of FAI is based on clinical examination and conventional imaging modalities such as standard radiography, magnetic resonance arthrography (MRA), and computed tomography (CT). Modern software tools allow three-dimensional analysis of the hip joint by extracting pelvic landmarks from two-dimensional antero-posterior pelvic radiographs. An object-oriented cross-platform program (Hip2Norm) has been developed and validated to standardize pelvic rotation and tilt on conventional AP pelvis radiographs. It has been shown that Hip2Norm is an accurate, consistent, reliable and reproducible tool for the correction of selected hip parameters on conventional radiographs. In contrast to conventional imaging modalities, which provide only static visualization, novel computer assisted tools have been developed to allow the dynamic analysis of FAI pathomechanics. In this context, a validated, CT-based software package (HipMotion) has been introduced. HipMotion is based on polygonal three-dimensional models of the patient’s pelvis and femur. The software includes simulation methods for range of motion, collision detection and accurate mapping of impingement areas. A preoperative treatment plan can be created by performing a virtual resection of any mapped impingement zones both on the femoral head-neck junction, as well as the acetabular rim using the same three-dimensional models. The following book chapter provides a summarized description of current computer-assisted tools for the diagnosis and treatment planning of FAI highlighting the possibility for both static and dynamic evaluation, reliability and reproducibility, and its applicability to routine clinical use.

Relevância:

80.00% 80.00%

Publicador:

Resumo:

La Revista de Literaturas Modernas (RLM) fue creada con el objetivo de reunir en una sola entrega anual una visión de conjunto del trabajo del entonces llamado Instituto de Lenguas y Literaturas Modernas de la Facultad de Filosofía y Letras (Universidad Nacional de Cuyo) y comenzó a aparecer anualmente desde 1956. En ella se priorizan las publicaciones circunscriptas a la especialidad de cada una de las secciones del Instituto que posteriormente se bifurcó en dos: Lingüística y Literaturas Modernas (área que sigue editando la RLM). Desde sus comienzos, esta publicación da a conocer los trabajos de los profesores de la Facultad, y también de colaboradores del exterior, cuyos aportes han sido y son acordes con la temática y jerarquía propuestas como objetivo. En sus artículos y notas, se apunta a relacionar la literatura con otras disciplinas para posibilitar un análisis dinámico de los textos, enmarcados en su contexto de producción cultural. Si bien la periodicidad se vio interrumpida en algunas ocasiones, actualmente existe el objetivo de publicar un número por año, con la meta siempre presente de su difusión internacional. Por último, cabe aclarar que las siglas que abrevian su título deben ser utilizadas en citas, notas a pie de página y referencias bibliográficas.