989 resultados para Grevillea robusta (Cunn.)


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L’obiettivo dell’elaborato è mostrare come, partendo da una robusta base teorica nelle discipline del Project Management e del Business Process Reengineering, sia possibile ridefinire un sistema di gestione dei progetti (a livello singolo e di aggregato) e sviluppare, presso il personale coinvolto, le competenze necessarie a sostenere autonomamente ed a migliorare il sistema così creato. La reingegnerizzazione della progettazione nell’azienda in esame si è sviluppata nell’arco di un quadriennio: nel 2010 è stata concretizzata la prima release dei processi di gestione del progetto singolo e dell’aggregato, nel 2011 è maturata la seconda release, mentre nel biennio 2012-2013 si sono “congelati” i risultati ottenuti e si è sviluppata l’autonomia dei Project Manager interni e del Project Management Office. Dall’analisi è emersa l’importanza di un solido approccio metodologico negli interventi di innovazione organizzativa.

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Fino dagli albori della metodica scientifica, l’osservazione e la vista hanno giocato un ruolo fondamentale. La patologia è una scienza visiva, dove le forme, i colori, le interfacce e le architetture di organi, tessuti, cellule e componenti cellulari guidano l’occhio del patologo e ne indirizzano la scelta diagnostico-classificativa. L’osservazione del preparato istologico in microscopia ottica si attua mediante l’esame e la caratterizzazione di anomalie ad ingrandimenti progressivamente crescenti, a diverse scale spaziali, che partono dalla valutazione dell’assetto architettonico sovracellulare, per poi spostarsi ad investigare e descrivere le cellule e le peculiarità citomorfologiche delle stesse. A differenza di altri esami di laboratorio che sono pienamente quantificabili, l’analisi istologica è intrinsecamente soggettiva, e quindi incline ad un alto grado di variabilità nei risultati prodotti da differenti patologi. L’analisi d’immagine, l’estrazione da un’immagine digitale di contenuti utili, rappresenta una metodica oggettiva, valida e robusta ormai largamente impiegata a completamento del lavoro del patologo. Si sottolinea come l’analisi d’immagine possa essere vista come fase descrittiva quantitativa di preparati macroscopici e microscopici che poi viene seguita da una interpretazione. Nuovamente si sottolinea come questi descrittori siano oggettivi, ripetibili e riproducibili, e non soggetti a bassa concordanza inter operatore. La presente tesi si snoda attraverso un percorso concettuale orientato ad applicazioni di analisi d’immagine e patologia quantitativa che parte dalle applicazioni più elementari (densità, misure lineari), per arrivare a nozioni più avanzate, quali lo studio di complessità delle forme mediante l’analisi frattale e la quantificazione del pattern spaziale di strutture sovracellulari.

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La nostra tesi propone un progetto di riqualificazione funzionale ed energetica di una porzione dell’area dismessa delle Ex Officine Reggiane a Reggio Emilia che comprende uno spazio scoperto di circa 42.500 m2 e un fabbricato, nel quale proponiamo di realizzare il museo delle officine, spazi per esposizioni temporanee e il nuovo polo archivistico di Reggio Emilia. Le Officine Meccaniche Reggiane sono state un polo industriale di particolare rilevanza a livello nazionale ed internazionale, diventando negli anni ’40 la quarta potenza industriale italiana dopo Fiat,Ansaldo e Breda. Dismesse dal 2009, si presentano oggi come un’area abbandonata di ben 260.000 m2 nella quale convivono la memoria e la speranza futura di rilancio della città di Reggio Emilia nel panorama europeo. Sulle tracce dei progetti già messi in atto dall’Amministrazione comunale, abbiamo fornito una proposta progettuale che consideri le vocazioni funzionali dell’area e le strategie energetiche possibili per rendere il progetto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Il lavoro è partito dalla definizione di un quadro conoscitivo dell’area attraverso una prima fase di analisi a livello territoriale e microclimatico servendosi per queste ultime del software di simulazione in regime dinamico ENVI-met. Questa prima fase si è conclusa con l’elaborazione di un masterplan, in seguito al quale ci siamo soffermate sul progetto di riqualificazione del capannone 15 e del grande spazio vuoto antistante ad esso. L’intervento sul costruito si può riassumere in tre parole chiave: conservare, aggiornare, integrare. Abbiamo scelto infatti di mantenere la robusta e ritmata struttura in acciaio, ripensare l’involucro edilizio in termini di una maggiore efficienza energetica e confinare i locali climatizzati in volumi autoportanti, garantendo, nell’atrio, condizioni di comfort termico accettabili unicamente attraverso strategie energetiche passive. Per verificare l’effettiva opportunità della soluzione ipotizzata ci siamo servite del software di simulazione fluidodinamica IES VE, il quale, attraverso la simulazione oraria del cambiamento dei parametri ambientali più rilevanti e degli indicatori di benessere (PMV, Comfort index, PPD..), ha confermato le nostre aspettative verificando che non è necessario intervenire con l’introduzione di sistemi di climatizzazione convenzionale. Per quanto riguarda i padiglioni entro i quali sono pensate le attività di servizio e supporto al museo e l’archivio, è stata verificata la soddisfacente prestazione energetica raggiunta attraverso l’utilizzo del software Termolog Epix5, il quale ha attestato che essi rientrano nella classe A con un consumo energetico di 4,55 kWh/m3annuo.

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A full description of the subadult male holotype of the diastylid Ektonodiastylis robusta, new genus, new species, is presented, as well as of the adult male and adult female of E. nimia. Ektonodiastylis nimia is transferred from Brachydiastylis to Ektonodiastylis. The family definition of Diastylidae is expanded. The implications of this expansion on the systematics of the Cumacea in general, and Diastylidae and Gynodiastylidae in particular, are discussed.

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Composition and distribution of megabenthic communities around Svalbard were investigated in June/July 1991 with 20 Agassiz trawl and 5 bottom trawl hauls in depths between 100 and 2100 m. About 370 species, ranging from sponges to fish, were identified in the catches. Species numbers per station ranged from 21 to 86. Brittle stars, such as Ophiacantha bidentata, Ophiura sarsi and Ophiocten sericeum, were most important in terms of constancy and relative abundance in the catches. Other prominent faunal elements were eunephthyid alcyonarians, bivalves, shrimps, sea stars and fish (Gadidae, Zoarcidae, Cottidae). Multivariate analyses of the species and environmental data sets showed that the spatial distribution of the megabenthos was characterized by a pronounced depth zonation: abyssal, bathyal, off-shore shelf and fjordic communities were discriminated. However, a gradient in sediment properties, especially the organic carbon content, seemed to superimpose on the bathymetric pattern. Both main factors are interpreted as proxies of the average food availability, which is, hence, suggested to have the strongest influence in structuring megabenthic communities off Svalbard.

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Benthic foraminifers of the Coniacian-Santonian through the Paleocene were recovered from a continuous pelagic carbonate section from Hole 516F on the Rio Grande Rise. Sixty-five genera and 153 species have been identified, most of which have been reported from other localities. Bathyal depths are reflected in the benthic assemblages dominated by gavelinellids (Gavelinella beccariiformis, G. velascoensis), Nuttallides truempyi, and various gyroidinids and buliminids. Rapid subsidence during the Coniacian-Santonian from nearshore to upper to middle bathyal depths was followed by much reduced subsidence, with the Campanian-Paleocene interval accumulating at middle bathyal to lower bathyal depths. A census study based on detailed sampling reveals major changes in benthic faunal composition at the Cretaceous/Tertiary boundary transition. It was a time of rapid turnover, with the extinctions of numerous species and the introduction of many new species. Overall, species diversity decreases about 20%, and approximately one-third of latest Maestrichtian species do not survive to the end of the Cretaceous. This shift indicates a significant environmental change in the deep sea, the precise nature of which is not apparent from the foraminifers or their enclosing sediments.

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Radiolaria were studied in 19 manganese nodules raised from the bottom. The nodules occurred mainly on the surface of thin Quaternary sediments covering Tertiary deposits of various ages (Middle Eocene to Early Miocene). Radiolaria in nodule cores and in inner and surface layers were studied. We found 85 radiolaria species and groups of species. Usually 1-4 to 6-19 radiolaria species were detected in each of the samples. Species belonging to Middle Eocene, Late Miocene to Early Oligocene, and Oligocene to Early Miocene were found. Rare Neogene species were revealed only in fractured surface layers. Age of the nodules is mainly Oligocene. Seismic waves cause sediment vibration, loosening disintegration, and removal of suspension by bottom currents. The vibration effect causes ancient nodules to float up to the surface of Quaternary sediment. This hypothesis suggests the reason for characteristics of the Clarion-Clipperton zone: regional stratigraphic hiatus, accumulation of residual fields of nodules, and the ''floating up'' of nodules to the surface of the Quaternary sediments.

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Ocean Drilling Program Leg 167 represents the first time since 1978 that the North American Pacific margin was drilled to study ocean history. More than 7500 m of Quaternary to middle Miocene (14 Ma) sediments were recovered from 13 sites, representing the most complete stratigraphic sequence on the California margin. Diatoms are found in most samples in variable abundance and in a moderately well-preserved state throughout the sequence, and they are often dominated by robust, dissolution-resistant species. The Neogene North Pacific diatom zonation of Yanagisawa and Akiba (1998, doi:10.5575/geosoc.104.395) best divides the Miocene to Quaternary sequences, and updated ages of diatom biohorizons estimated based on the geomagnetic polarity time scale of Cande and Kent (1995, doi:10.1029/94JB03098) are slightly revised to adjust the differences between the other zonations. Most of the early middle Miocene through Pleistocene diatom datum levels that have been proven to be of stratigraphic utility in the North Pacific appear to be nearly isochronous within the level of resolution constrained by sample spacing. The assemblages are characterized by species typical of middle-to-high latitudes and regions of high surface-water productivity, predominantly by Coscinodiscus marginatus, Stephanopyxis species, Proboscia barboi, and Thalassiothrix longissima. Latest Miocene through Pliocene assemblages in the region of the California Current, however, are intermediate between those of subarctic and subtropical areas. As a result, neither the existing tropical nor the subarctic (high latitude) zonal schemes were applicable for this region. An interval of pronounced diatom dissolution detected throughout the Pliocene sequence apparently correspond to a relatively warmer paleoceanographic condition resulting in a slackening of the southward flow of the California Current.